Pirelli PZero Velo 4S

La prova su strada

Tempo di lettura: 11 minuti

La prova su strada

Una unica bici chiamata a lavorare in questo test e, come prevedibile e scritto nella introduzione, poteva essere solo la mia Rose X-lite Team, personalizzata con le ruote Spada Oxygeno.

Durante lo svolgimento di questa prova ha stazionato anche la Triban 520 per la sua recensione, ma non mi sono mai fatto prendere dalla curiosità di installarvi le PZero. Non sarebbe servito se non, appunto, a curiosare. Non ha davvero partecipato se non per poche ore e giusto per le prove di frenata una bici da corsa con freni a disco.

Nello stilare il protocollo di un test la prima cosa che faccio è eliminare ogni variabile. Che nel caso di un copertoncino significa che la bici devo conoscerla perfettamente, le suo ruote pure e lungo le strade che percorro posso chiamare per nome ogni cubetto di porfido e granello di asfalto.

Un pelo sopra quota 750 i chilometri pedalati, sia su asfalto che pavé; clima invernale, e io che ho passato buona parte di gennaio a lamentarmi delle temperature primaverili sono stato più che abbondantemente punito. Solo in un paio di occasioni ho goduto del tepore dei 15 gradi, di solito la temperatura media delle uscite si è tenuta tra i 5 e gli 8 gradi. Che magari sembreranno tanti a chi abita al Nord o in quota ma che qui, col Vesuvio che mi osserva silente (spero…), sono pochini.

Dopo quasi settanta anni pure due giorni di neve, che ho sfruttato ma con moderazione. Potrei addirittura definirlo un inverno rigido.

E poi pioggia, tanta pioggia. Quindi, in definitiva, le condizioni migliori per provare queste PZero in versione 4S. Non le condizioni migliori per la salute del vostro tester, che ormai accusa gli anni. Però mi sono così divertito con questi copertoncini, soprattutto dopo la finestra aperta sul mondo urban (piacevole, senza dubbio, ma i test sono stati massacranti) che mi sono sentito vent’anni di meno. Anzi, facciamo trenta, ché se ne tolgo solo venti resterei comunque un ciclista maturo… 😀

Sono partito con un paio di brevi uscite preliminari, per il rodaggio e la valutazione della corretta pressione. Il rodaggio è stato davvero rapido, le gomme hanno iniziato a tenere praticamente da subito. Stabilire la pressione ha richiesto qualche prova in più. Come ho scritto prima, questi copertoncini sentono molto le piccole variazioni, si deve lavorare a intervalli di un decimo e non due come faccio di solito. Comunque, per quel che può valere perché la pressione di esercizio è specifica per ogni ciclista, coi miei 71 kg (ben portati…) al momento del test, ho trovato il miglior set up tenendomi a 6.8 all’anteriore e 6.9 al posteriore.

La scaletta sul mio notes prevedeva che partissi con la pioggia, affrontassi la salita, la successiva discesa, le curve strette e larghe, il passo in pianura e chiudessi parlando della grande comunicativa.

Invece preferisco invertire e parlarvi da subito proprio del dialogo che si instaura con questi copertoncini, perché è in questa caratteristica che trovano fondamento tutte le altri esaltanti sensazioni, soprattutto in discesa. E poi io solo in discesa vado forte, in salita mi pianto e in piano mi passano pure con la Graziella. No vabbè, non esageriamo, qualcuno sul triciclo lo passo pure io 😀

Premessa: in moto ho sempre avuto una netta preferenza per le gomme Pirelli, dai tempi dei gloriosi Phantom, quelli con battistrada inciso a onda. Che esistono ancora oggi, ovviamente dotati di tutte le attuali tecnologie. No, io parlo dei Phantom degli anni ’80, quando li usai per la prima volta. Da allora è sempre stato amore, per oltre 30 anni le mie moto sportive hanno montato gomme Pirelli, sia da strada che da pista. Perché? Perché le sentivo lavorare, mi infondevano un senso di sicurezza incredibile, sapevo sempre cosa stesse succedendo lì sotto: e io do gas solo se mi sento sicuro.

