[Test] Campagnolo Ekar GT

La prova su strada

Tempo di lettura: 8 minuti

La prova su strada

La trasmissione Campagnolo Ekar GT e le ruote Zonda GT sono state montate sulla Wilier Adlar di cui ho da poco pubblicato il test.

La configurazione in prova prevede una corona da 38 abbinata alla cassetta 10-48.

Sulla carta più adatta al fuoristrada che all’asfalto, ma non è sempre vero quello che appare in teoria.

Comunque partiamo proprio dall’asfalto.

Da vecchio campagnolista, la mia Elessar monta un Veloce UT, non mi sono trovato in difficoltà su asfalto col sistema di cambiata a doppia leva.

Ho si avvertito la mancanza dei comandi a sinistra, mia abitudine di tenerci poggiate le dita ma è solo, appunto, abitudine.

La gamma rapporti in uso permette un buon passo su strada, serve tenere la catena sulla zona bassa della cassetta ovviamente, ma non si avverte rugosità nemmeno impegnando i pignoni finali.

Pedalando in presa dietro i comandi l’ergonomia è ottima ma va considerato (e questo assumerà rilievo più avanti) che ho usato una piega stradale e non una da gravel, con flare per capirci.

In discesa si riesce a rilanciare bene in uscita di curva; utile in questo caso la salita multipla che permette di scalare tre pignoni in un colpo solo e quindi trovare sempre il giusto rapporto.

Ma oltre certe velocità si finisce a vuoto; d’accordo il pignone 10t (e dubito col 9T sarebbe cambiato molto) ma la corona da 38 più di tanto non può.

Per fortuna Campagnolo prevede dentature maggiori, quindi chi vive il proprio gravel con superiore preferenza per l’asfalto potrà scegliere.

Quello che però appare subito chiara è la progressione della scala rapporti in zona medio bassa, quella che si usa su strada.

La presenza di un pignone in più rispetto alla concorrenza (anche se nel frattempo sono arrivati i competitor) permette di avere pochi salti a tutto vantaggio della fluidità nella cadenza.

Sempre tenendosi nella zona bassa della cassetta sia discesa che soprattutto salita di pignone sono sempre rapidi e precisi. 

In salita la situazione si ribalta: con così tanta agilità nessuna pendenza risulta proibitiva.

Questa configurazione col 38 davanti (ma si può arrivare al 36…) permette di affrontare anche le salite più ostiche senza timore di uscirne sconfitti.

Certo, come è normale che sia, si avvertono i salti di denti lavorando sulla zona agile della cassetta; meno normale qualche incertezza a gestire la salita di catena, non solo nella cambiata multipla (ci può stare) ma nella cambiata singola.

Le dimensioni e le tolleranze imposte dalle 13 velocità obbligano a una regolazione certosina, basta davvero poco per trovarsi la catena riottosa a salire o che rumoreggia, obbligando a riscendere di rapporto e poi risalire. Con quello che comporta in termini di dispendio energetico e passo sulle salite dure.

Vero che poi tornati a casa e messa la bici sul cavalletto bastano pochi minuti per rispristinare il corretto funzionamento ma resta comunque il fatto che durante il test sia dovuto intervenire spesso. 

Sempre in salita, complici il silenzio delle strade poco battute e la cadenza mia ridicola, si avverte una leggera rumorosità quando la catena impegna i due pignoni più agili. Ma se consideriamo le dentature e l’inclinazione della catena, direi che ci può stare.

In ogni caso anche in questa combinazione più avventurosa posso dire che su asfalto si comporta bene, a patto di non pretendere discese al fulmicotone e passo da endurance su strada. Se queste le vostre priorità serve usare corone maggiori.

L’impianto frenante, che in questa versione GT non cambia rispetto al più costoso Ekar, è sicuramente un punto forte del gruppo.

Potente e modulabile permette staccate al limite, soprattutto se hai copertoni belli grossi che aiutano a scaricare a terra la tanta potenza.

Si riesce a frenare forte anche in presa sui comandi, l’idraulica è eccellente, senza perdere una stilla dell’ottima comunicatività. Senti, letteralmente, sotto le dite la pressione sui rotori e riesci a calibrare la frenata al millimetro. Dote importante su strada, ancor più in off road.

Le ruote Zonda GT su asfalto hanno brillato per scorrevolezza e precisione direzionale, nonché assoluta indifferenza al vento laterale.

