Pedalare dal 4 maggio? Primi approfondimenti e aggiornamenti

Tempo di lettura: 5 minuti

Potremo pedalare dal 4 maggio? Il punto di domanda è d’obbligo.

Consultate spesso questo articolo, anche a distanza di giorni, perché sarà via via aggiornato secondo necessità

Il recente Decreto della Presidenza del Consiglio è piuttosto complesso, di difficile interpretazione.

Già a poche ore dalla sua diffusione sui media e prima della pubblicazione in Gazzetta da più parti si invocano chiarimenti; e chiarimenti ai chiarimenti.

Per non interrompere questa catena, qualche chiarimento lo propongo pure io. Ma anzitutto chiarimenti sull’impostazione di questo articolo e le definizioni qui usate. A evitare ulteriori inutili incomprensioni o sterili polemiche.

Il primo punto fondamentale è che a me non interessa stabilire se questo Decreto sia o meno utile, sia o meno capace di rendere la diffusione del virus meno violenta. Non ho competenze scientifiche per fornire un parere sensato sul tema. E non sono un tuttologo.

Sono uno che fino a qualche mese fa si guadagnava la pagnotta – ora sono fermo – spulciando codici, pandette e Digesto, e lo faccio da trent’anni. Quindi non sono qui a esprimere una opinione ma un parere, motivato, frutto di scienza e conoscenza come recita la formula di rito.

Il secondo punto è non polemizzare con l’Esecutivo, seppure una certa delusione c’è. A marzo potevo tranquillamente passar sopra alcune incongruenze, erano provvedimenti presi in fretta sull’onda dell’emergenza: qualche punto controverso mi avrebbe stupito non trovarlo. Ora, con settimane per elaborare e task force a iosa, francamente mi aspettavo un provvedimento che almeno sotto l’aspetto formale (ossia nella chiarezza) fosse inattacabile. Così non è.

Il terzo e forse più importante punto è che nulla è definitivo. Con l’entrata in vigore e l’applicazione pratica emergeranno per forza i punti che avranno bisogno di chiarimenti, saranno emesse circolari, i siti istituzionali forniranno spiegazioni e così via. E come successo da marzo in poi, proverò a star dietro a ogni novità, quindi tenete d’occhio gli aggiornamenti a questo post. Infatti non ne pubblicherò nuovi a ogni modifica (a meno che non sia una modifica sostanziale), preferendo evitare confusione ulteriore.

Quarto punto è trovare terreno comune per le definizioni da usare. Posta la assoluta assenza di dubbi sulla libertà dell’attività motoria, dobbiamo decidere cosa intendiamo per uscita in bici. Almeno cosa intendiamo qui per uscita in bici.

Bene, rifacendomi a quanto già pubblicato a marzo, poiché questo è un blog rivolto a ciclisti appassionati, la nostra uscita in bici è quella che ci vede impegnati per più tempo e chilometri, uscite scandite dalle ore e distanza a tre cifre o prossime. Attraversando per forza di cose vari Comuni e, almeno per chi risiede in prossimità dei confini regionali, valicando questi con facilità.

Quinto punto è chiarire una volta per tutte cosa si intende per attività motoria e cosa per attività sportiva. Bene, faccio mie quelle dell’OMS, riprese dall’ISS e sfruttate sin da marzo dalle Istituzioni nostrane e Protezione Civile.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) definisce attività motoria (o attività fisica) qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli scheletrici che richiede un dispendio energetico superiore a quello in condizioni di riposo. 

In questa definizione rientrano quindi, non solo le attività fisiche, ma anche l’attività lavorativa di coloro che svolgono un lavoro manuale e normali movimenti della vita quotidiana, come camminare, andare in bicicletta, ballare, giocare, fare giardinaggio e i lavori domestici.

ATTENZIONE: l’andare in bicicletta per l’OMS non è il”nostro” modo di pedalare. Per andare in bicicletta l’OMS intende la pedalata leggera, quella nel parco, a blanda andatura per capirci. 

