Pedali magnetici Magped Road

La prova su strada
La prova su strada
Possiamo iniziare a pedalare, quasi da subito perché posizionare le tacchette è davvero semplice.
Certo, mancano i riferimenti nostri soliti ma alla fine è come montare una tacchetta tre fori, almeno come posizione.
Si perde solo un poco di tempo in più perché prima va avvitata la piastra in acciaio, poi su questa la tacchetta in plastica che al centro è deputata ad accogliere il magnete.
Se abbiamo sbagliato (ed è possibile, proprio perché per noi è tutto nuovo) dobbiamo togliere prima la tacchetta in plastica e poi posizionare meglio quella in acciaio e infine rimontare la tacchetta in plastica.
Forse, mia considerazione, se la tacchetta di plastica avesse le asole in verticale e non in orizzontale, sarebbe più semplice. Perché, di fatto, è proprio questa che determina poi la posizione sulla scarpa.
Comunque, alla fine con due prove si risolve.
Volendo possiamo anche decidere di aumentare o diminuire il flottaggio, agendo sui pin anteriori.
Io credo che la libertà angolare dei pedali così come arrivano di serie è già ottima di suo.
Poi c’è la questione magnete, appena accennata nel precendente paragrafo.
Di serie i Magped Road montano i magneti 200N, quelli per ciclisti più pesanti. Ma qui più che il peso del ciclista conta la tenacia dell’attacco, vista anche la destinazione d’uso.
Lo sgancio è facilissimo, immediato e molto naturale. Io l’ho trovato più agevole di quello dei pedali Ultra, forse perché l’azione è più istintiva, più simile il gesto a quanto sono abituato.
Ma ho voluto fare una prova, perché hai voglia a dirmi le cose, io devo verificare.
Ho preso i magneti 150N montati sugli Ultra e li ho installati su questi Road. Operazione di un minuto a pedale.
Lo sgancio diventa ancor più facile e veloce ma anche la tenuta ne risente. Non hai, almeno io non ho avuto, la stessa sensazione di sicurezza dei magneti 200N.
Non sono mai arrivato a sganciare involontariamente, ma senti che quando ti alzi sui pedali a rilanciare qualcosa in meno c’è. Un leggero gioco, qualcosa forse di psicologico ma finisci (finivo, sempre io…) per schiacciare di più per timore di perdere il pedale, di fatto rovinando l’azione.
Tutto il test quindi l’ho svolto con magneti 200N, scelta appropriata quale che sia il peso del ciclista. Almeno su questi Road.
L’aggancio viene prima dello sgancio, lo so, ma alla fine uno vuole per prima cosa sapere se la scarpa resta attaccata o vien su facile.
Bene, appurato che lo sgancio è davvero semplicissimo, mette in difficoltà solo al primo utilizzo chi è abituato alla tacchetta tre fori classica (ma molto meno di quanto mi è successo con gi Ultra) e dopo 3 minuti sganci con naturalezza, posso dire che lo stesso avviene con l’aggancio.
Il pedale non è mai capovolto, non lo trovi mai cioè a “faccia in giù”.
Resta perpendicolare al terreno, basta un colpetto con la punta della scarpa, rotazione immediata del pedale (colpo leggero, l’asse è così scorrevole che se applichi forza ti fa l’effetto elica…) e via a inserire.
Un sonoro clack ci avvisa dell’avvenuto contatto.
Merito della tacchetta di plastica, che permette non solo la corretta posizione una volta regolata (ricordo, ingloba il magnete nella sua apertura) ma consente alla scarpa di scivolare prima di agganciare, rendendo l’azione in tutto e per tutto identica a un pedale tre fori stradale classico.
A proposito di tacchetta di plastica: qui ho rilevato l’unico limite di questo pedale.
Sono robuste nel senso che non le spacchi; ma si graffiano con facilità, bastano pochi metri su asfalto e già sono segnate. La plastica è rigida ed anche un poco scivolosa su superfici lisce.
A test da poco online mi è arrivata la comunicazione che le tacchette in plastica, unico punto debole di questo pedale, sono state sostituite con altre; in materiale più resistente, morbido e con miglior grip al suolo.
Io ho ricevuto i pedali lo scorso febbraio ma per i motivi a noi noti non ho potuto lavorarci per mesi. Per questo non avevo notizia del cambiamento.
Forse, lancio l’idea, creare i quattro angoli in gomma morbida, come tante Look o Shimano SPD-SL, così da aumentare la durata e la presa al suolo? La butto lì… 😀
Idea a quanto pare già accettata 😀
Un improvviso e del tutto imprevisto temporale mi ha sorpreso mentre ero in cima a uno dei miei circuiti di prova e stavo preparandomi alla discesa.
E visto che qui non si butta via niente, mi è servito per confermare che l’acqua non è un problema con questi pedali.
Pedali dall’eccellente resa dinamica, molto rigidi e dall’asse, già detto varie volte, tra i migliori abbia mai provato.
Quello che un poco li limita nell’uso più sportivo è la superfice di appoggio piccina.
Ma è possibile compensare con una scarpa più rigida, magari una con suola in carbonio e che ho usato nella seconda parte del test, seppure non sia riuscito a scattare le foto. La rincorsa per recuperare l’arretrato ha imposto scelte logistiche, tra cui ridurre a due sole le sessioni per le immagini in esterno.
In ogni caso la zona anteriore, rialzata, è ampiamente sfruttabile. E’ cioè una superficie di spinta, e questo permette di scaricare l’energia senza problemi.
In pianura puoi pestare senza problemi, mantenere alta cadenza e sfruttare la pedalata rotonda (ossia con una gamba spingi mentre con l’altra tiri su) con perfetta efficienza.
In discesa mantieni ottimo controllo, anche se piccini (ma meno di quanto sembri, molti pedali stradali sono più piccoli) si riesce a sentire bene la bici, a schiacciarla al suolo per tenerla stabile.
Potendo sempre contare sulla buona tenuta del magnete.
Io non so se perché qui c’è il 200N o per la struttura di pedale/tacchetta, ma sul piano dell’attacco scarpa/pedale mi sono sentito molto sicuro.
Sicurezza che non è mai venuta meno in salita, nemmeno negli scatti in piedi sui pedali.
Una posizione capace di mettere potenzialmente in crisi il magnete, visto che si avanza parecchio col busto e si “trascina” il pedale in fase di richiamo.
Mi è piaciuta molto la liberta angolare, preziosa per chi ha problemi alle ginocchia o semplicemente vuole l’agio di maggior libertà.
L’unghia sulla tacchetta in plastica svolge perfettamente il suo ruolo.
Solo le prime volte di utilizzo può succedere che in fase di aggancio non innesti bene, questo perché il magnete è circolare, e quindi succede che il piede arrivi alla zona libera troppo angolato e la manchi, per così dire.
Questione di abitudine, dopo 15 minuti tutto fila a perfezione. Molto questione di abitudine, perché sfruttando sempre amici che pedalano flat, poco adusi quindi alla tacchetta tre fori classica, questa mia difficoltà inziale non l’hanno avuta.
Evidentemente ha influenzato il mio usare da anni pedali tradizionali.
Pedale solo stradale, quindi nessuna prova al di fuori dell’asfalto e questo mi ha semplificato (e velocizzato) il test.
Quindi posso dedicarmi alle conclusioni, provando anche a dare risposta alle domande poste nell’introduzione.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.