[Presentazione] Drali Oasi

Come sono fatti telaio, forcella e cockpit

Tempo di lettura: 5 minuti

Come sono fatti telaio, forcella e cockpit

La Drali Oasi, come ogni Drali, è ampiamente personalizzabile. Quindi non mi dilungherò troppo sull’allestimento diciamo così facoltativo, io stesso per esempio in questo test ho chiesto di averla con la doppia invece del monocorona, concentrandomi anzitutto sul telaio in alluminio.

Che smentisce, ma era indubitabile, come questo sia materiale da relegare ai telai “poveri”.

Anzi, sono felice che una azienda come Drali, a cui non mancano né competenze né risorse, abbia scelto di inserire in gamma un telaio in alluminio, interpretando a modo suo.

Il risultato è una bici dalla perfetta armonia, aiutata anche dalla taglia, la bici in prova è una M (545×490) e ho sempre detto che le bici nel range 53-55 sono quelle dalle forme più equilibrate. Come impatto estetico intendo, niente tubi sterzo lunghissimi o triangolazioni mignon.

La bici qui è ritratta con le Pirelli All Road, purtroppo stavolta me le hanno inviate in versione all black e la bici un poco ci perde rispetto all’elegante bicolore.

E infatti…

Diciamolo, il gommone 700×42 bicolore ha sempre quel fascino avventuroso che cattura l’occhio.

Ma, dico sempre, l’armonia in una bici la ottieni proprio quando l’occhio non è catturato da un dettaglio e lo sguardo scivola sull’insieme.

Così, per esempio, focalizzando sul tubo sterzo serve prestare molta attenzione per scoprire che è un telaio in alluminio.

Già, perché l’assenza di saldature visibili in zona lo fanno sembrare un telaio in composito.

Un risultato così pulito non è semplice levigatura ma frutto di un particolare processo di saldatura che Drali definisce Double welding System.

In estrema sintesi: Il processo di saldatura del tubo avviene in due fasi differenti, una prima saldatura si ha con l’aggiunta di materiale che crea struttura e resistenza; una seconda passata viene eseguita sul materiale già depositato per renderlo il più uniforme possibile, così da avere la base perfetta per rifinire e levigare a piacimento.

Una pulizia che ritroviamo intatta anche nella zona del reggisella.

Qui, complice il sistema di ritenzione tutto a scomparsa, nulla lascia immaginare che si tratti di tubi in alluminio.

Protetto dallo sportellino in alluminio che vediamo fare capolino sull’orizzontale c’è l’expander sagomato che va a battuta sul tubo reggisella ed è governato da una brugola celata sotto la confluenza di piantone e orizzontale stesso.

Ve lo mostro in dettaglio, in officina quando ho montato la bici (consegnata con reggisella ed expander da installare).

Questo il piccolo expander.

Questa la sede ricavata nel telaio.

 

E questo il foro che sarà occupato dalla brugola.

Due notazioni; la prima è che il sistema è solo all’apparenza poco tenace, in realtà è perfetto. Ma lo è perché la lavorazione è precisa al micron, altrimenti la sella scenderebbe in un attimo, soprattutto con me sopra…

La seconda è di ordine pratico, per chi acquista la bici online e sa la fa spedire. Come detto arriva con reggisella da montare, io consiglio di mettere un panno nel piantone per evitare che l’expander cada e, se si sfrutta un cavalletto da lavoro a morsa girevole, montare il tutto con la bici in verticale, avantreno in basso. Ci pensa la gravità a non far sfuggire l’expander e tutto si risolve in un attimo.

Restiamo ancora sul telaio.

La triangolazione presenta un moderato sloping, qui appare ancora più ridotto a causa del supporto per mantenere la bici che solleva la ruota posteriore.

Il tubo sterzo è a sezione omogenea da 1 e 1/2″. 

Prevede il sistema DCR-ACR per il passaggio cavi completamente a scomparsa. 

E infatti nulla spunta fuori.

Siccome in esterno mi era difficile mostrare il dettaglio, eccolo ripreso in officina.

Anche qui il risultato finale è una estrema pulizia delle linee.

Grazie a piega e attacco Controltech Cougar in alluminio che prevedono anch’essi il passaggio tutto interno dei cavi.

Che poi dico cavi ma dovrei dire tubi idraulici, i comandi sono wireless. Comunque il telaio è predisposto sia per gruppi meccanici che elettronici non wireless, con passaggi e uscite ben studiati e al momento chiusi da sportellini in gomma.

