In bici nulla serve davvero ma…

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…se c’è, è meglio; se manca, non ci affliggiamo.

Ok, bravo, ti sei sparato la massima della giornata ma esattamente che hai detto? 

E vabbè, un attimo di pazienza.

Chi segue il blog da anni conosce la mia curiosità, quella che mi porta a testare, provare, cercare di capire un poco di tutto, senza preclusioni e (quasi) sempre senza farmi trascinare nelle scelte delle recensioni dai miei gusti, dal mio personale modo di vivere la bici.

Chi capita per caso o chi guarda giusto la foto di copertina di qualche video sul canale ufficiale, soprattutto in questi ultimi mesi in cui ho lavorato tanto sulla trasmissione Shimano GRX 2x12v Di2 e le ruote RX880, quindi componenti al top e montati per giunta su un telaio allestito col meglio disponibile, beh, si è fatto l’idea, sbagliata, io sia uno che insegue la novità, il meglio, il plus (da leggere plus, latino), il marginal gain esasperato come dicono quelli bravi.

Esattamente quello che non sono.

Comprendo l’errore, se ci si basa solo sulle pubblicazioni l’equivoco può starci. Ma bisogna sempre ricordare che una cosa sono io qui, in queste pagine, dove da giornalista mi occupo ovviamente di quanto di meglio e nuovo offra il mercato; altra io che pedalo per conto mio, con la mia bici classica che più classica non si può.

Anche se magari i lettori di più vecchia data ricordano alcune mie scelte editoriali, come per esempio il primo in Italia a recensire una B’twin sportiva quando tutte le testate si vergognavano; l’unico in Italia a recensire la trasmissione Tiagra 4700 come l’unico a lavorare sulla GRX 2x10v.

E’ stata proprio quest’ultima a dar vita ai pensieri sparsi che vi sto pian piano raccontando. Del resto questo è un blog, ha senso.

L’altro giorno è rientrata in officina la Trek Checkpoint ALR, quella bici che per anni mi ha accompagnato in decine di test e che ora gironzola felice con un amico che l’ha presa. 

Con la scusa di provarla su strada per verificare fosse tutto ok non mi sono lasciato sfuggire l’occasione per una rimpatriata. Con un allestimento semplice: trasmissione GRX 2x10v, ruote Scribe in alluminio, senza il cockpit completo Redshift e con unica nota lussuosa sella e nastro in cuoio, Brooks.

Soprattutto nei primi metri e alla prima salita impegnativa il confronto con la sorellone Trek Checkpoint SL, allestita con trasmissione GRX 2x12v Di2, ruote RX-880 in carbonio, sella con rail anch’esso in composito, cockpit Redshift, insomma, tanta bella roba, si è fatto sentire.

Ma lo confesso: mi sono divertito come un dannato!

Si, ritrovarmi in sella a una bici a cui sono affezionato e che se avessi potuto avrei tenuto con me (ma le esigenze del blog hanno deciso diversamente) ha avuto il suo peso.

Si, globalmente sono andato più piano di come avrei fatto con la SL.

Si, la differenza di telaio e componenti c’è, innegabile.

Questo dimostra che sul piano prestazionale e di guida le due bici non si equivalgono.

Significa, per dirla cruda, che una bici (per esempio) da 1000 euro NON è identica a una da 5000. Le differenze ci sono e nel caso del confronto tra queste due Checkpoint poco da fare, la sorellina in alluminio perde su tutta la linea.

Eppure la gioia della pedalata è stata la stessa.

Allora mi sono chiesto: ma davvero serve avere il top per godersi la bici?

No, non serve; però se c’è fa comodo.

Soprattutto nel gravel, che è tutto e niente, che ognuno interpreta a modo suo, che ognuno vive come meglio crede.

Invece continuo a sentire, a leggere soprattutto, affermazioni lapidarie e sempre sugli stessi temi. Nel gravel solo monocorona, nel gravel no elettronica, non ruote in carbonio; contro chi invece impone l’elettronica, solo ruote in carbonio, la doppia è insuperabile.

Sbagliano tutti e due perché non comprendono che ciò che serve a loro, che va bene per loro, non è la verità assoluta del ciclismo.

E’ una tesi che ho esposto spesso, che ciclicamente torno a ripetere, soprattutto a causa dei commenti a sproposito che arrivano sul canale video.

Mentirei se dicessi che le due bici di cui vi sto parlando si equivalgono; mentirei se dicessi che ci si diverte solo con la sorella top.

Ma divertimento e prestazione sono due cose diverse. 

E attenzione a cosa intendo per prestazione: il motore della bici siamo noi, noi l’unico avversario da battere.

Portarle al limite significa portare al limite noi stessi; se poi a fine giro con una abbiamo impiegato meno tempo, siamo stati più veloci, a parità di sforzo, è merito della bici sicuramente ma la nostra parte, il nostro obiettivo, l’abbiamo raggiunto lo stesso con tutte e due.

Lo so, non è intuitivo.

Allora la pongo diversamente: se a noi piace goderci la pedalata mettendo alla prova noi stessi, con quale bici lo facciamo conta nulla; rileva solo sui dati scaricati dal ciclocomputer a fine giro.

Però c’è il però.

Chi ha passione come noi non riesce a non farsi coinvolgere da un telaio particolarmente a punto, da un set di ruote ad alte prestazioni, da una trasmissione ineccepibile e così via.

Anzi, durante la pedalata una parte del godimento, passatemi il termine, sta proprio nel sentire il telaio rispondere, le ruote girare prontissime, il deragliatore muoversi con perfetta sincronia.

Quindi come se ne esce? Top o no?

Se ne esce con la nostra passione. A noi piace pedalare, dateci due ruote con un telaio in mezzo e va bene.

Se quel telaio è particolarmente performante va bene, ci piace; ma anche se non è il top del top noi ci divertiamo uguale.

Se quelle ruote sono leggerissime e velocissime va bene; ma tranne il caso siano due ancore, anche se non sono il meglio sul mercato noi ci divertiamo uguale.

Se quella trasmissione è perfetta e con una gamma rapporti eccellente va bene; ma a meno che non funzioni proprio, se ha solo 7 rapporti oppure 8 e tanti salti tra i pignoni va bene uguale, noi frulliamo le zampette.

Se la sella è quella lussuosa e leggerissima va bene; se invece è scomoda e ci fa patire la buttiamo. Perché va bene non pretendere sempre e solo il meglio ma su certe cose, beh, esigenti dobbiamo esserlo.

Vedete, quello che provo a dire, girandoci intorno, è che non dobbiamo inseguire a tutti i costi il meglio disponibile. 

Perché se è vero che la bici è sicuramente migliore, è anche vero che i costi salgono e non tutti possiamo affrontare la spesa.

Col rischio di prendere la bici, l’allestimento, il componente che non vorremmo ma oltre col budget non possiamo andare. Ritrovandoci una bici che nel complesso, non riusciamo a guardare con gli stessi occhi, ci sembra un ripiego, anche se invece è buona e perfetta per noi.

E’ un fenomeno che ho sempre visto nei miei oltre 40 anni di bici.

E che si riassume nel concetto “goditi quello che hai, non rimpiangere quello che non hai”.

Il video, link diretto oppure miniatura.

Buone pedalate

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