Gios Foxes’Land

La prova in città e turismo
La prova in città e turismo
Ha senso provare una bici così aristocratica in città, non certo l’economico cancello che tendiamo a usare durante gli spostamenti urbani, quello da lasciare al palo sperando che così brutto ce lo faranno ritrovare al nostro rientro?
Si; primo perché questa Gios Foxes’Land è davvero una tuttofare e quindi le tocca l’urban; secondo perché non possiamo lasciare che la nostra vita sia condizionata dai ladri di bici, se vogliamo essere felici in bicicletta dobbiamo poterlo fare. Magari non la lasciamo proprio al palo per ore…
C’è poi un terzo motivo, altrettanto se non più importante che mi ha spinto a questa verifica: per me città significa affrontare il traffico caotico, dove per destreggiarsi in sicurezza serve una bici “svelta” nella guida e soprattutto pedalare sull’onnipresente pavé martoriato che affligge tanti nostri centri urbani.
Roba che a volte sorridi guardando la Roubaix, tu la affronti ogni giorno; e poi se una bici ti fa essere veloce qui, puoi essere sicuro che sarai veloce ovunque.
La verifica nell’uso turistico ha ugualmente ragion d’esistere. La bici è provvista di occhielli per il portapacchi posteriore, la forcella ne è priva.
Perché la volpina non nasce come turistica giramondo ma come sportiva ad amplissimo raggio. Tra cui anche il turismo che non richiede carico eccessivo. E poi se uno sa organizzarsi e non ha troppe pretese, resto convinto che due borse posteriori bastano e avanzano. Ricordo quando usavo una bici da corsa pura, piccola borsa su portapacchi autocostruito, zainetto, borsino al manubrio e una borsa a tubo ricavata da un telo impermeabile legata sotto l’orizzontale. Già, così come il gravel nemmeno il bikepacking è stato inventato oggi…
Purtroppo quest’ultima verifica è tronca: ho dovuto rinunciare a guidare la Foxes’Land a pieno carico, che ho stabilito per tutti i test in 14 kg divisi equamente nelle borse posteriori, a causa dell’infortunio al ginocchio che mi terrà lontano dalla bici ancora per molto tempo dopo che voi avrete letto queste note.
L’alternativa era tenere con me la volpina fino a quando avrei potuto tornare a pedalare sotto sforzo in sicurezza, che a quanto pare sarebbe tra un paio di mesi a partire dalla pubblicazione di questo articolo. Troppo, non ho voluto abusare della grande disponibilità di Marco Gios.
Mi resta una certa insoddisfazione, un senso di incompiuto nel non aver portato a termine la serrata tabella di marcia che avevo pianificato. Ma tant’è, a volte devo arrendermi alle circostanze.
Iniziamo dalla città. Non il tranquillo borgo ma la caotica metropoli. Quella che mi basta uscire di casa per incontrare…
Cosa serve per muoversi bene nel traffico? Tante cose, dai freni pronti ma modulabili a una trasmissione dalla rapportatura senza salti. Ma qui a noi interessa scoprire il telaio della Foxes’Land quindi dedichiamoci solo a ciò che da lui vogliamo: sveltezza di avantreno a bassa velocità, precisione dello sterzo e capacità di smorzamento delle asperità (per il pavé).
Ne abbiamo due su tre, può andare.
Quella che manca è la sveltezza d’avantreno, da non confondere con la maneggevolezza di cui invece la bici abbonda.
La volpina si è rivelata stabilissima in ogni circostanza, un vomere che ara senza indecisione ogni traiettoria. Merito di forcella e geometrie.
Che negli slalom stretti imposti dal traffico si debba guidare su traiettorie più rotonde piuttosto che spigolare con l’avantreno, che in certi casi sembra più pesante di quanto è, credo sia naturale. O sono io che ormai le perdono tutto…
Una forcella più in piedi (e conseguente stravolgimento delle geometrie) sicuramente avrebbe donato maggior sveltezza all’avantreno. Ma a che prezzo? Quanta della perfetta stabilità in velocità si sarebbe dovuto sacrificare? No, lo scambio non avrebbe senso.
Non sono uno che nasconde segreti, mi piace raccontarvi come arrivare a certe conclusioni. E semplice, basta variare la presa al manubrio.
