Nastrare la piega da corsa

Tempo di lettura: 5 minuti

La nastratura della piega è probabilmente la prima operazione dopo gonfiare una ruota e riparare una foratura che ogni ciclista impara. Il nastro è sottoposto a usura, si rovina col tempo o semplicemente si decide di dare una nuova nota di colore alla bici o montarne uno più confortevole. Poiché appare una operazione alla portata di chiunque (e lo è) si parte spavaldi, tanto “…si tratta di girare un nastro intorno a un tubo, che sarà mai!”.

A lavoro ultimato lo sguardo cade sulla piega appena nastrata e il risultato non è quello sperato. Perché? Perché ogni intervento sulla bici non è difficile ma qualche accorgimento ci vuole per ottenere il giusto effetto finale.

E su una bici da corsa, spoglia di qualunque accessorio non sia strettamente indispensabile alla pedalata, un nastro manubrio del giusto colore e ben messo contribuirà in maniera notevole all’estetica complessiva della bici.

La scelta di colori e materiali è vasta, tra nastri monocromatici o imbellettati da scritte o bicolori, da quelli morbidi in cork a quelli in microfibra, da quelli con un inserto in gel per attutire le vibrazioni a quelli in nobile pellame o in sottile cotone, per abbigliare le vecchie signore; impossibile non trovare quello che si adatta alla nostra bici e alle nostre preferenza.

La mia scelta è per quelli in microfibra, forati. Mi ci trovo meglio, posso tenderli bene senza patemi di rotture (facile invece avvenga con quelli in cork economici) in modo da non ampliare la circonferenza della piega con l’effetto “salsicciotto” che non amo.

Il colore lo abbino alla sella, sempre. Ma sono preferenze personali, ognuno libero di seguire il proprio estro.

Non monto quello in pelle sulla bici da corsa perché non mi piace l’effetto finale su una bici sportiva. Su Elessar invece uso con soddisfazione un Brooks che sta scurendosi in sincrono con la sella, con quell’aria vissuta che solo il cuoio sa donare.

Abbiamo il nastro, vogliamo montarlo ed è la nostra prima volta: come fare per ottenere un buon risultato? Con pazienza, prove e seguendo qualche suggerimento.

La tecnica non è difficile, complicato spiegarla. Un video sarebbe meglio, dovete accontentarvi delle immagini. E poiché per nastrare si usano tutte e due le mani e per fotografare almeno una, avendo io solo due mani il risultato grafico non è dei migliori. Cercherò di sopperire col testo.

Un consiglio; non partite da subito a nastrare, fate qualche prova senza rimuovere la striscia di protezione dell’adesivo. Vi impratichite e non rovinate il nastro con continui attacca e stacca. Che con i nastri in microfibra non produce danni evidenti, con quelli in cork si.

Posizioniamoci al nastro di partenza e avviamo le operazioni. Squalliduccio come giochino di parole eh? Vabbè.

Aperta la confezione di questo nastro manubrio Fizik ecco cosa troveremo.

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Ossia due nastri, due tappi, due pezzette per i comandi (celate all’interno dei rotoli o a parte) e due adesivi per la chiusura. Buttate gli adesivi per la chiusura, l’effetto finale è orribile.

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Non occorrono attrezzi, solo una forbice ben affilata e del nastro telato per la chiusura. Tanti, quasi tutti usano quello da elettricista. Io no, mai amato. Preferisco un nastro in tela molto tenace, caruccio da vedere e da acquistare ma sapete che ho la fisima dei dettagli.

Come vedete il nastro dietro reca una striscia adesiva protetta da un nastro. Rimuovetelo, pure tutto se volete.

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Breve inciso: la tecnica di nastratura non è unica, variazioni sul tema ce ne sono. La più importante è la divisione tra chi nastra partendo dalla fine della piega e chi invece dalla zona attacco manubrio. E tra chi pratica l’incrocio ai comandi e chi ricorre alle pezzette.

Io parto dalla fine, uso l’incrocio (tranne col nastro in cuoio, troppo spesso) ed è questa la tecnica che vedremo.

Posizioniamo il nastro con l’adesivo a filo della parte finale della piega, in modo ne sporga solo una minima parte; che sarà sufficiente a garantire presa al tappo di chiusura quando avremo terminato e non creerà antiestetici rigonfiamenti.

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Nelle immagini lavoriamo sul lato destro della piega; è importante seguire il giusto verso, che sarà quello determinato dal nastro posizionato all’interno da avvolgere in senso antiorario. In realtà possiamo partire col nastro come ci pare, qui è all’interno perché è più facile mostrare la procedura. Quello che non dobbiamo sbagliare è il verso di avvolgimento.

Non è una questione puramente estetica ma funzionale. Sia in presa bassa che in presa alta con le mani “agiamo” sul nastro. Seguendo una specifica rotazione nel coprire la piega le mani con il loro impercettibile ma naturale movimento lo serreranno ancor più. Se invertiamo invece lo renderanno cedevole.

Tento con una improbabile rappresentazione grafica: la freccia indica il verso di avvolgimento.

