Gios Foxes’Land

Le conclusioni
Le conclusioni
Ho pubblicato non so più nemmeno io quanti test e in ognuno ho profuso il massimo impegno, che fosse una bici al top o un accessorio da pochi spiccioli.
Molti test li ho svolti per curiosità, altri per dovere di informazione, pochissimi solo per gusto mio. La Gios Foxes’Land è uno di questi.
In tanti casi durante le prove su strada mi sono sorpreso, spesso mi sono entusiasmato in corso d’opera, a volte mi sono annoiato agognando di finire rapidamente.
Mai però esaltato (quasi) dal primo momento come è avvenuto con la Gios Foxes’Land.
Nutrivo grandi aspettative su questa bici e sappiamo che più queste sono alte maggiore può essere la delusione.
Non per colpa sua ma purtroppo all’inizio c’è stata frustrazione più che delusione.
Complice un impianto frenante non del tutto all’altezza con cui la bici mi è stata consegnata, impianto poi sostituito, le prime uscite sono state svolte a ritmo blando perché, lo sapete, se non mi sento sicuro, non spingo.
E andando piano la volpina non ti coinvolge da subito; non ti prende come quando invece corri veloce con lei.
Se vai a zonzo è comoda, amichevole, docile se vogliamo ma non traspare subito l’anima sportiva, quella che mi ha entusiasmato.
Non ti colpisce, non ti cattura, non ti strega. Una buona e bella bici, divertente anche ma il carattere dov’è? Algida, non passionale. Coscienziosa, non coinvolgente. Una eccellente bici, perfetta eppure non ti parte subito l’embolo appena sali in sella. E commetti l’imperdonabile errore di sottovalutarla.
Commetti l’imperdonabile errore di confondere la sua dolcezza con mancanza di carattere.
Ok, lo ammetto: io ho commesso l’errore. Vabbè, mai detto (in pubblico…) di essere perfetto 😀
Poi non resisti ad attendere l’invio delle nuove pinze, inizi a lavorare su quello che hai cercando di spremere tutto ciò che può darti. Se non in potenza assoluta, almeno che sappia toglierti quella sensazione di precarietà, di non sapere con certezza quando ti fermerai, che ti fa tirare i remi in barca ogni volta.
Esci e inizi a spingere. E qui la volpina ti strizza l’occhio: si, non è stato un gioco di luce, mi ha fatto l’occhiolino per davvero, ne sono convinto. E credo abbia anche sospirato un “finalmente” ma su questo non posso giurare, c’era troppo vento.
Più sale la cadenza più aumenta il gusto; più sale la velocità più aumenta il feeling: la volpina ha lanciato il suo incantesimo.
E io, riconosco, non ho opposto alcuna resistenza.
Mi sono lasciato stregare, mi sono divertito tantissimo, ho scoperto una bici del tutto diversa dalla paciosa ma poco coinvolgente Foxes’Land delle nostre prime pedalate.
Me ne sono innamorato e quando guardi con gli occhi dell’amore ogni difetto scompare.
O quasi. Si, perché anche la volpina ha qualcosa da farsi perdonare. E lo scrivo adesso, quando è a centinaia di chilometri da me perché se l’avessi fatto prima, con lei ancora accanto, probabilmente non avrei retto al suo sguardo di disappunto…
La finitura di alcuni punti delle saldature è migliorabile. Credo sia già così da quello che vedo in rete, questo telaio è uno dei primi, quello personale di Marco Gios (che per mia fortuna ha quote quasi identiche alle mie…) creato anche per essere mandato in giro ed è normale su un prototipo trovare una cura un pelo inferiore al prodotto destinato alla vendita. Ma come ho detto nel paragrafo precedente, io questo avevo tra le mani e questo ho passato sotto la lente di ingrandimento.
