Gios Foxes’Land
Gios, acciaio, gravel; basterebbe una sola di queste parole per intrigarmi, figuriamoci quando tutte e tre identificano la stessa bici: la Gios Foxes’Land.
Una gravel con telaio in acciaio creato su misura, forcella in carbonio di altissima qualità, l’inconfondibile marchio Gios a impreziosirla.
Che non è semplicemente lo scudetto sul tubo sterzo: è l’anima che pervade questa bici, il suo retaggio, la sua tradizione.
Mi conoscete da tempo, sapete che sono un appassionato prima che giornalista. Sono imparziale ma non asettico. E di questa volpina mi sono innamorato.
E’ da molti anni che mi piacerebbe avere una Gios, ed è facile scoprire che il mio sogno nel cassetto è la Super Record.
Ma non è lei che ho messo sotto torchio, ho scelto la gravel per tanti motivi; alcuni fondati, ragionati diciamo così, altri puramente passionali.
Tra i primi ci metto la mia preferenza per questo tipo di bici e la volontà di “stare sul pezzo” in questo momento d’oro per tali bici.
Vi ho raccontato fino alla noia quanto il gravel sia tutto tranne che una novità, qualcosa nato adesso.
Non ho la presunzione di averlo inventato, esisteva già sul piano artigianale quando trenta anni fa creavo bici che adesso definiremmo gravel. Usavo quello che c’era, soprattutto telai da ciclocross prima e da trekking dopo, quando alcune aziende d’oltreoceano introdussero ottimi telai in acciaio, adatti a ruote da 700 di generosa sezione, geometrie più morbide e facilmente accessoriabili con portapacchi e parafanghi.
Nessuno avrebbe scommesso una lira su quelle bici, su quel modo di vivere il ciclismo. Ci provò Cinelli con la Passatore (altro mio sogno nel cassetto) e ne ricavò ben poco. Ora se ne trovi una la paghi un rene.
Eppure era un ciclismo assai praticato in Europa, furoreggiava in USA e ricordo molte bellissime creazioni che ammiravo su riviste contrabbandate dall’Australia.
Oggi gravel è parola magica, tutto ciò che tocca si trasforma in oro. No, oro forse no ma un bel flusso di denaro si.
Gravel che vuol dire tutto e niente di preciso. Ognuno lo declina come gli pare e credo sia proprio questa libertà la chiave del successo. Libertà di pedalare e libertà di vivere la bici come più ci aggrada.
La sua specialità è proprio l’assenza di specializzazione.
Che non significa assenza di carattere; anzi, quasi ogni produttore ha deciso di seguire un proprio filone.
Così abbiamo bici molto votate all’off-road, altre più alla strada, altre ancora che strizzano l’occhio ai turisti giramondo e non mancano quelle con spiccata vocazione urbana.
Tutte però condividono la medesima idea base: salti in sella e vai, ovunque. Che per me è sempre stata l’essenza del ciclismo. Se con un tocco di sportività ancora meglio.
La storica azienda torinese Gios ha scelto la sua interpretazione gravel.
Un telaio in acciaio, su misura; una forcella in carbonio prelevata dal catalogo Columbus, che ovviamente firma anche i tubi del telaio; allestimento a scelta del ciclista, e conoscendo la filosofia di Aldo Gios potrei dire “qualunque marca purché Campagnolo” 😀
Ma è una Gios, ha la velocità nel sangue. L’anima è inconfondibilmente sportiva, che non dovete associare a scomodità, anzi.
E qui entra in gioco la mia passione, quella che mi ha guidato a imbarcarmi in questo test: me ne sono infatuato dal primo momento che l’ho vista.
Ecco, mi sono appena giocato ogni credibilità. E vabbè.
A bloccarmi dal contattare l’azienda è il fatto che la Foxes’Land è una bici, anzi un kit telaio, su misura. Potevo mai pretendere ne approntassero una per me, solo per un test? No, inutile anche chiedere.
