E’ un 25 aprile importante

Oggi 25 aprile celebriamo l’ottantesimo anniversario della Liberazione d’Italia dal nazifascismo.
Ma questo 25 aprile è importante, non per l’anniversario tondo.
Lo è perché in questi ultimi anni è sempre stata una ricorrenza, una festa condivisa, divisiva a seconda del governo del momento: però un ricordo.
Mai come oggi quei valori, quegli ideali che portarono tante donne e uomini a sacrificare la propria vita per donare a noi che saremmo venuti dopo anni e anni di pace, sono in pericolo, attaccati su più fronti.
Uno ben visibile a chi non cede alla propaganda è alle porte dell’Europa, con un assassino dittatore che fa strage di civili vagheggiando un ritorno imperialista.
Un altro, ben visibile, sfrutta il martirio di un popolo senza terra dove chi attacca e chi presume di lottare in suo favore puntano solo a una partita per conservare e consolidare il proprio potere.
Tanti altri li avvertiamo troppo lontani per curarcene.
Ma quelli che più temo e che denuncio da anni sono i fronti invisibili, subdoli.
Viaggiano sui social, sotto forma di meme, di slogan, di post creati ad arte da agenzie con lauti contratti di governi stranieri per diffondere disinformazione andando a titillare i peggiori istinti.
Viaggiano sotto forma di immagini create con l’intelligenza artificiale, facendo affidamento sulla disattenzione, sull’ignoranza, sulla incapacità di troppi nel discernere verità e finzione.
E modificano, giorno dopo giorno, la percezione della realtà.
Spargono menzogne senza che nessuno degli autori ne paghi le conseguenze. Favoriti da un sistema legislativo non solo carente ma che nessuno ha voglia davvero di regolamentare, perché anche oggi chi ne è colpito sa che un giorno potrebbe sfruttare questo meccanismo a suo vantaggio.
L’arrivo di un palese analfabeta funzionale nelle stanze del potere della più grande democrazia occidentale ha fatto tabula rasa di quei minimi controlli faticosamente introdotti, è stata una gara tra le big tech a chi esaudisse per primo i desiderata di chi non comprende la differenza tra elezione democratica e investitura monarchica.
Il timore di perdere delle forze progressiste le ha spinte a inseguire in questi anni i cavalli di battaglia di una destra sempre più oscurantista.
Lo raccontai tempo fa, poco prime delle ultime elezioni europee, spiegando perché anche il nostro mondo a pedali ne avrebbe risentito.
Un mondo a pedali che è composto da individui di ogni genere, filosofia, credo. E vi assicuro: il fatto siano ciclisti non significa automaticamente persone migliori. Come invece ama raccontare una certa retorica acchiappa click, tipo la colossale bufala che circola da anni su quel CEO (che non esiste) che pontifica su quanto il ciclista sia un danno per l’economia, ricorrendo all’artifizio della critica negativa per esaltare le virtù.
Un mondo a pedali dove l’analfabetismo funzionale è presente esattamente come in ogni altro ambito, basta uno sguardo ai forum (ormai in declino) e le tante pagine social dedicate.
E con buona parte della stampa di settore che invece di prendere le distanze lavorando sulla buona informazione, cavalca a tutta per accaparrare visite.
I click come unico metro di valutazione, al diavolo i contenuti. E se tu azienda non ti pieghi ai miei desideri, non mi sponsorizzi la testata, il forum, l’evento (auto)celebrato in pompa magna, io esco con articoli denigratori, insinuo il dubbio nei ciclisti, racconto fandonie tanto so io per primo che basta urlare qualcosa e quelli ci cascano.
Creare tifoserie, inseguire follower, dargli in pasto sciocchezze non è giornalismo: è propaganda.
Esattamente quella che, con altri temi (che però oggi son tornati), combatterono le donne e gli uomini che oggi celebriamo e a cui dobbiamo molto più di quanto possiamo immaginare.
La combatterono perché seppero rompere la cortina fumogena della disinformazione di regime.
La poterono rompere perché avevano gli strumenti culturali, sono certo che anche il più misero tra loro messo davanti a una immagine di belle contadine generate con l’AI che chiedono un like perché, poverine, lavorano la terra e nessuno le saluta, non ci cascherebbero come le migliaia e migliaia di analfabeti funzionali che implorano pure il loro numero di telefono.
E sono gli stessi che plaudono alle campagne d’odio contro i ciclisti, festeggiano se ci ammazzano per strada, idolatrano quei politici che ci danno addosso.
L’attacco senza precedenti a ogni politica green, di mobilità sostenibile, di tutela del Pianeta ha la sua base di appoggio, e quindi di consenso, proprio in queste file.
Nutrite a menzogne, disinformazione, slogan vuoti.
Oggi celebriamo la Resistenza ma anche noi siamo chiamati a resistere.
E per resistere dobbiamo combattere questo universo di bugie. Anche nel nostro piccolo mondo a pedali.
Lo dobbiamo a noi stessi, alla nostra intelligenza; lo dobbiamo soprattutto a chi ha sacrificato la propria vita per donare a noi la libertà.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Ora è sempre.
Grazie per quello che hai scritto
Pienamente d’accordo!
Molto bello quello che hai scritto.