Questo l’unico limite oggettivo che ho trovato e che, è giusto ricordarlo, ho rilevato su un telaio creato per essere affidato in prova; alcuni dettagli, come posizione attacchi portapacchi e fermaguaina cambio sul fodero basso, sono modificabili a scelta del ciclista, quindi non classificabili come limiti, solo questione di preferenze personali.
E poi c’è il limite soggettivo, quello di cui ho parlato prima: è facile, troppo facile, sottovalutare la volpina. E sottovalutare è sempre un errore.
Una breve presa di contatto, tanto più se a ritmo blando, non riesce a fartela comprendere. Anzi, è talmente dolce, comoda, amichevole a basse andature che ti lasci cullare e dimentichi di chiederle cosa può darti ancora.
Impedendoti di apprezzare le eccellenti doti che sa sfoggiare. Ma devi dedicarti a lei e solo così lei farà lo stesso.
Ha una anima sportiva che aspetta solo di essere liberata.
La sto umanizzando voi dite? Ah, ma allora non mi avete mai sentito rivolgermi ad Elessar; e non immaginate che ho dovuto raccontarle per calmarla, sapeste quanto si è ingelosita, lei ferma sul cavalletto nel mio studio e io a zonzo con la volpina…
Già, Elessar, la mia bici. Sicuramente tanto del legame che ho stretto con la volpina viene proprio dal fatto che la Foxes’Land trasmette molte delle sensazioni di guida di sua maestà scintillante. E come lei si schernisce. Come lei andando piano non scopre le sue carte.
A sua maestà la limita il peso, è vero. Ma per tutte è due vale quello che vi ho già detto: una bici così non si misura sulla bilancia ma sul piacere di guida. E tutte e due lo offrono senza risparmiarsi.
E’ in velocità che mostrano il vero carattere, l’essenza sportiva.
Ma lasciamo perdere i paralleli e torniamo coi piedi per terra, ché seppur noioso è necessario, e riassumiamo i pregi della Gios Foxes’Land. Con unico riferimento al kit telaio, nessuna valutazione sull’allestimento che è personalizzabile, quindi inutile qui parlarne.
Due i pregi che spiccano sugli altri: comfort e velocità.
Che però si inseriscono in un quadro più ampio, quello di una bici, o meglio di un telaio, che permette tutto. In chiave sportiva, è chiaro, perché il retaggio è quello.
Non disdegna la guida tranquilla, il diporto anzi. Comfort e dolcezza di reazione ne fanno una appetibile compagna di viaggio. Però godersela appieno significa andar forte.
Siamo vicini, proprio vicini, alla sportiva universale. Il balzo in avanti in questi anni è stato notevole. E seppure il gravel non è moda nata adesso, è adesso che le case si impegnano per davvero e i risultati si vedono.
E’ comodissima, dolce nell’accompagnarti; talmente dolce che non avverti fatica e ti passa del tutto la voglia di rientrare.
E velocissima, praticamente una bici da corsa; più pesante è vero, eppure sono chili che non avverti. Il passo cala se le pendenze sono dure perché contro la bilancia puoi fare nulla. Ma non ti sfianca. Ogni giro di pedale lo senti nelle gambe; ma senti anche come, con tanta morbidezza, quello che stai spremendo dai tuoi muscoli si riversa sulla strada, in modo naturale. E’ una sensazione che bisogna provare per comprendere sino in fondo.
Le salite più dure le affronti e te le godi appieno. Anche quando ti sembra di non averne più lei ti fa salire, ti porta in cima.
Non è una questione fisica ma mentale. E la testa può dove le gambe ci lasciano.
Si comporta egregiamente in fuoristrada e dopo averla fatta correre sull’asfalto e averne apprezzato le doti da sportiva pura, ti fa strano lanciarla per sentieri, come se non fosse il suo ambiente, tu fossi impazzito a prendere una bici da corsa e portarla nel fango.
Ma la volpina è furba; ti chiede solo di pedalare, di non lasciarti vincere dalle apparenze: al resto pensa lei.
