Le “Cicliste per caso” per la parità di genere

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Il prossimo 25 novembre sarà la Giornata Internazionale per l’eliminazione della Violenza contro le donne. 

Silvia Gottardi e Linda Ronzoni, le nostre “Cicliste per caso”, hanno scelto di condividere riflessioni e insegnamenti nati dalla loro ultima esperienza, una pedalata da Bolzano a Oslo: la Gender Equality Ride, un viaggio in bicicletta di oltre 2.000 km che ha attraversato paesi simbolo di battaglie per i diritti delle donne, dal cuore dell’Europa al Nord.

L’obiettivo del progetto era sensibilizzare sul tema della parità di genere e promuovere l’emancipazione femminile, unendo cultura, sport e riflessione sociale. Partendo dalle Alpi italiane, passando per Austria, Germania, Danimarca e Norvegia, Silvia e Linda hanno pedalato per un mese, visitando musei legati alla storia delle donne, partecipando a incontri e talk, e vivendo l’esperienza di un viaggio che è stato anche e soprattutto un percorso di consapevolezza e di crescita personale. Come deve essere il viaggio, cosa affatto diversa dal turismo social che invade le nostre città d’arte e cultura.

Queste le loro riflessioni.

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Viaggiare da sole: un atto di libertà e di lotta

“Viaggiare da sole non è solo un atto di libertà personale, ma una sfida a rompere i pregiudizi e le convenzioni sociali che spesso legano le donne a spazi e comportamenti definiti”, raccontano Silvia e Linda. In questo contesto, la bicicletta diventa il loro strumento di empowerment, simbolo di autonomia, indipendenza e di una lotta quotidiana per la parità di genere. Il viaggio delle Cicliste per Caso è infatti una dichiarazione di forza contro le limitazioni che la società spesso impone alle donne, un modo per dare visibilità alla lotta per una reale uguaglianza. 

Un’ispirazione fondamentale per il messaggio portato avanti dalle Cicliste per caso in questo e altri tanti viaggi è stata Alfonsina Strada, la prima donna a partecipare al Giro d’Italia nel 1924. La sua determinazione, il coraggio e la forza nel sfidare le convenzioni del suo tempo sono un segno tangibile di come le donne, grazie alla passione e alla resilienza, possano abbattere le barriere imposte dalla società. La sua storia è al centro di un podcast e di un libro delle Cicliste per Caso, che continuano a raccontarla come esempio di forza, ispirazione e perseveranza.

L’uguaglianza di genere, una strada ancora lunga

Il viaggio delle Cicliste per Caso, quindi, non è stato solo un percorso fisico, ma anche simbolico, un’occasione per riflettere sulle conquiste raggiunte e sulle sfide ancora aperte nel cammino verso la parità di genere. Attraversando diverse realtà europee, Silvia e Linda hanno avuto modo di constatare come, seppur in paesi avanzati, la strada verso una piena uguaglianza sia ancora lunga e piena di ostacoli.

Il Global Gender Gap Report 2024, infatti, prevede che la parità di genere sarà raggiunta solo tra 134 anni. Un dato che conferma quanto sia essenziale continuare a combattere per l’autodeterminazione delle donne, il loro accesso equo all’istruzione, al lavoro e alla partecipazione alla vita pubblica.

Viaggiare per scoprire, crescere e lottare

Il viaggio in bicicletta, per Silvia e Linda, è stato un’occasione di introspezione, ma anche di confronto con altre donne che, in contesti diversi, affrontano le proprie sfide quotidiane. Viaggiare da sole, infatti, è anche una possibilità di conoscersi meglio, di testare i propri limiti e di mettersi alla prova, senza dover rispondere a logiche di approvazione esterna. “Ogni tappa del nostro viaggio è stata anche un incontro con storie di donne che, a modo loro, lottano per vivere libere e uguali, in ogni parte del mondo”, spiegano.

Un passo in avanti verso l’uguaglianza

In occasione della Giornata contro la Violenza sulle Donne, le Cicliste per Caso vogliono lanciare un messaggio chiaro: la parità di genere passa anche dalla possibilità di viaggiare, di muoversi liberamente. “La bicicletta rappresenta per noi non solo uno mezzo di spostamento, ma anche un simbolo di empowerment”, dichiarano.