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Con il pollice teniamo ben saldo il nastro sulla piega, con l’altra mano tendiamo decisi e iniziamo a ricoprire.

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Riprovo con una immagine migliore a mostrare il verso.

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E disegno anche una freccia: insomma, penso ormai sia chiaro. Però siccome chi ben comincia è a metà dell’opera, meglio partire subito col piede giusto in modo che la ciambella ci venga col buco. Una crisi passeggera di luoghi comuni, scusate.

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Per avere uguale distanza delle spire possiamo aiutarci con i fori, se forati ovvio, oppure con segni grafici se presenti. Se il nastro è liscio e privo di ogni riferimento, ci vuole occhio.

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Nell’immagine in alto, sfocatella, come vedete sto rispettando la distanza di tre fori liberi, a vista. La parte bassa è quella solitamente meno impiegata, quindi tendo a distanziare al massimo le spire; salendo in presa alta invece accorcio la distanza a due soli fori, in modo da avere maggiore spessore e quindi migliore comfort.

Arriviamo a un giro di distanza dai comandi e fermiamoci a controllare il lavoro.

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Si, può andare. Come potete notare nell’immagine in alto, più ci si avvicina ai comandi più la distanza delle spire non è simmetrica. Non è un errore, è la naturale conseguenza della curvatura del manubrio. Per questo qui è importante tendere bene e verificare che non si crei qualche piega nella zona anteriore, quella che nell’immagine è fermata da indice e medio. Se c’è la bolla, staccare e tendere. Tendendo leggermente verso l’alto è più facile far sparire la grinza.

Diamo un altro giro e arriviamo sotto il comando; prima però solleviamo il copricomando. Questi copricomandi, sono moderne leve integrate; quelli old style richiedono una diversa procedura, che vedremo quando avrò una bici adatta tra le mani.

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A questo punto dobbiamo decidere che fare: incrociare o ricorrere alla pezzetta?

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Se decidiamo per la pezzetta, posizioniamola a coprire la fascetta dei comandi.

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Qui in foto (poco chiara) è solo poggiata. Deve essere tagliata a misura, se non si attacca col suo adesivo possiamo usare del nastro biadesivo. Ferma in sede significa continuare il lavoro con più agio.

Pezzetta in posizione continuiamo a vestire la piega sulla parte alta, prestando massima cura che il nastro sia avvolto secondo la giusta direzione. Si, ma quale? Quella che porta il nastro a essere avvolto, guardando la piega di lato, in senso antiorario.

Per capirci, immaginate di essere alla guida di una moto: la direzione è la stessa di quando ruotiamo la manopola dell’acceleratore. E non ho scelto il paragone a caso, perché ricalca il movimento che compiono le mani quando sono in presa alta. Quindi nastrando secondo questa direzione, con le mani durante la pedalata non c’è pericolo lo allentiamo, anzi.

Le foto lo spiegheranno meglio, ma le vedremo più avanti. Adesso torniamo all’altezza comandi e decidiamo di rinunciare alle pezzette per sposare la tecnica dell’incrocio.

Che non è sempre possibile, dipende dal nastro e dai comandi. Con quelli in cuoio ho già detto non viene molto bene, richiede una tensione del nastro difficile da dare se si vuole ottenere un buon risultato. Alcuni comandi presentano la zona di contatto con la piega molto estesa, costringendo a troppi giri per raggiungere la piena copertura col risultato che si crea un tale bozzo dietro i comandi che è meglio ricorrere alle pezzette.

Quindi, nel dubbio, sempre meglio una prova.

Vediamo allora come eseguire l’incrocio; userò in alcuni casi la stessa immagine più volte. Sia nuda che con una freccia a indicare la direzione. La tecnica è molto più semplice di quel che sembra, la vera difficoltà è scriverne.

Ci portiamo col nastro al limite del comando.

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Compiamo un primo mezzo giro passando sul lato interno del comando. La linea tratteggiata, nelle mie intenzioni, simboleggia il passaggio del nastro al di là della piega.

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Vediamo se da qui è più chiaro, col movimento già eseguito.

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Adesso facciamo riscendere il nastro coprendo la parte finale del comando, dal lato più vicino alla piega, con metà della larghezza del nastro. Misura che va bene per quasi tutti i comandi; comunque è da valutare caso per caso.

2299 Nastrare piega da corsa 14

La direzione in discesa dovrà essere quella che consente di infilare il nastro tra la piega e leva.

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Continuiamo ad avvolgere, passando il nastro tra leva e piega, riportandolo quindi verso di noi, perché adesso dovremo eseguire un nuovo giro intorno la piega in modo da posizionare il nastro per il giusto verso di avvolgimento.

Prestiamo molta attenzione in questo passaggio per evitare che durante la discesa il nastro lasci qualche spicchio di manubrio a vista.

Tendiamo bene e avvolgiamo per un altro mezzo giro, sempre tenendoci dietro la curva e riportando nuovamente il nastro tra piega e comando. Questo passaggio è importante sia per coprire bene la piega e sia per ritrovarci poi il nastro giustamente direzionato per l’avvolgimento della parte alta.

