Crisi del mercato: se il nuovo piange, l’usato non ride

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La crisi del mercato bici è ancora lì, tranne il settore delle e-bike che sta tenendo in piedi la baracca già da un paio d’anni, il nuovo stenta a vendere.

Nessuno sano di mente si aspetta di rivedere i numeri straordinari di tre anni fa, numeri gonfiati da una serie di fattori esterni e che erano destinati a ridimensionarsi, situazione ampiamente prevedibile (e infatti lo scrissi in tempi non sospetti) se solo ci si fosse fermati a guardare gli eventi con lucidità e lungimiranza.

Molti, ancora oggi, danno tutte le colpe alle bici top ipercostose, ma il problema reale non sono mai state loro, anche questo lo scrissi in tempi non sospetti.

Il problema sono, anzi erano perché finalmente le aziende corrono ai ripari, la cosiddetta media gamma. Che definiamo così in ragione del listino, se mettiamo da parte le inutili classificazioni di entry level e top level e guardiamo ai contenuti, possiamo vedere come oggi trovi ottime bici, con qualità dinamiche ben superiori a quelle poste al vertice sette/otto fa, a prezzi che orbitano tra i 2000 e i 3000 euro.

Però queste bici di media gamma dal costo non commisurato a prestazioni e dotazione hanno invaso i negozi negli ultimi tempi e sono rimaste, letteralmente, sul groppone ai negozianti. Abusando di metafora, si son trovati loro col cerino in mano.

E quindi è stato tutto un fioccare di sconti e promozioni, molte partite direttamente dalle case madri in periodi dell’anno in cui prima mai si erano viste campagne simili, per esempio in tarda primavera che è sempre stato il momento principe delle vendite.

Tutto questo si è riverberato per forza sul mercato dell’usato, dove la fusione di circostanze diverse ha generato l’impasse in cui si trova oggi.

Chi ha acquistato un anno fa una di queste bici di media gamma, con prezzo compreso in una forbice tra i 4500 e i 6000 euro (ripeto, ma l’ho sempre detto, del tutto sproporzionato in rapporto a ciò che viene offerto), ora fatica a rivenderla a 2000.

Tranne qualche negoziante che ha sempre basato la sua politica commerciale sul continuo ricambio, nessuno te la prende indietro e se lo fa, lo fa a un prezzo stracciato.

Del resto non puoi nemmeno gettargli la croce addosso (oggi mi piacciono le metafore…), basta sbirciare le vetrine e trovi la bici che a giugno costava 4500 euro di listino venduta in offerta a 2000. Anzi, secondo regola consolidata nella grande distribuzione, 1999 euro.

Quindi il privato sceglie la via dell’inserzione sui tanti portali dedicati, stabilendo un prezzo secondo lui equo ma che a conti fatti è del tutto fuori mercato.

Ovvio, se hai pagato la bici a maggio 4800 euro a ottobre togli quei 1000 e pensi di starci perdendo e stare offrendo un buon affare.

Purtroppo non è così, quella bici al momento fatichi a venderla a 2000 perché si scontra con le situazione contingente.

Da un lato le offerte promozionali, dall’altro i pochi soldi in tasca.

Sia la prima che le seconda hanno molti padri.

I produttori di bici, non tutti ma buona parte si; la crisi economica, acuita dall’inflazione fuori controllo; gli stipendi, fermi al palo da anni; il taglio di molti servizi essenziali che significa ulteriori spese per le famiglie.

Per quanto sia la nostra passione, la bici resta un bene voluttuario. Tranne l’ipotesi in cui è usata come mezzo di trasporto (e infatti le e-bike continuano a vendere bene, seppure anche lì qualcosa scricchioli, almeno sul versante prezzi), pedaliamo bene pure con la bici presa cinque anni fa. 

Se proprio ci viene la fregola (oggi ho una smisurata passione per le metafore…), andiamo a guardare l’usato, dove però troviamo richieste del tutto spropositate. Comprensibili, l’ho detto prima, a nessuno piace svendere: ma se dopo otto mesi l’annuncio è ancora lì, qualche domanda dovresti fartela.

Una volta l’autunno era il momento migliore per chi volesse fare qualche buon affare sull’usato. Alla fine dell’estate le aziende presentavano i modelli nuovi, in negozio sarebbero arrivati con l’inizio del nuovo anno, chi voleva accaparrarsi la novità doveva monetizzare subito e quindi vendeva a prezzi più che ragionevoli.

Da tempo questa cadenza non esiste più, ormai le novità sono presentate tutto l’anno, dell’autunno restano solo le giornate di pioggia che non invogliano né alla bici né al suo acquisto.

Purtroppo non vedo via d’uscita da questa stagnazione del mercato dell’usato, almeno non a breve. Anzi, prevedo un peggioramento per chi vende.

Più passa il tempo più la bici si deprezza, il mercato propone nuovi standard (utili o meno non conta in questo momento), scema l’interesse per una bici ritenuta a torto obsoleta, in negozio arrivano bici nuove che costano meno di quell’usato a (quasi) parità di allestimento, insomma, diventa difficile vendere un usato a prezzo equo. Dove per equo intendo che sia venditore che acquirente sappiano riconoscere il giusto valore, perché sempre c’è chi vende convinto di avere il tesoro di Zio Paperone, sempre c’è chi vorrebbe acquistare convinto che dall’altra parte si sia ridotti alla fame e la vendita serve a nutrire la prole.

Ma la cosa più triste è che se questa situazione, come ho detto prima, ha molti padri, le colpe ricado tutte solo sui figli: ossia noi ciclisti.

Come spesso accade, c’è anche la versione video dove i concetti son gli stessi ma poiché vado sempre a braccio, qualcosa in più o in meno c’è. Questo il link diretto, altrimenti miniatura in basso.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">antonio daniele</cite>

    Fabio, concordo con la tua analisi, aggiungerei solo che il discorso vale per una cerchia ristretta di consumatori che sono i cicloamatori, dall’altra parte c’è il mercato di 50 milioni di “ciclisti) che già possiedono una bicicletta che (con poca manutenzione) soddisfa le proprie esigenze di mobilità. La bicicletta in se è una macchina che soffre poco dell’obsolescenza per cui in tempi di crisi non viene sostituita facilmente. Di fatto chi ne risente realmente sono le imprese del settore che hanno approfittato di un mercato favorevole per aumentare i profitti e ora, avendo di fronte un mercato saturo, piangono e fanno piangere chi le ha assecondate

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Presidé, la fetta è assai più ampia. Come sai, molte mie riflessioni nascono dal continuo scambio con gli operatori del settore e la cerchia non è, purtroppo, così ristretta.

      Fabio

  • <cite class="fn">Marco Brunetti</cite>

    Analisi condivisibile. Tutti abbiamo una bicicletta e spesso ci soddisfa. Occorre creare il bisogno di qualcosa di nuovo. Ed essendo un utente medio l’anno scorso ho comprato una e-bike per girare in città e sbrigare faccende, e quest’anno una gravel da usare per cicloturismo. Quest’anno ho fatto due viaggetti e mi sono appassionato. Diversamente sarei rimasto con la mia che per le mie attitudini basta e avanza.
    Grazie e complimenti sempre per gli articoli che leggo sempre molto volentieri

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