Poi mi capitano davanti le foto scattate da Alfonso, il creatore di BacMilano, al suo stand all’Eroica; dove fa bella mostra di sé una volpina (si, per me lei è la volpina) con portapacchi montato.
Ne osservo le proporzioni e mi rendo conto che la taglia mi potrebbe andar bene: ho trovato la bici da provare!
Ditemi voi se non è segno del destino…
Quindi ho immediatamente tampinato prima Alfonso perché riconsegnasse al più presto la bici, poi Marco Gios per mandarla qui e tutto questo mentre ci davo dentro per chiudere ogni altro test in lavorazione in modo da avere tutto il tempo per dedicarmi solo a lei.
E mi ci sono dedicato, davvero tanto. Siamo stati insieme più di tre mesi, con uscite quasi quotidiane.
Uscite non solo per i test, l’ho trattata come fosse mia, quindi sfruttando ogni occasione per pedalare insieme.
L’ho smontata completamente per fotografare al meglio delle mie capacità il solo kit telaio, l’ho rimontata con cura per goderci (goderci, noi, cioè io e lei…) tanti altri chilometri e invece ho dovuto chiudere il test prima del previsto.
Sono scivolato proprio con lei, come vi ho raccontato; mancava davvero poco, solo una uscita con la bici a pieno carico (7+7 kg nelle borse laterali) ma visto che i giorni di fermo sono davvero tanti, ho preferito rimandarla su.
E non ho alcuna vergogna ad ammettere che è stato un distacco difficile, per tutti e due.
Già, perché pure la volpina si è innamorata del cielo di Napoli: mi ha confidato che ha i suoi stessi colori, non come quella brutta nebbia piemontese che tutto nasconde… 😀
Lunga introduzione, lo so. Come lungo sarà questo test.
Dove mi concentrerò molto sul telaio. E’ un kit telaio su misura, poi ognuno lo assembla come gli pare (credo però che in sede facciano firmare col sangue un patto per imporre di non usare Shimano…), immagino non esista una Foxes’Land uguale a una altra e anche alcuni dettagli del telaio sono ulteriormente personalizzabili.
Non ci sarà la solita divisione in quattro paragrafi ma ben sette compreso questo; in quello dedicato al “come è fatta” però vedremo appunto il kit telaio, come è assemblata sarà trattato solo di sfuggita in un breve paragrafo per le ragioni che vi ho appena raccontato. Poi passeremo al test di guida che vedrà ulteriori tre differenti paragrafi: strada, fuoristrada e turismo/urban e infine chiuderemo con le conclusioni, dove ho scelto di pubblicare una serie di gallerie a scorrimento invece di solo alcune immagini.
E’ stato uno sforzo produttivo notevole creare questo test: oltre 1300 foto scattate, centinaia di chilometri percorsi con lei e altrettanti di trasferte in auto per cercare gli scenari giusti e i percorsi adatti, una infinità di ore di postproduzione. Ma credo che la Gios Foxes’Land lo meritasse.
E poi ve l’ho detto: io me ne sono innamorato…
Bene, voltiamo pagina e iniziamo a scoprire come è fatta.
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Gran bella bici e prova, che ti permette di effettuare un ciclismo ad ampio raggio, non solo allenante ma anche di lavoro e tempo libero, più mezzi in uno, da godersi separatamente ed insieme, ottimo.
Ciao Giovanni, il progresso in questo settore è stato notevole. Le prime bici di impostazione tuttofare/sportiva non si avvicinano a quanto abbiamo ora.
Se all’epoca le provavo e mi piacevano è perché rapportavo sempre a quanto disponibile.
Se lo stesso modello lo testassi oggi, beh, ne uscirebbe un verdetto differente.
Se poi al progresso aggiungiamo il valore aggiunto della artigianalità potete capire perché io mi sia innamorato della volpina.
Giornalista ok, ma prima di tutto sono un ciclista. Molto appassionato 😀
Fabio
Condivido in pieno da appassionato utilizzatore e ciclista amatoriale/turistico.
