[Test] Pedali Redshift Arclight e Light Modules & Mounts

Come sono fatti

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Come sono fatti

I pedali Redshift Arclight hanno il tipico fattore forma da pedale urban, del resto i produttori lo hanno pensato proprio per i ciclisti urbani, quelli che più di tutti hanno necessità di essere visti sulla strada più che vedere la strada.

Sono decisamente ampi, hanno ottima rigidità e superficie di appoggio tale che si riesce a trasferire perfettamente l’energia, anche con scarpe “civili”. Anzi, solo con scarpe civili visto che sono privi di sistema di aggancio.

A garantire tenuta, anche col bagnato, provvedono le tacchette integrate sul perimetro del pedale. Una scelta differente rispetto ai classici pin da avvitare, sicuramente più gradevole, sicuramente più costosa perché alza il livello della lavorazione.

Lavorazione che, inutile dirlo con Redshift, è di altissima qualità. Tutto il pedale è un blocco in alluminio ricavato dal pieno, è vero che poi la fresatura la fa una macchina a controllo numerico ma data la complessità della forma è meno semplice di quanto si creda.

Per assicurare gli Arclight alle pedivelle abbiamo sull’asse in acciaio a filettatura standard 9/16″ sia il classico ingaggio per chiave da 15 che quello interno a brugola da 6.

Sfilate via le luci, che sono quindi removibili, oltre le loro sedi si notano in fondo due piccoli dischetti: sono i magneti che servono a tenerle in posizione.

Ogni pedale quindi ha due moduli separati, qui in dettaglio uno di loro.

Pesano 30 grammi l’uno, quindi pedalando senza si risparmiano 120 grammi. Un dato davvero inutile per il potenziale pubblico di riferimento, lo so…

Un piccolo pulsante assicura accensione e spegnimento.

Vanno accesi ogni volta che saltiamo in sella? Beh, dipende.

Le luci hanno tre modalità di “risparmio energetico”.

Dopo 30 secondi di inutilizzo entrano in stand-by, per riavviarle basta tornare a pedalare. Quindi nessun problema nella sosta breve, traffico e semaforo per capirci.

Dopo 150 secondi entrano in sleep mode, ma anche in questo caso basta dare una pedata e le luci tornano a brillare.

Dopo 24 ore di inattività si spengono da sole e per riavviarle bisogna agire sui pulsanti. Quattro, uno per ogni modulo.

In alternativa possiamo spegnerle noi in due modi: o agendo sul pulsante o semplicemente sfilando le luci dal pedale.

Dal lato opposto abbiamo sia l’attacco per la ricarica tramite Usb che un secondo tenacissimo magnete.

 

Pericolo di perdere i pedali per strada? No, se ho usato l’aggettivo tenace non è stato a caso.

Oltre le normali prove su strada, ho “appeso” una chiave a cricchetto telescopico al magnete: il risultato è la foto in basso.

I moduli sono ben luminosi e offrono tre modalità di funzionamento, selezionabili tramite il pulsante di accensione: luce fissa, flash ed eco flash (che distanzia i lampeggi tra loro).

L’autonomia delle batterie varia quindi a seconda della funzione scelta.

La casa dichiara circa 3 ore a luce fissa, 11 ore in modalità flash, ben 36 ore scegliendo la modalità eco flash.

Ho verificato durante il test e i risultati coincidono.

Non posso dirvi quanto si abbassa l’autonomia col freddo (sappiamo infatti che tutte le batterie ne risentono) perché il freddo qui ancora non si è fatto vivo. E’ periodo di castagne ma invece che sulla brace le possiamo cuocere al sole. E vabbè.

Per ricaricare i moduli, di serie è fornito un pratico hub Usb. Col cavetto corto, come sempre…

I tempi di ricarica variano. In massimo due ore abbiamo tutte e quattro i moduli carichi se usiamo un trasformatore collegato alla rete elettrica. Quello del nostro smartphone per capirci.

Se optiamo per la presa Usb del computer i tempi si allungano e molto dipende anche dal modello di pc. Io ho impiegato dalle tre alle cinque ore a seconda del pc a cui mi sono collegato.

Appena messe in carica, le luci accendono un caldo led arancio per avvisarci che si stanno rifornendo di energia.

Usando un hub Usb sappiamo che la corrente non arriva tutta alla stessa “potenza” a ogni porta, quindi è normale che qualche modulo sia carico prima degli altri. A confermarci che si è raggiunta piena carica provvede il solito led che da arancio passa a verde.

Led che non resta acceso all’infinito, dopo qualche minuto si spegne per non sprecare energia. 

Bene, questi i Redshift Arclight ancora fermi, ora un brevissimo paragrafo per conoscere il Light Modules & Mounts e poi passeremo al test su strada.

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