Gios Foxes’Land

La prova in fuoristrada
La prova in fuoristrada
Fuoristrada, sempre difficile classificarlo. Se dovessi semplicemente andare per esclusione lo definirei tutto ciò che non è asfalto.
Ma includerebbe una tale varietà di situazioni che oltre a essere impossibile provare, porterebbe la Gios Foxes’Land anche lì dove non è stata pensata per andare.
Quindi per il test vero e proprio ho ristretto il campo d’azione agli ambienti sulla carta a lei congeniali, con giusto qualche incursione appena oltre: perché in off-road le condizioni del terreno sono sempre mutevoli e quando te le trovi davanti le affronti, non torni indietro.
E’ una gravel, telaio rigido. Anche se spesso sono stato tentato, non ho montato l’attacco manubrio ammortizzato Redshift ShockStop che, ne sono certo dopo tanto tempo che lo uso quasi su ogni bici, mi avrebbe permesso prestazioni ancora superiori a quelle già eccellenti che ho rilevato. Non l’ho fatto perché avrebbe reso più difficile isolare il telaio (dove intendo sempre telaio più forcella) e già così è stato complicato, non potevo permettermi di rendere tutto ancora più difficile.
Avevo stabilito di farlo, di montare cioè lo stem ammortizzato, a test concluso, quando avessi avuto ben chiari sul notes tutti i punti salienti. Ma la caduta che mi ha fermato e mi terrà a riposo ancora per diverse settimane ha fatto saltare anche questo.
Conosco ormai bene la volpina e conosco perfettamente l’attacco ShockStop; e già pregustavo l’aumento di passo che questa soluzione tecnica mi avrebbe consentito. Non mi sarebbe servito per il test ma per gusto mio. Mi è piaciuto così tanto pedalare con la Foxes’Land che mi ero riservato un finale prima del suo rientro in casa Gios solo per noi due, senza assillo di appunti da prendere e situazioni da verificare.
Non sempre le cose vanno secondo i nostri piani, comunque l’importante alla fine è aver portato a casa il risultato, non aver cioè troncato il test di questo telaio per cause di forza maggiore. Almeno nelle condizioni d’uso più importanti come appunto quello in fuoristrada.
Quale fuoristrada? Quello a cui sono naturalmente votate le bici gravel. Sentieri battuti, strade bianche, acciottolati leggeri, sottobosco. Con incursioni su terreni pesanti perché tutti prendiamo la pioggia o semplicemente usciamo il giorno dopo e il sole non è riuscito ad asciugare il suolo.
Ho alzato l’asticella per curiosità e senza intenti di classifica affrontando percorsi dove sarebbe servita almeno una Mtb front; ho esagerato portandola su pendii che avrebbero messo in crisi anche una full e qui me la sono semplicemente caricata in spalla per scavalcare i massi più alti che svettavano dal terreno. Alla fine, anche se in diversi tratti mi sono mosso sulle gambe e non sui pedali, con la volpina ho raggiunto mete a cui molti biker rinunciano. Perché tra una passeggiata e l’altra, io e la Foxes’Land ci siamo mossi sulle sue ruote. E sono stati tratti assai scabrosi…
So che vi state chiedendo il senso, perché ampliare così i percorsi quando poi, alla fine, dal punto di vista strettamente tecnico c’è poco da rilevare visto che la bici l’ho caricata in spalla nei punti al di là della sua portata; e comunque non avrei riportato le conclusioni.
Perché lo scopo era filosofico più che tecnico. Volevo dimostrare a me stesso e perché no, pure alla volpina, che nulla ci avrebbe fermato. Che ci saremmo goduti l’escursione, senza rinunce; che avremmo passato la giornata insieme e alla fine ci saremmo seduti sul crinale ad ammirare la vallata sottostante.
Lei ha portato me, io ho portato lei e la sera eravamo contenti tutti e due. Si, si è creato un rapporto molto personale tra me e la Foxes’Land…
Ultima notazione prima di immergerci nella natura; sappiamo quanto il tipo di copertoncino influisca sulla scelta dei percorsi e sulla guida in fuoristrada.
Per testare il telaio della volpina ho scelto due diverse gomme, prelevate dal catalogo Vittoria. Sono le Terreno in versione Zero e Dry. Ma prima ci ho girato con bici che ben conosco, per il solito discorso di isolare le impressioni di guida. Si, tutto questo test ha richiesto una mole di lavoro altissima. A volte mi chiedo se tanti mesi di lavoro valgano un solo articolo, quando nello stesso tempo potrei pubblicarne dieci. Poi la volpina ammicca e io ci casco…
Si lo so, chiacchiero troppo. Dai, in sella.
