Elessar, le congiunzioni Fleur de Lys

Tempo di lettura: 5 minuti

Elessar ha un telaio particolare sotto molti aspetti; non si tratta del semplice essere su misura ma nell’essere ricorso a dettagli e tecniche per riuscire ad amalgamare ciò che sulla carta non era possibile. Il merito sapete non è tutto mio: io ho avuto alcune idee ma senza Vetta a metterle in pratica, e con maestria, questo telaio non avrebbe visto la luce.

Nel progetto c’erano punti fermi irrinunciabili e uno su tutti è che il telaio sarebbe stato in acciaio e saldato a congiunzioni. Non è questo l’articolo giusto per dibattere cosa è meglio tra congiunzioni o silver fillet brazing; qui parliamo solo di Elessar e delle sue congiunzioni Fleur de Lys.

Congiunzioni, e da qui sono nate molte difficoltà, studiate per telai sportivi, ossia con quote, angoli e passaggi ruote non adatti a ciò che mi serviva.

Perché impuntarmi allora a usarle? Facile, perché sono bellissime. Mi ha fatto sorridere leggere che questo telaio sarebbe solo un tentativo malriuscito di imitare quello che Ernesto Colnago disegnò per la sua Arabesque. Chi lo ha scritto ignora che il disegno Fleur de Lys comparve molto prima che Ernesto Colnago nascesse; mentre fu proprio Ernesto a ispirarsi ad altre congiunzioni già presenti nel disegnare le sue. In particolare alla “Gloria Garibaldina”, una bici da corsa costruita dalla ditta presso cui da giovane lavorava e le cui congiunzioni presentano una chiara somiglianza con le Fleur de Lys nate prima di lei. Insomma, son venute prima le Fleur de Lys e poi le altre.

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Quindi se la storia non è una opinione possiamo tranquillamente bollare tutto come sciocchezza.

Ma parliamo di queste congiunzioni, senza altre divagazioni. Per mia e nostra fortuna il disegno delle Fleur de Lys non fu brevettato. Fortuna perché al momento diversi artigiani e aziende propongono set di congiunzioni con questo particolare motivo grafico. E li propongono con misure diverse ma sempre per bici da corsa, con qualche variazione seppure non del tutto adatta a ciò che avevo in mente.

Ho dovuto tenere d’occhio anche i costi nella creazione di Elessar, una bici che giova ricordare non era assolutamente preventivata ma è nata per sostituire la precedente che mi è stata rubata. Per questo dovendo ordinare le congiunzioni ho rinunciato alla costosissima versione proposta da un artigiano inglese preferendo rivolgermi a quelle offerte da una delle ditte che ne produce di ottime. E’ una azienda taiwanese, come molte di quelle che creano i manufatti migliori per le bici, la Long Shen. Che non vende direttamente ai privati, quindi ho dovuto cercare chi in Europa potesse fornirmi i suoi prodotti, e trovandolo in Peter Evans che ha un sito internet ben fornito di materiale; non di informazioni, per i profani. Però è davvero paziente e mi è stato di grande aiuto nel districarmi tra angoli, diametri e possibili commistioni.

Perché specifico sempre “per bici da corsa”? Perché le congiunzioni sono dei pezzi unici ottenuti per microfusione: significa che hanno angoli e spazi tutti loro. Una bici da corsa usa angoli del telaio in un ristretto range così come il passaggio ruote è ovviamente calibrato per le sottili gomme sportive, figuriamoci se ci fai entrare gomme larghe e parafanghi.

Il più grande problema con cui ho assillato sia Peter che Antonio è stato la creazione della forcella. La testa doveva garantirmi il passaggio di gomme in misura 700×32, l’installazione di parafanghi da 45mm e giusto per complicare ancor di più l’attacco freno doveva essere per i caliper. Non basta: serie sterzo da 1″ e 1/8 e steli dritti, sennò era facile…

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Una testa Fleur de Lys con queste caratteristiche non esiste. Se ha luce per gomme e parafanghi è solo in versione per serie sterzo da 1″; se è per serie sterzo maggiore non è per steli dritti; se è per steli dritti non ha luce per gomme e parafanghi e così via. Insomma, niente da fare: la forcella come la volevo io non era possibile. Però sono testardo, non mollo facilmente e alla fine ce l’abbiamo fatta. E devo riconoscere che è valsa la pena sbattersi tanto perché la forcella è una delle componenti più belle di questo telaio.

