Il nuovo Codice della strada fa strage della sicurezza

Ormai ci siamo, il nuovo Codice della Strada fortemente voluto dal ministro Salvini è alle battute finali, pronto per l’approvazione in Senato.
A nulla sono valsi gli appelli e gli studi che dimostrano come tutte le modifiche introdotte aumenteranno la pericolosità e quindi gli incidenti e i decessi; che ormai nemmeno più andrebbero chiamati incidenti, ci sono precise correlazioni di cause ed effetto.
Dopo aver inanellato una serie di fiaschi dietro l’altro, il ministro ha disperatamente bisogno di una bandierina da piantare.
Col solito schema buono solo per gli analfabeti funzionali, tutto è propagandato in nome della sicurezza, di cui però vien fatta strage.
Da un lato si fa bello con l’inasprimento delle sanzioni, dall’altro rende impossibile ogni forma di controllo.
Titillando i peggiori istinti, facendo contenti i suoi follower che vivono per l’auto e odiano pedoni e ciclisti; ora pure i monopattini.
Il problema più grande è che nessuno glielo fa notare quando a favore di telecamera spara sciocchezze.
Mai un giornalista che chiede: “ma esattamente in che modo targare un monopattino impedisce che un auto l’investa e uccida? La targa è uno scudo magico?”.
Sintetizziamo allora in nome della sicurezza quali nefandezze stanno per entrare in vigore.
Addio ciclabili
Le modifiche volute dal ministro prevedono una pletora di regole e regolette, tutte studiate per rendere in teoria le ciclabili dei fortini a tutela dei ciclisti. Nei fatti sarà praticamente impossibile per qualunque Comune riuscire a rispettare parametri bizantini, quindi nessuna nuova ciclabile ed eliminazione di quelle esistenti, è stato calcolato oltre il 90% in ambito urbano. La carreggiata libera da intralci per permettere di sfrecciare col SUV. In nome della sicurezza.
Addio mobilità dolce
L’introduzione dell’obbligo di casco, targa, assicurazione per i monopattini elettrici verga il de profundis su questa tipologia di veicoli. L’intento è chiaramente punitivo e a nulla vale sostenere che causano incidenti. Nel 2023 i sinistri che hanno visto coinvolto un monopattino elettrico sono stati (fonte ISTAT) 3365 con 21 decessi. La statistica però non dice quanti causati da, che è cosa affatto diversa da subiti da; e non serve essere geni sopraffini per intuire che i decessi rientrano nella seconda definizione. Gli incidenti automobilistici nel 2023 (fonte ISTAT) sono stati 166.525, con 3.039 decessi e 224.634 feriti. E ricordo che il sistema di rilevazione statistica non tiene conto dei decessi avvenuti nei 30 giorni successivi al sinistro. Considerando i numeri in ballo, possiamo affermare che introdurre l’obbligo di targa e assicurazione è solo per togliere dalle strade gli odiati monopattini? Odiati dai follower del ministro, se avete stomaco per fare un salto sui suoi social e riuscite a vincere il disgusto dei commenti, vedrete che la mia osservazione non è peregrina.
Addio Città 30
Il coacervo di regole, omologazioni, autorizzazioni, rilievi del Prefetto, incrocio con le valutazioni di infiniti enti e soprattutto rendere i velox utilizzabili solo se il massimo della velocità concessa sul tratto di strada non sia di oltre 20 km/h inferiore rispetto a quanto previsto dal Codice per quel tipo di strada, significa vietarli in città dove il limite è 50 km/h. Tutto propagandato sempre in nome della sicurezza e contro i velox fuorilegge e voraci (ricordate come osannavano quel delinquente di fleximan?), quando pure le pietre sanno ormai che la prima causa di mortalità nei sinistri urbani è proprio la velocità. Alla fine del primo lockdown fui investito da un auto in manovra in retromarcia, a passo d’uomo praticamente. Come sono stato lo potete leggere qui e ripeto: andava a passo d’uomo. Altrimenti oggi non sarei qui a tediarvi con le mie chiacchiere.
Addio sicurezza in bici
In nome della sicurezza il ministro (e guardate che la minuscola non è mai un refuso) introduce l’obbligo di passare almeno a 1,5m dal ciclista in fase di sorpasso. A patto che la strada lo permetta, il traffico lo permetta, il ciclista lo permetta, il meteo lo permetta, il moscerino spiaccicato sul parabrezza lo permetta, la congiunzione astrale lo permetta, la lettura dei fondi del caffè lo permetta. Ma soprattutto: chi controlla? Dove sono uomini, mezzi e risorse per i controlli in strada? Eh già, perché eliminare ogni forma di controllo da remoto e obbligando solo alla verifica immediata, di persona da parte delle Forze dell’Ordine significa di fatto eliminare ogni controllo. In nome della sicurezza, ci mancherebbe.
Questi solo i punti che ci toccano più da vicino, altri ce ne sono e sono tutti sulla stessa linea. La situazione è grave ma non seria.
Se qualche seguace del ministro si risente per le mie parole, sappia che in realtà è lui il primo a disprezzare chi lo vota. Perché ha piena consapevolezza che può propinare qualunque sciocchezza, qualunque falsità che tanto ci cascano. Siamo il Paese che prende un tizio che si autopubblica un libro infarcito di odio, stupidaggini e ignoranza e viene premiato con un seggio al Parlamento Europeo. Siamo il Paese che si commuove per il gattino sull’albero ed esulta per i bambini morti in mare.
Se domani uscisse un sondaggio che accredita al ministro lo 0,5% in più prendendo le difese degli immigrati, state certi che li andrebbe a recuperare di persona col gommone.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.