Una bici leggera di avantreno acquisterà stabilità in presa dietro i comandi e sarà più nervosa in presa finale; una bici stabile di avantreno esattamente l’opposto. E’ questione di carichi e come reagiscono nell’applicarli. Semplice.
Ora non immaginate che la volpina sia un tir da manovrare nel traffico, non esageriamo.
E comunque ti ripaga abbondantemente quando pedali sul pavé.
La capacità di smorzare, di non rimandarti nelle gambe ogni stramaledetto cubetto di porfido senza chiederti in cambio più dell’energia che serve a muoverla, la rende capace di affrontare qualunque disastrato centro storico.
Persino uno così probante come quello dove vivo: credetemi, quando ho citato la Roubaix non l’ho fatto per amor di iperbole, venite qui a sincerarvene. Il caffè lo offro io.
Purtroppo come vi ho detto l’uso turistico non ho potuto verificarlo appieno.
Non mi ha sorpreso trovare tantissima comodità, che significa nessuno spreco di energia. Una mattina sono uscito poco dopo l’alba, dovevo solo verificare che le borse non mi dessero fastidio. Ho mandato un messaggio avvisando avrei tardato un poco, spento il telefono (codardo…) e rientrato al tramonto. Con la volpina è così, è pericoloso mettersi in sella, non sai mai le ruote dove potranno portarti. Scusa Bilbo se ti ho parafrasato, ma questo blog si chiama Elessarbicycle, puoi perdonarmi…
Perché uscire per verificare se le borse si sarebbero rivelate di impaccio? Per la posizione non del tutto indovinata degli occhielli.
Quelli bassi sono alti e avanzati, troppo per essere facilmente compatibili con ogni portapacchi.
Ok, è dettaglio personalizzabile in fase d’ordine, basta chiedere una posizione diversa. E visto che siamo in fase di richieste, chiederei pure di averli esterni e non incassati.
Vero, quelli esterni sono più rognosi da saldare e quando saltano (perché i ciclisti hanno spesso la fastidiosa abitudine a serrare oltre misura, danneggiando la filettatura) c’è poco da fare: sostituirli significa dissaldare, che si traduce anche nella necessità di nuova vernice. Un macello, a meno di non essere pratici, alesare l’attacco e fissare un dado dal lato opposto. Brutto ma economico. Sfruttare un dado cieco mitiga il pessimo impatto estetico.
Gli attacchi incassati invece sono facili da sostituire; si trapana il vecchio e si spara un rivetto filettato nuovo con una pistola apposita, come descrivo in questo articolo. Una punta di collante bicomponente può evitare rotazioni indesiderate, però attenzione perché col collante una ulteriore sostituzione diviene problematica.
Ma torniamo al test.
Dove ho usato un portapacchi BacMilano, versione con gambe più corte proprio a causa della posizione alta degli occhielli inferiori. E non ho avuto problemi.
Come invece li ho avuti usando un portapacchi Zefal; me lo sono ritrovato troppo avanzato o troppo alto e in ogni combinazione di montaggio o le borse urtavano i talloni o erano in cielo, peggiorando la guidabilità. E l’armonia delle linee. Borse con attacchi regolabili, ovviamente, quindi la responsabilità non è loro.
Nel presentare la bici con le borse in una immagine nel secondo paragrafo mi è venuto naturale aggiungere “la presenza delle borse non la sminuisce”.
E’ un purosangue la Foxes’Land, applicarle le borse mi sembrava retrocederla a bestia da soma.
Invece no, nel vederla già fantasticavo i lunghi giri che ci attendevano.
E che non ci sono stati, solo qualche breve presa di contatto a borse poco cariche per saggiare il terreno. Letteralmente. Ahia…
Posso essere abbastanza certo che non avrei trovato sorprese, una bici così stabile e precisa dubito avrebbe risentito in modo anomalo del peso aggiuntivo e conseguente sbilanciamento sul retrotreno.
Ma abbastanza certo non significa certo; e non immaginate quanto mi secca non averlo appurato. Però potrebbe essere una buona scusa per riavere qui la volpina, che ne dici Marco Gios? No eh? Vabbé, ci ho provato.
Credo abbiamo un quadro sufficientemente completo, quindi voltiamo per l’ultima volta pagina e andiamo alle conclusioni.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Gran bella bici e prova, che ti permette di effettuare un ciclismo ad ampio raggio, non solo allenante ma anche di lavoro e tempo libero, più mezzi in uno, da godersi separatamente ed insieme, ottimo.