Lo fa con generosità a patto sia anche tu generoso, a patto cioè che la fai correre libera. Costringerla a guardare il panorama è piacevole, divertente anche: ma è quando ci dai dentro che diventa bellissima da guidare e di passeggiare proprio non vuoi saperne.
Una lavata e il giorno dopo ti accompagna al lavoro; però non devi lasciarla per strada, tienila accanto la scrivania.
E in estate saprà condurti lungo le strade del mondo; non troppo carichi di bagagli magari. Si, può essere una valida touring proprio grazie a quello che sino ad ora ho trattato quasi come un difetto: la dolcezza a basse andature.
Cosa altro chiedere a una bici? Appunto.
Ultime note in chiusura.
Prezzo del kit telaio: 1800 euro. Forse ordinando la bici completa, assemblata in sede, si riesce a ottenere un prezzo forfettario. Forse.
Li vale? E secondo voi che risposta posso darvi?
Sono stato tentato dal chiedere a Marco Gios di acquistarla, magari con un gesto di buona volontà nel venirmi incontro date le attuali disastrate condizioni economiche del comparto bici, nel quale rientra la molto onerosa gestione di questo blog. Ma dubito che avrebbe accettato uno sconto del 99,9%… 😀
Forse qualcuno storcerà il naso nella lettura di questo test, penserà che mi sono lasciato andare all’entusiasmo. Infatti, è così e non me pento.
So che quello che ho scritto è ciò che la bici mi ha trasmesso, con passione. E con egual passione io lo racconto a voi. Senza infiocchettature: solo concessioni al mio stile di scrittura.
Ho apprezzato moltissimo questa Gios Foxes’Land; ho apprezzato ancor più il coraggio della famiglia Gios.
Si, perché ci vuole coraggio per uscire fuori dagli schemi.
Gios è una azienda storica ma preferisco dire una famiglia storica; ed è storica perché fa parte della storia del ciclismo sportivo.
E’ un nome indissolubilmente legato al ciclismo sportivo. Un nome che è più di una scritta sull’obliquo, per tantissimi ciclisti andare in sede è un pellegrinaggio, c’è passione intorno al marchio e tanto amore.
Con la Foxes’Land la famiglia Gios si è messa in gioco. Potete rispondermi che in fin dei conti a catalogo hanno pure una bici da corsa in carbonio, mica fanno solo acciaio da corsa.
Vero, ma quando dici Gios a che telaio pensi immediatamente? Ecco…
Sono stato felice di svolgere questo test, sono stato felice di aver conosciuto Marco Gios, persona di rara gentilezza che mi ha aiutato anche oltre questa prova prestandomi una guarnitura per l’articolo sulla manutenzione del Power Torque.
Chiudo augurandovi al solito buone pedalate e ringraziando Antonello Ferrara per il prezioso aiuto durante le innumerevoli trasferte per le immagini in esterno.
Ecco i link ufficiali.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Gran bella bici e prova, che ti permette di effettuare un ciclismo ad ampio raggio, non solo allenante ma anche di lavoro e tempo libero, più mezzi in uno, da godersi separatamente ed insieme, ottimo.
Ciao Giovanni, il progresso in questo settore è stato notevole. Le prime bici di impostazione tuttofare/sportiva non si avvicinano a quanto abbiamo ora.
Se all’epoca le provavo e mi piacevano è perché rapportavo sempre a quanto disponibile.
Se lo stesso modello lo testassi oggi, beh, ne uscirebbe un verdetto differente.
Se poi al progresso aggiungiamo il valore aggiunto della artigianalità potete capire perché io mi sia innamorato della volpina.
Giornalista ok, ma prima di tutto sono un ciclista. Molto appassionato 😀
Fabio
Condivido in pieno da appassionato utilizzatore e ciclista amatoriale/turistico.
Ciao Giovanni, hai una volpina? Se si, e se ne hai voglia ovvio, mi piacerebbe conoscere le tue impressioni. Per quanto posso essere attento il pericolo mi sia sfuggito qualcosa lo metto sempre in conto.