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Per riuscirci mi sono messo alla ricerca di una testa forcella che avesse tutte le caratteristiche tecniche che mi servivano, anche se il disegno non presentava il famoso giglio. L’ho trovata, perfetta per passaggio ruote, attacco freni e per steli dritti. Però, appunto, senza il giglio che è il motivo dominante di tutto il telaio. E qui entra in gioco Antonio con la sua perizia e soprattutto con la sua pazienza. Lo chiamo e con nonchalance, come fosse la cosa più normale del mondo, gli propongo di prendere un paio di rinforzi per i portaborraccia, loro sì dotati del giglio, recidere i fiori e innestarli sulla testa forcella che avevo scelto.

In pratica si è trattato di tagliare al punto giusto una coppia di rinforzi portaborraccia…

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… tagliare al punto esatto le due “punte” laterali della testa della forcella e saldare il tutto. Detto così sembra facile, farlo e farlo bene è tutt’altro discorso: perfettamente interpretato perché solo se lo sai e la cerchi potrai notare la sottilissima linea di giunzione lì dove il pollice verde di Antonio ha operato l’innesto per una nuova fioritura.

E così ho ottenuto la mia forcella a steli dritti, con un angolo di 7 gradi, il passaggio gomme e parafanghi che mi serviva, l’attacco per i caliper e i gigli ché se mancavano era un delitto.

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La scelta dei forcellini invece è stata più semplice; una volta scartata l’ipotesi di ricorrere a forcellini con attacco parafango integrato che avrebbe significato dover replicare la storia dei gigli mancanti, la scelta è andata naturalmente ai forcellini della serie Fleur de Lys. Che essendo forcellini per bici da corsa sono appunto privi di attacchi parafanghi e/o portapacchi, e la questione è stata risolta con due bussole saldate direttamente agli steli della forcella.

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Ma la forcella non è stato l’unico problema cui trovare soluzione: anche la scatola movimento ci ha dato il suo bel da fare. Sempre per la questione che trattandosi di congiunzioni corsaiole lo spazio per gomme e parafanghi era troppo esiguo rispetto alla mie necessità.

7179-elessar-bicycle-328La soluzione più ovvia è allungare il carro in modo da allontanare la ruota dalla scatola movimento a sfruttare il naturale sviluppo in larghezza per farci entrare tutto. Però anche qui la soluzione è semplice solo sulla carta perché bisogna tener conto di altri fattori. Anzitutto calcolare di quanto si sarebbe allungato il carro; che volevo lungo d’accordo, ma non oltre certi limiti che avrebbero mortificato la risposta alla pedalata. Poi c’era il problema delle tubazioni perché la scatola movimento Fleur de Lys in versione oversize (scelta per adeguarsi alle congiunzioni del triangolo, poi ci arriviamo) non ci ha aiutato imponendoci tubazioni ovali e non tonde. Dov’è la complicazione coi tubi ovali? Semplifico. Il tubo tondo lo saldi alla scatola movimento e lì dove necessario puoi schiacciarlo (se non è già sagomato) per crearti lo spazio che ti serve. Operazione impossibile invece coi tubi ovali, pena la perdita di superfice utile e precisa per la saldatura. A complicare ulteriormente la creazione del carro hanno contribuito i forcellini posteriori, disponibili per due diametri: quale usare? Decisione non semplice, perché la soluzione scelta per la scatola movimento era usare tubazioni ovali calcolando al decimo di millimetro il punto di taglio e sfruttare al meglio la curvatura delle tubazioni, senza allungare il carro oltre misura. Ma tagliando il tubo da un lato, dall’altro, quello che poi sarebbe stato innestato nei forcellini, che diametro ci avrebbe dato? Con sano pragmatismo abbiamo scelto i forcellini posteriori con diametro interno da 12,5, proponendoci di fare le prove e nel caso cambiarli con quelli nel diametro inferiore da 10,5. Certe cose puoi calcolarle finché vuoi su carta ma nulla vale quanto una prova pratica.