Prendono leste velocità, non la perdono nei momenti di pausa, in discesa sono precisissime, non flettono nei rilanci in piedi sui pedali e solo nelle salite più impegnative pagano il peso; che è comunque ottimo per ruote in alluminio ma si sa, in salita ogni grammo pesa come macigno… 

Passiamo al fuoristrada.

Non è facile per nessuno riuscire a conciliare in un unico componente esigenze così diverse quali guida su strada e in fuoristrada.

La gamma rapporti usata nel test si è dimostrata validissima anche nell’off road più spinto, tanto che l’unico limite è arrivato dalla gommatura poco scolpita che ha imposto cali di ritmo su terreni pesanti.

Che però ho potuto affrontare grazie alla tanta agilità offerta da questa configurazione.

Il terreno impone un passo meno gagliardo rispetto alla strada ma questo non fa che mettere meglio in risalto la fluidità della scala pignoni.

Nessun salto di catena nemmeno nei percorsi più duri.

La frenata, che su strada si è dimostrata eccellente, in condizione di scarsa aderenza si fa apprezzare ancor più per la sua perfetta modulabilità. Blocchi solo se vuoi.

Basta una pressione leggerissima e soprattutto puoi gestire benissimo la forza frenante mentre sei in presa sui comandi, posizione solita nella guida gravel.

Le ruote Zonda GT sfoderano un bel carattere anche fuori dall’asfalto.

Robuste e sufficientemente elastiche senza mai essere flaccide hanno affrontato tutti i percorsi di prova, compresi quelli da Mtb, senza denunciare limiti.

Però qualcosa da rivedere c’è; o almeno da valutare meglio perché se su strada è ininfluente, in off road le cose cambiano.

Mi riferisco ai comandi, sia nell’ergonomia che nella funzionalità.

Parto dalla seconda: la corsa della leva di salita, quella lunga posta dietro la leva freno, è eccessiva.

Se su asfalto importa poco, in fuoristrada le dita, anzi tutta la mano, deve compiere un movimento troppo ampio per salire di rapporto, manovra che obbliga ad alleggerire la presa e di conseguenza avere meno controllo di guida.

Sfruttare poi la cambiata multipla diventa davvero eccessivo, poco ci manca che la leva sia a 45 gradi, un problema per chi ha mani piccole.

Non del tutto esente da critiche nemmeno il comando di discesa.

Apprezzabile il lavoro fatto nel modificarne la foggia per favorire l’ingaggio sia in presa alta che dietro i comandi ma anche qui sorgono due problemi: un certo fastidio nell’impugnatura in presa sui comandi, spesso il bordo del comandi si “impiccia” col tessuto dei guanti, e il suo dimensionamento, ben superiore al comando stradale, che intralcia nel tenere presa salda.

Sempre per chi ha mani piccole non è facilmente raggiungibile in presa dietro i comandi.

Insomma, per me che uso Campagnolo da sempre, non è stato un grosso problema e credo che basti farci l’abitudine.

Però resta a mio avviso una scelta poco adatta alla guida in fuoristrada impegnativo.

Le leve freno, anche lavorando sul reach, finiscono con l’avere la parte finale troppo lontana pedalando in presa dietro i comandi.

Delle due l’una: o le regoli più vicine ma poi in presa sui comandi sono troppo “dietro” oppure le tieni giuste per questa impugnatura ma sono lontane nella zona finale.

Con la piega stradale tutti questi problemi sono meno evidenti; con una piega gravel emergono più netti.

Poi si, già immagino che chi usa l’Ekar, sia questo GT che il fratello nobile, dirà che si trova bene: si è abituato, cosa diversa.

I percorsi usati, alcuni molto polverosi, hanno peggiorato nel tempo la fluidità di cambiata a livello comandi.

Probabilmente la polvere finissima, dalla consistenza del talco, ha finito con l’insinuarsi non solo nel cambio ma anche nei comandi e nelle guaine, limitando la funzionalità.

L’abbinata tra corona da 38 e pacco pignoni 10-48 è stata perfetta per scala rapporti praticamente in ogni situazione gravel e non solo.

Come su asfalto, la presenza del pignone in più permette quella superiore uniformità di scala che si fa apprezzare soprattutto in zona medio bassa.

Quindi su questo promossa a pieni voti.

Altre considerazioni nelle conclusioni a seguire.

Commenta anche tu!