In bici è lo stesso. Non ho poi tanto gas da dare ma spingo in discesa solo se mi sento sicuro, se la gomma mi comunica in tempo reale cosa sta combinando. E’ qualcosa difficile da spiegare a parole, fa parte, credo, del bagaglio personale di ognuno e della sua sensibilità.

Potete ben capire quindi con quanta curiosità e con quale carico di aspettative ho iniziato questi test: avrei ritrovato quel feeling di guida, con le dovute differenze visti i mezzi diversi, che tanto mi ha entusiasmato negli anni?

Se vedeste il mio sorriso mentre scrivo conoscereste subito la risposta; non mi vedete e quindi ve lo dico io: si!

La Rose X-lite Team usata per il test è un purosangue, una biciclettina leggera e con un avantreno sveltissimo. Si guida un amore ma devi portarle il giusto rispetto perché le reazioni sono così immediate che basta poco per trovarsi fuori traiettoria. Insomma, vai forte, molto forte, ma devi essere sempre concentrato oltre certe velocità.

In questi momenti poter avere la mente sgombra dall’assillo del copertoncino, o meglio, dal dubbio se terrà o meno è fondamentale. La bici la spostiamo a forza di gambe e spesso facciamo una fatica del diavolo proprio in discesa perché stiamo lì a piantarci in curva per timore di una scivolata e poi in piedi sui pedali a rilanciare. Torniamo in piano col fiatone peggio che se ce la fossimo fatta in senso contrario.

Io sono uno di quelli che in bici ha paura. Si, ho paura di cadere e farmi male. Se non ho il completo controllo, rallento. Alcuni mi invidiano la sensibilità, questo mio “sentire” ogni componente come lavora; io penso che alla fine non sia poi un gran vantaggio perché vedo tanti amici che partono e via, senza tante fisime. Comunque, torna utile per i test.

E torna utile per dirvi che il controllo, la sensazione del controllo, è totale. Ogni giro di ruota è un dialogo incessante tra ciclista e copertoncino, che pedala sempre perfettamente consapevole di cosa stia succedendo: e quel che succede è che la gomma tiene la bici incollata al suolo.

Il modo migliore per mettere alla frusta un copertoncino è sfruttare le discese veloci, molto veloci. Solo così io riesco a raggiungere andature tali che ha senso parlare di grip e tenuta in curva. In salita dovrei parlare solo di equilibrio 😀

La fasi più emozionanti sono ingresso e percorrenza della curva, soprattutto se questa ha raggio costante e buona visibilità in uscita. Ti attacchi ai freni proprio all’ultimo momento e strizzi forte, tanto il grip è eccellente e non slitti manco a volerlo, e ti butti dentro con una discesa in piega dalla tenuta perfetta. E se la curva è larga abbastanza da non richiedere frenata, ti ci butti e basta: tanto quando mollano ‘sté Pirelli?

Non hai, come con altre gomme sportive, quell’attimo di incertezza, quella veloce sensazione che mentre inclini la bici ci sia uno scalino, una irregolarità che sporca l’azione.

Qui tutto avviene in maniera naturale, con perfetta progressione e con la sensazione di stare usando una copertura di sezione ben superiore tanto è l’appoggio che avverti a bici inclinata. E se impari a calibrare il momento esatto, non hai bisogno di avere la bici dritta prima di alzarti a rilanciare in uscita. Certo, serve un telaio (con annesse ruote) dalla pronta risposta e rigido al punto da sopportare il carico senza flettere troppo o, peggio, stantuffare in uscita. E su questo non mi lamento, la X-lite Team si è rivelata perfetta in queste manovre, permettendomi di sfruttare appieno il grip eccellente di queste Pirelli PZero velo 4S.

Le curve strette e soprattutto i tornanti ugualmente le prendi a palla e via. La reattività è tale che anche uno sbaglio di traiettoria lo correggi subito; così come un eccesso di foga che richiede una bella frenata per rientrare.

