Shimano XC5

Come sono fatte

Tempo di lettura: 11 minuti

Come sono fatte

A vederle non ricordano le classiche scarpe da Mtb così come siamo abituate a conoscerle; di solito sono massicce, con ampia tacchettatura per il battistrada.

Qui invece abbiamo una gradevole forma affusolata, che in questa versione nera appare ancora più snella. Una sagomatura quasi sportiva e complici i lacci, dalla simpatica aria d’altri tempi.

A tradire la vocazione off road c’è comunque la suola che, seppure poco invadente, non maschera la destinazione al fuoristrada; così come il rinforzo in punta. Il tallone però non ha il classico prolungamento della suola a fare da barriera antiurto. Tutta la zona posteriore è invece occupata da un ampio settore in materiale riflettente.

Cambiando la prospettiva per limitare un poco la visione della suola potete concordare con me che ricordano davvero tanto gli scarpini di una volta. Non so se il richiamo è stato voluto; so che a me piace tantissimo.

Dove però appare tutta la modernità, segno inequivocabile di un progetto attuale, è nella forma della suola.

La punta è rivolta verso l’alto e questo perché la forma della suola sfrutta la tecnologia Dynalast.

Saltando una serie di articoli che avevo in scaletta, qualche settimana fa decisi che era meglio pubblicare una articolo sulla pedalata rotonda: definizione che sentiamo spesso guardando le cronache delle gare in televisione e la cui dinamica non è conosciuta a tutti. Sintetizzando: è la pedalata in cui abbiamo un perfetto sincrono tra l’azione di spinta di una gamba e quella di trazione della gamba opposta. Ma per i dettagli meglio una lettura dell’articolo.

Troppi sottovalutano il proficuo incremento di potenza o, come nel mio caso, la riduzione della fatica (ché potenza ce ne sta pochina) che si ottiene con la pedalata rotonda. Che non è solo questione di tecnica: assetto in sella e forma della scarpa aiutano, e molto, l’efficacia dell’azione.

Cosa che non è sfuggita ai tecnici Shimano e da qui la forma ottimizzata proprio per favorire la trazione senza sacrificare in alcun modo la fase di spinta.

Uso un paio di immagini prelevate dal sito ufficiale, tanto io non sarei mai capace di crearne di simili. Qui di seguito a confronto la linea di una scarpa normale con una a suola Dynalast.

Come si vede abbastanza chiaramente la curvatura della punta è meno accentuata mentre si lascia più spazio sotto il tallone; questo, usando le parole dei tecnici Shimano: “… agevola una fase di trazione più uniforme ed efficiente sotto il profilo energetico [perché] la sezione a punta rialzata di una scarpa da ciclismo è essenziale per contribuire all’efficienza della pedalata. Se troppo alta, potrà causare tensioni eccessive sul plantare, sul polpaccio e sui tendini della coscia. Se troppo bassa, si otterrà una forma di pedalata arcuata e inefficiente“.

Altro disegno ufficiale.

L’immagine qui sopra intende mostrare graficamente come grazie alla tecnologia Dynalast la fase di trazione sia più uniforme ed estesa.

Questa tutta la parte teorica; quella pratica la leggeremo nel paragrafo dedicato alla prova su strada. E comunque se siete impazienti di sapere se effettivamente funziona o è una sigla messa lì tanto per scriverne una, beh, vi anticipo che la pedalata rotonda viene una bellezza.

Una tecnologia che mi ha sorpreso, confesso, trovare su queste scarpe che non sono certo delle rigidissime sportive. E al tempo stesso una tecnologia che mi ha fatto assai piacere trovare su scarpe non specificatamente dedicate al pubblico sportivo. L’apparente controsenso di queste mie affermazioni si spiega col fatto che io da sempre sostengo l’utilità di pedalare agganciati e di pedalare rotondi, ritenendo una colossale sciocchezza dire che tali pratiche sono riservate solo agli agonisti; o, come ha sostenuto qualcuno, addirittura inutile. La bici la muoviamo con le nostre gambe e tutto ciò che ci permette di sfruttarle al meglio è sempre utile e buono: pure se invece dello Stelvio dobbiamo aggredire le vasche sul lungomare…

In dettaglio la forma rialzata in punta.