L’attività sportiva prevede anzitutto un impegno fisico ben superiore a quello richiesto dall’attività motoria; e rientra nella doppia categoria di attività a fini ludici e/o ricreativi o in alternativa con finalità agonistiche; senza sfociare nel professionismo che è settore a parte e che a noi, qui, non interessa.

Ora, date queste definizioni, appare indubbio che le nostre uscite, così come descritte sopra, rientrano nell’attività sportiva; soprattutto per l’intensità dello sforzo, ben superiore a quello richiesto dall’attività motoria.

Sesto e ultimo punto è di metodo: vale il principio che tutto ciò che non è espressamente permesso è vietato. Non è una considerazione di poco conto.

Non scorrete velocemente quanto ho appena scritto, se qualcosa non vi è chiaro tornate indietro. La comprensione di queste premesse renderà semplice seguire il resto, ora che entriamo nel dettaglio tecnico del Decreto del 26 aprile.

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Questa la situazione alla data del 28 aprile all’ora di pubblicazione, circa le 6 del mattino. Eventuali aggiornamenti seguono in coda, riportati in rosso.

Bene, partiamo con l’analisi del DCPM 26 aprile 2020, ovviamente limitandoci alle parti che potenzialmente interessano noi pedalatori.

Parto dall’articolo 1, lettera a).

Che riporto quasi integralmente (al netto di eventuali modifiche che potrebbero imporre un aggiornamento, quindi fate una veloce scorsa alla fine del post per verificare).

“[…] sull’intero territorio nazionale si applicano le seguenti misure: sono consentiti solo gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute […] purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni per le vie respiratorie; in ogni caso è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in una regione diversa rispetto a quella in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze […]”

Qui abbiamo i primi dubbi ai quali dare risposta non è semplice, e dove, suppongo, arriveranno precisazioni da parte delle Istituzioni. Perché per come è strutturata la norma, di fatto siamo quasi esattamente nella situazione di marzo. Infatti non v’è alcuna traccia di quella “libertà di spostamento” all’interno della propria regione cui in tanti hanno fatto cenno, ben prima però di leggere il decreto. Appare evidente che messa così la norma, le uscite in bici come le abbiamo definite sopra e alle quali facciamo riferimento, non sono permesse. L’attività motoria nell’ambito del proprio territorio comunale è permessa, come leggeremo fra poco, ma non è questa che a noi interessa. E comunque anche per l’attività motoria resta poi un ulteriore dubbio, perché la “libertà di spostamento” sul territorio regionale non esiste in nessuna parte del decreto. Quindi se decade il limite della prossimità o dei 200m, andare al parco distante 5km da casa sarà possibile? Quel “lontano da casa” cui hanno fatto cenno in interviste varie, come e chi lo quantifica? Si attendono precisazioni.

Sempre l’art.1) alla lettera f) tratta il nostro settore. 

Riporto quasi integralmente: “Non è consentito svolgere attività ludica o ricreativa al’aperto; è consentito svolgere attività individualmente […] attività sportiva o attività motoria, purché comunque nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri per l’attività sportiva e di almeno un metro per ogni altra attività“.

Qui sorge un bel problema interpretatitivo. 

Già, perché l’attività ludica o ricreativa è, nella definizione dell’OMS (anche) quella sportiva; e sicuramente è esattamente ciò che facciamo nelle nostre uscite a pedali. Noi amatori, non professionisti né tesserati agonisti.

D’altro canto abbiamo la questione delle distanze, due metri per l’attività sportiva che è permessa e, richiedendo un maggiore sforzo fisico, impone appunto maggiore distanza.

Il problema è che al secondo rigo permette (e specifica) ciò che al primo rigo impedisce.