L’unica manovra dove non mi sono sentito del tutto a mio agio è stato nelle curve spigolate. Già ne ho parlato in altri test: è quando arrivi fin dentro la curva a freni tirati, prendi la corda molto stretto e più lento di come faresti con una traiettoria classica, raddrizzi subito e rilanci. Il vantaggio non è nella velocità di percorrenza, che anzi si abbassa: è nell’avere subito campo libero, cioè piena visuale di cosa ti aspetta in uscita. Che significa avere la sicurezza che non ci sia un veicolo che sale nella tua corsia, un ostacolo in traiettoria, sporco o fossi che potrebbero farti volare.

In questi casi più l’avantreno è svelto e la gomma rapida a scendere, più riesci a spigolare veloce. Queste Pirelli PZero 4S scendono veloci, però l’avantreno sembra un pelo meno reattivo. Di pochissimo, un capello. In cambio però ti ripagano anche qui con una tenuta semplicemente travolgente. Un tale senso di sicurezza che ti senti capace di qualunque cosa.

Non è la prima volta che proprio con copertoncini quattro stagioni mi diverto in discesa assai più che con le versioni più sportive. Perché in discesa il peso e la scorrevolezza assumono meno importanza: per andar forte serve grip. E qui, in tutta franchezza, ne abbiamo da vendere.

E se la discesa è bagnata? Nessun problema, si pedala sicuri uguale. Certo, più piano che se fosse asciutto ma il senso di sicurezza non viene meno. E mica tanto più piano…

La pioggia non riesce nemmeno a smorzare l’ottima comunicativa di questi copertoncini che, sempre, ti rimandano la sensazione di cosa stia succedendo.

Sto battendo molto su questa benedetta comunicativa, lo so. E’ che il plus è lì.

Esistono copertoncini che hanno un ottimo grip (anche se inferiore a questo, ma comunque di altissimo livello) però non te lo dicono. Loro stanno lì, granitici, imperturbabili: o ti fidi o ti fidi. Mi è successo con gomme di cui non vedrete il test, perché l’azienda ha chiesto di leggere la prova prima della pubblicazione e io non ho avuto difficoltà a inviare il file; però poi ha preteso che modificassi il mio giudizio, confondendo un test autonomo e indipendente con una pubblicità a pagamento. Ho smontato le gomme, impacchettate e rispedite al mittente. Capita.

Torniamo alle nostre Pirelli PZero 4S con la pioggia. Dove il grip non è mai venuto meno ma ci arrivo tra poco e torno sulla comunicatività. Ora che sia la mescola, il disegno, la struttura, tutte le cose messe insieme io non lo so: io so che mai mi sono sentito così sicuro, rilassato mi vien da dire, pedalando con l’acqua. Mai, nemmeno passando da un asfalto all’altro (quindi grip della strada che cambia) mi è capitato di perdere la linea di comunicazione tra me e la gomma.

E questo ci porta a una altra caratteristica che le ha fatte primeggiare proprio sotto la pioggia: cambiano le condizioni della strada, non cambia la tenuta. Asfalto bello granuloso e dal perfetto drenaggio e ti sembra di pedalare sull’asciutto, soprattutto in piega mai un cedimento. Passi all’asfalto “da rappezzo”, sapete quello più chiaro che quando si bagna ricorda il granito dei piani di cottura (però brutto…) e tu sei lì ad ammorbidire la presa pronto a ogni evenienza e niente, la bici fila via uguale. Continui a pedalare sereno anche su questa brutta superfice, però allerti i sensi perché sai che da lì a poco quel maledetto tornante, per motivi che mai scoprirai, è tutto in cubetti di porfido e prenderlo a palla quando è asciutto è già un rischio, farlo se è bagnato è certezza di tuffarsi nel mare sottostante e, si, d’accordo, cali il ritmo: ma assai meno di quanto hai fatto fino a quel momento, perché la gomme tiene bene e te lo dice, ti rassicura. Ti incoraggia mi stava venendo di scrivere…

Il basolato bagnato no: sapete quei bei lastroni lisciati dall’uso secolare? Ecco, quelli. Mai incontrato una gomma capace di passarci sopra indenne. Nemmeno questi PZero Velo 4S, malgrado il grip effettivamente superiore, possono qualcosa contro questi enormi massi saponati.