Siamo sul davanti della scarpa, proseguiamo con questa zona. Una doppia protezione assicura grip e riparo da urti e graffi. Minimale quella inferiore ricavata da un prolungamento della suola; più estesa quella a protezione della tomaia.

Come detto prima, al tallone non abbiamo alcuno scudo e va bene così, data la destinazione di utilizzo. Ne guadagna la linea; e anche la sicurezza, perché la zona del tallone è occupata da un inserto riflettente che, come è notorio, io non so fotografare in modo tale da rimandarvi la reale brillantezza. Comunque è ben visibile, ve lo assicuro 😀

La tomaia è in cuoio sintetico, fittamente forata per assicurare una efficace aerazione. Areazione che parte poco più avanti della zona metatarsale e si ferma appena prima del tallone, dove troviamo anche il discreto logo dell’azienda.

In dettaglio.

Inoltre la tomaia presenta una bugnatura su tutta la superfice per migliorarne le doti di robustezza.

La chiusura è con lacci, una scelta forse controcorrente ma, a mio parere, perfettamente intonata con la scarpa; oltre a dargli quel look classico che come ho detto a me piace molto.

Il problema coi lacci è sempre stato la loro pericolosa tendenza a farsi rapire dalla catena; cosa che non può accadere su queste Shimano XC5 grazie alla fascia elastica che li mantiene al sicuro da spiacevoli incontri.

L’allacciatura, benché classica, si avvale anche essa di moderna tecnologia: in questo caso abbiamo il sistema MPS, acronimo di Mini Power Strap. Semplificando, una fascetta che corre lungo tutto il collo del piede per sfociare in una coppia di asole, una per lato, e che permette al piede di restare ben saldo.

Aprendo i lacci possiamo vedere meglio il sistema MPS e anche la pattina, coi suoi fori di aerazione.

L’interno della pattina è morbidamente foderato in tessuto anallergico.

Un comoda e avvolgente imbottitura fascia la caviglia; il taglio è basso, da scarpa tipicamente sportiva quindi la mobilità della zona è eccellente. E sarebbe stato strano il contrario: prima mi inventi la Dynalast e poi mi blocchi la caviglia? 😀 😀

Ha fatto capolino l’interno, quindi vediamo la soletta. Che ovviamente è estraibile.

Foggia anatomica, buon supporto per l’arco plantare e tallone avvolgente; una leggera foratura garantisce un aiuto alla traspirabilità.

Rimossa la soletta appare la leggera suola che, come vedremo, gode anche di un rinforzo in fibra di carbonio. Protetta la zona in corrispondenza delle tacchette.

Non mancano in dotazione gli adesivi da applicare per sigillare il punto.

Così come in dotazione abbiamo un secondo paio di lacci in più sobrio grigio per chi non gradisse arancio. A me piacciono di più quelli arancioni, mi mettono allegria.

Abbiamo visto la scarpa da quasi tutte le angolazioni, interno compreso; è il momento di passare alla suola, ma prima una introduzione.

Shimano usa attribuire un grado di rigidità alle proprie suole: parte da 1 (in pratica una scarpa da passeggio) e sale fino a 12, che è il valore della top sportiva con suola in carbonio della casa. Che, preavviso per mamma Shimano: le vorrò provare 😀

Queste XC5 sono indicate di grado 7, quindi circa a metà scala tra comfort e prestazione.

E questo in parte potrebbe contraddire la questione dell’efficacia della pedalata rotonda, dove la rigidità della suola riveste una importanza fondamentale. Eppur anche qui, come e meglio di quanto ho notato nel test delle sorelle di marca MT7, la rigidità, almeno in fase di trazione, appare ben superiore. Senza sacrifici in termini di comfort. Forse l’intersuola, con buona probabilità l’inserto in fibra di carbonio che fra poco vedremo in zona tacchette o altro che non so. Ma come ho scritto nell’altro test, quale che sia la ragione, a noi interessa il risultato. Che è un ottimo risultato.

Però queste sono valutazioni che faremo durante la prova si strada (e fuoristrada, urban, diporto ecc…) mentre qui siamo ancora alla scoperta di come è fatta questa scarpa. Siamo alla suola, quindi vediamo in dettaglio.

A fornirla provvede Michelin, come ci suggerisce la piccola scritta in rilievo sulla punta.

La casa del Bibendum ha lunga tradizione di suole per attività sportiva, sempre di ottima qualità.