L’unica sarà attendere una circolare esplicativa o l’interpretazione autentica (ossia quella fornita dall’estensore della norma, cioè il Governo) perché è il classico gatto che si morde la coda.

Il mio maggior timore, e spero sinceramente di sbagliare, che la distinzione è voluta e non un lapsus. Ossia la volontà di distinguere tra chi, tesserato si allena, seppure non professionista; e chi invece come noi pedala solo per gusto che quindi si vedrebbe negata la possibilità di una zingarata in solitaria.  

Insomma, per dirla facile, l’uscita in bici a zonzo come la facciamo noi, non è permessa. 

Altro articolo che in qualche modo ci interessa, seppure rivolto essenzialmente all’attività motoria (oltre che rispondere ad altre esigenze) è la libertà di accesso ai parchi.

E’ indicata sempre nello stesso articolo, alla lettera precedente, la e).

Riporto anche qui quasi integralmente: “L’accesso del pubblico ai parchi, alle ville e ai giardini pubblici è condizionato al rigoroso rispetto di quanto previsto dalla lettera d) – ossia il divieto di assembramento, n.d.r– nonché della distanza interpersonale […]“.

Bene, ma se il parco è nel mio Comune ma distante alcuni chilometri? Ipotesi non infrequente per chi risiede nelle metropoli e non nella provincia. 

Il permesso di svolgere attività motoria ingloba anche il permesso di recarsi al parco distante da casa per poterla poi svolgere? 

Anche qui l’unica è attendere chiarificazioni, che sono certo arriveranno perché i dubbi che sollevo, poco da fare, li proporranno anche altri.

C’è poi altra questione, quelle delle mascherine. Posto l’obbligo di usarle nei luoghi pubblici al chiuso e all’aperto se in prossimità di altre persone e con difficoltà a conservare la distanza di sicurezza, pedalando in solitaria che dobbiamo fare? Che sia sport o attività motoria poco importa, pedalando piano o forte la mascherina impedisce la corretta ossigenazione rendendo lo sforzo fisico particolarmente pericoloso.

Manca una precisa indicazione sulla condotta da seguire. Logica vorrebbe non indossarla durante l’attività, averla con se per utilizzarla appena ci si trovi in una delle condizioni espressamente riportata dal decreto.

Fin qui una prima analisi, che per forza di cose non può essere definitiva. Il decreto entrerà a regime dal 4 maggio, in questi giorni sicuramente avremo precisazioni (per esempio mentre scrivo queste note, il 27 nel tardo pomeriggio) è arrivata una interpretazione – piuttosto balzana e non rispettosa di quella indicata dal codice penale – a proposito di chi debba essere considerato congiunto.

Perché, purtroppo, rilevo che in questo decreto i termini non sono sempre usati nella loro accezione tecnica, quella cioè codificata nelle leggi, ma nella accezione comune, del linguaggio parlato diciamo così. E questo, come ben sa qualunque operatore del diritto, è la peggiore sciagura per chi debba poi interpretare una norma.

Fin qui una prima sgrossata; ora non resta che attendere le risposte che il Governo si è impegnato a offrire per fare chiarezza su questi e altri dubbi. 

Io farò il possibile per offrirvi costanti aggiornamenti. Non immediati, prima di pubblicare intendo approfondire ogni parola. Meglio aspettare qualche ora e avere risposte certe che andare subito online e creare ulteriore confusione. 

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Aggiornamento al 29.IV, h 7

Ho appena ricevuto lacunosa risposta al mio tampinare nel tentativo di avere un chiarimento sulla questione della mobilità regionale. Perché, ho fatto notare, troppi se non tutti i siti di ciclismo stanno dando per certo che si possa scorrazzare in bici per la propria regione (al netto di eventuali – future – ordinanze territoriali) malgrado nel decreto non vi sia traccia di questo permesso. Anzi, sono chiaramente specificati i motivi che consentono di spostarsi sul territorio regionale e lo sport non è tra questi.

