E’ nata (ma per caso) Raun

Tempo di lettura: 2 minuti

Dopo alcuni giorni di lavoro è nata Raun.

Chi si è imbattuto in qualche immagine dei lavori pubblicata sui social avrà riconosciuto le forme della mia London Road.

Una bicicletta che mi asseconda fedelmente da oltre due anni.

Da quando dopo il suo test mi resi conto che aveva il potenziale per aiutarmi in tantissime altre prove su strada e la feci mia.

E le ho addossato sempre i compiti più ingrati durante le recensioni.

Che sia strada, città, fuoristrada, pioggia, neve, fango, salti, manovre azzardate, è lei a sorbirsele. In fin dei conti l’ho sempre considerata, cinicamente, sacrificabile tra quelle a mio parco bici.

Porta con orgoglio i tanti segni dell’uso intenso e alla fine mi sono affezionato. Ne ha passate tante per colpa mia, l’aristocratica Elessar sempre tenuta a lucido e la plebea London velocemente ripulita solo quando necessario per qualche foto.

Così sul finire dello scorso autunno mi ero deciso per il suo meritato pensionamento. Una rinfrescata, una messa a punto e poi tenuta lì per qualche passerella fotografica durante i test.

Era già disegnata: tinta sabbia del deserto, trasparente con un pigmento che dona riflessi ambrati (perfetto su questo colore), sella e nastro in cuoio, protezioni anche loro in cuoio e qualche altro dettaglio tutto estetico.

Ed era già iniziata la preparazione del telaio per accogliere la nuova verniciatura.

Perché al suo posto sarebbe dovuto arrivare un nuovo telaio al cui progetto sto lavorando da mesi; creato apposta per i test di componenti e accessori, con molte soluzioni tecniche per privilegiare versatilità d’uso e di allestimento e con una geometria che potrebbe consentirmi (potrebbe, stiamo ancora studiando per bene) di installare indifferentemente piega o manubrio flat, conservando una corretta triangolazione in sella. Inutile farmi domande sull’argomento, è top secret…

Sarebbe dovuto; poi il bilancio tracciato lo scorso dicembre delle innumerevoli spese per mantenere in vita questo blog ha fermato ogni velleità.

Però nel frattempo i lavori sul telaio dell’inglesina erano già iniziati, come vi ho detto; nella preparazione alla verniciatura, operazione fondamentale ma noiosa, me la prendo comoda, dedicandomici poco alla volta nel lungo periodo.

Che fare? Come coprire le necessità di un telaio da sfruttare non solo per i test su strada ma soprattutto per la revisione di tanti articoli della sezione officina?

Un telaio che permettesse un netto contrasto coi componenti e al tempo stesso staccasse nitido su fondo bianco?

E così la London Road si è vista nuovamente sacrificata alle esigenze del blog, rinunciando alla colorazione dai sibaritici riflessi e alle lussuose finiture in cuoio per accogliere una tinta che, potenzialmente, servisse allo scopo degli articoli.

Lunghi consulti, escluse da subite vernici metallizzate o perlate (troppi riflessi in foto) così come le satinate (troppa tristezza in foto) restano pochi colori tra cui scegliere.

Il bianco si scontra con il mio usare sempre fondali di questo colore, quindi difficile ottenere il giusto contrasto per le mie modeste doti di fotografo. E rivolgermi ogni volta a un professionista impennerebbe i costi verso vette proibitive.

Il rosso c’è già così come il nero.

Giallo manco a parlarne, peggio pure dell’azzurro da fotografare.

Verde? Si, ma metallizzato altrimenti sembra il cancello del giardino e il metallizzato è stato subito escluso.

Aspè, che ho detto? Cancello? Ma si, allora un bell’arancio cancello e siamo a posto!

No, non è andata proprio così, non la maltratto (con intenzione) così tanto questa povera inglesina.

Arancione è un colore piuttosto facile da fotografare, rende bene in contrasto coi componenti scuri così come con quelli silver, accetta facilmente sia una normale sella nera che una in cuoio (ricordo che tutto è in funzione e solo in funzione dei test e relative foto), stacca bene nelle immagini in esterno sia su strada aperta che quando al mio fianco c’è la grigia parete rocciosa; insomma, ha parecchi pregi.

A me non piace nemmeno un poco.

Cioè, un poco si ma è colore di cui mi sono sempre stancato presto. 

Ma significa nulla, nel momento in cui le necessità del blog hanno preso il sopravvento cosa piace a me non conta.

Se la LR deve continuare a essere destinata a servire questa pubblicazione online, allora ogni mia preferenza passa in secondo piano.

Scelto il colore è arrivato il momento di organizzare la verniciatura; ricevuta la disponibilità al prestito di un compressore a cinghia da 200L, un aggeggio da 90 e passa kg ma indispensabile per ottenere risultati decenti (col mio piccolino in dotazione alla microfficina asciugo una bici o pulisco qualche pezzo, non lo uso certo per verniciare, del tutto insufficiente) sono andato a ripescare il mio vecchio aerografo.

Di nota marca, con tutte le possibili regolazioni e manometro sul corpo: un gioiellino acquistato molti anni fa, pagato in lire; tante lire.

Per scoprire che è rotto; non lo prendo da almeno due anni e credo si sia spaccato una volta che mettendo ordine caddero varie cose dalla mensola più alta, compreso lui. Troppo vecchio per reperire il corpo pistola di ricambio, da buttare. Peccato.

I perfidi che mi aiutano a buttare giù idee per gli articoli, saputa della disavventura, hanno subito replicato “Usa le bombolette e ci ricavi un articolo”.

All’inizio ero titubante per le ragioni che già vi ho raccontato; poi ho ceduto all’idea, mi è sembrata buona.

Io non amo le bombolette. Per quanto di ottima qualità siamo lontani dal perfetto controllo di un buon aerografo.

Tra i cinquanta e più telai che ho verniciato “in carriera”, solo quattro (forse cinque) li ho fatti a bomboletta.

E d’accordo sacrificare la London Road alle esigenze del blog, ma almeno che ne venga fuori un lavoro ben fatto.

Di telai e bici sacrificabili per la verniciatura a bomboletta ne ho.

Ma tant’è, alla fine c’è cascata sempre lei.

Ritrovandosi sul groppone un colore improbabile, una finitura che è buona ma non ottima come avrei potuto ricorrendo all’aerografo e nessun dorato pensionamento.

Anzi, poverella, la guardo e le rimprovero pure di essere una zucca. 

Però le ho promesso che appena tempo e finanze me lo permetteranno, le restituirò dignità.

Per adesso, teniamoci la zucca…

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Gian Giacomo Pittaluga</cite>

    …. e “RAUN” ? Ce lo spieghi ?

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Io scommetto i miei 2 cent su “errant” (vagante/vagabondo). C’entra Tolkien 😀

  • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

    Siete su un blog dal dominio improbabile ma la cui fonte è chiara; ho una bici (due, ma la prima è sparita) battezzate saccheggiando allo stesso pantheon, secondo voi?
    Vinti i due cent, Paolo.
    Errante, ma non nell’accezione di vagare a caso quanto piuttosto di colui che trova sempre il percorso, la pista giusta, anche lì dove altri si smarrirebbero.
    Che posso dire, son fatto così…

    Fabio

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Dai, non sembra così male la zucca 😀
    E si sa mai che qualcuno la trasformi in carrozza, prima o poi…

  • <cite class="fn">xtanatos</cite>

    Non ci crederai ma a me piace tantissimo il colore !
    De gustibus non disputandum est

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