Le aziende si schierano contro le e-bike taroccate

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Il fenomeno delle e-bike modificate sta allarmando le aziende per ovvi problemi di sicurezza del prodotto, non progettato per superare certe velocità, ma soprattutto perché la cattiva abitudine di pochi (pochi?) getta discredito sull’intera categoria.

Con naturali ripercussioni, che si traducono in azioni volte a punire i singoli comportamenti ma che rischiano di danneggiare l’intero settore.

Perché fa più “rumore” un singolo ciclista che sfreccia su ciclopedonali o, peggio, sul marciapiede che le migliaia di noi rispettosi delle regole.

E così da più parti arrivano modiche alle leggi nazionali, con inasprimento delle sanzioni: e su questo possiamo essere tutti d’accordo.

Meno quando si invocano limitazioni, divieti, obblighi di targhe e assicurazioni sull’onda emotiva dell’allarme scatenato dai comportamenti pericolosi, che esistono.

Le chiamiamo E-bike, sono definite bici a pedalata assistita.

Significa che se non pedali, il motore non si attiva.

E hanno precisi limiti di velocità, superata la soglia dei 25km/h l’assistenza si disattiva.

Invece questa estate, mentre usavo anche io una E-bike per andare al supermercato, ero costantemente superato da parecchie altre bici elettriche: non a pedalata assistita perché chi ci stava sopra non pedalava proprio e andava ben oltre i 25km/h, me ne rendevo conto perché a me il motore staccava.

Non è infrequente nella mia città, ma immagino anche nelle vostre, vedersi passare da questi tizi che a gambe immobili vanno bel oltre i limiti di legge e di intelligenza.

Del resto qui parliamo di unità elettriche gestite da un software: basta cambiare alcuni parametri, qualche modifica e addio assistenza e limite di velocità.

Modifiche illegali, di fatto poi l’E-bike diventa in tutto e per tutto un ciclomotore con le ovvie conseguenze di legge; modifiche ben pubblicizzate da negozi che si vantano di offrire un servizio professionale.

Se questo (male) andazzo non è sfuggito a un modesto scribacchino, figuriamoci se poteva sfuggire a CONEBI, acronimo che indica la Confederation of the European Bicycle Industries.

Associazione che ha preferito seguire una strada più saggia: coinvolgere i propri associati, quindi direttamente i produttori, affinché approntino tutto ciò che è possibile per eliminare alla radice il problema delle manomissioni delle E-bike. 

Proposito impossibile, estirpare completamente la mala pianta è oggettivamente al di là della portata. Ma è un chiaro segnale.

Comunque c’è una dichiarazione di “autoimpegno”, con la quale i firmatari, che vanno dalle associazioni industriali nazionali alle aziende globali attive nel settore, si stanno impegnando a garantire che “tutti i requisiti anti-manomissione applicabili siano soddisfatti, per valutare e migliorare continuamente gli standard esistenti“.

Erhard Büchel, il Presidente di CONEBI, ha di recente dichiarato: “L’industria delle biciclette prende molto sul serio il tema della manomissione e ha avviato diverse azioni per frenare questa pratica pericolosa. Questo impegno personale è solo uno dei pilastri della nostra strategia generale. La sorveglianza del mercato deve essere rafforzata a livello nazionale supportata dalle legislazioni europee. Ultimo ma non meno importante, condanniamo con forza la vendita di kit di manomissione che mettono in pericolo la sicurezza dei consumatori, in quanto l’e-bike non è progettata per una velocità così elevata. Chiediamo quindi ai legislatori europei di vietare chiaramente la vendita, l’applicazione e l’uso di apparecchiature di manomissione”.

E continua: “…mentre la grande maggioranza dei ciclisti di e-bike non manomette la propria bicicletta, il CONEBI è preoccupato per l’effetto negativo che le azioni illegali di pochi avranno sui molti innocenti che si comportano secondo la legge“.

Situazione ancora più sentita nell’altro emisfero.

In Australia è Peter Bourke, Direttore Generale della BIA (Bicycle Industries Australia) a lanciare l’allarme.

L’organizzazione è costantemente alla ricerca dei modi migliori per dimostrare ai funzionari governativi che l’industria è consapevole e pronta ad agire sul problema della manomissione delle biciclette elettriche per aggirare i controlli integrati per limitare la velocità di una bicicletta” afferma Bourke.

Perché “…è importante far comprendere alla classe dirigente che siamo un’industria matura, consapevole delle preoccupazioni, ma soprattutto dei vantaggi delle e-bike“.

Bourke ha sostenuto che le mosse europee per prevenire la manomissione porterebbero un cambiamento anche in Australia, ferma su standard normativi del 2009 e aggiornati (!) al 2017.

Continua: “Con marchi come Yamaha, Bosch e Shimano, aziende che si rivolgono al mercato europeo, avrai motori più difficili da manomettere

Perché?

Alla domanda ho cercato risposta, trovandola in questo comunicato Shimano; dove non c’è una semplice dichiarazione d’intenti ma l’indicazione di specifiche misure.

Per questo lo ripropongo quasi integralmente.

L’uso di bici truccate sulle strade pubbliche può condurre non solo a problemi tecnici, ma anche a gravi conseguenze legali.