E per farmi perdonare del tempo che vi ho sottratto per arrivare fin qui vi dico subito che in fuoristrada, nel fuoristrada da gravel intendo, la Foxes’Land è velocissima. Al netto delle imperfezioni del terreno, assorbite con disinvoltura comunque, si viaggia come su asfalto.
Su terreni compatti praticamente non c’è differenza. Non è necessario alzarsi sui pedali, al massimo quel poco a sfiorare la sella affrontando a tutta i tratti ricchi di fossi e buche in rapida successione.
Ma non per garantire la direzionalità, quella non viene mai meno, quanto per preservare le nostre virtù dai dolorosi contatti col sellino…
Qui, su questi terreni, ti rendi conto appieno di quanto la forcella sia efficace e come Columbus abbia messo a disposizione di chi ha le capacità per sfruttarlo un kit tubi per il carro davvero di altissimo livello.
E siccome Gios queste capacità le ha, ecco spiegato l’efficacia della volpina nella guida in off-road.
Si può tenere un passo veloce perché le imperfezioni sono subito digerite senza contraccolpi evidenti; ci sono è ovvio, non è una ammortizzata: ma oltre a essere perfettamente smorzati non causano reazioni imprevedibili.
Significa guidare concentrati solo sulla pedalata, darci dentro senza timore. Mica poco.
E se spunta l’ostacolo troppo duro da prendere in velocità la correzione di traiettoria è immediata: tu fissi il punto dove dirigere le ruote e lei ci va. Tutto qui. Ah, sempre pedalando veloci…
Molto veloci. Anche perché rallentando il passo lo sterzo perde immediatezza, me ne sono accorto usandola spesso nel traffico e anche in fuoristrada è lo stesso.
Sentieri ghiaiosi e/o ricoperti di rami e detriti vari nel sottobosco la Foxes’Land li affronta ugualmente senza scomporsi: dalla traiettoria come dal suo aristocratico aplomb.
Si diverte la volpina e ti ti diverti tu. E si che ti diverti 😀
Non le fanno paura nemmeno i terreni pesanti, se c’è fango lei ti porta dentro e ti tira fuori.
Però qui tutto molto dipende da gomme scelte e trasmissione usata. Nessun telaio, per quanto eccellente, può farci molto quando le ruote affondano e i rapporti sono troppo duri per darti trazione.
Mi sono spesso ritrovato con la ruota posteriore che girava a vuoto, sia per la scarsa tassellatura dei copertoncini che per la combinazione 34-32 che, soprattutto in pendenza, non era abbastanza agile.
Però al di là di questi inconvenienti restano i pregi di un telaio che affronta con piglio sportivo il fuoristrada a lei dedicato.
Senza spezzarti le gambe per contrastare la strada malfatta, con ottima precisione di guida e, soprattutto, quel senso di sicurezza, di avere sempre la situazione sotto controllo, che tanto mi è piaciuto su strada e che ho ritrovato intatto fuori dall’asfalto.
Confesso che nelle nostre prime prese di contatto guardavo la forcella Columbus e mi chiedevo come sarebbe stata la volpina con invece una forcella in acciaio, magari a testa sdoppiata. Così, per amor di tradizione.
Ma più pedalavo con la Foxes’Land e più apprezzavo questa Columbus Futura Gravel che, ne sono convinto, ha molti meriti nel comportamento globale della volpina. E li ha la famiglia Gios nell’aver saputo creare un telaio capace di fondersi così bene con lei.
Come già rilevato su strada, anche in fuoristrada la Foxes’Land si fa apprezzare pienamente andando forte.
Passeggiando, godendosi il panorama e i profumi che ti avvolgono percorrendo un bosco dopo una giornata di pioggia tutto quello che pensi è: però, ma quanto è comoda la volpina!
Non ti colpisce, anzi, non ti rapisce. La sottovaluti. Grave errore…
Bene, possiamo cambiare scenario e scoprire come si comporta in città e nell’uso turistico. Voltiamo pagina.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Gran bella bici e prova, che ti permette di effettuare un ciclismo ad ampio raggio, non solo allenante ma anche di lavoro e tempo libero, più mezzi in uno, da godersi separatamente ed insieme, ottimo.