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Adesso dobbiamo portarci su il nastro per poterlo salire a coprire la parte alta.

Passiamolo intorno la curva, dietro il comando.

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E da qui in poi è una passeggiata; basta tenderlo verso l’alto e proseguire a nastrare la parte alta della piega, usando come riferimento il giro di nastro già presente.

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Come vedete, la parte bianca è quella interna del nastro (non la striscia bianca sulla piega, quello è il nastro per tenere la guaina) e si trova in posizione per essere avvolta in spirale secondo il verso “dell’acceleratore”, a usare l’esempio di prima.

Prima di passare alla descrizione della fase successiva, una immagine dell’incrocio completo dietro al comando.

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L’incrocio è terminato, passiamo a coprire la parte alta, su questo tratto ho detto preferisco avvicinare le spire, per avere maggiore comfort. Il riferimento sono sempre i fori a vista, stavolta due e non tre.

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Copriamo il manubrio fin dove ci aggrada; a me piace lasciare una porzione scoperta in prossimità dell’attacco, tanto lì le mani non poggiano, che è solitamente lo spazio ricoperto dalle grafiche della piega.

Avvolto fin dove vogliamo si presenta un problema, non funzionale ma estetico.

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Quel tratto finale di nastro è inguardabile, una volta chiuso col nastro determinerà un anello in rilievo ed è la cosa che più detesto quando la vedo.

Ma possiamo porvi facilmente rimedio, basta avere le forbici.

Svolgiamo un paio di spire di nastro e tagliamo uno spicchio secondo la direzione di avvolgimento.

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Il taglio in foto è il primo, di prova. Meglio partire parsimoniosi, avvolgere, vedere che effetto fa e poi correggere con un altro taglio più generoso o di rifinitura. Perché il taglio è definitivo, se lo sbagliamo per eccesso non possiamo tornare indietro.

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Scelta la misura giusta di taglio riavvolgiamo in nastro.

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La differenza è netta, molto più pulita la zona e senza fastidiosi spessori.

Un paio di giri di nastro telato (nello stesso verso delle spirali), passato a filo col nastro e tagliato in modo che la parte finale sia sotto la piega e non a vista, e questo il risultato.

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Un ultima inquadratura per apprezzare il profilo della piega Salsa Cowbell 2.

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La pubblicazione di questo articolo elimina l’effetto sorpresa del rifacimento parziale della Surly. Ma piove, impossibile uscire a provarla e ne ho profittato per scrivere del nastro.

Alcune note in chiusura.

La nastratura dei comandi vecchio stile richiede una procedura differente, perché alzare i copricomandi significa rovinarli. Ne parlerò quando nastrerò la mia Peugeot Anjou che adesso è in totale rifacimento ma ci vorrà tempo.

Un suggerimento per aumentare il comfort senza spendere denari e senza ispessire troppo la piega. Prima di nastrare inserisco degli inserti per lungo, quindi non avvolti intorno la piega, di nastro manubrio in cork, molto morbido. Li fisso nelle zone più importanti, ossia sulla parte alta della piega, sulla parte finale e immediatamente dietro i comandi. In pratica è come nastrare due volte un manubrio ma senza l’orribile effetto collaterale dell’effetto “salsicciotto”. Per chi vuole esistono in commercio dei kit di inserti in gel, già formati. Sono efficaci, però tendono a distruggersi a ogni cambio nastro. E siccome il nastro lo cambio spesso, in media due volte l’anno, la spesa è eccessiva.

Come scritto sopra la tecnica dell’incrocio non garantisce buoni risultati coi nastri in cuoio. Prima di installarlo consiglio di dare al nastro un passata di grasso specifico, ché lo ammorbidisce abbastanza, rendendo decisamente più agevole la posa. Certo, bisogna aspettare che il cuoio assorba bene il grasso prima di montarlo, a volte un paio di giorni. Però il nastro è destinato a rimanere su quella piega anni, non i sei mesi soliti di un nastro qualunque. La riuscita del lavoro vale il tempo impiegato.

Se vi trovaste nella necessità di fare delle prove e volete evitare che il nastro si attacchi alla piega, perché quello acquistato è privo della striscia a protezione dell’adesivo (ce ne sono), la soluzione ideale è una spruzzata di cera per i mobili sul manubrio. Il nastro non attecchisce, la cera non si attacca al nastro ed è tutto molto più semplice.

Non affidatevi per la tenuta all’adesivo; quello che conta sono tensione e giusta posa. bastano a tenere il nastro in sede se ben eseguiti, anche se l’adesivo è poco tenace.

La tecnica dell’incrocio può subire qualche variazione; alcuni comandi presentano la zona di contatto con la piega molto piccola, cosi è possibile saltare un giro di nastro.