Fabio
No posseggo una bottecchia in alluminio con gruppo base, la volpina è tutt’altra bici.
Comunque resta sempre il piacere di pedalare.
Beh Giovanni, quello non deve mancare mai. Qualunque sia la bici che abbiamo. E il ciclista felice sarà sempre chi saprà godersi la sua bicicletta, mai chi invidia le altre.
Fabio
Ben detto…….
Ciao ma in teoria si possono montare le 650b Sulla foxy?
Ciao, si ma tieni presente che ha clearence basso (il kit tubi quello permette) e poi ognuna è fatta su misura, quindi una risposta pratica e non solo teorica te la possono fornire solo in Gios.
Bellissima bici, giudizio assolutamente riduttivo visto che si limita alla mia sola lettura del tuo articolo. Traspare assolutamente il fascino che solo i prodotti pensati da chi ha assoluta conoscenza e padronanza riescono a trasmettere. La bici dei sogni, potrebbe essere sicuramente la mia bici dei sogni! Ha fascino da vendere, anche solo leggendo l’articolo e guardando le fotografie, una bici con l’anima, non otto tubi da Taiwan al prezzo di un su misura artigianale…Una di quelle bici vive, quelle che ti stregano, si l’abbiamo capito Fabio!
Ciao Eugenio, rileggendo la bozza dopo la prima stesura mi è venuto il dubbio “accidenti, quante lodi; ho esagerato? Capiranno i miei lettori che c’è passione in questa bici, qualcosa che va oltre il mezzo meccanico, qualcosa che non puoi descrivere ma solo sentire col cuore?”
Però poi ho pensato che voi conoscete me, io conosco voi.
Voi conoscete la mia passione, io conosco il vostro amore per le cose ben fatte e mi sono risposto che avreste capito il mio trasporto nel raccontarvi questa bici.
Raramente sono soddisfatto di un articolo, trovo sempre mille difetti in ogni mio scritto. Stavolta no, sono davvero contento di questo test.
C’è però un senso di incompiuto, io che mi conosco lo vedo, ed è perché a causa della scivolata mi è rimasta una casella bianca sul notes. Mi spiace aver chiuso senza tutte le verifiche che avevo preventivato.
Mi spiace ancor più non essermi preso quella settimana a test chiuso per andarcene a zonzo io e la volpina, ma non potevo abusare oltre della grande disponibilità di Marco Gios.
Ma soprattutto mi spiace averla mandata su, se non avessi da affrontare tutte le spese di questo blog (se vi dicessi quanto mi è costato in spese vive gestire solo questo test… diciamo solo che un ottimo set di ruote sportive ci usciva tranquillo) puoi stare sicuro che la compravo per me.
Fabio
Che dire!
Aspettavo con ansia la pubblicazione di questo test. Sin dalle immagini di anteprima pubblicate dai social, non stavo nella pelle e avrei voluto conoscerne subito le tue impressioni. L’attesa è stata lunga ma devo dire che (nonostante il tuo rammarico per non aver completato ogni possibile scenario) sei andato letteralmente a fondo con i dettagli! Sei riuscito persino a denudare la bicicletta! Sembra assurdo!
Eppure devo ammettere che in questo modo si mette in risalto la vera “opera” che è il telaio; denudato dei componenti (non me ne voglia campagnolo) commerciali che possono avere tutti, si pone meglio l’attenzione sul prodotto vero e proprio che l’artigianato Gios offre.
Complimenti dunque; a te per l’articolo e a Gios come azienda che ha nuovamente dimostrato di essere al passo coin i tempi sfornando la sua versione di un prodotto esattamente in linea con le richieste del mercato, oltre che lungimirante nell’affidarti così a lungo una bici per un test approfonditissimo. Questo anche a controprova del fatto che sono certi della qualità dei loro prodotti e non temono nemmeno la più dettagliata delle recensioni.
