[Presentazione] Trek FX+ 2, come è fatta

Motore e batteria

Tempo di lettura: 8 minuti

Motore e batteria

Probabilmente questo sarebbe dovuto essere il paragrafo iniziale, suppongo motore e batteria siano la prima curiosità che il potenziale acquirente di una e-bike vuole soddisfare.

Che dirvi, il mio retaggio è ciclistico e il telaio viene prima di tutto. E poi ci sto pedalando con questa Trek FX+ 2, si comporta così bene come bici classica (conoscete la mia ritrosia alla definizione “muscolare”) che a concentrarmi da subito sul motore mi sembrava farle torto.

Sperando di non averlo fatto a voi, vediamo in dettaglio.

Tutto il sistema di pedalata assistita è Hyena, azienda con sede a Taiwan e decennale esperienza nel settore, con oltre 400.000 unità fornite a produttori di tutto il mondo, al momento in cui scrivo.

Nel nostro caso, sulla Trek FX+ 2 è installata l’unità MRC-E250F, con tensione nominale di 36v e potenza nominale di 250 W.

La coppia massima all’azionamento è 40Nm, il rated RPM è fissato a 245.

Il tutto in poco più di 2kg di peso.

Il corpetto ruota libera è compatibile da 8 a 11 velocità, possibilità interessante da esplorare e infatti, se chiudo il test in tempo utile e mi avanza qualche giorno, sto pensando di montare una trasmissione 10v poco più agile, lasciando identica corona, per vedere se e come cambia l’autonomia nelle salite più ripide.

Il movimento centrale, ma a questo punto sarebbe più corretto definirlo sensore di coppia, è il ST-SQ1, con asse a perno quadro da 122,5, 10Mv/Nm di sensibilità e 32 impulsi per rotazione.

Difficile da fotografare senza smontare tutto, qui si intravede la ruota dentata.

Ad alimentare il sistema provvede una batteria BP-TR19A, 36V di tensione nominale, 7Ah di capacità nominale e 250 Wh. Peso circa 1,7 kg.

La batteria è inserita all’interno dell’obliquo come abbiamo visto all’inizio.

A tenerla in posizione provvedono le due brugole poste sotto il tubo.

E’ removibile, sia chiaro, non è che devi tagliare il telaio; anche se un tizio per strada ci ha creduto…

Ma la batteria dov’è?

“Nel telaio”

E come la levi?

“Taglio il telaio”

Uaaaa, che storia…

Si, confesso la mia inesistente tendenza alla socializzazione quando sono in bici.

Sotto la scatola movimento abbiamo uno sportellino in plastica tenuto in sede da una coppia di viti Torx e linguetta a incastro.

Rimuovendo il coperchio abbiamo accesso alla batteria, che potrà essere rimossa dopo aver scollegato i cavi e svitato le due brugole viste prima.

Alla lunga batteria è fisicamente collegato il controller DP-TR19A.

Io sconsiglio di cimentarsi in questi lavori, qui ho smontato per mostrare “come è fatta dentro”, ma servono cautele e una buona manualità, danneggiare un cavo o farsi sfuggire la batteria è un attimo.

La presa di carica è posta in basso sull’obliquo, protetta da sportellino che tiene fuori lo sporco ma attenzione all’acqua in fase di lavaggio.

Uno spinotto posto sotto il fodero basso (ha una sua sede, io qui l’ho tolto) permette di scollegare l’unità centrale e quella alla ruota, così da poter smontare quest’ultima.

Verso il perno ruota una fascetta stringifilo trattiene sia il cavo elettrico che la tubazione del freno posteriore; significa doverla tagliare per rimuovere la ruota. 

A gestire l’assistenza è chiamata una piccola consolle a led e pulsanti “fisici”.

Il piccolo pulsante al centro comanda accensione/spegnimento, mentre quelli coi simboli + e selezionano il livello di assistenza. Inoltre, sempre questi due pulsanti gestiscono le luci (che si accendono automaticamente all’avvio dell’unità, anche ad assistenza zero, ma possiamo spegnerle) e la funzione walking, quella che permette al motore di lavorare per noi mentre spingiamo la bici. Ma il discorso sarà approfondito col test, qui è solo una panoramica.

Due strisce a led, una verde e una rossa, indicano la prima il livello di carica della batteria e la seconda quello di assistenza selezionato.

Sono ben visibili anche in pieno sole, le foto non rendono giustizia.

Arrivati al 4% di carica residua l’assistenza si spegne, resta autonomia solo per far funzionare le luci per un paio d’ore.

Dopo sei minuti di inattività, a bici ferma cioè, l’assistenza si spegne per non sprecare energia.

I livelli di assistenza sono tre e corrispondono a un “aiuto” pari al 140%, 250% e 390%, massimo.

Questi numeri illustrano ma non rendono la sensazione che si prova pedalando: anche per questo aspetto dovrete attendere la pubblicazione del test.

Però un altro numero posso darvelo (non metaforico…) ed è quello relativo al tempo di ricarica: tre ore e mezza, verificate, a batteria scarica.

Insieme alla bici ho richiesto la seconda batteria esterna, optional.

Ha quasi le stesse caratteristiche della batteria principale, di fatto raddoppia l’autonomia sacrificando un portaborraccia.

Si fissa al telaio dopo aver avvitato su questo il suo supporto specifico, si inserisce a incastro in apposite asole, una leva di sicurezza blocca tutto in sede.

Importante: prima di fissare la batteria è necessario collegare a questa il suo cavetto, che in questo caso ha codice PN W5255915 ed è venduto a parte.

Una estremità del cavetto alla batteria, l’altra dovrà impegnare la presa di ricarica: in pratica il principio è lo stesso delle power bank che usiamo per i nostri smartphone.

Una presa di ricarica posta alla base permette di collegare il caricabatterie (è lo stesso che viene fornito con la bici) evitando di doverla smontare e caricarla singolarmente. In questo caso il caricatore prima darà piena energia alla batteria principale e poi alla secondaria, ovviamente i tempi di ricarica si allungano.

In uso invece sarà prima la batteria secondaria a fornire energia al motore e una volta scarica questa, entrerà in gioco la batteria principale.

I led sulla consolle al manubrio indicano, con batteria esterna montata e collegata, il livello di carica totale; la striscia a led presente sulla batteria esterna mostra invece solo il livello di carica di quest’ultima.

E’ possibile anche montare la batteria al piantone, per chi preferisse lasciarsi libero il tubo obliquo per avere miglior accesso alla borraccia.

In questo caso cambia il cavetto, serve quello codice PN W5255929.

L’unico inconveniente con questo montaggio, almeno sul telaio in taglia M in prova, è il poco spazio che resta per poter collegare il caricabatteria direttamente all’extender. Non c’è spazio, serve sganciare la batteria.

In realtà non serve rimuoverla del tutto, basta solo sganciare l’attacco di sicurezza e ruotarla lasciandola agganciata all’attacco superiore.

Aggiungo giusto per completezza, visto che questo extender monta anche su altre bici della casa, che per le bici di casa Trek a marchio Electra il codice cavetto è PN W5286062

Il caricabatteria di serie ha un led sul corpo: rosso è in carica, verde carica terminata.

Vediamo rapidamente come smontare le ruote.

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