[Presentazione] Trek Domane SL7

Il telaio
Il telaio
Il telaio della Trek Domane SL è in carbonio OCLV 500, brevetto della casa.
La sigla è l’acronimo di Optimum Compaction Low Void. Impiegando carbonio per uso militare non esportabile al di fuori degli Stati Uniti, Trek ha trascorso innumerevoli ore nello sviluppo, perfezionando la realizzazione di una serie di pesi e tipi di carbonio (tessuto, unidirezionale, ecc.). Il processo OCLV si spiega meglio dividendolo in due parti.
Optimum Compaction: il carbonio è creato da una serie di strati compatti nel rapporto ideale fibra-resina. Il processo parte con il taglio della fibra di carbonio da grandi fogli in una forma specifica che viene poi collocata in uno stampo. La combinazione di calore e pressione comprime quindi i fogli di carbonio in una giuntura di carbonio. La combinazione di calore e pressione è la parte più importante di OCLV ed è custodita gelosamente.
Low Void: I Void sono gli spazi esistenti tra gli strati di fibra di carbonio che costituiscono un componente o il telaio. Ridurre al minimo questi spazi è l’obiettivo principale di una buona ingegneria del carbonio, in quanto più spazi significano resistenza e durata ridotta del materiale composto. Il carbonio OCLV supera gli standard aerospaziali per numero di spazi presenti nel materiale.
Stesso materiale anche per la forcella full carbon.
La geometria è Endurance, che declinata in salsa Trek significa unire a geometrie sportive alcuni accorgimenti, come il tubo sterzo più alto, per ottenere velocità, stabilità e gran comfort. E posso dirvi che già dalle prime prese di contatto l’obiettivo è pienamente centrato.
Grazie anche alla tecnologia IsoSpeed, che vedremo fra poco.
Ben nove le taglie disponibili, dalla 44 alla 62.
Basta confrontare le quote della Domane con quella della sorella Émonda per capire come in casa Trek si sia lavorato su lunghezze e angoli per coniugare velocità ed elevato comfort di marcia.
Non una bici rigida, nervosa, immediata al primo mezzo giro di pedale; una bici che appena supera la soglia minima dell’equilibrio acquista velocità in progressione. Ed è davvero tanta…
Vi anticipo che nella prima presa di contatto, quella deputata all’assetto in sella, mi sono fermato per sincerarmi avessi una corona da 50 e non più piccina: perché spingere la 50 in piano è poco, senti che puoi andare molto più forte…
A dominare la scena è il grosso tubo obliquo che va a congiungersi da un lato nella sagomata scatola di sterzo, che è conica e contiene l’IsoSpeed; dall’altro in una corposa scatola movimento che utilizza lo standard T47, quindi filettato.
Il movimento è un Praxis a cuscinetti tradizionali, non ceramici per capirci. Che è disponibile a catalogo, per chi volesse affrontare la spesa e sostituirlo.
Nota di servizio; la chiave specifica per il movimento di serie è quella a 12 denti da 50,4 mm; per il ceramico serve la 16 denti da 52,2mm.
L’orizzontale presenta sezione trapezoidale, con l’elegante scritta a ricordarci su che bici pedaliamo; ma vi assicuro che è difficile confonderla con altra…
Orizzontale che a sua volta si divide nei due sottili pendenti superiori ad andamento quasi rettilineo, abbracciando il tubo piantone dal quale è diviso per la presenza dell’IsoSpeed anche qui; non regolabile nel caso della SL, mentre la SLR ha una versione su cui è possibile lavorare per trovare la giusta taratura in base al percorso. Argomento che avrà un suo articolo dedicato, grazie alla disponibilità di un telaio SLR.
Per questo adesso mi sto limitando a registrare solo la sua presenza, approfondiremo fra qualche giorno.
Più generosa la sezione dei foderi bassi, con curvatura ad S ben visibile.
Il tubo reggisella in carbonio si protende ben oltra il punto di incrocio con l’orizzontale (e infatti il reggisella è piuttosto corto) e vanta un raffinato e al tempo stesso semplice sistema di regolazione, con una brugola nascosta nella lunga finestra superiore.
Di serie sono montate le “guancette” per rail sella da 7mm; chi volesse utilizzare selle con rail in carbonio dovrà sostituirle con quelle previste a catalogo.
Molto ampio il passaggio gomme, si arriva sino a 700×38 senza parafanghi; si, ci sono anche gli attacchi per i parafanghi, con differenti ancoraggi a seconda della dimensione pneumatico adottata.
I freni sono a standard flat mount.
Grazioso il passaggio cavi interno, che li vede entrare nel telaio da una finestra (smontabile) ricavata dietro il manubrio.
Scorrono liberi all’interno, ma c’è un sistema per tener salde le guaine senza farle sbatacchiare, non escono sotto la scatola movimento ma proseguono passando interni sopra il movimento (e questo significa che il movimento centrale andrà montato dopo la posa dei cavi), uscendo poi in prossimità dei rispettivi componenti da governare.
Una gran comodità è lo sportello presente sull’obliquo.
Aprendolo si ha libero accesso ai cavi e a una “pochette” al cui interno è possibile collocare camera, pompa, bomboletta Co2 e poco altro.
Il minitool è specifico, ossia un modello marchiato Bontrager e che trova sede nell’asola ricavata sul retro dello sportello.
Non è previsto alcun equipaggiamento “in omaggio”; la borsa è di serie, riempirla spetta a noi.
Sempre all’interno dell’obliquo abbiamo una piastra in nylon con doppia funzione: essere sede per la batteria Di2 e bloccare i cavi che scorrono verso il movimento grazie a una rastrelliera sagomata.
Questa piastra è resa solidale al telaio da due piccole brugole poste sul lato inferiore dell’obliquo.
Solo un rapido cenno all’IsoSpeed, perché preferisco dedicargli un articolo a parte.
La Domane SL sfoggia questa interessante tecnologia sia all’anteriore che al posteriore.
Nel caso dell’anteriore il maccanismo di smorzamento delle asperità è contenuto nella scatola di sterzo, dove alloggiano una boccola e i relativi perni e cuscinetti. Non l’ho smontato, quindi ricorro a una immagine ufficiale.
Per il retrotreno abbiamo la versione non regolabile (presente sulla SLR), e il suo principio di funzionamento ricalca quello che abbiamo conosciuto durante il test della Trek Procaliber da Mtb, che vide un articolo dedicato proprio all’IsoSpeed.
Quindi abbiamo il piantone che è “scollegato” dal telaio, virgolettato apposta perché non è proprio così. Un sistema a boccole e cuscinetti anche qui si fa carico di spianare la strada, con la particolarità di entrare in funzione solo sotto carico.
Ossia, se pedali seduto: quando scatti in piedi a rilanciare l’IsoSpeed non lavora e hai un telaio completamente rigido.
Ne leggeremo in modo più approfondito, ho deciso anche una comparazione con L’IsoSpeed regolabile della SLR, ma servirà un poco di tempo per test e composizione dell’articolo.
Esiste anche il solo kit telaio, che comprende (ma non sono sicuro sul punto) la serie sterzo ma non il reggisella.
Queste per sommi capi le caratteristiche tecniche del telaio della nostra Trek Domane SL7, caratteristiche in comune con le altre versioni purché stessa famiglia.
Le valutazioni sul suo comportamento le leggeremo nel test; test che, se tutto procede secondo i piani, dovrebbe essere online intorno al ferragosto. C’è tanto da verificare…
Ora passiamo a conoscere brevemente il resto dei componenti, specifichi di questo modello.
Tutti gli articoli della sezione Test e presentazioni
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Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.