Ciao Giovanni, il progresso in questo settore è stato notevole. Le prime bici di impostazione tuttofare/sportiva non si avvicinano a quanto abbiamo ora.
Se all’epoca le provavo e mi piacevano è perché rapportavo sempre a quanto disponibile.
Se lo stesso modello lo testassi oggi, beh, ne uscirebbe un verdetto differente.
Se poi al progresso aggiungiamo il valore aggiunto della artigianalità potete capire perché io mi sia innamorato della volpina.
Giornalista ok, ma prima di tutto sono un ciclista. Molto appassionato 😀
Fabio
Condivido in pieno da appassionato utilizzatore e ciclista amatoriale/turistico.
Ciao Giovanni, hai una volpina? Se si, e se ne hai voglia ovvio, mi piacerebbe conoscere le tue impressioni. Per quanto posso essere attento il pericolo mi sia sfuggito qualcosa lo metto sempre in conto.
Fabio
No posseggo una bottecchia in alluminio con gruppo base, la volpina è tutt’altra bici.
Comunque resta sempre il piacere di pedalare.
Beh Giovanni, quello non deve mancare mai. Qualunque sia la bici che abbiamo. E il ciclista felice sarà sempre chi saprà godersi la sua bicicletta, mai chi invidia le altre.
Fabio
Ben detto…….
Ciao ma in teoria si possono montare le 650b Sulla foxy?
Ciao, si ma tieni presente che ha clearence basso (il kit tubi quello permette) e poi ognuna è fatta su misura, quindi una risposta pratica e non solo teorica te la possono fornire solo in Gios.
Bellissima bici, giudizio assolutamente riduttivo visto che si limita alla mia sola lettura del tuo articolo. Traspare assolutamente il fascino che solo i prodotti pensati da chi ha assoluta conoscenza e padronanza riescono a trasmettere. La bici dei sogni, potrebbe essere sicuramente la mia bici dei sogni! Ha fascino da vendere, anche solo leggendo l’articolo e guardando le fotografie, una bici con l’anima, non otto tubi da Taiwan al prezzo di un su misura artigianale…Una di quelle bici vive, quelle che ti stregano, si l’abbiamo capito Fabio!
Ciao Eugenio, rileggendo la bozza dopo la prima stesura mi è venuto il dubbio “accidenti, quante lodi; ho esagerato? Capiranno i miei lettori che c’è passione in questa bici, qualcosa che va oltre il mezzo meccanico, qualcosa che non puoi descrivere ma solo sentire col cuore?”
Però poi ho pensato che voi conoscete me, io conosco voi.
Voi conoscete la mia passione, io conosco il vostro amore per le cose ben fatte e mi sono risposto che avreste capito il mio trasporto nel raccontarvi questa bici.
Raramente sono soddisfatto di un articolo, trovo sempre mille difetti in ogni mio scritto. Stavolta no, sono davvero contento di questo test.
C’è però un senso di incompiuto, io che mi conosco lo vedo, ed è perché a causa della scivolata mi è rimasta una casella bianca sul notes. Mi spiace aver chiuso senza tutte le verifiche che avevo preventivato.
Mi spiace ancor più non essermi preso quella settimana a test chiuso per andarcene a zonzo io e la volpina, ma non potevo abusare oltre della grande disponibilità di Marco Gios.
Ma soprattutto mi spiace averla mandata su, se non avessi da affrontare tutte le spese di questo blog (se vi dicessi quanto mi è costato in spese vive gestire solo questo test… diciamo solo che un ottimo set di ruote sportive ci usciva tranquillo) puoi stare sicuro che la compravo per me.
Fabio
Che dire!
Aspettavo con ansia la pubblicazione di questo test. Sin dalle immagini di anteprima pubblicate dai social, non stavo nella pelle e avrei voluto conoscerne subito le tue impressioni. L’attesa è stata lunga ma devo dire che (nonostante il tuo rammarico per non aver completato ogni possibile scenario) sei andato letteralmente a fondo con i dettagli! Sei riuscito persino a denudare la bicicletta! Sembra assurdo!
Eppure devo ammettere che in questo modo si mette in risalto la vera “opera” che è il telaio; denudato dei componenti (non me ne voglia campagnolo) commerciali che possono avere tutti, si pone meglio l’attenzione sul prodotto vero e proprio che l’artigianato Gios offre.