Ciao Giovanni, il progresso in questo settore è stato notevole. Le prime bici di impostazione tuttofare/sportiva non si avvicinano a quanto abbiamo ora.
Se all’epoca le provavo e mi piacevano è perché rapportavo sempre a quanto disponibile.
Se lo stesso modello lo testassi oggi, beh, ne uscirebbe un verdetto differente.
Se poi al progresso aggiungiamo il valore aggiunto della artigianalità potete capire perché io mi sia innamorato della volpina.
Giornalista ok, ma prima di tutto sono un ciclista. Molto appassionato 😀
Fabio
Condivido in pieno da appassionato utilizzatore e ciclista amatoriale/turistico.
Ciao Giovanni, hai una volpina? Se si, e se ne hai voglia ovvio, mi piacerebbe conoscere le tue impressioni. Per quanto posso essere attento il pericolo mi sia sfuggito qualcosa lo metto sempre in conto.
Fabio
No posseggo una bottecchia in alluminio con gruppo base, la volpina è tutt’altra bici.
Comunque resta sempre il piacere di pedalare.
Beh Giovanni, quello non deve mancare mai. Qualunque sia la bici che abbiamo. E il ciclista felice sarà sempre chi saprà godersi la sua bicicletta, mai chi invidia le altre.
Fabio
Ben detto…….
Ciao ma in teoria si possono montare le 650b Sulla foxy?
Ciao, si ma tieni presente che ha clearence basso (il kit tubi quello permette) e poi ognuna è fatta su misura, quindi una risposta pratica e non solo teorica te la possono fornire solo in Gios.
Bellissima bici, giudizio assolutamente riduttivo visto che si limita alla mia sola lettura del tuo articolo. Traspare assolutamente il fascino che solo i prodotti pensati da chi ha assoluta conoscenza e padronanza riescono a trasmettere. La bici dei sogni, potrebbe essere sicuramente la mia bici dei sogni! Ha fascino da vendere, anche solo leggendo l’articolo e guardando le fotografie, una bici con l’anima, non otto tubi da Taiwan al prezzo di un su misura artigianale…Una di quelle bici vive, quelle che ti stregano, si l’abbiamo capito Fabio!
Ciao Eugenio, rileggendo la bozza dopo la prima stesura mi è venuto il dubbio “accidenti, quante lodi; ho esagerato? Capiranno i miei lettori che c’è passione in questa bici, qualcosa che va oltre il mezzo meccanico, qualcosa che non puoi descrivere ma solo sentire col cuore?”
Però poi ho pensato che voi conoscete me, io conosco voi.
Voi conoscete la mia passione, io conosco il vostro amore per le cose ben fatte e mi sono risposto che avreste capito il mio trasporto nel raccontarvi questa bici.
Raramente sono soddisfatto di un articolo, trovo sempre mille difetti in ogni mio scritto. Stavolta no, sono davvero contento di questo test.
C’è però un senso di incompiuto, io che mi conosco lo vedo, ed è perché a causa della scivolata mi è rimasta una casella bianca sul notes. Mi spiace aver chiuso senza tutte le verifiche che avevo preventivato.
Mi spiace ancor più non essermi preso quella settimana a test chiuso per andarcene a zonzo io e la volpina, ma non potevo abusare oltre della grande disponibilità di Marco Gios.
Ma soprattutto mi spiace averla mandata su, se non avessi da affrontare tutte le spese di questo blog (se vi dicessi quanto mi è costato in spese vive gestire solo questo test… diciamo solo che un ottimo set di ruote sportive ci usciva tranquillo) puoi stare sicuro che la compravo per me.
Fabio
Che dire!
Aspettavo con ansia la pubblicazione di questo test. Sin dalle immagini di anteprima pubblicate dai social, non stavo nella pelle e avrei voluto conoscerne subito le tue impressioni. L’attesa è stata lunga ma devo dire che (nonostante il tuo rammarico per non aver completato ogni possibile scenario) sei andato letteralmente a fondo con i dettagli! Sei riuscito persino a denudare la bicicletta! Sembra assurdo!
Eppure devo ammettere che in questo modo si mette in risalto la vera “opera” che è il telaio; denudato dei componenti (non me ne voglia campagnolo) commerciali che possono avere tutti, si pone meglio l’attenzione sul prodotto vero e proprio che l’artigianato Gios offre.