Infine, questa non è l’unica tecnica per l’incrocio, indipendentemente dallo spessore del comando. E’ quella che uso io, con cui mi trovo bene e trovo comodo lo spessore aggiuntivo quando sono in presa bassa.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">gianluigi</cite>

    Ciao!
    Oltre a farti i soliti complimenti per la cura con cui scrivi e documenti i tuoi articoli, proprio dalle foto che hai pubblicato qui sopra mi sovviene di una piccola questione che provo a sottoporti. Vedo che qui ci sono montati dei comandi Arsis con i cavi comandi esterni, come gli (ottimi) Shimano Dura Ace 7800 che monto sulla mia Scapin. Vedo che tu hai lasciato le guaine abbastanza corte, mentre io le ho piuttosto abbondanti, tanto che si incrociano davanti al tubo sterzo nel curvare verso i registri sull’obliquo. Secondo te qual’è la misura giusta? Te lo chiedo perché ho dei problemi con il comando sx, che praticamente non faceva “presa” sul deragliatore, ma quando ho smontato tutto ho verificato cavo fa “click” regolarmente, quindi direi che il comando funziona. Prima di rimontare mi domandavo se la lunghezza della guaina non avesse qualche influenza sulla tensione del cavo stesso…

    • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

      Ciao Gianluigi, no, la lunghezza non influenza la tensione. Probabilmente hai solo un problema di regolazione, quale non so dirti a distanza. L’unica è sganciare il cavetto, posizionare il comando a riposo e ripartire da zero. Tutta la procedura la trovi sul blog.

      Anche io avrei voluto incrociare le guaine, ma non avevo lunghezza a sufficienza. Il kit usato è quello stradale di Jagwire e con la guaina fornita (un solo pezzo tanto che il proprietario ha dovuto acquistare un secondo kit sennò non ne avevo per il deragliatore) sono riuscito ad arrivare al cambio solo tenendomi stretto. Altri 20cm e potevo incrociare, mi sarebbe piaciuto di più come effetto estetico.

      Fabio

      • <cite class="fn">gianluigi</cite>

        Grazie Fabio!
        Riprovo con calma e adeguata scorta di cavi: prima o poi imparerò senza buttarne almeno un paio alla volta 🙂

        A presto e buona domenica
        gianluigi

        • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

          Perché scorta di cavi?
          Basta non tagliarlo finché si è raggiunta la corretta messa a punto e non serrare troppo la brugola di fissaggio durante le prove. Così il cavo non lo rovini.
          Io ne ho un paio che uso solo per le prove delle compatibilità (per esempio deragliatori mtb con leve strada) e li monto e smonto di continuo.
          E poi il taglio del cavo è scaramantico, solo dopo che la bici funziona perfettamente 🙂

          fabio

  • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

    Beh antos, e pensare che ogni volta che nastro una piega mi dico “ora faccio le foto per un articolo” e poi non le scatto mai, pensando che è argomento banale e conosciuto.
    Evidentemente mi sbagliavo; e hai ragione, una brutta nastratura mortifica tutta la bici.

    Fabio

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Grande Fabio, appena in tempo.
    Solo un paio di domande: Il nastro telato, hai scritto che va posizionato a filo del nastro manubrio, quindi non deve sporgere e aderire alla piega? Ho capito bene?
    Mo ha incuriosito molto l’applicazione del nastro aggiuntivo di imbottitura e stavo pensando di inserirlo. Mi chiedevo solo se ciò non comportasse il formarsi di antiestetiche “gobbe” riconoscibili a lavoro finito? Come mai non li hai messi sulla Surly (oppure semplicemente non le hai fotografate)?
    Grazie
    Daniele

    • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

      Ciao Daniele, come ti ho già detto il tempo lo hai, tanto prima che smette di nevicare… 🙂

      Se il nastro è ben posizionato e teso basta chiuderlo, senza bisogno di usare il nastro adesivo per assicurarlo pure alla piega; che tra l’altro fa pure un poco schifo da vedere.

      Il nastro aggiuntivo non c’è; né in foto né sulla Surly perché non ne avevo più da usare altrimenti lo avrei messo. Non crea bozzi, il trucco è “schiacciarlo” bene con la tensione del nastro. Un poco ingrossa ovviamente la sezione della piega (non come il doppio nastro che usano alcuni) ma non è fastidioso, anzi. La sezione aumenta lì dove le mani poggiano, quindi hai maggiore superfice e un aiuto per il comfort.
      L’unica controindicazione è per chi ha mani piccole; in questo è meglio non aggiungere nastro in presa bassa, altrimenti si fatica a raggiungere le leve.