Tutti questi calcoli e prove hanno portato alla fine alla creazione di un carro solo mezzo centimetro più lungo di quanto preventivato in fase di progetto.

Ruota grassoccia e parafango sono entrati senza problemi ed è rimasto lo spazio per la pompa da adagiare parallela al piantone, così come avevo già sull’altra Elessar.

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I forcellini posteriori come detto hanno presentato l’unico dubbio sulla versione esatta per diametro, non per foggia. Anche loro privi di occhielli per parafanghi e portapacchi integrati ovviamente.

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Similmente all’anteriore il problema degli attacchi è stato risolto saldandoli direttamente al telaio. Non ho voluto eccedere, in basso ne basta uno per lato che il parafango dovrà condividere col portapacchi quando arriverà. Anche perché un secondo attacco avrebbe finito con il trovarsi troppo avanzato e alto per offrire un sostegno facilmente sfruttabile.

Avendo optato per i forcellini dal diametro maggiore anche i top eyes, ossia quelli superiori, sono stati ordinati nella misura superiore. Se ci fosse stato da cambiare quelli inferiori stesso destino sarebbe toccato ai superiori, visto che le tubazioni per i pendenti del carro sono a diametro costante.

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In questo articolo sono partito dalla forcella ma in realtà non è da lei che sono nate le difficoltà; tutto ha origine non solo nella scelta di usare le congiunzioni Fleur de Lys su una bici di impostazione turistica ma dal volerle usare in configurazione per serie sterzo da 1″ e 1/8 nonché per tubi da 31,7mm per orizzontale e obliquo e 28,6 per il piantone. In pratica una volta decise queste misure si è trattato poi di trovare il modo di far lavorare anche le altre di conseguenza e creare una forcella. L’esposizione che ho scelto non segue quindi l’esatto percorso (tortuoso…) che ho dovuto fare ma è solo un racconto di ciò che è stato fatto. E non si è trattato di riprendere il vecchio progetto di Elessar e rifarla semplicemente usando congiunzioni diverse ma creare una bici diversa, esaltando alcuni aspetti dinamici in favore di altri che per tanti motivi non erano più prioritari. Ma sempre con un occhio ai costi. Sarebbe stato facile ottenere un triangolo più rigido semplicemente ricorrendo a diverse tubazioni, ma avrei oltrepassato e di troppo il mio limite di spesa. Quindi ho scelto di avere quel poco di rigidità in più che cercavo nel telaio (che non si traduce in perdita di comfort, una bici è un insieme che deve lavorare in armonia e la comodità è stata affidata in buona parte alle ruote) usando tubazioni di maggior diametro. Quindi la scelta di usare le Fleur de Lys in versione oversize e per serie sterzo da 1″ e 1/8 è stata l’unica strada percorribile e da qui far partire le successive scelte.

Però attenzione; queste due congiunzioni per creare il tubo sterzo hanno un loro limite, dovuto anche al disegno coi prominenti gigli: non si può scendere sotto i 135mm di lunghezza tubo sterzo. Lo specifico se a qualcuno venisse voglia di prenderle e necessita di un tubo sterzo particolarmente compatto.

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Spogliato di ogni componente io lo trovo bellissimo; e così come feci con la prima Elessar non ho voluto altri nomi sul telaio che non fossero quelli scelti da me, applicando però lo scudetto Vetta sul tubo sterzo. Un doveroso riconoscimento che porto in giro con orgoglio.

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La scelta delle congiunzioni tubo sterzo viaggia in sincrono con quella del reggisella. E’ una sorta di kit diciamo così, scelte le prime l’ultima è obbligata, sia per misure che per disegno. Nulla vieta di usare una congiunzione reggisella con uguali misure ma disegno diverso, esiste. Ma, domanda retorica, che senso avrebbe?

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Lo si potrebbe fare se si optasse per un sistema reggisella differente, rovinando a mio giudizio l’armonia d’insieme.

A completare la fioritura sul telaio sono arrivati i rinforzi per i portaborraccia; alcuni come detto sono stati sacrificati per ricreare il motivo grafico sulla testa della forcella.