Questa in particolare si caratterizza per una altezza non eccessiva del battistrada, le tacchette ben distanziate per evitare l’accumulo di fango, un buon sostegno dell’arco plantare che non scivola quando in qualche passaggio sganciamo lo scarpino e schiacciamo la bici al suolo con le piante, un rinforzo in zona tacchette in fibra di carbonio, e ultima ma non ultima, eccellenti grip e trazione quando scendiamo di sella e avanziamo bici in spalla.

Alcune immagini in dettaglio spiegano meglio delle mie parole; aggiungo solo che in punta non mancano le sedi per tacchette da fango. Filettatura M5, quindi standard. Da avvitare al posto delle due più piccole che vediamo in foto. Avrei voluto applicarne una coppia mia ma è una altra di quelle piccole e grandi cose che spariscono senza un perché dalla mia microfficina. Che poi è davvero micro, coma faccia la roba a nascondersi non lo so. Mistero.

Suola, come detto, impreziosita in zona tacchette da un inserto in fibra di carbonio. E se considero che quella è la zona di contatto col pedale dove una certa rigidità è sempre gradita, posso dire che si tratta di decisione saggia. Non si sacrificano né il comfort né l’efficacia della pedalata.

Buona escursione per le piastre di alloggiamento delle tacchette, che ovviamente sono del tipo SPD; e comode le due penisole ai lati, che offrono ulteriore appoggio sul pedale, anche i minimali SPD nudi.

Non mancano i riferimenti grafici per il montaggio delle tacchette; utili la prima volta, poi si sa (come su ogni scarpa) resta l’incisione causata dal profilo interno dentellato delle tacchette SPD a permetterci una rapida sostituzione, senza ulteriori regolazioni.

Io ho scelto la versione SPD SM51, che possono essere sganciate solo con movimento laterale. Le mie preferite, prese nuove per queste foto perché, come nel caso del test delle Shimano MT7, fotografare con le tacchette segnate sarebbe stato poco professionale 😀

In queste immagini a seguire, dove ho usato un pedale Shimano vintage (mi è sembrato intonato al look classico dello scarpino…) si notano la buona zona di aggancio, senza ostacoli, così come la funzione di appoggio delle due tacchette laterali del battistrada.

Ma non è stato l’unico pedale usato durante il test. In basso con altro pedale di casa Shimano, la versione PD-M545, e il doppia funzione Rose Duo Plus.

Messi tutti e tre a confronto possiamo apprezzare meglio l’appoggio.

Ultime note prima di avventurarci nella prova su strada.

Ampia scelta di taglie: si parte dalla 38 e si arriva alla 50. Ma, come al solito, Shimano va scelta un numero in più. Chi calza abitualmente un 42 “civile” dovrà optare per un 43 Shimano. E comunque suggerisco, sempre, di ricorrere alla misura in cm, più affidabile e, come abitudine per le calzature giapponesi, sempre riportata sulla confezione.

In ogni caso sul sito ufficiale è riportata la tabella di conversione delle misure.

Fin qui abbiamo visto la classica colorazione nera, arricchita dalla punta di colore fornita dai lacci arancioni. Ma è prevista anche altra colorazione: grigio (molto chiaro) e arancio.

Bene, siamo arrivati alla fine della presentazione statica. In sella a pedalare con la prova su strada adesso. Voltiamo pagina.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Mattia</cite>

    Buonasera,

    sarei interessato a questa scarpa, ne farei un uso tutto fare (strada per uscite sportive e cicloturismo con bici da corsa.
    leggendo la recensione credo sia la scarpa che cerco.

    Solo due dubbi, hanno la pianta larga? La maggior parte delle scarpe provate nei negozi mi risultano strette.

    Normalmente porto un 42.5 (scarpe da running) equivalente a 27 cm, muoversi su un 43 (27.2cm) potrebbe andare o meglio un 44?

    Grazie.

    Mattia

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Mattia, bisognerebbe capire cosa intendi per pianta larga.
      Shimano in questa gamma usa forma più confortevole, mai stretta come uno scarpino sportivo. Diciamo che la forma è “regular”, analoga a scarpe civili.
      Per la tg fai riferimento ai cm e non al numero.
      Devi provarle, sennò non ti ci raccapezzi.

      Fabio

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