      Fabio

  • <cite class="fn">vrevolo</cite>

    Ciao Fabio, questo articolo capita proprio al momento giusto, in questi giorni dovrò nastrare il bull horn che ho acquistato per sostituire la piega del mio Gazzetta..mi chiedevo ci sono differenze particolari per questo manubrio?ad esempio per il verso da seguire?

    grazie!

    lorenzo

    • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

      Ciao Lorenzo, senza immagini è difficile descrivere. Ci provo.
      E poi c’è da decidere se partire dal centro o dalla fine.
      Se sulle estremità non andranno leve puoi anche partire dalla fine.
      Se invece andranno leve incassate meglio partire dalla zona attacco manubrio; se leve a fascetta (sempre in zona finale) è indifferente.
      Problema: che verso usare per l’avvolgimento? Mia preferenza: quello che in presa alta simula il movimento dell’acceleratore, a rifarmi all’esempio usato nell’articolo.
      A seconda di se parti dal centro della piega o dalle estremità, il senso di avvolgimento è quello che ti porta ad avere la presa alta messa giusta.
      Un buon lavoro partendo dalla zona attacco lo ottieni tagliando il nastro nel senso di avvolgimento, ma all’inverso di come ho mostrato in figura nell’articolo. Così ottieni questo spicchio che andrà proprio a filo e non sovrapposto con la successiva spira. Ci vuole del buon biadesivo sotto di fissaggio. Sennò taglio normale, come se chiudessi il nastro alla fine.
      Non so se sono riuscito a spiegarmi senza una immagine. Se sei in zona, puoi passare da qui e lo facciamo insieme.

      Aggiungo; tutti alle prese con la nastratura pre-primaverile? E io che manco lo volevo pubblicare questo articolo, ritenendolo di scarso interesse; alla fine l’ho messo perché sono impicciato con quello dei freni a disco idraulici, il fatto che ho pochissime mtb che transitano in microfficina mi sta bloccando con le immagini, che infatti ho solo in minima parte, e non riesco a organizzarmi per prendermi una bici con comandi idraulici stradali. Interessa pure come si montano i registri a guaina? Ho le foto… 🙂

      Fabio

      • <cite class="fn">vrevolo</cite>

        Ciao Fabio grazie mille! io sono a Napoli, zona Bagnoli, ma non so tu dove sei:) (ti ho scritto qualche tempo fa per email mandando anche la foto della mia cinelli).COnsiderando che dovrò montare delle leve di questo tipo http://sardicicli.com/files/prodotti/img1/1674.jpg penso di poter iniziare dalle estremità e chiudere verso l’attacco non essendo vincolato ai comandi:)
        In realtà a me più che una nastratura pre-primaverile è dovuta al cambio manubrio..e così facendo potrò mantenere la piega intatta per un successivo montaggio 🙂

        • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

          Mi devi scusare, ora che me lo dici ricordo. Ma ho sempre qualche difficoltà per mia poca memoria a collegarvi tutti.
          Abito zona centro, a pochi metri da piazza Dante. Venti minuti in bici da Bagnoli
          Mandami una mail, così ci mettiamo d’accordo per un giorno in cui abbiamo tempo e spazio in microfficina; se vuoi possiamo provvedere a montare tutto qui, non solo il nastro, se non hai gli attrezzi.

          Fabio

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Perchè no. Posta posta! Anche se li ho già installati, sempre meglio saperne una in più che una in meno! (parlo dei registri a guaina).

    Daniele

    • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

      Vabbè, li hai già montati, ormai è tardi…
      E poi su, ci sei riuscito da solo, vuol dire che è troppo semplice per scriverne 😛

      Scherzo, lo farò. Voglio prima scrivere del giro con la Surly però.

      Fabio

  • <cite class="fn">Samuele Gaggioli</cite>

    Ciao Fabio
    volevo solo darti manforte per quanto riguarda il nastro telato, domenica ho rinastrato la piega della Synapse con un nastro in microfoni bianco, peraltro non trovavo il nastro isolante in tinta (poteri della casa) come ho già usato sulle altre pieghe ed ho usato i due pezzetti di nastro adesivo forniti (che nello specifico sono anonimi e particolarmente finì).. già mi piaceva poco il risultato ottenuto con il nastro isolante, ma con questi pezzetti ho raggiunto l’orrido. È bastato tirarli leggermente che si sono deformati e praticamente è stato impossibile chiuderlo senza che si creassero pieghe.
    In realtà questo comportamento è comune al nastro isolante, ma nello specifico si rasenta il ridicolo.
    Mi son detto che ci avrei pensato il giorno dopo e infine ieri ho trovato il nastro che indichi anche te, il Tesa, in rotolini da 3mt, più che abbondanti per le mie esigenze. Lo compro sia bianco che nero e finalmente stamani ho potuto sostituire il nastro isolante sulla cx e le pezzettine sulla bdc.
    Che dire… la differenza è davvero abissale: per prima cosa il nastro, anche tirando, non si deforma in modo apprezzabile, quindi permette tranquillamente di lavorare sul nastro tagliato senza vedere crearsi curve e zone più sottili, poi il risultato finale è davvero di un altro livello…
    Grazie ancora per l’ennesimo consiglio

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Samuele, gli adesivi forniti di serie non li prendo proprio in considerazione…
      Hai fatto bene a usare il nastro telato, sono quei piccoli dettagli che sembrano insignificanti ma invece cambiano completamente il colpo d’occhio di una bici, come per esempio succede con le guaine. Non immagini quanto può cambiare alla vista la stessa bici con guaine troppo lunghe e fatte passare male e una con un bel passaggio preciso e pulito.
      Questa nastro telato non costa nemmeno uno sproposito, vale la pena prenderlo. Io però del rotolino di 3m, purtroppo, non saprei che farmene…