Dove invece ho temuto di volar via e non è successo è stato quando sbagliando del tutto la traiettoria sono passato sopra un bel tombino in ghisa; appena umido, non pioveva ancora forte, erano proprio le prime gocce. Però non ho ripetuto il passaggio: merito della gomma o buona sorte non lo so e preferisco tenermi il risultato senza andare per forza a scoprire perché 😀

Quindi asciutto o bagnato che sia, grip e comunicazione col ciclista sempre al top. Tutto questo, ripeto, rilevato in discesa perché altrimenti non avrei potuto raggiungere velocità tali da sfruttare a fondo la gomma.

A proposito di sfruttare a fondo: l’angolo di piega è notevole. Si butta giù la bici parecchio e, ovviamente, in sicurezza. Quando stai per esagerare la gomma ti avverte. Difficile spiegare a parole. Ci provo.

Tu inizi a piegare, ti senti bello sicuro, la gomma tiene e ti sembra pure di avere sotto di te una sezione ben superiore; merito, evidentemente del disegno e della cedevolezza che offrono sempre ampia impronta al suolo. Poi la senti scemare; non tanto il grip, quanto la sensazione di avere tanta gomma a terra: ecco, in quel momento sai che è meglio non andare oltre.

Comunque: in discesa sono uno spasso 😀

Però il ciclismo è come la vita e non è tutto in discesa; almeno le salite a fartele in bici è bello, nella vita a volte un poco ti deprimi.

Che caratteristiche deve avere un copertoncino per primeggiare in salita? Leggerezza e scorrevolezza. Soprattutto la leggerezza perché, di solito, la velocità non è tale che una maggiore o minore scorrevolezza sia così preponderante.

Se è reattivo è meglio, più importante della scorrevolezza. Abbinato ovviamente a ruote adatte.

Anche qui il connubio tra il telaio della mia Rose X-Lite Team e le ruote Spada Oxygeno è stato fondamentale per capire queste Pirelli PZero 4S. Del resto la bici è stata personalizzata proprio per essere un animale da salita, con ruote leggere e scattanti.

Il peso di queste Pirelli 4S in misura 700×25 l’ho rilevato in appena 215 grammi. Leggere, siamo sotto diverse concorrenti e su valori che nemmeno tante gomme da asciutto raggiungono; gomme top di gamma intendo.

Non ve la tiro per le lunghe: si sale come fossero gomme da asciutto, leggere e scorrevoli gomme estive per capirci. Che aggiungere?

Una quattro stagioni che è effettivamente per tutte le stagioni; e mica è automatico. Le gomme così sono ottimizzate per la pioggia e le basse temperature, pagando qualcosa in peso e scorrevolezza.

Qui no, e quindi? Che posso dirvi? E soprattutto che succederà quando proverò le PZero Velo? In realtà lo so già, però ora non ve lo dico, dovete attendere il loro test… 😀

No dai, cattiveria a parte, c’è da dire che le temperature medie delle uscite con queste 4S sono sempre state bassine; e con le stesse temperature fredde le PZero Velo hanno mostrato un grip un pelo inferiore. Che è pure normale, altrimenti invece di 4S avrebbero dovuto chiamare questi copertoncini PZero Universali. Però, credetemi, ci siamo vicini.

In salita il passo mio è quello che è, quindi oltre al peso basso l’unico altro elemento che riesco a rilevare è l’estrema reattività. Semplicemente la gomma, puff!, è come non ci fosse. Bellissimo.

Discesa, salita, resta la pianura. E qui si va via di passo, ogni tanto si scatta, la strada impone manovre di emergenza. Quindi puoi scoprire scorrevolezza, leggerezza e reattività.

Parto dalla prima: ottima per una gomma invernale. Praticamente nessuna differenza con una gomma estiva tranne le versioni più estreme. Il paragone, per trovarvi qualche limite, non puoi farlo con altre gomme quattro stagioni: le supera. Avvicina, e molto, il rendimento di gomme specifiche per la velocità.

