Sks Speedrocker

Come è fatto

Tempo di lettura: 5 minuti

Come è fatto

Non ricordo esattamente quando ho inoltrato richiesta all’ufficio marketing Sks in Germania; so che preso dalle mille attività necessarie a riavviare la complessa macchina dei test mi erano passati di mente questi Speedrocker.

Fino al giorno che il corriere ha bussato per consegnarmi un pacco enorme e assai leggero.

E mentre mi chiedevo cosa potesse essere, una veloce occhiata alla targhetta coi dati del mittente ha riattivato il neurone asfittico: ah, Sks Germany, saranno i parafanghi, ottimo. Ma perché uno scatolo così grande?

Ah, ecco perché. 

Si, gli Speedrocker non fanno del minimalismo la loro bandiera e anche la confezione è bella voluminosa. Meglio così, viaggiano protetti.

Sul davanti abbiamo le indicazioni fondamentali. La predisposizione per bici gravel, ciclocross e race, tutte con freni a disco. E le altre informazioni utili: lunghezza di 510+210mm per l’anteriore (in due pezzi), ben 950mm per il posteriore (alla sua massima estensione, vedremo è telescopico), peso complessivo di 408g (verificati, corrispondono) e infine la misura massima di copertoncini supportati, cioè 700×42.

Sul retro alcune immagini mostrano le fasi salienti del montaggio e le caratteristiche strutturali.

Per le istruzioni di montaggio c’è una manualetto all’interno della confezione. Ma è così facile e intuitivo che se ne potrebbe fare a meno. Oppure preferire le mie istruzioni di montaggio 😀

Tirati fuori dalla confezione ecco come appaiono.

L’anteriore è in due parti staccate, che andranno unite mediante fascette in velcro in dotazione.

 

Il posteriore invece è pezzo unico, con la particolarità di essere estensibile.

Qui è fotografato quasi alla sua lunghezza massima. Non vi racconto la fatica di creare queste due immagini, le prendevo dal press kit e risparmiavo due ore. Ma no, qui ogni cosa deve essere toccata con mano e fatta in prima persona; mah…

Oltre i parafanghi abbiamo tutto l’hardware di montaggio.

Quattro fascette in velcro e cinque elastiche.

Quelle in velcro, con un lato efficacemente rivestito in materiale antigraffio, sono destinate al parafango anteriore.

Quelle elastiche, lapalissiano, assicureranno alla bici il parafango posteriore.

Sia le fascette che gli attacchi del parafanghi non possono danneggiare la vernice del telaio. Ma per ulteriore protezione abbiamo anche degli adesivi trasparenti. Insomma, manca nulla.

Ricordo che, come tradizione per Sks Germany, ogni componente è sempre disponibile come ricambio. 

Gli attacchi integrati ai parafanghi hanno identica foggia per anteriore e posteriore.

Quindi vediamo come sono fatti.

Alle estremità delle astine orientabili e delle alette che fanno corpo unico col parafango abbiamo queste “conchiglie” sagomate, rivestite di morbida gomma antiscivolo.

Sono facilmente orientabili agendo sulla piccola brugola.

Una altra brugola permette il disimpegno dell’astina dal supporto, oltre che farla scorrer per gestire la lunghezza.

Come sempre con le astine può succedere che sia necessario tagliarle, saggiamente sono sempre proposte poco più lunghe. Taglio semplice, basta un seghetto o una tranciatrice. Io le ho lasciate a lunghezza originale, ho la tendenza a evitare ogni volta che posso di intervenire in modo irreversibile sul materiale in prova.

In dettaglio la conchiglia con l’abbondante rivestimento in gomma.

Questa visto fin qui è la metà posteriore del parafango destinato all’avantreno.

Che sappiamo essere in due pezzi, quindi ecco l’altra metà, anch’essa con le sue conchiglie.

Sono orientabili sempre agendo sulla piccola brugola.

Essendo in comune con quelle montate sul parafango posteriore, abbiamo anche qui i dentini di presa per le cinghie elastiche. Inutili perché useremo le fascette. 

A garantire protezione, l’anteriore si allarga deciso in punta.

Nella parte finale un grazioso spoiler dona aggressività; all’atto pratico offre anche una certa protezione alla testa della forcella.  

Ora il posteriore, che in un sol pezzo e dotato di astine anche loro orientabili, con corredo di attacchi rivestiti in gomma.

Nella parte finale abbiamo analogo irrobustimento della linea per offrire maggiore protezione.

Sul lato opposto, quello che andrà fissato al tubo piantone con fascetta elastica come vedremo nel prossimo paragrafo, abbiamo sia l’incavo e relativi denti di presa per la fascetta che una pratica svasatura per meglio accompagnarsi al profilo del tubo.

Questo lato inoltre è estensibile. Prestando attenzione possiamo vedere il sistema telescopico, qui del tutto scomparso nel parafango.

Idea furba, permette un più facile montaggio e una superiore protezione dietro il piantone.

Nella sua massima estensione arriva a 950mm, quindi il riparo non manca.

 

In questa breve animazione lo scorrimento del parafango; è continuo, non a scatti ma non potevo scattare infinite foto… 😀

 

 

Bella e grintosa la scritta in bassorilievo che impreziosisce il profilo del parafango posteriore.

Bene, abbiamo visto come è fatto; ora voltiamo pagine e montiamolo.

COMMENTS

  • <cite class="fn">ALESSANDRO</cite>

    Innanzitutto ti faccio i complimenti per la articolata e precisa recensione. Ho una domanda: hai misurato la larghezza del parafango nella parte in cui si inserisce tra i foderi obliqui posteriori del telaio? Anche la mia bici gravel monta copertoni da 40 mm e vorrei capire se questo modello di parafango sia compatibile con il mio telaio. Grazie!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Alessandro, ti fornisco la misura del parafango, che è 42mm costante, quindi puoi verificare sulla tua bici.
      Grazie alla sua forma, se c’è spazio nel carro ci copri tranquillamente i 700×40, senza fermarti al 700×32 come indicato dalla casa.
      Ma, appunto, dipende dalla foggia/luce della bici. Se accoglie gomme fino a 700×50, ce la fai.

      Fabio

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