Purtroppo, al momento, l’indirizzo sembra quello per cui lo sport (ancora una volta reso sinonimo di attività motoria) è permesso sul territorio comunale. Si potrebbe, forse, permettere lo sconfinamento fuori comune lì dove la realtà sia quella del piccolissimo comune, roba che in 5 minuti massimo già sei fuori. Affidando però al buon senso dei controllori.

Questo più o meno il sunto, esclusi gli improperi che mi sono beccato, di quanto mi hanno comunicato fonti molto vicine alla cabina di comando. Io continuo nel tentativo di avere chiarimenti più precisi ma il numero di favori che posso passare all’incasso si sta vistosamente riducendo.

La chiosa del messaggio ricevuto suona più o meno “Fabiè, aspetta qualche giorno, qui stiamo con le imprese e i commercianti inca##ti, le bici devono aspettare. Ho passato la tua nota e comunque stiamo preparando le faq, tieni d’occhio”.  

Di più al momento non ho da offrire; anche perché, mi è stato fatto notare, rispetto allo scorso marzo ora abbiamo la centuplicazione di comitati, task force, commissioni ecc; dove ognuno dice la sua e io non posso arrivare a tutti.

Vedremo

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Aggiornamento al 29.IV, h 12

A dir poco imbarazzante l’orientamento applicativo che sta emergendo; provvisorio, sia chiaro.

Consentire attività motoria e sportiva, sempre escludendo quella ludico/ricreativa (ma a questo punto dispero far comprendere che lo sport è anche questo) al di fuori dell’ambito comunale purché l’uscita sia chiaramente finalizzata all’attività motoria e allo sport. Ecco, messa così è pure peggio di prima. Cos’è una uscita in bici, per un non professionista? Se un amatore sta lì con la tabella, il garmin e la fascia cardio allora ok, se con la macchina fotografica e basta allora no?

Comunque, ripeto, è un rumors interno che mi è stato da poco inoltrato, io sto provando con ogni mezzo e conoscenza a far capire il problema interpretativo.

Vabbè

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Aggiornamento 29.IV, h 17

Inzia a delinearsi una probabile linea di condotta che spiegherebbe la scelta di distinguere sport e attività ludico/ricreativa. Ed è quelle che più temevo, quindi spero di sbagliare seppure la notizia mi arrivi direttamente da fonte più che qualificata.

In pratica l’orientamento è permettere lo spostamento (autocertificato) oltre il proprio comune solo per coloro che sono tesserati e svolgono attività agonistica, anche se amatoriale diciamo così. Per i professionisti si fa un discorso diverso che a noi qui non interessa.

Noi zingari a pedali, che usciamo in bici solo per goderci il sole e il cielo sopra di noi saremmo tagliati fuori.

Ma attenzione: in questo momento tutte le energie sono rivolte ai molti punti poco chiari e/o di difficile applicazione per commercio e trasporti pubblici. Quindi le bici non sono priorità ed è possibile che nei prossimi giorni (o ore) le cose cambiarenno.    

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Aggiornamento al 30.IV, h 15

Il diffondersi di interpretazioni sta generando ancor più confusione di quella, notevole, già causata dal decreto scritto in maniera poco comprensibile.

Soprattutto per quanto riguarda il certificato di idoneità alla pratica sportiva, il cui posseso e validità sono stati erroneamente indicati come necessari per poter pedalare.

Non è così, c’entra nulla.

Resta aperta però la questione, che ancora non è stata risolta, sulla possibilità di pedalare liberamente sul territorio regionale per noi ciclisti “per svago”.

Infatti vietando il decreto l’attività a fini ludici e ricreativi, di fatto tiene fuori proprio le uscite come le svolgiamo noi. Alla base c’è, ormai ho pochi dubbi in proposito, l’errata convinzione che andare in bici sia la passeggiata sul lungomare, attività motoria insomma. 