La leggerezza e la reattività già apprezzate in salita, andando via di passo e scattando ogni tanto per rilanciare l’andatura, qui si fanno notare e ti stampano un bel sorriso sul volto.

Ma non è solo questo; su strada il pericolo è improvviso, mai distrarsi. Ti capita una manovra di emergenza, un cambio improvviso di traiettoria, una frenata da panico. E la gomma continua a tenerti in strada, ti offre sempre la stessa sicurezza e ti permette qualunque cosa. Con una precisione millimetrica.

I cambi di direzione li digerisce in un attimo; e pure la guida “sporca”. Ti perdona gli errori e tu pedali felice.

Non ho provato queste gomme con ruote a profilo medio alto, non me lo sono procurate in tempo pensando sarebbe stato inutile per una copertura quattro stagioni. Mio errore. A discolpa posso solo dire che non credevo sarebbero state così performanti anche in velocità.

Per le prove sul grip in frenata invece una seconda bici me la sono procurata, ma solo per queste. Equipaggiata con dischi idraulici. Me la sono tenuta giusto una mattinata, anche perché, me ne accorsi già in altro test con quella stessa bici nonché in prove eseguite su bici con analogo impianto, è decisamente più efficace la mia frenata a cerchio.

Comunque, quale che sia la tipologia dell’impianto, il grip è eccellente. Ti permette di strizzare a fondo le leve per stillare anche l’ultima goccia di forza frenante. Bloccaggi nessuno su asciutto, qualche scodata, prevedibile e soprattutto sempre perfettamente controllabile, su bagnato.

L’azienda nulla dice, o almeno io nulla ho trovato, circa la loro predisposizione ad unirsi con bici frenate a disco. Altri mettono una icona tipo “Disc ready” o roba simile. Loro non lo dicono e allora ve lo dico io: con tanto grip meriterebbero un impianto a disco ma decisamente più performante di quelli che ci sono in giro. Lo gestirebbero senza problemi.

Adesso una situazione assi particolare, che ho voluto distinguere dalla pioggia: il nevischio. La metto qui, in coda, perché non ho potuto svolgere molte prova, anzi a conti fatti una sola uscita e nemmeno troppo lunga. La neve qui è qualcosa di eccezionale, l’ultima volta fu nel 1985, una spruzzata di dieci minuti e ancora se ne favoleggia. Stavolta è stata decisamente più forte e lunga, ma non pensate alle cime imbiancate dei nostri appennini.

Pioggia mista a neve, un nevischio bagnato e per questo davvero micidiale; e non abbastanza durevole per ricoprire la strada e affondarci con le ruote. Ma comunque un test probante, proprio perché il grip del selciato in questo caso è davvero minimo. Responso? Assolutamente perfetto. Certo, c’è da essere cauti: se tra bagnato e asciutto poco ci manca si pedala uguale con queste PZero 4S, qui bisogna portare rispetto a una strada dal grip quasi assente e mutevole metro per metro. Ma non sono scivolato, ho potuto tenere un passo decente, finché il freddo mi ha imposto il rientro, e anche accennare qualche piega. Appena rientrato sono saltato in sella ad altra bici, gommata diversamente, per saggiare alcune cose proprio in condizioni di scarsa aderenza. Questo mi ha fornito la differenza in tempo reale, con gomme diverse ma comunque adatte al maltempo, spesso se mi alzavo sui pedali la ruota slittava a vuoto e curvare manco a parlarne.

Insomma, una situazione metereologica eccezionale per queste parti che però ho subito sfruttato. E bene ho fatto, perché ho avuto conferma della bontà di queste gomme. E pure la conferma che non ho più l’età per queste birichinate…

Chiudo questa lunga prova su strada con il comfort. Me lo sono lasciato alla fine perché è l’unico punto dove qualcosa si può migliorare. Non è di basso livello perché nulla è di basso livello su queste gomme. Ma inferiore ad altre gomme quattro stagioni si. Un pelo di rigidità in più.

Che, deduco, è il misero prezzo da pagare per avere l’eccellenza in tutto il resto. Dubito che una carcassa più cedevole avrebbe potuto permettermi tanta stabilità, scorrevolezza, grip, comunicativa e tenuta in curva.