I kit per truccare le bici ed effettuare altre manomissioni possono danneggiare il sistema di trasmissione e la bici stessa. Gli utenti rischiano di perdere la garanzia e di invalidare i relativi diritti. Se si verifica un incidente con una e-bike truccata, questo può tradursi in elevati risarcimenti per responsabilità civile e in un procedimento penale.

A conferma della sua posizione, Shimano prende le seguenti misure:

・Shimano garantisce la soddisfazione di tutti i requisiti anti-manomissione previsti dalla norma EN 15194:2017.

・Shimano valuta continuamente gli standard esistenti per verificare se sono ancora idonei allo scopo in materia di misure anti-manomissione.

・Shimano è costantemente impegnata a migliorare i sistemi di trasmissione delle e-bike, per renderne più difficile la manomissione.

・In tutte le pubblicazioni e in occasione di eventi pubblici su questo tema, Shimano si schiera contro la manomissione delle biciclette elettriche e ne evidenzia le conseguenze legali.

・Sono in attuazione varie misure proattive, come corsi di formazione, documentazione, seminari, campagne, ecc. per aumentare la consapevolezza dei pericoli della manomissione per tutti i soggetti coinvolti. Questo vale, per esempio, per i rivenditori e gli utenti finali.

・Shimano incoraggia attivamente tutti gli interlocutori della catena di fornitura a diffondere informazioni sulle conseguenze legali delle manomissioni.

・Shimano fornisce ai rivenditori e agli utenti finali informazioni sulle marcature obbligatorie dei veicoli S-EPAC (fino a 45 km/h), come ad esempio il numero di assicurazione nazionale, la targa di immatricolazione, l’identificazione del produttore, la targhetta regolamentare e le indicazioni obbligatorie per i veicoli EPAC, come il marchio CE.

・Shimano sostiene le autorità di sorveglianza del mercato e la polizia nell’identificazione delle biciclette elettriche manomesse e collabora con le amministrazioni e le forze dell’ordine locali.

・In tema di manomissione delle e-bike, Shimano collabora con la Confederazione dell’Industria Europea della Bicicletta (CONEBI) e i suoi membri, il settore produttivo, le associazioni dei rivenditori, le organizzazioni dei consumatori, la polizia, gli istituti di ricerca sugli incidenti, gli esperti, gli istituti che eseguono i collaudi e i media specializzati per la lotta alla manomissione delle e-bike e per sostenere gli altri soggetti interessati nella prevenzione della manomissione.

La manomissione può causare danni all’unità di trasmissione e ad altri componenti della bicicletta. Gli atti di manomissione rendono invalida qualsiasi richiesta di garanzia sui prodotti SHIMANO montati su una bicicletta modificata, poiché la bicicletta e i suoi componenti sono utilizzati in modo improprio e in condizioni che esulano dalle specifiche progettuali.

I sistemi SHIMANO STEPS dispongono di un sensore che rileva eventuali atti di manomissione e visualizza il codice di errore E295 (fare riferimento ai codici di errore e avvertenza su si.shimano.com) in caso di rilevamento di una manomissione.

La modalità provvisoria può essere disattivata solo utilizzando un dispositivo apposito presso un ufficio SHIMANO o un rivenditore ufficiale autorizzato da SHIMANO. È impossibile disattivare la modalità provvisoria in alcune situazioni“.

Trovo interessante la funzione codice; che non scoraggia a pedalare illegalmente: ma rende impossibile mentire in caso di manomissione.

Basta? Non credo.

Un rapido giro sulla rete offre decine e decine di siti dove acquistare facilmente chip che “sbloccano” la velocità. E se poi qualcosa si rompe o, peggio, si provoca un sinistro, pare che le conseguenze non interessino il delinquente di turno.

Quindi appare evidente che la prima via da percorrere è proprio il blocco della vendita di questi dispositivi. Tecnicamente difficile in un mondo globalizzato, dove con due click hai tutto o quasi a disposizione.

Resta il problema della concorrenza sleale delle E-bike che arrivano dall’Estremo Oriente, di fatto già modificate o fuori norma ma che riesci a farti arrivare a casa senza troppe difficoltà. Spesso nemmeno più la dogana a salassare perché sono sfruttati depositi di partenza in UE.

Benché l’E-bike non sia il mio modo di vivere la bici non la disprezzo in nome di una bislacca ortodossia ciclistica.

E la trovo preferibile all’auto per gli spostamenti quotidiani, se l’alternativa non può essere la bici classica ché a definirla muscolare proprio non mi viene.

I comportamenti illegali finiscono col mettere in cattiva luce tutto il comparto, compresi noi che pedaliamo e basta.

Una stretta contro le irregolarità è sempre benvenuta; ma il rischio è che a pagarne le conseguenza siano tutti, anche gli innocenti.

E visto che il nostro ceto politico raramente si è dimostrato all’altezza del mandato, beh, qualche timore c’è.

Buone pedalate.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Posso confermare per esperienza diretta che Bosch ha preso il problema parecchio sul serio. Non so i dettagli e non mi sono preoccupato di fare una verifica ufficiale, ma è già arrivata in officina una bici con il nuovo sistema “smart” con sistema bloccato (non si accendeva neppure più il display, se ben ricordo) in seguito al montaggio da parte del cliente di uno di questi aggeggini per imbrogliare i sensori e aumentare la velocità. Solo in seguito a smontaggio e update del software il motore ha ripreso a funzionare.

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