E comunque manca nel decreto la previsione sulla esplicita libertà di movimento sul territorio regionale; a cui dobbiamo aggiungere quel “non lontano da casa” ripetuto da vari rappresentanti delle Istituzioni in varie interviste e interventi.

Temo, e credo a ragione, che questo caos interpretativo si tradurrà in una raffica di multe. Per questo è urgente che il Governo dedichi qualche minuto per fornire una chiara interpretazione.

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Aggiornamento al 30.IV, h 16.30

Una sintetica risposta a una mia nota conferma in linea di massima l’interpretazione che ho dato sopra, quella del 28 aprile al mattino presto. Al netto di eventuali ordinanze regionali, lo spostamento sul territorio regionale per motivi non consentiti (cioè quelli dell’art.1 alla lettera a) è vietato.

Cioè le uscite come le abbiamo definite e come le viviamo noi. Allenamenti e professionisti sono considerati a parte, ma si attende ancora precisazione dal Coni. 

Io spero di avere torto, temo però di avere avuto ragione già da subito.

Aspettiamo, come già detto nei precedenti aggiornamenti, in questo momento le priorità sono altre e per le bici dobbiamo aspettare.

Quasi certamente entro la fine della prossima settimana ci saranno le indicazioni ufficiali sul sito del Ministero degli Interni e/o della Presidenza del Consiglio dei Ministri. 

Mi è stato assicurato che entro domenica 3 maggio sarà disponibile il nuovo modello di autocertifcazione; e già da quello potremo trarre ulteriori indizi.

Il “liberi tutti” di pedalare a zonzo per la Regione al momento appare poco probabile. 

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COMMENTS

  • <cite class="fn">ginogino</cite>

    Ottimo, rimango in linea per gli aggiornamenti.

  • <cite class="fn">giulio troiano</cite>

    Io propongo un’altra soluzione. Alle 00.01 del 4 maggio esco in bici e vediamo che succede. No, non voglio spingere alla disobbedienza civile. Io non sono un giurista, non mi intendo di diritto. Credo però che l’intento del legislatore sia, come spesso accaduto in questi mesi, confondere le acque per evitare quel “tana libera tutti” che le istituzioni temono. Felice di leggerti. Ora vado al lavoro; in bici!

  • <cite class="fn">morescopiero</cite>

    Ma nel caso si sia tesserati con un ente della consulta cambia qualcosa nei riferimenti?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Piero, allo stato attuale essere un tesserato cambia nulla. Se poi il Coni indicherà e l’uscita è finalizzata all’allenamento in vista di gara riconosciuta, allora di fatto è come essere un professionista.
      Ma ci sono troppe variabili, bisognerà vedere chi e cosa il Coni indicherà e quali gare si potranno svolgere ecc ecc

      Fabio

      • <cite class="fn">Moresco</cite>

        Grazie Fabio. Lo chiedevo perché nel tuo articolo c’è un passaggio che mi lasciava intuire che per tale categoria di ciclisti ci fossero altre implicazioni. Del resto la tessera, almeno la FCI, viene rilasciata ai fini agonistici. Attendiamo fiduciosi.
        Un abbraccio

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Si Piero, ma conta nulla il rilascio a fini agonistii se poi le gare non ci sono…
          Hanno fermato i professionisti, proprio perché erano e sono state annullate le competizioni.
          La situazione dopo il 4 maggio sarà in continua evoluzione, in un senso o in un altro. Dovremo attendere.
          Credimi, se persino io trovo a faticare risposte vuol dire che stavolta il decreto è scritto proprio male.
          Dove altre testate abbiano preso l’ispirazione per titolare già dall’altro ieri sera “tutti in sella il 4 maggio” proprio non lo so.