Può essere, lo dico per dovere, ci sia anche un mio errore nella giusta pressione. Ho detto all’inizio che sentono davvero tanto ogni minima variazione e non ho potuto protrarre le uscite per dedicarmi al set up più di tanto, troppa roba da provare e poco tempo per farlo.

Ma, sia chiaro: non è una gomma scomoda. Tutt’altro. Diciamo che se in ogni situazione è stata da 10 e spesso ha meritato la lode, qui siamo a 9 e mezzo. E solo perché ho ben chiaro il raffronto, avendoci pedalato fino a poco prima di queste, con altre gomme che hanno nel comfort uno dei loro punti di forza.

Ultima notazione: mai forato. Che per me significa poco però. Mi è capitato durante i test di forare al primo km e poi mai più per migliaia. Troppo aleatorio. Solo per copertoncini turistici svolgo il test dei cocci di bottiglia post movida serale. Con le gomme sportive no, mai.

Ho scritto tanto, persino per i miei standard. Mi sono lasciato prendere; che dirvi, sapete che sono prima di tutto un appassionato e quando qualcosa mi colpisce al cuore c’è poco da fare. Anzi, poiché quando leggerete queste note io avrò già da giorni tolto queste 4S per pedalare con le PZero Velo e starò pure facendo conoscenza con le TT, posso già da ora anticiparvi, per quel che poco che ci ho pedalato, che le TT sono un gradino sopra e mi ci sto divertendo come un matto. Mi invidiate? Avete ragione 😀

Dai, bando alle ciance, le abbiamo provate tutte, possiamo voltare pagina e andare alle conclusioni.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Damiano</cite>

    Molto esaustivo come test. Però mi trovo un attimo in dubbio nel dover confrontare questo pneumatico con altri. Ovviamente con tutti i caveat del caso, ovvero sulla difficoltà del test, la lunghezza, la soggettività di alcuni elementi di valutazione (sensazioni di comunicatività del copertone, ad esempio),
    Diviene però importante laddove si volesse capire quale sia lo pneumatico, non dico migliore, ma perlomeno quello che fa al caso nostro…
    PS: ma ricordo male o finora non hai mai recensito tubeless?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Damiano, quale sia la gomma più adatta a ognuno lo può sapere solo il ciclista.
      Con i test si cerca di mettere in luce il comportamento di un componente in ogni situazione probabile, a volte anche quelle improbabili. Poi dovrà essere il ciclista a ragionarci su e valutare cosa sia meglio per lui, non posso stabilirlo io per chiunque.
      Se scrivessi “il copertoncino tal dei tali” è il migliore in assoluto non vi renderei un buon servizio, anzi. Vi precluderei la possibilità di formarvi una opinione ponderata; che è invece lo scopo dei mie test.
      Nel caso specifico di questo test, avevo già annunciato lo schema di lavoro perché a essere provata sarà tutta la gamma. Quindi i singoli, lunghi, test e un ultimo articolo riassuntivo su pregi, difetti (che fatico a trovare…) e utilizzo tipo. E’, credo, il modo migliore di fornirvi informazioni che possiate usare.

      Non sbagli, tubeless non ce ne sono sul blog. Non è al momento settore sul quale voglio concentrarmi, il copertoncino resta ancora la scelta migliore per la stragrande maggioranza di ciclisti e di usi, quindi preferisco tenermi su questa tipologia. Senza contare che ormai più di un copertoncino si sta rivelando più performante sia dei tubeless che dei tubolari…

      Fabio

  • <cite class="fn">Salvo</cite>

    Ciao
    Volevo chiederti se le misure sono reali o maggiori perché vorrei acquistare pzero velo da 28 ma ho paura che poi sia più grande e non potrei montarlo.
    Grazie in anticipo e complimenti per il test.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Salvo, i 28 non li ho mai montati e quindi non so dirti. Posso dirti che i 25 su cerchio da 17 hanno sfiorato i 28. In genere più si sale di sezione più lo “sfasamento” si attenua (ma dipende anche del cerchio) però se sei proprio al limite potresti non farcela.

      Fabio

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