Complimenti dunque; a te per l’articolo e a Gios come azienda che ha nuovamente dimostrato di essere al passo coin i tempi sfornando la sua versione di un prodotto esattamente in linea con le richieste del mercato, oltre che lungimirante nell’affidarti così a lungo una bici per un test approfonditissimo. Questo anche a controprova del fatto che sono certi della qualità dei loro prodotti e non temono nemmeno la più dettagliata delle recensioni.
Essendo di Torino, ero già passato allo showroom Gios per curiosare non appena avevo visto le prime immagini sui social, purtroppo ero fuori oraruio di apertura e non sono riuscito a toccare con mano. Poco male, ora ho un’idea decisamente chiara di quello che ritengo l’ennesimo gioiello di manifattura del marchio Torinese.
Sono contento di leggere di questa bici. Sono contento di essere di Torino.
Daniele
E io son contento di averci pedalato; un poco meno esserci caduto, ahia…
Fabio
ps che poi questa di non aver completato ogni scenario, di avere per la prima volta dovuto lasciare una casella bianca sul mio notes: è così evidente che ci sono rimasto male? Sto messo così? Si, mi farò vedere da uno bravo…
Più che altro mi chiedo di questo passo dove andrai a finire. Forse la prossima bici in test oltre a smontarla la svernicerai?
Ahhhhhh!!!!
😀
Daniele
Mumble mumble, potrebbe essere una idea…
No, scherzo ché se poi qualche azienda legge mi gioco il supporto 😀
E comunque tra infortunio al ginocchio, stanchezza mia accumulata e voglia di occuparmi più di tecnica, test per ora non ne programmo. Serve una pausa pure a me, questo della Gios è stato molto impegnativo. Soprattutto la produzione e postproduzione, sono andato parecchio oltre i miei canoni e lo sforzo fotografico ha richiesto capacità che non ho, studiare tutto è stato un casino.
Fabio
Amo Torino che mi ha dato tanto così come amo l’acciaio, come testimonia la mia Carlà. Non nascondo neanche il fatto di aver contattato tempo fa Marco Gios perchè un giorno mi piacerebbe regalarmi un bel telaio fatto da loro. Qualcuno potrebbe dire che sono già di parte ma vedrò di dare più spazio alla ragione che non al cuore. Il telaio mi sembra dimostri una grande cura nella progettazione e nel sapere che comportamento voler conferire alla bicicletta come superbo è il modo con cui è stato modellato il tubo sterzo. Personalmente trovo il telaio molto curato e traspare il grande livello di conoscenza tecnica che porta con se. Ogni grado ogni mm, è stato scelto per conferire quel particolare comportamento,non ci sono di mezzo scelte aziendali per risparmiare sugli stampi o per conferire misure universali, qui trovo che c’è l’espressione del grande artigianato italiano. Come detto da Fabio,inutile parlare di componenti,visto che li possiamo scegliere, ognuno di noi monta quello che vuole, personalmente sarei già al telefono con Corrado Spada per le ruote, con la Campagnolo per avere il gruppo completo di freni idraulici e con la Deda per manubrio ed attacco. Ritengo che se pur paghi qualcosa in termini di peso rispetto ad un telaio in fibra di carbonio, possa anche essere scelta per qualche gara da ciclocross, perchè precisione di guida , di inserimento in curva come di trasmissione delle forze valgono qualche grammo in più. Fabio, ha descritto molto bene la sensazione di guidabilità come anche quella che si ha nella trasmissione della forza dal posteriore, la conosco bene perchè la mia Carlà ha lo stesso comportamento, senti una rotonda sensazione e senza accorgerti la velocità sale in maniera performante più di quanto i sensi ti trasmettano. Complimenti alla famiglia Gios. Giovanni
Ciao Giovanni, io vorrei scrivere qualcosa di intelligente in risposta, anche per mostrare che leggo sempre i vostri interventi e li apprezzo.
Ma tra il fatto che cose intelligenti non so scriverle e che hai già detto tutto tu, io che aggiungo?
Appunto, ‘sta cazzata che ho appena scritto.
E vabbé
Fabio
Adesso mi fa arrossire 🙂
Su quella saldatura tra tubo orizzontale e piantone il problema non è estetico, semplicemente non è fatta bene. Il cordone della saldatura deve essere uniforme, la non c’è stata la completa fusione tra due tubi o manca il materiale d’apporto. Per carità non si romperà.