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L’intensa operazione botanica come sapete non ha riguardato solo il telaio ma ha seminato anche per la creazione dell’attacco manubrio.

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Le congiunzioni per la creazione dell’attacco manubrio sono proposte in diverse misure e angoli. Ci sono per serie sterzo da 1″ e attacco manubrio da 25,4mm con angolo di 17 gradi. E per serie sterzo da 1″ e 1/8 (che è possibile usare su serie sterzo inferiore ricorrendo a un adattatore) e attacco manubrio oversize con angolo di 5 gradi. La versione che ho scelto io.

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Come per il tubo sterzo, il disegno dei gigli impedisce di scendere oltre una certa lunghezza. Quello che avete visto sopra è 90mm e siamo davvero a filo.

Chiudo con una ultima coppia di elementi, che non fa parte della serie Fleur de Lys ma ben si sposa: le sedi per i registri di tensione.

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Sono graziosi, ho scelto di cromarli per dargli risalto e i piccoli cuori che li decorano ben si sposano con quelli presenti sull’attacco manubrio.

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Come avete visto si tratta di congiunzioni particolari, in auge da molti decenni. Pochi i telaisti che le propongono però e questo per una loro laboriosità nella saldatura. Richiedono un superiore apporto di argento, i piccoli gigli possono deformarsi e le successive pulizia e rifinitura vogliono molto più tempo e impegno di congiunzioni dal disegno semplice.

Oltremanica e oltreoceano propongono telai su misura con queste congiunzioni, con prezzi che partono dalle 2000 sterline ai 5000 dollari; grezzi, verniciatura e cromatura a parte. Un set di congiunzioni come quello usato da me, esclusa la testa della forcella, costa tra le 300 e le 350 sterline. Non a buon mercato quindi.

Il fatto sia un disegno in giro da tempo mi ha consentito una più facile scelta del colore. Sapevo che non sarebbe stato il bianco o comunque un colore chiaro perché mi serviva una tinta che offrisse il necessario contrasto per far risaltare i minuscoli dettagli di lavorazione. Non è stato difficile reperire in rete immagini di telai con analoghe congiunzioni e farmi una idea dell’effetto nei diversi colori.

Ma in realtà più che una ispirazione ho cercato conferma, avevo già deciso da subito per il rosso metallizzato, ancor prima di ordinare le congiunzioni. E grazie al lavoro della ditta Emmeci e alla pazienza di Elena e di tutto lo staff anche questo mio desiderio si è avverato.

Come ebbi già modo di scrivere, questa bici è nata da una mia caparbia idea; che si è realizzata grazie alla collaborazione di molti, ognuno dando il massimo impegno. Non solo Vetta e Emmeci, ma anche Francesco che si è occupato delle scritte in un momento in cui la sua testa era altrove. Scritte adesive per le quali arriverà un articolo apposito, perché la tecnica usata laminando diversi vinili ho scoperto col tempo che è poco usata per la sua difficoltà e costi. E visto che spesso mi scrivete in privato per chiedere consiglio proprio sulle scritte credo che un articolo dedicato sia la migliore soluzione.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Bravo Fabio, ottima esposizione per una bici veramente unica

