Guida alla scelta dei pedali; biomeccanica della pedalata

La giusta lunghezza pedivelle

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La giusta lunghezza pedivelle

In realtà, visto lo schema dato a questo articolo e a quelli venturi, l’argomento lunghezza pedivelle qui non avrebbe ragione d’essere. Si troverebbe a suo agio in un articolo su taglia e posizionamento.

Visto però che ho scelto di tenermi tutto sulla parte bassa della bici, due brevi note ci stanno. 

Acquistando una bici completa la lunghezza pedivelle è stabilità dal produttore. Con un semplice calcolo statistico, ossia valutando le quote antropometriche medie in quella data fascia. 

Una soluzione pratica e spesso corretta, ma non sempre. Per scoprire se siamo stati fortunati dobbiamo prima scoprire qual è la lunghezza pedivelle giusta per noi.

Il metodo preciso impone una radiografia, per misurare la lunghezza del femore. Lasciamo queste cose ai professionisti.

Noi modesti artigiani del pedale possiamo ricorrere ad una misurazione empirica ma che, se fatta con cura, è valida. Anche perché non ci muoviamo su una lunghezza specifica ma su un range di lunghezze femore per data pedivella, e questo ci semplifica la vita.

Sediamoci, spalle poggiate al muro e gambe angolate a 90°. Misuriamo la distanza tra le ossa sporgenti della rotula e dell’anca e confrontiamo con la tabella in basso.

Lunghezza femore (mm) Lunghezza pedivella (mm)
300 162.5
320 165
330 165
360 167.5
380 167.5
400 170
420 172.5
440 175
460 175
480 175
500 180

Come si può vedere la diffusa lunghezza pedivelle da 170 è per una sola lunghezza femore, eppure la troviamo montata su molte taglie. 

Questo perché un minimo scostamento è possibile e dipende dall’insieme delle quote antropometriche, che determinano poi l’assetto in sella, e dallo stile di pedalata.

In ambito stradale è diffuso l’intervallo di 2,5mm tra le lunghezza; in Mtb si sale a 5mm di intervallo.

La pedivella è una leva, su questo siamo tutti d’accordo.

E siamo d’accordo che maggiore è la leva, minore è lo sforzo.

Però in bici le cose cambiano, perché c’è di mezzo la corona.

Prima di andare in dettaglio meglio trovare un accordo sulle definizioni, perché spesso non coincidono e questo genera confusione.

Dal punto di vista fisico la pedivella è una leva di seconda genere, ossia una leva dove la resistenza si colloca tra fulcro e punto in cui noi applichiamo la forza, detto potenza.

Riportando questa definizione su una guarnitura abbiamo che:

1. Il fulcro è il centro del movimento centrale.

2. La potenza è nel punto dove si avvita il pedale.

3. La resistenza è nel punto dove la catena ingaggia la corona in fase di trazione, collocata a ore 13.

4. Il braccio di resistenza è la distanza tra fulcro e punto di ingaggio in trazione della catena.

5. Il braccio di potenza è la distanza tra punto di ingaggio in trazione della catena e sede del pedale.

Ne deriva, anche se può sembrare strano, che la leva migliore si ottiene quando impegniamo una corona più piccola a parità di lunghezza pedivella.

Se però riportiamo la teoria sulla strada allora dobbiamo fare i conti con lo sviluppo metrico. A parità di sviluppo metrico infatti dobbiamo considerare che impegnando la corona più piccola ci servirà usare un pignone più piccolo, e quindi poiché entrano in gioco le stesse forze ma al contrario, di fatto la situazione si riequilibra.

Quindi, sempre a parità di sviluppo metrico e pedivella non c’è un sostanziale vantaggio riferito alla leva applicata. In salita si, perché usiamo pignoni più grandi.

Ma comunque nell’uso pratico ci sono altre considerazioni che entrano in gioco, perché possiamo agire sulla lunghezza pedivella, pur mantenendoci entro uno specifico range.

Avere una pedivella lunga permette sempre di applicare più forza, è pacifico. Ma ci sono controindicazioni.

La prima è che una pedivella più lunga porta a fare “più strada”. Ossia la circonferenza ottenuta a ogni giro di pedale è maggiore. 

Una pedivella più lunga permette di spingere rapporti più duri, a discapito però della cadenza.

Di converso, una pedivella più corta fa meno strada, quindi rapporti più agili a superiore cadenza.

Sono due sforzi molto diversi, che richiedono allenamenti specifici e anche una certa insita predisposizione muscolare.

Questo per essere sfruttati al massimo livello.

Noi normali pedalatori possiamo ugualmente trarne beneficio semplicemente guardando al nostro modo di pedalare, ai nostri percorsi, alla nostra bici e al nostro assetto. Preferendo così una lunghezza piuttosto che una altra a seconda delle specifiche personali.

Anche tenendo conto del fatto che il braccio di forza o forza resistente si applica al punto di tiro catena. Il che “compensa” ciclisti che amano pedalare agile e che temono di perdere troppa leva con pedivelle corte.

Ma poter scegliere non significa saltare due misure, un ciclista da 170 non sceglierà una 175, ma potrebbe trovarsi meglio con una 172,5.

Una regola assoluta non c’è, entrano in gioco le variabili morfologiche e di allenamento, nonché di postura e bici. Ma una vera visita biomeccanica può aiutare gli incerti, a patto sia svolta da un serio professionista e non un santone dei software. Esperienza ed occhio umano, insostituibili.   

Siamo alla fine di questa prima puntata, la prossima toccherà ai pedali.

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