Piega che come si è visto presenta la parte alta a ovetto, con ampia superficie di appoggio. 

Flare moderato coi suoi 4° e reach e drop di 78 e 125 mm assicurano comfort e facile presa anche per chi ha mani piccole.

Mia considerazione: a qualcuno tutto questo passaggio interno potrà sembrare una complicazione. Io ho smontato per vedere come era fatto dentro (resto bambino..) e lo studio è attento e preciso. Insomma, passare ‘stì due tubi è un attimo, come lo sarà anche passare le guaine per gruppi meccanici. E poi, a parte me per esigenze editoriali, chi è che monta e smonta tutta la bici tre volte a settimana?

Nessuna difficoltà nemmeno per la manutenzione serie sterzo, si lascia tutto lì e si fa scorrere quanto basta per pulire e dare grasso.

Molto confortevole il nastro manubrio montato di serie. Lo propone Bike Ribbon, è il modello Ciccio che, facile intuire, fa dello spessore e della morbidezza i suoi punti di forza.

Però è delicatino, io l’ho distrutto in più punti dopo alcune ingloriose scivolate in fuoristrada; vabbè, per fortuna si è rovinato solo lui. Anche il mio orgoglio ma nessuno mi ha visto e le riprese sono state distrutte.

Restando sulla zona anteriore conosciamo la forcella in carbonio made in Drali.

Disegno pulito, testa corposa, fori per accessori in stile bikepacking, attacchi per parafanghi.

Non dirò che a lei tutto il merito dell’ottima guidabilità della bici perché sarebbe ingiusto nei confronti del telaio; no, è tutta la bici che si guida bene, la forcella ha i suoi meriti senza dubbio ma è l’insieme che vince.

Abbiamo visto tutti gli attacchi ma non è forcella studiata per portapacchi tipo low rider, manca un attacco più basso. Io comunque ho forzato la cosa e montato lo stesso, seppur caricando poco peso, sia perché era poi troppo in alto e sia perché non volevo stressare la forcella in qualcosa che non le appartiene.

Invertiamo la rotta e torniamo sul telaio, zona posteriore.

Dove spiccano i foderi bassi asimmetrici. Il brutto paracatena in plastica è una mia aggiunta, cerco di proteggere le bici durante i test…

Questa asimmetria, Drali la indica come Asymmetric Tube Technology, si traduce nel fatto che nei telai gravel il carro posteriore destro è caratterizzato da una forma diversa rispetto a quello di sinistra.

L’obiettivo è gestire al meglio le forze che agiscono sul telaio ottimizzando la trasmissione laterale e garantendo il passaggio necessario di ruote, pedivella e catena.

E’ una foggia mutuata dal mondo off road, ormai non infrequente nel gravel, e che lascia presagire una impostazione maggiormente votata al fuoristrada. Ma è bene non lasciarsi fuorviare dalle apparenze, la Oasi è veloce anche su strada…

Lato freno invece non c’è decentramento rispetto al movimento centrale e il fodero scorre sino al forcellino con usuale andamento a onda.

I foderi alti si presentano infulcrati abbastanza sotto la zona reggisella ma senza certi eccessi che arrivano dal mondo stradale, con triangoli del carro che appaiono persino striminziti…

Anche loro vanno giù dritti con solo la naturale curvatura per il passaggio ruota.

Il tubo piantone a sezione tonda e per reggisella da 27,2 presenta anch’esso una svasatura per consentire il miglior passaggio gomme. Io ho installato senza difficoltà anche le 700×45, ben tassellate.

L’obliquo abbondante e squadrato, il carro e il piantone confluiscono in una scatola movimento BSA, dove le linee di saldatura si notano ma francamente lì è impossibile fare di meglio.

Sono previsti attacchi per portapacchi e parafanghi, chiusi da graziose brugole con serigrafia Drali, una di quei dettagli che amo vedere su una bici.

Sempre a proposito di attacchi, non mancano quelli sull’orizzontale per una borsino.

Né quelli per tre portaborraccia, qui ho personalizzato montando un set mio.

Il telaio è proposto in cinque taglie e diverse varianti di colore, ma Drali offre la verniciatura personalizzata quindi libero spazio alla fantasia.

Queste le geometrie.

Peso dichiarato per il telaio 1690g in taglia M, 500g la forcella in carbonio.

True axle da 100×12 all’anteriore e 142×12 al posteriore.

Non vi riporto la lunghezza dello stem che varia da taglia a taglia perché è una di quelle cose personalizzabili al momento dell’ordine.

Commenta anche tu!