Complimenti dunque; a te per l’articolo e a Gios come azienda che ha nuovamente dimostrato di essere al passo coin i tempi sfornando la sua versione di un prodotto esattamente in linea con le richieste del mercato, oltre che lungimirante nell’affidarti così a lungo una bici per un test approfonditissimo. Questo anche a controprova del fatto che sono certi della qualità dei loro prodotti e non temono nemmeno la più dettagliata delle recensioni.
Essendo di Torino, ero già passato allo showroom Gios per curiosare non appena avevo visto le prime immagini sui social, purtroppo ero fuori oraruio di apertura e non sono riuscito a toccare con mano. Poco male, ora ho un’idea decisamente chiara di quello che ritengo l’ennesimo gioiello di manifattura del marchio Torinese.
Sono contento di leggere di questa bici. Sono contento di essere di Torino.
Daniele
E io son contento di averci pedalato; un poco meno esserci caduto, ahia…
Fabio
ps che poi questa di non aver completato ogni scenario, di avere per la prima volta dovuto lasciare una casella bianca sul mio notes: è così evidente che ci sono rimasto male? Sto messo così? Si, mi farò vedere da uno bravo…
Più che altro mi chiedo di questo passo dove andrai a finire. Forse la prossima bici in test oltre a smontarla la svernicerai?
Ahhhhhh!!!!
😀
Daniele
Mumble mumble, potrebbe essere una idea…
No, scherzo ché se poi qualche azienda legge mi gioco il supporto 😀
E comunque tra infortunio al ginocchio, stanchezza mia accumulata e voglia di occuparmi più di tecnica, test per ora non ne programmo. Serve una pausa pure a me, questo della Gios è stato molto impegnativo. Soprattutto la produzione e postproduzione, sono andato parecchio oltre i miei canoni e lo sforzo fotografico ha richiesto capacità che non ho, studiare tutto è stato un casino.
Fabio
Amo Torino che mi ha dato tanto così come amo l’acciaio, come testimonia la mia Carlà. Non nascondo neanche il fatto di aver contattato tempo fa Marco Gios perchè un giorno mi piacerebbe regalarmi un bel telaio fatto da loro. Qualcuno potrebbe dire che sono già di parte ma vedrò di dare più spazio alla ragione che non al cuore. Il telaio mi sembra dimostri una grande cura nella progettazione e nel sapere che comportamento voler conferire alla bicicletta come superbo è il modo con cui è stato modellato il tubo sterzo. Personalmente trovo il telaio molto curato e traspare il grande livello di conoscenza tecnica che porta con se. Ogni grado ogni mm, è stato scelto per conferire quel particolare comportamento,non ci sono di mezzo scelte aziendali per risparmiare sugli stampi o per conferire misure universali, qui trovo che c’è l’espressione del grande artigianato italiano. Come detto da Fabio,inutile parlare di componenti,visto che li possiamo scegliere, ognuno di noi monta quello che vuole, personalmente sarei già al telefono con Corrado Spada per le ruote, con la Campagnolo per avere il gruppo completo di freni idraulici e con la Deda per manubrio ed attacco. Ritengo che se pur paghi qualcosa in termini di peso rispetto ad un telaio in fibra di carbonio, possa anche essere scelta per qualche gara da ciclocross, perchè precisione di guida , di inserimento in curva come di trasmissione delle forze valgono qualche grammo in più. Fabio, ha descritto molto bene la sensazione di guidabilità come anche quella che si ha nella trasmissione della forza dal posteriore, la conosco bene perchè la mia Carlà ha lo stesso comportamento, senti una rotonda sensazione e senza accorgerti la velocità sale in maniera performante più di quanto i sensi ti trasmettano. Complimenti alla famiglia Gios. Giovanni
Ciao Giovanni, io vorrei scrivere qualcosa di intelligente in risposta, anche per mostrare che leggo sempre i vostri interventi e li apprezzo.
Ma tra il fatto che cose intelligenti non so scriverle e che hai già detto tutto tu, io che aggiungo?
Appunto, ‘sta cazzata che ho appena scritto.
E vabbé
Fabio
Adesso mi fa arrossire 🙂
Su quella saldatura tra tubo orizzontale e piantone il problema non è estetico, semplicemente non è fatta bene. Il cordone della saldatura deve essere uniforme, la non c’è stata la completa fusione tra due tubi o manca il materiale d’apporto. Per carità non si romperà.