Nuovo progetto bici gravel

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Sta prendendo forma in questi giorni un nuovo progetto editoriale: il test della trasmissione gravel Shimano 2x12v Di2 a cui si accompagnano le ruote WH-880.

Un progetto che ha richiesto l’arrivo di un nuovo telaio, il Trek Checkpoint ALR non mi consente l’installazione “pulita” del Di2.

Ha trascorso diverse settimane a scegliere un telaio adatto, perché lo scopo è poi trovarsi una valida bici per tutti i test dedicati al mondo gravel.

Quindi le mie preferenze, i miei gusti, non contano. Scegliere un telaio destinato a sobbarcarsi il lavoro delle tante recensioni significa valutare opzioni e parametri che nulla hanno a che vedere con cosa piace o non piace.

Sulle tante liste e schede tecniche quello che puntualmente finiva in cima era sempre lo stesso: Trek Checkpoint SL.

Si, la versione in composito, risultata vittoriosa per tante ragioni.

Un telaio che conosco bene, ho recensito la Checkpoint SL un paio di anni fa, ricavandone ottime impressioni.

Perché è quella che posso definire una gravel classica, neutra. Veloce in qualunque ambiente, comoda, capace di cambiare carattere a seconda dell’allestimento, che per me riveste grande importanza: significa che “sente” le modifiche, mi permette cioè di isolare il componente in prova.

Ma non è l’unica voce di cui dovevo tener conto.

In ordine sparso.

Passaggio gomme; fino a 700×50, quindi ampio a sufficienza per coprire i test di copertoncini perché molto produttori presentano coperture oversize per gli amanti del bikepacking.

Tubo reggisella tondo da 27,2; standard classico, nessuna forma proprietaria, altrimenti testare un reggisella ammortizzato o telescopico di altre marche diventa impossibile.

Reggisella capace di accogliere sia i classici 7×7 che gli oversize in carbonio; o comunque con adattatori disponibili, così da non doverlo sostituire in caso di test selle. 

Passaggio cavi non integrato in stem e piega; significa per me poter cambiare piega e attacco a seconda di cosa ho da testare, senza essere obbligato alla scelta unica operata dal produttore.

Attacchi in quantità; perché test di portapacchi, borse, anche da bikepacking sono settore che tratto e mi serve avere ampia possibilità di montaggio.

Batteria Di2 alloggiata nell’obliquo; Trek usa da tempo un supporto batteria alloggiato all’interno del tubo obliquo a cui si accede dal pratico sportellino che cela la borsa attrezzi. Per un ciclista “normale” non fa gran differenza, per le mie esigenze significa invece avere il reggisella libero, quindi se decido di testare un telescopico o un reggisella ammortizzato non compatibile con la batteria Di2 posso farlo tranquillamente.

Movimento centrale filettato; non per una sua intrinseca superiorità tecnica rispetto al Press-Fit ma sempre per mia esigenza. Un PF ogni volta che lo smonti, vista la tecnica richiesta, corri il rischio di danneggiarlo; non ha importanza se devi sostituirlo ma se invece, come nel mio caso, ho necessità di rimuoverlo per installare altra trasmissione per i test, la calotta filettata è più pratica e, se lavori bene, non teme danni.

Compatibile mono e doppia corona; sempre più frequenti in ambito gravel eccellenti telai che però non possono montare la doppia. Un limite per me perché significa precludermi i test di trasmissioni a doppia corona.

Compatibile trasmissioni elettroniche e meccaniche; stessi motivi appena esposti.

Terzo attacco portaborraccia; più di un produttore di questo accessorio obbligatorio sta mettendo a punto dei portaborraccia studiati per sopportare al meglio lo stress della finta borraccia piena di attrezzi e piazzata, di solito, sotto l’obliquo. Ne ho già recensiti un paio, credo continuerò ad occuparmene e comunque è bene essere pronti.

Oltre ovviamente l’avere il telaio tutti gli standard moderni, dal perno passante ai freni FM.

Non nascondo che se avesse avuto pure il passaggio tubi freno esterno sarebbe stato perfetto. Anche qui come per il movimento: non per migliore o peggiore soluzione tecnica ma solo per praticità. Significa, anzi, avrebbe significato, poter rimuovere tutto senza dover scollegare l’impianto, con ovvio risparmio di tempo.

Quindi come vedete la scelta non è dettata da presunti o presumibili vantaggi tecnici di alcune soluzioni né da mie preferenza personali come ciclista.

La scelta risponde alle esigenze del blog, ossia avere una bici adatta a gestire i test e con ampia possibilità di accettare montaggi diversi.

Spesso chi passa da qui in redazione/officina o mi contatta mi chiede “si, ma tu perché hai preso questa bici?”. 

Ora credo sia più chiaro che cosa piace o interessa me non conta, il blog è una cosa diversa e ha le sue necessità, e non sono le stesse del ciclista che, beato lui, pedala e basta.

Quando lo vedremo allestito? Credo subito dopo Natale, le prossime due settimane sono altrimenti impegnato e poiché penso di ricavare anche alcuni video e articoli del montaggio, preferisco farlo quando potrò dedicarmici al meglio.

Al solito c’è la versione video a questo link diretto, oppure miniatura in basso.

Buone pedalate, pure per me…

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