      Fabio

  • <cite class="fn">pistaciclabileAntonio</cite>

    Ciao! Domanda sulla nastratura… Mi trovo per le mani un paio di comandi bar ends e volevo montarli sulla mia bici da città/escursioni dove sto per procedere al passaggio da manubrio flat a drop-bar. Tutto abbastanza “in economia”… ho già le leve freno da drop bar adatte ai v-brake, ho già il manubrio e con questi bar end risolvo anche la compatibilità del cambio. Mi rimane un dubbio… come mi organizzo per il nastro sul manubrio? Mi spiego: in genere io parto a nastrare dalle estremità della curva, come hai descritto tu, bloccando il nastro con i tappi e continuando verso i comandi integrati e l’attacco manubrio; ma con i comandi bar ends come mi comporto? Loro sono già installati sul manubrio nudo e non posso bloccare il nastro con i comandi bar-ends per via della guaina… Hai suggerimenti?
    Grazie in anticipo

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Antonio, la procedura resta identica, solo devi partire a filo con la piega invece di lasciare quel poco di nastro sporgente che va ripiegato e fissato col tappo.
      L’importante è avvolgere ben stretto per avere buona tenuta. A scelta puoi decidere se nastrare solo la prima parte delle guaine trasmissione oppure, anche se la forma della piega lo consente, far passare tutte e due le guaine sotto nastro, come fossero comandi integrati per capirci.

      Fabio

      • <cite class="fn">pistaciclabileAntonio</cite>

        Mi hai dato una utile conferma … pensavo di fare proprio così anche perché non vedevo altre soluzioni. Per quanto riguarda la nastratura dovrò valutarlo durante il lavoro: ho da montare il manubrio Ritchey Comp Venture Max che ha una forma particolare… non so se mi consentirà di avere curvature che non pregiudichino il lavoro del cambio… mi piacerebbe mettere la guaina tutta sotto nastro, ma se devo perdere in funzionalità preferisco lasciarla uscire prima come hai fatto tu in un altro articolo(che naturalmente ho letto… 😉 ). Insomma vedrò durante le prove che curve risultano…
        Grazie della risposta e sempre complimenti per il tuo blog! Davvero un punto di riferimento per me che smanetto parecchio sulle mie bici… 😉

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Se passare tutta la guina sottonastro o no dipende solo dalla forma del manubrio. Il lavoro viene bene, ossia senza problemi di funzionalità, con pieghe dal drop elevato. Che però non mi sembra il tuo caso, perché se è vero che pire con le pieghe dal flame pronunciato si riesce a mantenere un percorso lineare, tempo che con la tua non sarà così.
          Però prova ugualmente (mai montato quella piega, quindi non so dirti se funziona o no) perché il passaggio coperto è spesso più gradevole. Se non funziona, le lasci esterne; basta aver cura che siano perfettamente uguali a dx e sx e che la curva sia costante senza creare l’effetto dumbo 😀
          Facci sapere come andrà, mettiamo il dato in archivio.

          Fabio

          • <cite class="fn">pistaciclabile</cite>

            Certo! Appena finisco il lavoro ti faccio sapere. Devo solo procurarmi dei registri inline perché il telaio è un Bianchi spillo(la mia bici cavia che ha visto diverse modifiche e cambiamenti, tanto da essere stata usata anche per giretti di 90 km grazie ai miei “ritocchini”) che ha i passaggi per il solo capo guaina predisposti che non permettono di inserire il registro a telaio vecchio tipo. Avevo visto il jagwire modello BSA044 che si vede in questa pagina (http://jagwire.com/products/small-parts/inline-adjusters) ma devo trovarli online perché non ne trovo nei negozi(e sì che vivo nel Fiorentino dove buoni negozi di bici ce ne sono… :-\ ). Una volta trovati quelli, il lavoro va veloce…
            p.s.: La piega l’ho già montata e provata (senza nastro e cavi) in posizione di guida(da fermo) e devo dire che è eccezionale per la presa e per la facilità nel raggiungere i freni, anche considerando il nastro che verrà montato! Io che ho mani medio piccole con quella piega riesco a stare comodo anche in posizione bassa e prendo i freni comodamente con tre dita… eccellente… l’avevo vista ma c’ho pensato un casino prima di acquistarla…. poi mi sono buttato e, almeno nella prova da fermo, non me ne pento assolutamente!

            p.p.s. sempre complimenti per questo sito… preziosissimo!