          Fabio

          • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

            Ciao Antonio, in ogni stato democratico esiste il principio di libertà: tutto ciò che la legge non espressamente vieta, è permesso.
            Qui, per semplicità interpretativa e perché trattiamo un solo e marginale aspetto del decreto, ossia le “nostre” uscite in bici così come definite nel testo dell’articolo, possiamo operare una inversione del principio di libertà e concentrarci solo su ciò che qui interessa.
            Per esempio: non esiste esplicito divieto di andare nella seconda casa, purché nella stessa Regione. Ma poi subito arriva la precisazione che è vietato.
            Ecco, se da subito operiamo questa inversione del principio di libertà, allora anche la comprensione delle nostre necessità è più semplice.

            Fabio

  • <cite class="fn">anto67</cite>

    ciao Fabio articolo molto interessante…..attendo con ansia sviluppi…puoi spiegarmi intento il concetto che “ciò che non è espressamente permesso è vietato ?” grazie anticipatamente.

  • <cite class="fn">vinicio bonometto</cite>

    Mi chiedo e ti chiedo se ti sei fatto una idea del perché il Decreto sia scritto “male”. Perché è necessario aggiungere precisazioni su precisazioni, perché, come tu dici ha un linguaggio non tecnico ma “comune”. È giusto, anche questo lo dici tu, non polemizzare con l’Esecutivo, ma se puoi il lavoro diventa doppio, se non triplo perché non fare un “bel” lavoro subito? Alla luce dell’urgenza, un po’ venuta meno, e ancora cito te. Chi lo ha scritto? Il verduraio? L’idraulico? Perché non farlo scrivere da uno bravo? O lo si è fatto apposta per mantenere alta l’attenzione su se stessi, per continuare a parlare sempre delle stesse cose usando volutamente parole diverse? Insomma i dubbi sulla buona fede governativa te li fanno venire…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Oibò Vinicio, che mi sia fatto o meno una idea non ha importanza qui, in questo articolo.
      Preferisco tenermi solo sull’aspetto tecnico.

      Fabio

  • <cite class="fn">Bob Honey R.M.</cite>

    “Tutto ciò che non è espressamente permesso è vietato” oppure “Tutto chà che non è espressamente vietato è permesso”. Perchè hai scelto la prima versione ? grazie. Roberto

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao, come già spiegato a Vinicio, è una inversione dettata dalla praticità. Possibile perché nel contesto di un decreto molto ampio e rivolto essenzialmente alla ripresa delle attività produttive il nostro andare in bici è marginale. Quindi solo per le poche righe che ci riguardano, aiuta a non farsi illusioni.
      E sarà più bello dopo scoprire che sono stato smentito…

      Fabio

  • <cite class="fn">Stefano Storoni</cite>

    Ieri la regione Lombardia ha rinnovato fino al 17/5 l’ordinanza con cui si rende obbligatorio l’uso della mascherina, o altro indumento a copertura di naso e bocca, “ogniqualvolta ci si rechi fuori dall’abitazione”. Qualcuno di voi ha mai provato ad andare in bici con la mascherina? Io no, ma penso che mi verrebbe l’affanno dopo poche centinaia di metri…

    • <cite class="fn">morescopiero</cite>

      Ciao Stefano. Io nel Veneto lo sto facendo da due giorni nell’ambito del mio comune come permesso dal governatore Zaia. Se nomn vai alla canna del gas con mascherina chirurgica non è un gran problema. Tieni conto che quando sei da solo magari in mezzo alla campagna puoi scoprire anche il naso.

      • <cite class="fn">Stefano Storoni</cite>

        Grazie per le indicazioni. In attesa che il governo chiarisca cosa si può fare e cosa no, sto pensando di provare a usare uno scaldacollo traspirante, di quelli tubolari, la normativa regionale non lo vieta. Serve a proteggere dal contagio? Assolutamente no, ma se sta bene al governatore sta bene anche a me.

  • <cite class="fn">maria naddeo</cite>

    IL NUOVO DECRETO CAMPANO per noi ciclisti è terrificante…

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