Come scegliere la piega da strada e gravel

Flare, backsweep e rise

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Flare, backsweep e rise

Flare, backsweep e rise sono entrati prepotentemente in gioco con l’esplosione del fenomeno gravel.

Il realtà il flare esisteva già, usato fino ai primi anni 90 per le pieghe da ciclocross, quindi diciamo che in questo caso abbiamo avuto un ritorno più che una novità.

Backsweep e soprattutto rise no, sono vere e proprie novità applicate alla piega; non al manubrio da Mtb, ed in effetti e a loro che ci si è ispirati.

Però, mi rendo conto, dire tutte queste cose senza prima aver chiarito di cosa parliamo non è un buon servizio che vi rendo.

Definiamo, aiutandoci con la piega Pro Bike Gear Discover Carbon recensita in questo articolo.

Il flare è l’apertura verso l’esterno delle parti finali della piega.

Un semplice escamotage per ottenere più leva, maggior controllo della bici in presa dietro i comandi e superiore feeling di guida in fuoristrada.

Si misura in gradi, perché è l’angolo che si forma tra il punto in cui parte la curva superiore e l’estremità dalla piega.

E’ un valore non stabilito, c’è ampia scelta.

Si parte dai 4 gradi di pieghe sportive che preferiscono questa forma, si passa per i 12 gradi delle pieghe gravel più stradali, si arriva ai 20, addirittura 25 gradi di pieghe a chiara vocazione off road.

Il backsweep è l’angolo di arretramento della parte alta della piega (nel caso di manubri da Mtb parliamo invece di estremità del manubrio).

Quando impugniamo in presa alta il nostro polso non è in linea col nostro braccio, ma forma un angolo. Il backsweep serve proprio a naturalizzare la posizione errata del polso rendendo l’impugnatura comoda e precisa. 

Anche qui si misura in gradi e anche qui non c’è una soluzione universale. In linea di massima, al momento in cui scrivo, i produttori offrono un range fra 3 e 6 gradi; se qualcuno si sia spinto oltre onestamente non so dirvelo, non ho in mente tutto il catalogo mondiale…

Altra soluzione mutuata dal mondo off road è il rise.

Il rise è la superiore altezza della mani in appoggio rispetto alla zona di attacco manubrio. Anche in questo caso ci aiutiamo con una piega recensita sul blog, la Redshift Kitchen Sink il cui test potete leggere in questo articolo.

Se nel caso di manubrio dritto la questione è semplice, con la piega è più complicato.

Ad essere posta più in alto è la zona superiore, la presa alta per capirci.

Ma gioco forza questo significa che poi la curvatura della piega sarà anch’essa posta più in alto.

E se questo può aiutare in presa sui comandi, si riverbera nei nostri calcoli con il drop, per capire a che altezza saranno le mani in presa finale.

Un esempio: rise di 20mm e drop di 120mm. Ai fini dell’altezza della parte terminale terminale della piega, avremo un valore di 100, perché dobbiamo detrarre i 20mm del rise.

 

Una altra soluzione in presenza del rise è quella di far “scendere” nuovamente la piega in zona comandi. In questo modo è solo la presa alta che beneficia della minore inclinazione della schiena, le altre posizioni delle mani (e schiena e braccia) restano classiche se così vogliamo chiamarle.

Progettare una piega che abbia la corretta combinazione di drop, reach, flare, backsweep e rise è una operazione tutt’altro che semplice. Oltre al fatto che serve dare una diversa proporzione a questi valori in base alla larghezza della piega.

Ma se il produttore ci riesce, a noi si apre un nuovo mondo. Io ne ho provata una, perfetta, ed è stata una vera scoperta.

Le geometrie che abbiamo appena definito trovano ampia applicazione nelle pieghe gravel, ma anche in quelle rando/touring.

Vediamo brevemente come sono fatte, sulla falsariga del paragrafo precedente.

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