Ciao Giovanni, hai una volpina? Se si, e se ne hai voglia ovvio, mi piacerebbe conoscere le tue impressioni. Per quanto posso essere attento il pericolo mi sia sfuggito qualcosa lo metto sempre in conto.
Fabio
No posseggo una bottecchia in alluminio con gruppo base, la volpina è tutt’altra bici.
Comunque resta sempre il piacere di pedalare.
Beh Giovanni, quello non deve mancare mai. Qualunque sia la bici che abbiamo. E il ciclista felice sarà sempre chi saprà godersi la sua bicicletta, mai chi invidia le altre.
Fabio
Ben detto…….
Ciao ma in teoria si possono montare le 650b Sulla foxy?
Ciao, si ma tieni presente che ha clearence basso (il kit tubi quello permette) e poi ognuna è fatta su misura, quindi una risposta pratica e non solo teorica te la possono fornire solo in Gios.
Bellissima bici, giudizio assolutamente riduttivo visto che si limita alla mia sola lettura del tuo articolo. Traspare assolutamente il fascino che solo i prodotti pensati da chi ha assoluta conoscenza e padronanza riescono a trasmettere. La bici dei sogni, potrebbe essere sicuramente la mia bici dei sogni! Ha fascino da vendere, anche solo leggendo l’articolo e guardando le fotografie, una bici con l’anima, non otto tubi da Taiwan al prezzo di un su misura artigianale…Una di quelle bici vive, quelle che ti stregano, si l’abbiamo capito Fabio!
Ciao Eugenio, rileggendo la bozza dopo la prima stesura mi è venuto il dubbio “accidenti, quante lodi; ho esagerato? Capiranno i miei lettori che c’è passione in questa bici, qualcosa che va oltre il mezzo meccanico, qualcosa che non puoi descrivere ma solo sentire col cuore?”
Però poi ho pensato che voi conoscete me, io conosco voi.
Voi conoscete la mia passione, io conosco il vostro amore per le cose ben fatte e mi sono risposto che avreste capito il mio trasporto nel raccontarvi questa bici.
Raramente sono soddisfatto di un articolo, trovo sempre mille difetti in ogni mio scritto. Stavolta no, sono davvero contento di questo test.
C’è però un senso di incompiuto, io che mi conosco lo vedo, ed è perché a causa della scivolata mi è rimasta una casella bianca sul notes. Mi spiace aver chiuso senza tutte le verifiche che avevo preventivato.
Mi spiace ancor più non essermi preso quella settimana a test chiuso per andarcene a zonzo io e la volpina, ma non potevo abusare oltre della grande disponibilità di Marco Gios.
Ma soprattutto mi spiace averla mandata su, se non avessi da affrontare tutte le spese di questo blog (se vi dicessi quanto mi è costato in spese vive gestire solo questo test… diciamo solo che un ottimo set di ruote sportive ci usciva tranquillo) puoi stare sicuro che la compravo per me.
Fabio
Che dire!
Aspettavo con ansia la pubblicazione di questo test. Sin dalle immagini di anteprima pubblicate dai social, non stavo nella pelle e avrei voluto conoscerne subito le tue impressioni. L’attesa è stata lunga ma devo dire che (nonostante il tuo rammarico per non aver completato ogni possibile scenario) sei andato letteralmente a fondo con i dettagli! Sei riuscito persino a denudare la bicicletta! Sembra assurdo!
Eppure devo ammettere che in questo modo si mette in risalto la vera “opera” che è il telaio; denudato dei componenti (non me ne voglia campagnolo) commerciali che possono avere tutti, si pone meglio l’attenzione sul prodotto vero e proprio che l’artigianato Gios offre.
Complimenti dunque; a te per l’articolo e a Gios come azienda che ha nuovamente dimostrato di essere al passo coin i tempi sfornando la sua versione di un prodotto esattamente in linea con le richieste del mercato, oltre che lungimirante nell’affidarti così a lungo una bici per un test approfonditissimo. Questo anche a controprova del fatto che sono certi della qualità dei loro prodotti e non temono nemmeno la più dettagliata delle recensioni.
