[Test] Drali Morpheus
Le conclusioni
Le conclusioni
Una bici deve essere bella da pedalare e bella da guardare: quante volte mi avete sentito dire questa frase?
E’ il mio personale mantra, quello che mi ha fatto creare molte bici, tra cui le mie Elessar: al plurale perché la prima me l’hanno rubata.
Rigorosamente in acciaio, rigorosamente a congiunzioni. Ma con freni a cerchio.
Eppure quando disegnai la seconda Elessar, quella che è ancora con me e mi tiene compagnia davanti la scrivania nello studio, la disegnai a disco. Erano da poco arrivate sul mercato estero delle tubazioni apposite per la forcella ma non c’erano riscontri, prove. Sarebbe stato un salto nel buio. Ci furono molti confronti tra me e il telaista, il maestro Taverna. Che, con l’onestà che gli è propria mi disse “Mai usato questo materiale, non ho capito manco chi lo produce, se vuoi lo facciamo ma a naso ti direi di aspettare”.
Aspettai ma alla fine a farmi decidere fu il budget, non dimentichiamo che la seconda Elessar è nata per il furto della prima, quindi non avevo grosse cifre da impegnare; anche perché nel caso dei dischi avevo optato per pinza Paul Component, e scusate se è poco…
Quindi, come vi ho detto in chiusura del paragrafo precedente, proprio perché ho vissuto le difficoltà di creare una forcella in acciaio a congiunzioni per freni a disco, ho apprezzato questa Drali Morpheus.
Era da tempo che tenevo d’occhio Drali, da quando lessi che un gruppo di imprenditori meneghini aveva rilevato l’azienda.
Non il marchio, non il semplice adesivo sull’obliquo: Giuseppe, Beppino per tutti, figlio di Carlo (telaista al reparto corse Bianchi, dalle sue mani i telai di Girardengo e Coppi), rimaneva al suo posto.
Padre nobile ma non senza voler dire la sua, ovviamente ascoltato.
La volontà di mantenere in vita una tradizione, non vedere scomparire un altro pezzo di storia del nostro ciclismo.
Di quel ciclismo senza elettronica, gallerie del vento, computer: quel ciclismo che nessun appassionato può ricordare senza lasciarsi andare alla commozione.
Guardavo quelle biciclette, quel Drali esibito sul telaio eppure mancava la scintilla. Detto onestamente: non mi piacevano.
Buone bici, non lo metto in dubbio, ho amici che le usano con soddisfazione.
Però mancavano di quel qualcosa che accendesse in me l’irrefrenabile voglia di salirci in sella.
Ho continuato ad aspettare, fino a un evento che mi ha allontanato: la morte di Beppino.
Del tutto irrazionalmente mi sono detto “senza Beppe, diventerà un marchio come un altro”.
Sbagliavo, ma di razionale, di freddo, c’è nulla in questo articolo.
Poi un giorno una sensazione, la vocina che mi dice di andare a dare una occhiata; la stessa che mi avvisa di alzare la testa perché sopra di me c’è una graziosa fanciulla al balcone. E siccome la vocina non sbaglia mai (chiedete a mia moglie per conferma; anzi, no, meglio evitare), sono andato sul sito Drali.
Dove il giorno prima era stata messa online la foto della Morpheus. Che fossero trascorse meno di 24h l’ho scoperto dopo ma tanto non avevo dubbi fosse stata una cosa del momento.
E sono saltato dalla sedia: “E’ lei! E’ la Drali che aspettavo!”
Già, perché io non volevo la solita rivisitazione in stile vintage di una bici moderna: io volevo, pretendevo potrei dire, che Drali mi facesse una bici classica ma attuale. Nella tecnica e nella guida.
Questo test mi ha dimostrato che la Morpheus risponde in pieno alle mie aspettative, che erano alte.
Si, esistono bici più leggere, più veloci, più comode, più quello che volete.
Ma io sono convinto che non scegli una Morpheus col cronometro e la bilancia.
Scegli una Morpheus perché ami le bici, ami l’acciaio, ami le cose fatte a mano.
La scegli perché il cuore conta più della ragione.
Ho un solo rammarico: mi sarebbe piaciuto che a leggere ci fosse ancora Beppino.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ottimo articolo! in particolare per l’approccio umano e non tecnologico. Finalmente una bicicletta “con l’anima” per cui si può provare emozioni che non dipendono solo da suggestioni merceologiche o di pura tecnica. Credo che chi ha ideato (ed apprezzato) questa novità abbia percepito il cambiamento della direzione del vento che spinge ora verso un concetto di bicicletta “totale” che comprende anche ricerca della qualità e , mi auguro ln futuro, anche una offerta … a prezzi accessibili.
Grazie presidé, non nascondo che mentre scrivevo pensavo agli appassionati come te.
Si, non è bici da valutare con la freddezza dei numeri. I miei percorsi di prova sono sempre gli stessi, il che è noioso ma elimina variabili e mi permette anche dei raffronti. Se paragono a veloci endurance che ho testato, con la Drali Morpheus non ho battuto alcun primato.
Se paragono quanto ho goduto, il puro piacere della pedalata, la situazione si ribalta.
E’ dietro solo alla mia Elessar, ma lì, beh, puoi capire che pedalare sulla propria bici, pensata, disegnata, costruita con le proprie mani è qualcosa di unico.
Fabio