Officina, gli errori da evitare

Tempo di lettura: 7 minuti

Svolgere la manutenzione della nostra bici è un gesto d’amore per la propria compagna a pedali.

Non facile modo per risparmiare. Chi si avvicina alla meccanica col solo pensiero di non voler pagare un tecnico specializzato, difficilmente avrà successo. E quel poco che farà, lo farà sempre nel modo sbagliato. 

Perché serve studiare, acquisire esperienza, spendere spesso in utensili ben più di quanto ci costerebbe l’intervento in officina. 

Quando affidiamo la bici ad un meccanico esperto ed onesto, perché esistono, non paghiamo solo il tempo che impiega per il lavoro concordato: paghiamo anche il tempo che impiega per studiare, aggiornarsi, dotarsi della migliore attrezzatura.

Ma questo non significa che ci sia precluso diventare bravi, tutto dipende da noi, dalla nostra buona volontà e dalla consapevolezza che servono attrezzature e la giusta “filosofia”.

Spesso un lavoro di pochi minuti si traduce in ore se non giorni senza risultati. Perché troppi impugnano prima gli attrezzi, magari pure scadenti, e poi, a danno fatto, cercano informazioni. O procedono per tentativi, fidando nella propria capacità. Che però, fidatevi, non esiste: nessuno nasce con la conoscenza in tasca. Ne ho visti di sfaceli fatti da meccanici amatoriali improvvisati, spesso porvi rimedio è quasi impossibile perché hanno irrimediabilmente danneggiato il componente che credevano di poter aggiustare. Così come tanti danni sono figli di attrezzi non adatti, in genere usati da quelli che mettono le mani sulla bici al solo scopo di risparmiare.

Ormai le bici, anche quelle sotto i mille euro, hanno perso molto della loro originaria semplicità.

Freni a disco idraulici, cambi con frizione, forcelle ammortizzate, movimenti press fit e così via: tutte cose che richiedono cure, non difficili ma senza la giusta conoscenza e i giusti attrezzi impossibile far bene.

E, purtroppo, anche chi è ben disposto a studiare prima di impugnare gli attrezzi, troppo spesso si imbatte a sua insaputa in istruzioni trovate in rete che sono sbagliate; la scorsa settimana cercavo alcuni video per una operazione di manutenzione al cambio, volevo capire, io che coi video sono proprio alle prime armi, che tipo di inquadrature usare visto che si tratta di lavorare su componenti assai piccini. Arrivato al punto che mi interessava sento il (seguitissimo) autore affermare che lì non bisogna mai mettere grasso. Sono saltato dalla sedia, ho chiamato un meccanico in casa madre e chiesto se fosse cambiato qualcosa, i manuali ufficiali riportano la procedura con il grasso. No, cambiato nulla, la sua risposta, quel video è sbagliato come tanti altri ma noi possiamo farci nulla; tu fai il lavoro nel modo giusto, anzi, ora ti do una dritta…

Pubblico questa articolo nella sezione Officina del blog anche se più che tecnici i consigli che leggeremo (che spero leggerete) sono semplice buon senso; un buon senso unito all’esperienza maturata in tanti anni, anni in cui anche io sono incorso in molti errori.

Il vantaggio è che non li racconto, così voi non sapete che la sciocchezza l’ho fatta pure io…

Preferisco non inserire in questa chiacchierata i dettagli tecnici, negli articoli dedicati spiego sempre il perché di una certa manovra e anche quelle da evitare per non commettere errori, quindi lì trovate già tutto.

Senza entrare troppo nel specifico, spero di rivolgermi a chi decide di impugnare gli attrezzi per affetto verso la propria bici, consapevole che però da solo non basta e serve prima organizzare la mente, diciamo così.

Con una stella polare a guidarci: curare la nostra bici deve essere per noi un piacere, non fonte di stress. Se non ci piace, pedaliamo e basta.

Nessuno è meno ciclista perché non sa regolare un cambio.

E chi sostiene il contrario, se anche a qualcuno potesse interessare dargli ascolto, è quasi certamente uno di quelli che infilza tutti gli errori che andremo a leggere. 

Voltiamo pagina.


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COMMENTS

  • <cite class="fn">Stefano</cite>

    Ottimo. A me fare manutenzione e riparare la bici ha fatto un altro effetto, ovvero scoprire la complessità di piccole cose che prima ignoravo. Smontare e rimontare i mozzi della bici di mia madre, mi ha fatto scoprire quel gioco di piccole sfere che scorrono nelle piste e tenute in sede dai coni, e adesso sono più consapevole del miracolo che compie quella parte della bicicletta: ogni volta che andiamo in una buca, ogni volta che l’asfalto è “sgarrupato”, ogni volta che un ragazzo solleva la ruota anteriore per fare una “levata” e poi ci ricade sopra pesantemente, i mozzi sono sottoposti a forze enormi e vi si scarica tutto il nostro peso, ed è incredibile quanti giri e quanti km possano fare senza mai dare problemi.
    Stessa cosa per la ruota libera: sapere che tutta la forza che imprimiamo sul pedale, magari salendoci con il nostro peso, e poi questa forza trasmessa dalla catena alla ruota libera alla fine è scaricata su una piccola tacchetta di metallo che c’è dentro la ruota libera, guidata da una molla minuscola, e fa sì che la ruota giri a vuoto in una direzione ma non nell’altra… non so, guardatevi un video di come è fatta internamente una ruota libera, e poi sarà impossibile non pensarci mentre state pedalando 🙂

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