Non folli: criminali

Tempo di lettura: 2 minuti

Lanciano acqua contro un ciclista e poi lo pestano a sangue.

Riporto la notizia, integrale, ripresa dal sito Milano Today, a firma Carmine Ranieri Guarino.

I tre ragazzi che bagnano un ciclista, poi lo massacrano di botte e quasi lo ammazzano

La follia mercoledì mattina ad Abbiategrasso. Arrestati due 19enni e un 21enne

Gli hanno gettato dell’acqua addosso dal finestrino, senza nessun motivo. Poi, quando lui ha chiesto spiegazioni, lo hanno pestato a sangue e lasciato sull’asfalto per poi cercare, inutilmente, di fuggire. Tre ragazzi – due 19enni e un 21enne, tutti italiani residenti tra Vermezzo e Magenta – sono stati arrestati mercoledì mattina ad Abbiategrasso con le accuse, pesantissime, di tentato omicidio in concorso, danneggiamento, minacce e porto abusivo di oggetti atti ad offendere.

A fare i conti con la loro furia è stato un ciclista – un italiano di 52 anni che lavora come tassista – che ha avuto la sfortuna di trovarli sulla propria strada. Stando a quanto ricostruito dai militari, verso le 12.30, il 52enne avrebbe incrociato i tre all’angolo tra via Dante e via Ada Negri. Il gruppetto, che era a bordo di una Yaris guidata da uno dei 19enni, avrebbe lanciato dell’acqua dal finestrino bagnando volontariamente il ciclista e si sarebbe allontanato.

Al semaforo, rosso, il tassista ha raggiunto la macchina dei giovani e ne è nata una discussione, immediatamente sfociata in violenza. I tre ragazzi hanno massacrato di botte l’uomo in bici e uno di loro, il 21enne, lo ha colpito più volte con una chiave svita bulloni. Dopo avergli anche spaccato la bicicletta, i tre si sono allontanati ma sono stati immediatamente bloccati dai carabinieri, allertati da alcuni testimoni. Nell’auto dei giovani è stato trovato ancora l’attrezzo utilizzato per il pestaggio, evidentemente sporco di sangue.

Il ciclista è stato invece trasportato d’urgenza al pronto soccorso del Fornaroli di Magenta, dove i medici gli hanno riscontrato ferite lacerocontuse al volto, uno pneumotorace e fratture alle costole destre. La prognosi è ancora riservata, anche se il 52enne non dovrebbe essere più in pericolo di vita. I dottori hanno certificato che i colpi che ha ricevuto potevano essere letali.

Il sommario usa il termine follia.

No, non sono d’accordo: non è follia ma istinto puramente criminale.

E non voglio nemmeno generalizzare o star lì con la solita solfa che i ragazzi di oggi non hanno valori, etica, educazione.

Esistono, sono sempre esistiti e sempre esisteranno criminali, delinquenti, ignoranti. In ogni fascia d’età, in ogni generazione.

Quello che mi colpisce, oltre la pura, vuota cattiveria, è il bersaglio.

Non è un caso se sia un ciclista, da tempo simili gesti vedono vittime i raider, i fattorini in bici.

I criminali sono stupidi e vigliacchi, se fossero intelligenti e coraggiosi non sarebbero criminali.

I vigliacchi sfogano la propria mediocrità contro coloro che ritengono deboli, mostrandosi servili coi forti.

Ma perché i ciclisti sono visti deboli? Perché sono così spesso oggetto di vere campagne d’odio?

C’è chi invoca di investirne uno per educarne cento e, finalmente, una Procura decide di muoversi e un Tribunale di condannare.

C’è chi investe di proposito perché quel ciclista in quel momento gli rallentava la corsa in auto.

C’è chi riduce in fin di vita un ciclista per il solo fatto di essere in bici.

Un modo di comportarsi, ché non posso definirlo pensiero vista l’assoluta mancanza di attività intellettuale, che scaturisce da una visione del ciclista come fallito, povero disgraziato che fatica sui pedali invece di scorrazzare su auto e moto potenti.

E mi spiace vedere molti motociclisti pensarla così, io che da quel mondo vengo e che vedo tanti ciclisti appassionati delle due ruote a motore e viceversa.

Questo perché, dico sempre, non conta cosa guidi ma chi sei.

Se sei un criminale, un vigliacco, un mediocre, lo sarai sempre. Non ci sarà Suv o megamoto a far di te una persona migliore.

Nullità sei, nullità morirai.

Ma una nullità capace di far danni, danni gravi.

Nullità che sfogano le proprie frustrazioni alla tastiera, coraggiosi a parole sui social, pusillanimi nella vita reale.

Nullità che credono di poter fare quello che vogliono invocando la loro libertà, violata da complotti, poteri forti, alieni ma schiavi della loro stessa inconsistenza.

L’episodio criminale raccontato nell’articolo è rubricato come tentato omicidio. Ci sarà un processo, una quasi sicura condanna.

E’ un episodio reale, a cui hanno assistito testimoni.

Ma quanti episodi virtuali avvengono ogni giorno, senza che ci siano indagini, processi, condanne?

Episodi quasi altrettanto gravi, perché fomentano il clima d’odio.

E’ arrivato il momento che il Legislatore intervenga, che sia reso chiaro come nessuno può offendere, minacciare, mentire impunemente nascondendosi dietro un monitor.

Invocando poi la libertà di espressione.

No, non siete liberi di essere criminali; al massimo liberi di essere stupidi e di questo siete già condannati a vita da soli.

 

COMMENTS

  • <cite class="fn">Fiorenzo</cite>

    “Ci sarà un processo, una quasi sicura condanna.”