Essendo di Torino, ero già passato allo showroom Gios per curiosare non appena avevo visto le prime immagini sui social, purtroppo ero fuori oraruio di apertura e non sono riuscito a toccare con mano. Poco male, ora ho un’idea decisamente chiara di quello che ritengo l’ennesimo gioiello di manifattura del marchio Torinese.
Sono contento di leggere di questa bici. Sono contento di essere di Torino.
Daniele
E io son contento di averci pedalato; un poco meno esserci caduto, ahia…
Fabio
ps che poi questa di non aver completato ogni scenario, di avere per la prima volta dovuto lasciare una casella bianca sul mio notes: è così evidente che ci sono rimasto male? Sto messo così? Si, mi farò vedere da uno bravo…
Più che altro mi chiedo di questo passo dove andrai a finire. Forse la prossima bici in test oltre a smontarla la svernicerai?
Ahhhhhh!!!!
😀
Daniele
Mumble mumble, potrebbe essere una idea…
No, scherzo ché se poi qualche azienda legge mi gioco il supporto 😀
E comunque tra infortunio al ginocchio, stanchezza mia accumulata e voglia di occuparmi più di tecnica, test per ora non ne programmo. Serve una pausa pure a me, questo della Gios è stato molto impegnativo. Soprattutto la produzione e postproduzione, sono andato parecchio oltre i miei canoni e lo sforzo fotografico ha richiesto capacità che non ho, studiare tutto è stato un casino.
Fabio
Amo Torino che mi ha dato tanto così come amo l’acciaio, come testimonia la mia Carlà. Non nascondo neanche il fatto di aver contattato tempo fa Marco Gios perchè un giorno mi piacerebbe regalarmi un bel telaio fatto da loro. Qualcuno potrebbe dire che sono già di parte ma vedrò di dare più spazio alla ragione che non al cuore. Il telaio mi sembra dimostri una grande cura nella progettazione e nel sapere che comportamento voler conferire alla bicicletta come superbo è il modo con cui è stato modellato il tubo sterzo. Personalmente trovo il telaio molto curato e traspare il grande livello di conoscenza tecnica che porta con se. Ogni grado ogni mm, è stato scelto per conferire quel particolare comportamento,non ci sono di mezzo scelte aziendali per risparmiare sugli stampi o per conferire misure universali, qui trovo che c’è l’espressione del grande artigianato italiano. Come detto da Fabio,inutile parlare di componenti,visto che li possiamo scegliere, ognuno di noi monta quello che vuole, personalmente sarei già al telefono con Corrado Spada per le ruote, con la Campagnolo per avere il gruppo completo di freni idraulici e con la Deda per manubrio ed attacco. Ritengo che se pur paghi qualcosa in termini di peso rispetto ad un telaio in fibra di carbonio, possa anche essere scelta per qualche gara da ciclocross, perchè precisione di guida , di inserimento in curva come di trasmissione delle forze valgono qualche grammo in più. Fabio, ha descritto molto bene la sensazione di guidabilità come anche quella che si ha nella trasmissione della forza dal posteriore, la conosco bene perchè la mia Carlà ha lo stesso comportamento, senti una rotonda sensazione e senza accorgerti la velocità sale in maniera performante più di quanto i sensi ti trasmettano. Complimenti alla famiglia Gios. Giovanni
Ciao Giovanni, io vorrei scrivere qualcosa di intelligente in risposta, anche per mostrare che leggo sempre i vostri interventi e li apprezzo.
Ma tra il fatto che cose intelligenti non so scriverle e che hai già detto tutto tu, io che aggiungo?
Appunto, ‘sta cazzata che ho appena scritto.
E vabbé
Fabio
Adesso mi fa arrossire 🙂
Su quella saldatura tra tubo orizzontale e piantone il problema non è estetico, semplicemente non è fatta bene. Il cordone della saldatura deve essere uniforme, la non c’è stata la completa fusione tra due tubi o manca il materiale d’apporto. Per carità non si romperà.