Essendo di Torino, ero già passato allo showroom Gios per curiosare non appena avevo visto le prime immagini sui social, purtroppo ero fuori oraruio di apertura e non sono riuscito a toccare con mano. Poco male, ora ho un’idea decisamente chiara di quello che ritengo l’ennesimo gioiello di manifattura del marchio Torinese.
Sono contento di leggere di questa bici. Sono contento di essere di Torino.
Daniele
E io son contento di averci pedalato; un poco meno esserci caduto, ahia…
Fabio
ps che poi questa di non aver completato ogni scenario, di avere per la prima volta dovuto lasciare una casella bianca sul mio notes: è così evidente che ci sono rimasto male? Sto messo così? Si, mi farò vedere da uno bravo…
Più che altro mi chiedo di questo passo dove andrai a finire. Forse la prossima bici in test oltre a smontarla la svernicerai?
Ahhhhhh!!!!
😀
Daniele
Mumble mumble, potrebbe essere una idea…
No, scherzo ché se poi qualche azienda legge mi gioco il supporto 😀
E comunque tra infortunio al ginocchio, stanchezza mia accumulata e voglia di occuparmi più di tecnica, test per ora non ne programmo. Serve una pausa pure a me, questo della Gios è stato molto impegnativo. Soprattutto la produzione e postproduzione, sono andato parecchio oltre i miei canoni e lo sforzo fotografico ha richiesto capacità che non ho, studiare tutto è stato un casino.
Fabio
Amo Torino che mi ha dato tanto così come amo l’acciaio, come testimonia la mia Carlà. Non nascondo neanche il fatto di aver contattato tempo fa Marco Gios perchè un giorno mi piacerebbe regalarmi un bel telaio fatto da loro. Qualcuno potrebbe dire che sono già di parte ma vedrò di dare più spazio alla ragione che non al cuore. Il telaio mi sembra dimostri una grande cura nella progettazione e nel sapere che comportamento voler conferire alla bicicletta come superbo è il modo con cui è stato modellato il tubo sterzo. Personalmente trovo il telaio molto curato e traspare il grande livello di conoscenza tecnica che porta con se. Ogni grado ogni mm, è stato scelto per conferire quel particolare comportamento,non ci sono di mezzo scelte aziendali per risparmiare sugli stampi o per conferire misure universali, qui trovo che c’è l’espressione del grande artigianato italiano. Come detto da Fabio,inutile parlare di componenti,visto che li possiamo scegliere, ognuno di noi monta quello che vuole, personalmente sarei già al telefono con Corrado Spada per le ruote, con la Campagnolo per avere il gruppo completo di freni idraulici e con la Deda per manubrio ed attacco. Ritengo che se pur paghi qualcosa in termini di peso rispetto ad un telaio in fibra di carbonio, possa anche essere scelta per qualche gara da ciclocross, perchè precisione di guida , di inserimento in curva come di trasmissione delle forze valgono qualche grammo in più. Fabio, ha descritto molto bene la sensazione di guidabilità come anche quella che si ha nella trasmissione della forza dal posteriore, la conosco bene perchè la mia Carlà ha lo stesso comportamento, senti una rotonda sensazione e senza accorgerti la velocità sale in maniera performante più di quanto i sensi ti trasmettano. Complimenti alla famiglia Gios. Giovanni
Ciao Giovanni, io vorrei scrivere qualcosa di intelligente in risposta, anche per mostrare che leggo sempre i vostri interventi e li apprezzo.
Ma tra il fatto che cose intelligenti non so scriverle e che hai già detto tutto tu, io che aggiungo?
Appunto, ‘sta cazzata che ho appena scritto.
E vabbé
Fabio
Adesso mi fa arrossire 🙂
Su quella saldatura tra tubo orizzontale e piantone il problema non è estetico, semplicemente non è fatta bene. Il cordone della saldatura deve essere uniforme, la non c’è stata la completa fusione tra due tubi o manca il materiale d’apporto. Per carità non si romperà.