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ottimo Antonio, che versione Spillo è?
              Strano, i registri sono abbastanza comuni ma vai a capire la logica con cui assortiscono un negozio.
              Quella piega è interessante, prima o poi devo provarne una, la voglio capire. E io sono tonto, se le cose non le tengo davanti mica le capisco…

              Fabio

          • <cite class="fn">pistaciclabile</cite>

            Ciao Fabio! Ti aggiorno, come avevi richiesto qui, sul montaggio delle guaina sotto nastro con comandi bar-ends e manubrio Ritchey Comp Venturemax. Tutto funziona benissimo! I comandi bar-ends sono degli Ultegra 3×8 con indicizzazione al destro, le guaine usate sono delle normalissime guaine per cambio della Decahtlon. Al primo tentativo gli avevo fatto fare un giro strano passando a lato del profilo esterno del comando freno per “allargare” la curva della guaina e non rischiare malfunzionamenti; funzionava benissimo ma la guaina creava uno spessore che mi dava fastidio al palmo della mano quando guidavo sui comandi; allora ho tolto il nastro ed ho fatto passare la guaina all’interno del profilo del comando freno, come hai mostrato tu nell’articolo dedicato; la curva è un po’ più stretta ma questo non ha provocato nessun malfunzionamento neanche al comando indicizzato che continua ad essere precisissimo: il cavo all’interno scorre normalmente sia a tirare che a mollare. Direi che anche con il Ritchey Venturemax in caso di comandi bar-ends si può mettere la guaina tutta sotto nastro.
            Va detto che le guaine della Decahtlon che ho usato io sono sensibilmente più sottili e meno rigide di altre che ho usato in passato; ad esempio, le guaine della Shimano o anche un altro tipo di guaina della Decahtlon con una finitura a strisce incrociate, sono più rigide, un po’ più spesse e hanno maggiore difficoltà ad adattarsi a curve un po’ più strette del dovuto. Va aggiunto anche che la trasmissione è 3×8, quindi probabilmente tollera di più eventuali minime imprecisioni… anche se, ad onor del vero, nei primi giri non ho notato davvero nessun minimo rumore che potrebbe far pensare ad una cambiata non perfetta.
            Saluti

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ciao Antonio, ottimo lavoro e grazie per essere venuto a dirci come è andata. Bene hai fatto a non usare guaine troppo rigide e anche sul passaggio interno è stata una saggia scelta. Io lo consiglio perché, di fatto, è punto dove non si esercita pressione con la mano.
              Una foto della bici e del lavoro fatto?

              Fabio

          • <cite class="fn">pistaciclabile</cite>

            Foto? Presto fatto… è la prima versione, non avevo ancora spostato le guaine come descritto prima, ma comunque si nota poco la differenza a vista(mentre a impugnare si sente eccome!). Sulla nastratura no comment … diciamo che non ho molta pratica nel nastrare e qualche errore di sicuro l’ho commesso…. ma non ho fastidi nella presa. Il manubrio ha una conformazione particolare nella presa bassa, quindi la strana curva che si può notare nella parte terminale non è un mio errore ma è dovuto alla forma stessa del manubrio. Comodissimo, in presa bassa. Di seguito i link alle foto:

            https://photos.app.goo.gl/lsPlLX3SAKcDm0ny1
            https://photos.app.goo.gl/IvNLagzi1E0ChYGL2
            https://photos.app.goo.gl/p1s1mEeIrrjFSR6s2
            https://photos.app.goo.gl/iRYAnS4rdaB5qfZ32

          • <cite class="fn">pistaciclabile</cite>

            Ecco le foto; non sono un mago della nastratura… diciamo che è decente… Questa è la prima versione, ma a vista si vede poco lo spessore che dava noia, quindi ti invio queste.

            https://photos.app.goo.gl/iRYAnS4rdaB5qfZ32
            https://photos.app.goo.gl/IvNLagzi1E0ChYGL2
            https://photos.app.goo.gl/lsPlLX3SAKcDm0ny1

          • <cite class="fn">pistaciclabile</cite>

            Ciao Fabio… Ho provato un paio di volte ad inserire foto del lavoro fatto ma non vedo il commento pubblicato. Forse c’è qualcosa che non va con i link sul web?… Fammi sapere come inviartele…

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ciao Antonio, erano bloccate nella cartella spam; oltre un certo numero di link il sistema blocca in automatico. Pubblicato io a mano.

              Complimenti, bel lavoro; una bici che di serie è tutto sommato anonima ecco acquistare personalità. Solo il supporto per il secondo portaboraccia non mi fa impazzire, ma a volte dobbiamo fare di necessità virtù 😀

              Non esiste un solo ciclista che alla sua prima nastratura in assoluto abbia eseguito un lavoro perfetto. E’ normale, semplicemente impariamo col tempo.
              Fra qualche giorno stacca con un phon e tendi di più.

              Fabio

          • <cite class="fn">pistaciclabile</cite>

            Sì, il secondo portaborraccia non è un granchè, ma quel telaio non ha gli occhielli per un secondo portaborraccia ed ho dovuto fare di necessità virtù… ho trovato questo supporto che doveva essere temporaneo in attesa di una soluzione migliore, poi tra una cosa e l’altra è rimasto così. Riguardo al telaio della bianchi spillo, non è certo di valore, ha di bello solo il colore; poi non ha occhielli per il secondo portaboraccia e, cosa ben più grave per le mie abitudini, non ha la predisposizione per i freni a disco. Infatti avevo una mezza idea di acquistare il Kaffelbach della PlanetX, che non è certo di grande pregio ma con caratteristiche che mi attirano: il fatto di essere un telaio in acciaio(più comodo) che mi pare adatto al cicloturismo, il fatto di avere gli attacchi per i freni a disco; poi, 178 euro per un frameset non mi pare da buttare… alla fine il telaio ha una geometria comoda e un peso accettabile per un acciaio(2,2 kg)….

