Come scegliere la piega da strada e gravel

Piega gravel e piega rando/touring

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Piega gravel e piega rando/touring

Ora che possiamo dare un senso a questa sfilza di strane parole, vediamo qualche esempio di piega gravel e da rando.

Sono centinaia, impossibile esaminarle tutte.

Come fatto nel paragrafo dedicato alle famiglie ergonomiche e compact, meglio prendere un paio di modelli e osservare le caratteristiche fondamentali, anche perché lo scopo di questo articolo è fornire elementi per una corretta scelta personale, non indicare un modello.

E poi c’è qualche recensione sul blog, poche perché viste le tante variabili tendo a provare pieghe adatte a me, altrimenti mi troverei male e falserei i risultati.

Ecco due pieghe gravel, con differente flare ma soprattutto diversi reach e drop. Sono ambedue proposte da Pro Bike Gear, i modelli Flare Pro Discover in lega e Pro Discover Carbon ovviamente in fibra. 

Nel primo caso abbiamo un flare di 12 gradi, nel secondo di 20.

Quindi la prima è più orientata all’uso stradale, mentre la seconda sfrutta il superiore braccio di leva offerta dalla maggiore larghezza complessiva per aiutare nella guida in fuoristrada.

Ma i valori, le geometrie, devono sempre combinarsi tra loro: ecco allora che uno sguardo a drop e reach aiuta a comprendere meglio anche la destinazione.

Infatti nel primo caso abbiamo reach di appena 65mm e drop altrettanto contenuto coi suoi 115mm.

Nel secondo caso i valori salgono a 80 e 130mm rispettivamente per reach e drop.

Questo ci permette alcune considerazioni.

La prima è che la piega va sempre scelta tenendo conto delle sue geometrie in rapporto al nostro assetto in sella.

La seconda è che abbiamo un range di geometrie entro cui spaziare, potendo così valutare più opzioni anche in base alle nostre preferenze pedalatorie.

Nel caso di un gravel più sportivo stradale, è preferibile una piega dai valori di flare, reach e drop più bassi. 

Questo perché dobbiamo tener presente la diversa posizione delle mani in presa sui comandi e dietro i comandi determinata dalla presenza del flare. Avere reach e drop bassi permette un assetto più sportivo, più da endurance se vogliamo.

Nella guida in fuoristrada diventa invece importante avere la migliore leva possibile e spazio per le mani anche in presa dietro i comandi, oltre che generoso appoggio in presa sui comandi, quindi reach e drop maggiori aiutano in questo senso. Sempre per la presenza del flare.

Il backsweep è più soggettivo.

In linea di massima è preferibile averlo su pieghe maggiormente votate al fuoristrada, ma il discorso si applica anche alle pieghe touring.

Diciamo che il confine a un certo punto diventa labile, sia perché in tanti usano la gravel anche per fare turismo e sia perché alla prova dei fatti le pieghe gravel con flare superiore si sono rivelate a conti fatti molto comode per gli amanti del bikepacking e i giramondo in generale.

Per questo, diversamente dalle pieghe stradali, diventa difficile fornire delle misure di massima e da queste ricavare principi base per suggerire una ricerca.

L’ampio ventaglio di interpretazioni che ognuno da al proprio gravel, dalla zingarata alla sparata naso nel manubrio, impedisce una minima classificazione come fatto con le pieghe stradali.

E la contaminazione col turismo, magari avventuroso, complica ancor di più.

Perché qui arriva il rise, di solito tra i 15 e 20mm.

Se valutare o meno la scelta di una piega con backsweep è tutto sommato semplice, basta riflettere su quanto tempo passiamo in presa alta (se è la maggior parte dell’uscita allora ben venga il backsweep), con il rise, che è quasi sempre accompagnato pure dal backsweep, ci sono considerazioni che entrano facilmente in contrasto tra loro.

Perché “l’innalzamento” causato dal rise porta a una diversa angolazione dei polsi e braccia in presa sui comandi e dietro di essi, rendendo preferibile avere reach e drop superiori.

Però poi alla prova pratica ti trovi male, e ti rendi conto che ridurre questi valori ti avvantaggia in quasi ogni condizione di marcia.

Inoltre diventa fondamentale la perfetta integrazione tra tutti questi valori in base alla taglia, proprio per l’andamento così sinuoso della piega, piena di curve ed esse difficili da interpretare.

Io, per esempio, ho usato due pieghe con rise: una l’ho recensita, l’altra ho rinunciato, restituendo al produttore.

Ma non perché fosse di cattiva fattura, anzi. E’ che proprio non si adattava a me, rendendomi difficile svolgere un test obiettivo. Non è insolito per me rinunciare a un test se vedo che non posso mantenere la giusta obiettività, mi capita con le selle. Su alcuni modelli mi sono trovato male ma non per colpa della sella, semplicemente era inadatta alla mia conformazione. Ne sarebbe venuto fuori un test falsato, inutile per voi e per me. 

Purtroppo questa del rise è recente novità nel settore delle pieghe, diciamo che i produttori da un lato non hanno ancora trovato una via univoca; e dall’altro la particolare forma di una tale piega richiede qualche prova prima di capire se è adatta a noi e questo, comprendo, non è facile. Anche perché non sono certo pieghe economiche, non è che uno può comprarne tre e poi decidere quale montare.

L’unica indicazione che mi sento di darvi è che nello scegliere una piega con rise è bene tener conto del flare. Maggiore il flare minori dovranno essere reach e drop e viceversa, cioè con flare minore reach e drop superiori assicurano migliore assetto.

Non chiedetemi perché, come detto è una introduzione troppo recente perché abbia avuto tempo di metabolizzarla, posso solo fare affidamento sull’esperienza personale che, sul punto, è ovviamente inferiore a quella maturata con altre pieghe che uso da decenni.

La piega da rando è una categoria a sé, dove abbiamo due scuole di pensiero.

Una che le vuole del tutto analoghe a una piega da gravel, con flare, backsweep e reach e drop non eccessivi, soprattutto il drop per favorire l’accesso ai comandi cambio se montati in posizione bar end e permettere una posizione in presa finale che sia comoda. 

Conta molto anche la facilità con cui si raggiungono le leve freno mentre pedaliamo in presa alta e serve la frenata d’emergenza. E si traduce in una lunghezza inferiore della parte alta, da comando a comando per capirci. Compensato dal flare che poi allarga la piega.

Altra scuola di pensiero invece prevede un drop basso, di solito tra 110 e 120mm ma un reach assai elevato, spesso superiore e 100mm, a volte anche 110.

E una sorta di rise/backsweep integrato in unico disegno, una sinuosa curvatura senza soluzione di continuità.

C’è chi spinge oltre, con reach e drop rispettivamente di 120 e 130 mm.

Sono scelte geometriche ed ergonomiche particolari, non digerite da tutti ma che trovano giustificazione nel tipo di pedalata rando, ore e ore in sella per lo più in presa alta.

In questo modo assume un senso differente il reach allungato (compensato però nella posizione globale in sella dalla presenza del rise, che quindi avvicina i comandi) che viene usato per distendersi meglio. Su bici con poco dislivello sella/manubrio e orizzontale in proporzione allungato, come appunto una rando.

Resta però una opzione molto specialistica, per mia esperienza non adatta a tutti e nemmeno a tutti i randonneur.

Bene, ora che abbiamo alcuni elementi, tracciamo le conclusioni.

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