La Norvegia viaggerà solo in elettrico dal 2025

Entro la fine del 2025 in Norvegia saranno vendute solo auto elettriche.
Una nazione che deve molte delle sue fortune ai giacimenti petroliferi è in anticipo di 10 anni sulle scadenza fissate dall’Europa; scadenze che alcuni vorrebbero spostare se non eliminare, perché a dir loro l’elettrico uccide l’industria.
Eppure la Norvegia dimostra l’esatto contrario.
Doveroso chiedersi come ha fatto, invece di autoassolversi con il vittimistico “ma noi non siamo la Norvegia”.
Che, purtroppo, è vero; ma chiedo: se lo fanno loro, perché non farlo pure noi?
La fredda Nazione Nord Europea ha iniziato con lungimiranza molti anni fa a investire in tutta la mobilità sostenibile e tantissimi altri progetti a tutela dell’ambiente.
Questo ha portato l’elettrico, che nel 2012 era appena il 2,8% dell’immatricolato, a ricoprire nel 2024 quasi il 95% del mercato. Quindi eliminare i motori a combustibile fossile significa semplicemente accettare la realtà che sono auto che nessuno o quasi vuole più.
Nel settore automotive ha avviato da due decenni e più una politica fiscale e di incentivi tale da rendere l’auto elettrica più conveniente sia nell’acquisto che nella gestione. Ha investito in infrastrutture, eliminando il problema dell’autonomia grazie alla capillare rete di ricarica.
La Norvegia, priva di una industria automobilistica nazionale, agli inizi del 2000 decise di incentivare le auto elettriche esentandole da molte tasse e imposte. Ora diremmo idea non nuova, ora però: stiamo parlando di oltre vent’anni fa.
C’era anche il progetto di far nascere un player nazionale del settore, e l’attenzione si focalizzò in principio sul gruppo Pivco, poi Think, per un certo periodo sotto il controllo di Ford. Tuttavia, Think fallì definitivamente nel 2011 e con essa tramontò il sogno di un produttore locale.
Eppure, il Governo decise di mantenere le agevolazioni con le BEV (acronimo di Battery Electric Vehicle), rendendo il loro acquisto estremamente competitivo in confronto ai mezzi a combustione, gravati da elevate tasse ambientali. Queste politiche hanno permesso ai maggiori produttori internazionali, tra cui Tesla, Volkswagen e Nissan, di penetrare nel mercato norvegese e soddisfare la crescente domanda di veicoli full electric.
Diversamente da quanto avviene in altre Nazioni, le BEV non sono un bene di lusso (grazie all’incentivazione) né sono vissute come una limitazione della propria libertà.
Come propagandano invece i movimenti populisti e sovranisti che fanno ampia leva sull’analfabetismo funzionale. E ulteriore conferma, che non sarebbe necessaria ma di questi tempi sembra esserlo, buona parte di questi provvedimenti sono stati sostenuti anche dal Partito del progresso, di destra, che ha governato molti anni: quindi smettiamola di ideologizzare le tematiche ambientali come fanno i sovranisti bollandole “roba da comunisti” (in USA., per esempio, moltissimi Stati a guida Repubblicana applicano politiche Green, in disaccordo con il loro capo…) perché il pianeta è uno solo e se ne frega di confini e beceri calcoli elettorali.
Ma torniamo alla Norvegia.
Non solo incentivi nell’acquisto ma accesso agevolato a parcheggi, corsie preferenziali e pedaggi autostradali, affinché le BEV siano convenienti e pratiche.
Tutto questo adesso ovviamente si sta ridimensionando con una marcata riduzione dei contributi, ormai le BEV sono la norma.
Ci sono quindi tre fattori che hanno determinato questa evoluzione: il forte interesse delle Stato, la convenienza economica, il potere d’acquisto dei norvegesi.
Si potrebbe pensare che i primi due, di fatto legati, siano unicamente merito dello Stato, il terzo boh, chissà, la fortuna di esserci nati.
Invece tutti e tre sono uniti e sono espressione di un chiaro progetto, nascono dalla visione del futuro e non dalla miopia dell’ 0,5% in più da conquistare alla più vicina scadenza elettorale.
Ah, dimenticavo. Questa svolta norvegese, negli anni, ha aumentato l’occupazione e fatto guadagnare circa due decimi di PIL, contraddicendo chi, al giorno d’oggi, evoca future catastrofi economiche.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Tutto molto bello….Io continuo ad essere scettico che convertire tutto il parco circolante all’elettrico sia la soluzione migliore.
Considerando l’intero ciclo di produzione e di vita utile di un veicolo, alcuni studi (che siano di parte?) dimostrano che le elettriche non sono proprio così ecologiche come si pensa. Un certo impatto ambientale c’è in ogni caso.
La scelta della Norvegia, giusta o sbagliata che sia, si porta dietro un’ipocrisia di fondo: nonostante tutti questi sforzi ecologisti (o presunti tali), continuano ad estrarre idrocarburi e poco importa se sia per venderlo agli altri o per i propri consumi interni.
Ciao, sull’ipocrisia del benessere norvegese poco da dire, è vero ed è una grande contraddizione.
Sulla sostenibilità dell’auto elettrica invece… poco da dire anche lì. Se guardiamo solo alle emissioni, uno strumento molto utile è il seguente, per visualizzare le differenze:
https://www.transportenvironment.org/articles/how-clean-are-electric-cars
A seconda di dove viene guidata (e quindi del mix energetico, quanto pulito è) il punto in cui le auto elettriche sono più convenienti potrebbe essere raggiunto già dopo 18000 km. Nel mio caso, dopo solo un anno e mezzo. Abbastanza chiaro il quadro. E questo senza considerare la riduzione di gas nocivi residui dalla combustione, che causano migliaia di morti all’anno e peggioramento della qualità di vita, come sappiamo bene noi italiani, oppure la dipendenza strategica dai produttori di petrolio (una delle ragioni del passaggio della Cina all’elettrico). Insomma, dal passaggio all’elettrico ne possiamo beneficiare senza dubbio alcuno. Piuttosto che mettere in dubbio dati assodati ed incontrovertibili, mi concentrerei invece su alcune questioni molto importanti per noi cittadini invece: le auto europee costano moltissimo, non solo quelle elettriche: il nuovo è quasi pari fra elettrico e ICE in molti casi, l’usato pure. Come è possibile? un’auto costa oggi quasi il doppio di pochi anni fa. Ci sono molte spiegazioni (costo dell’energia – causa dipendenza dal gas, in primis) ma un effetto chiaro che non avvantaggia certo noialtri.
Poi, certo, io ho fatto a meno dell’auto per vent’anni e mi sono spostato solo su mezzi pubblici, ma avere un territorio italiano in cui ci si possa spostare solo con bici, treni e bus, è un mio sogno che difficilmente vedrò realizzato, purtroppo…