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ciao Antonio, più che il materiale contano sempre le geometrie. Del resto la tua spillo se non ricordo male ha telaio alluminio e forcella in acciaio e certo non è scomodo.
              La Keffenback mi è sempre stata simpatica ma ha due limiti che possono diventare una seccatura all’atto pratico, almeno quando hai bisogno di un telaio che permetta facili montaggi di accessori vari: la pinza posteriore esterna e il passaggio gomme stretto.

              Non so da quanto segui il blog, comunque se ti fai una scorsa dei test vedrai che il grosso del lavoro se lo sorbisce la London Road, davvero assai versatile e comodissima. Con lo stem Redshift poi ha avuto quel salto di guidabilità in ogni situazione che mi è utilissimo, in pratica la uso per qualunque cosa. Dopo il suo test decisi di tenermela (pagando, ovviamente, magari mi regalassero le bici…) proprio perché mi accorsi del suo potenziale, soprattutto per lavorarci col blog.
              Tienila d’occhio, il frameset è spesso in offerta; a volte in bundle con reggisella, collarino, serie sterzo, tutte cose che fanno comodo perché la spesa si riduce.

              Fabio

              ps; 2,2kg è il peso del solo telaio, esclusa forca. Non ricordo il dato preciso, ma orbita intorno a 1,5 kg, portando il totale a 3,7 kg circa

        • <cite class="fn">pistaciclabile</cite>

          Sì, ovviamente parlavo del peso del telaio, esclusa forca. Certo, avevo visto anche la London Road, che viene più o meno lo stesso prezzo(ma senza forca) ma è in alluminio… Pensandola freddamente, se devo rimanere sull’alluminio, mi tengo il Bianchi; alla fine dei conti la qualità generale del Bianchi Spillo, come telaio, non è malvagia, ha una buona stabilità, è comodo, con l’assetto che gli ho dato e i componenti che ho montato lo spingi bene per discrete velocità di crociera su strada perchè ora l’insieme non è più pesante come all’acquisto; poi può montare gomme anche largotte e quindi lo porti anche sulle strade bianche senza problemi(già fatto ampiamente); gli mancano i freni a disco ma ha i freni v-brake e le leve adatte che ho montato, quindi la frenata è efficace, anche se non come con i dischi… Se gli metto anche una forca migliore, magari in carbonio con freno a disco, diventa ancora più leggero, comodo e performante…(ed è un’altra possibilità). Oggettivamente, passare dal Bianchi ad un telaio in alluminio di poco migliore(perchè il London Road così ad occhio non è al top ma neanche di medio-alta qualità… ), non è molto sensato. La mia attrazione era più che altro per l’acciaio in se… Ma comunque ti ringrazio per il suggerimento; lo valuterò certamente.

  • <cite class="fn">pistaciclabile</cite>

    😀 Ti capisco… anche io ho piena la cantina di roba presa per provare…
    Riguardo alla Spillo è una Rubino; era una bici piuttosto economica quando l’ho acquistata, in occasione degli incentivi(era nato mio figlio e avevo bisogno di una bici comoda dove montare un seggiolino anteriore, che sulla mtb non ci stava). Ha comunque un telaio in alluminio abbastanza rifinito e comunque di buona fattura. Nel tempo le ho cambiato un po’ tutto, dalle ruote alla trasmissione ed è diventata un’ottima bici da cicloturismo, affidabile, comoda e piacevole alla vista. In questa foto puoi vedere la versione attuale che fra poco modificherò… : https://scontent-mxp1-1.xx.fbcdn.net/v/t1.0-9/20032112_10209186251549506_984949614044782714_n.jpg?oh=2993030121bcb99895809c736ab38b3a&oe=5AA65569
    E’ passata da una trasmissione 7×3 a una 8×3 con gruppo a componenti misti ma precisi, scelti con criterio a seconda della funzione e sempre in economia… le ho cambiato le ruote con due economiche ma comunque decenti con un buon cerchio a doppia camera, poi le ho cambiato reggisella, attacco manubrio e manubrio; in pratica l’ho un po’ alleggerita e l’ho resa molto, ma molto, più affidabile per i giri lunghi tra le colline Fiorentine e il Chianti. Ci faccio tranquillamente anche le strade bianche perchè monta copertoni di qualità. Si potrebbe obbiettare che tanto valeva comprarsene una nuova ma per me è stato utilissimo imparare a smanettare sulla bici da solo, documentandomi e lavorando ore in cantina, e questo non ha prezzo! E comunque, alla fine dei conti, non ho speso mica tanto ed ho ottenuto una buona bici. Non leggerissima ma efficiente.
    Ma ora sono di nuovo al lavoro perché con le mani fermo non riesco a stare…. 😀

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