    Sicuro?
    Mio nonno diceva che con l’ottimismo – : Nun se magna!
    Vedo una grassissima tendenza all’ipergarantismo, processi lunghi in cui l’unico certo condannato è la vittima che dovrà attendere un verdetto che pur nella giustezza, sarà svilito e rimandato in balia di avvocati cavillomani e giurie oberate da ricorsi.
    Come una palla di neve, un processo di soggetti con aggettivi lampanti, man mano diventa una valanga inarrestabile di burocrazia che ha il solo scopo di procrastinare che alla fine si scioglie in una sanzione amministrativa di dubbio valore e fumosa certezza.

    Hammurabi docet .

    Fiorenzo.

  • <cite class="fn">alfaluna</cite>

    Che bestie, lasciatemelo dire.
    Abbiategrasso il paese di mia moglie, la bella e borghese cittadina vicino al Ticino….
    Quante volte ho fatto anch’io a piedi o in bici via Dante, poteva toccare a me per fato

    Sono e sono stato ciclista, motociclista e automobilista, automobilista di quelle belle auto sportive che hanno voglia di divorare velocemente la strada, ma proprio perché appartengo o sono appartenuto a tutte le tre categorie capisco i pericoli che si possono incontrare per strada e dunque so e porto rispetto e prudenza per tutti. Per esperienza cerco sempre di non mettermi in strada quando sono nervoso e stressato, potrei far guai…..
    Però a onor del vero ( a meno di stare in un gruppo di sfegatatati agonisti) la bici è l’unico mezzo che mi aiuta a rilassarmi e a ritrovare benessere psicofisico

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      “Quante volte ho fatto anch’io a piedi o in bici via Dante, poteva toccare a me per fato”
      No, non per fato, per volontà umana.

      Fabio

    • <cite class="fn">Ciclista Sdraiato</cite>

      Senza andare così lontano:
      https://www.milanotoday.it/video/malnate-ciclista-investito-auto.html

      Anche in questo articolo si parla di “gesto folle”, e anch’io ho pensato che non si trattasse di una più o meno estemporanea follia, ma di un criminale desiderio di farla pagare a una persona che secondo quel delinquente non avrebbe dovuto trovarsi lì, a permettersi di intralciare il cammino (o per meglio dire, la corsa) di quest’uomo probo che lavora e paga le tasse. Sì, perché nel pensiero di molti motorizzati come quello, chi va in bici è solo un perditempo (magari sovversivo di chissà quale ordine naturale delle cose) che fa perdere tempo e a cui va data una bella lezione

      Una persona che (s)ragiona così, secondo me non ha i requisiti psichici per portare a spasso un mezzo che ormai raggiunge con facilità velocità elevate e supera abbondantemente la tonnellata di peso. Non dovrebbero dargli nemmeno un triciclo

  • <cite class="fn">Michele Bernardi</cite>

    Vivo in Svizzera tedesca da più di venti anni e, pur provenendo dall’Italia e avendoci vissuto 34 anni, ormai, ogni volta che ci torno, inevitabilmente il mio sguardo è quello di colui che “vede” dove i comportamenti sui generis presenti negli utenti delle strade italiane si differenziano da quelli che ormai compongono la mia realtà quotidiana del ciclista che pratica quasi ogni giorno dell’anno in qualsiasi condizione meteorologica mi vengo a trovare (tra la gravel e la bici di città supero sicuramente i 10’000 km/anno). Anche qui in Svizzera, come presumo dappertutto, esistono persone incapaci di immedesimarsi con coloro che sono più vulnerabili al rischio del traffico e, in particolare, un buon 60% di centauri che investono fior di soldi con l’unico scopo di percorrere le strade dei passi alpini credendosi su un circuito competitivo. Ma quello che mi impressionò particolarmente in Italia (parlo, per esempio, della mia partecipazione a due edizioni della Varese Van Vlaanderen) fu l’assurda impossibilità di molti automobilisti italiani di accettare il rallentamento imposto dalla sicurezza nei casi in cui incrociavano o superavano dei ciclisti. Spessissimo, le auto non rallentavano e anzi proseguivano a velocità elevata quando il semplice buonsenso avrebbe consigliato un comportamento molto più prudente. O, ancora, dimostravano un’intolleranza aggressiva alla prudenza dimostrata da altri come fu il caso di una volta dove una strada in salita stretta e con molte curve sconsigliava dei sorpassi azzardati. Una vettura tedesca accettò di buon grado di perdere quei 4/5 minuti fino a quando avrebbe avuto l’occasione propizia per superare senza rischio i ciclisti ma, dietro a questa auto, la piccola coda che si formò cominciò a suonare i clacson con un’aggressività da bestia ferita. Da allora, ogni volta che mi trovo in Italia con la bicicletta so che si è in balia di una fetta di popolazione assolutamente irresponsabile e pericolosa e cerco di applicare i dovuti accorgimenti difensivi minimi per non diventare vittima della loro miseria umana.
    Michele

  • <cite class="fn">Michele Bernardi</cite>

    Stranamente, mentre scrivevo il mio precedente commento, un altro sito dedicato alle due ruote prendeva posizione sul problema della sicurezza stradale dei ciclisti, mostrando un video raccapricciante (https://www.bicidastrada.it/italia-non-e-un-paese-per-bici/?_se=aW4uYmljaS5vdm9AZ21haWwuY29t) che, non è escluso, potrebbe essere stato ripreso nella medesima strada di cui raccontavo la vicenda dell’intolleranza alla prudenza. Penso che su questo tema non bisognerebbe mai abbassare la guardia e non rassegnarsi, banalizzandolo, all’inevitabilità dei casi frequenti.
    Michele

Rispondi a Fiorenzo Annulla risposta