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Gli oggetti più belli nascono dalla fusione di idee, capacità ed esperienze diverse. In un mondo ormai poco attendo ai dettagli e quindi lontano dalla perfezione, è meraviglioso imbattersi in una “grande bellezza” quella che non può che essere unanimemente riconosciuta.Tra l’altro, anche perchè è il mio settore e ne conosco le insidie, la bicicletta è vernicita e rifinita veramente in maniera superba e non è per nulla facile vista la complessità data proprio dai Fleur de lys. Complimenti a tutti.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giovanni, una bici è semplice solo in apparenza. Anzi, è semplice solo se devi pedalarci e basta: partire da un foglio bianco no. Io ho avuto l’idea ma senza le abilità di chi poi quelle idee ha saputo trasformare in questo telaio sarei ancora davanti al foglio bianco…
      Si potrebbe obiettare che non è un telaio Fleur de Lys “puro” a causa della forcella. Ma se si cerca in giro si vedrà che un telaio completo Fleur de Lys con queste caratteristiche non esiste semplicemente perché non esistono le congiunzioni per crearlo. Infatti chi ha voluto ruote più grosse e parafanghi ha usato congiunzioni diverse per movimento centrale e forcella (oppure ha usato la testa per steli curvi). Soluzione a cui sono ricorso pure io per la forcella, non avevo alternative, creando la finzione grazie all’inserimento dei gigli sulla testa. Si sarebbe potuto creare una congiunzione apposta, ma poi la spesa sarebbe stata talmente elevata che è improponibile.
      La cosa più bella di questo telaio è quella che non si vede: l’intenso lavoro di squadra di chiunque ci abbia lavorato. Antonio su tutti, perché se non si fosse dannato per mettere in pratiche le mie idee, migliorandone alcune (per esempio incassare i supporti parafango posteriore nel ponticello, io li avevo disegnati esterni) non saremmo arrivati a questo risultato.
      Ma farei un torto a Sabrina se non tenessi conto della pazienza con cui ha nastrato le congiunzioni prima della verniciatura, di chi ha pulito il metallo per la cromatura, di Francesco che pinzette alla mano ha laminato gli adesivi e così via.
      Che poi la bici finita non piaccia a tutti è nell’ordine delle cose; come scrissi quando presentai la sorella non siamo dinanzi alla bici perfetta per chiunque: solo alla bici perfetta per me.

      Fabio

  • <cite class="fn">Andrea</cite>

    Che lusso, è bellissima! Una vera opera d’arte anche per un ignorantone come me! Lo scudetto Vetta tra l’altro non disturba affatto, anzi sta benissimo…Onestamente – so che è un’eresia scriverlo – mi dispiacerebbe perfino pedalarci 🙂

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Andrea, grazie.
      Dispiacerebbe pedalarci? Si, in effetti confesso che non riesco a godermela del tutto ma non per paura di rovinarla piuttosto perché anche se sono passati mesi dal furto della sorella ogni tanto l’ansia possano rubare anche questa mi viene.
      Da usare è godibilissima, a patto sia chiaro a chi ci pedala sopra che non è una bici da corsa. Più che altro la limita il peso nel confronto, ma se quel giorno la gamba gira si tiene comunque un passo insospettabile per una giunonica bici in acciaio così accessoriata. Rispetto alle foto dell’articolo è arrivato il portapacchi anteriore e comunque malgrado il peso in estate i giri più lunghi e le salite più dure le ho affrontate sempre con lei. Da qualche settimana è a riposo, sto usando prevalentemente la London road per testarla e la signorina luccicante mi guarda male. Le darò una bella lucidata, così le passa…

      Fabio

      • <cite class="fn">Andrea</cite>

        Eh immagino, la paura di veder svanire anche questa tua creatura dopo tutto l’impegno e l’amore profuso è tanta…se penso che nel negozio dove vado di solito sono andati a rubare due volte in una settimana si intuisce che la paura del furto è tutt’altro che paranoia :/

  • <cite class="fn">Fabio Ciorba</cite>

    Mi sono appena avvicinato al mondo delle 2 ruote a pedali (e del ciclismo come passatempo…), e questa, x me, è sicuramente la PIU’ bella bicicletta fino ad ora !!!!! COMPLIMENTI sinceri la realizzazione ed il buon gusto nella scelta !!!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Grazie, sei molto gentile. Spero resterà a lungo la più bicicletta che hai visto 😀 😀

      Fabio

  • <cite class="fn">ciro</cite>

    ciao, che differenze ci sono tra congiunzioni e fillet brazing? credevo fossero la stessa cosa. scusa, ho cercato sul web, ma non ho trovato granchè

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Ciro, in comune in questo caso è la tecnica di saldatura: i tubi sono uniti con un metallo di apporto che fonde ad una temperatura molto inferiore al punto di fusione dell’acciaio.
      E’ tecnica che si usa sia per le congiunzioni che per telai che ne sono privi, cioè i tubi saldati tra loro.
      Che possono altresì essere saldati TIG, altra tecnica non applicabile però alle congiunzioni.
      Per farti una idea, cerca in rete immagini: telai fillet brazing li riconosci subito, spesso i costruttori esaltano la saldatura lasciandola a vista, è quel cordone liscio e dorato.

      Fabio

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