La libertà di movimento, in senso stretto e in senso lato, è una delle conquiste più importanti nella lotta per la parità di genere. Ogni pedalata non è solo un movimento fisico, ma un atto di resistenza contro le limitazioni, un gesto che riscrive il nostro posto nel mondo e nella società. La parità non è un obiettivo lontano, ma una realtà che possiamo costruire insieme, giorno dopo giorno, pedalata dopo pedalata. Ogni donna ha il diritto di percorrere la propria strada, di scegliere la propria direzione, di scrivere la propria storia. Il futuro della parità inizia ora, e ogni piccolo passo, ogni piccolo gesto, ci avvicina a un mondo più equo, dove ogni donna possa camminare, o pedalare, senza paura.

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Riprendo la parola.

Come sapete è assai raro che pubblichi comunicati, li leggo tutti con attenzione perché fondamentali per tenermi aggiornato ma ne pubblico pochissimi; e solo quando ritengo che l’argomento meriti un approfondimento.

Ci sono valori che non possono essere classificati per luogo politico, non importa se tu sia conservatore o progressista, di destra o di sinistra, uomo o donna: sono universali, crederci vuol dire essere.

La Déclaration des droits de l’homme et du citoyen) del 1789 andrebbe mandata a memoria, la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 1948 studiata con attenzione.

Un estratto della prima.

Gli uomini nascono e rimangono liberi ed eguali nei diritti. Le distinzioni sociali non possono essere fondate che sull’utilità comune.

Lo scopo di ogni associazione politica è la conservazione dei diritti naturali e imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà, la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione.

Il principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessun corpo, nessun individuo può esercitare un’autorità che da essa non emani espressamente.

La libertà consiste nel poter fare tutto ciò che non nuoce ad altri; così l’esistenza dei diritti naturali di ciascun uomo non ha altri limiti che quelli che assicurano agli altri membri della società il godimento di questi stessi diritti. Questi limiti non possono essere determinati che dalla Legge.

L’art. 1 della seconda.

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

L’idea di usare una bici per promuovere e far conoscere le profonde disuguaglianze tutt’oggi presenti in quelle che (auto)definiamo civiltà avanzate non è peregrina.

Come emblematica è stata la scelta delle Cicliste per caso di approfondire la storia di Alfonsina Strada, il Diavolo in gonnella di cui vi raccontai anche io in questo articolo.

La sua è la storia di una donna che mal sopportava la sua fama “in quanto donna”.

Ricavo da un giornale dell’epoca: “Sono una donna, è vero. E può darsi che non sia molto estetica e graziosa, una donna che corre in bicicletta. Vede come sono ridotta? Non sono mai stata bella; ora sono un mostro. Ma che dovevo fare? La puttana? Ho un marito al manicomio che devo aiutare; ho una bimba al collegio che mi costa dieci lire al giorno. Ad Aquila avevo raggranellato cinquecento lire che spedii subito e che mi servirono per mettere a posto tante cose. Ho le gambe buone, i pubblici di tutta Italia (specie le donne e le madri) mi trattano con entusiasmo. Non sono pentita. Ho avuto delle amarezze, qualcuno mi ha schernita; ma io sono soddisfatta e so di avere fatto bene”.

Sfruttò e seppe sfruttare il fatto di esser donna, il battage mediatico diciamo così. Ma sono certo lo fece per necessità e senza alcun gusto. 

Perché Alfonsina non voleva un trattamento di favore per il suo sesso, avrebbe riso delle quote rosa. Lei voleva guadagnarsi con le sue forze ogni vittoria.

Si, avrebbe detto che non conta se sei uomo o donna, bianco o nero: testa bassa e pedalare, ognuno a dimostrare il proprio valore a dispetto di ogni avversità, senza lamentarsi. 

Perché in bici siamo tutti uguali, uguali la fatica, uguale la passione.

Si, se c’è qualcosa che fa sparire ogni diversità è proprio la bici.

Buone pedalate

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Ps: per i miei concittadini partenopei, lunedì 25 alle 18 presso la Feltrinelli di Piazza dei Martiri interverrà sul tema della violenza sulle donne Rudy Pesenti, amico e amico del blog. Se potete, fate un salto.

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