“Come fai a pedalare senza computerino?”

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“Come fai a pedalare senza il computerino?”
“Semplice, faccio girare le gambe…”

La domanda mi è stata posta per davvero l’altro giorno, e vera è anche la mia risposta fastidiosamente snob.
Confesso di avere uno strano rapporto con questi aggeggini elettronici, che cinicamente ti inchiodano con i loro freddi numeri alla tua condizione di plinto in bicicletta.
L’ho usato per anni, ne riconosco la necessità per chi pedala con intenti agonistici; ne accetto la validità per chi vuole gustarsi i grafici delle proprie uscite; ne rivendico la libertà per chi vuole pedalare e basta.

 

Per i due anni successivi al mio ritorno in sella dopo lunga inattività ne ho fatto intenso uso, avendo cura dopo ogni uscita su bici da corsa di segnare distanza e tempi. Poi l’ho perso e ho iniziato a pedalare senza. Deciso a non cedere al mio finto luddismo, ne ho acquistato un altro, con molte più funzioni, tra cui l’altimetro e il valore della pendenza.
A parte che non sono mai riuscito a capire come funzionasse, data la mia incapacità certificata, alla terza uscita l’ho abbandonato. Passavo più tempo a leggere quei numeri che a godermi la bici.
Tragedia poi se la stessa salita la percorrevo 1 km/h più lento della volta precedente o nel solito giro impiegavo due minuti in più.
Una volta ho anche usato il cardiofrequenzimetro, ma quel bip bip malefico mi dava una ansia tale che mi sembrava mi stesse venendo un infarto anche solo a salire un cavalcavia.

Però lo ammetto, a me questi cosini sulla bici piacciono; più funzioni hanno più affascinano.
Ma scopro subito che non so usarli, che ogni uscita è condizionata dai valori che rimanda il piccolo schermo e che se a casa scopro che quell’uscita in cui mi sono divertito è stata percorsa a una media più bassa del solito, il divertimento scompare.
Allora siccome non sono capace di usarlo col necessario distacco, non lo uso e basta.
Vado finché le gambe girano, la cadenza è quella che riesco a tenere, la media di conseguenza, i chilometri percorsi quelli che avevo voglia di fare e il battito cardiaco c’è: tanto mi basta.

Buone pedalate


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COMMENTS

  • <cite class="fn">Claudio</cite>

    Ah, ah, ah!!!
    8 ottobre 1994 andai in bici a vedermi il Giro di Lombardia e, la sera, mi fermai da un amico in zona Monza. Mi aprirono l’auto e la bici mia e di mia moglie presero il volo. Da allora non ho più installato il computerino sulla bici. Pedalo e basta secondo la condizione e la voglia. Sarà anche snob ma così mi va di fare. L’anno scorso l’ho installato sulla bici di mio figlio (10 anni) che è entusiasta sulle salite di potermi dire la velocità e quanti chilometri abbiamo fatto. Oppure, a fine giornata, la velocità massima in discesa. Ecco il computerino è una cosa dell’infanzia…. per bimbi più o meno cresciuti.
    Claudio.

  • <cite class="fn">Marco</cite>

    Sono abbastanza d accordo.
    Però il mio Sigma Rox fornisce pure la temperatura. Questo lo trovo utile, in particolare quando siamo vicini allo zero ..

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Chiedo scusa, per sbaglio è partita la mail di questo articolo vecchissimo, se notate la data in alto riporta il 2013.

      Sto sistemando parecchi articoli “datati”, molti li sto eliminando, tanti li sto rendendo più fruibili.
      Nel marasma capita qualche errore, come questo invio delle mail per sbaglio.

      Sorry

      Fabio

  • <cite class="fn">Michele Bernardi</cite>

    Ognuno ha le sue fisime, chi la leggerezza estrema del telaio, chi il dettaglio feticista che se anche non ci fosse si pedalerebbe comunque alla stessa maniera. C’è chi studia le sue performance come se fossero esperimenti di biochimica olimpionica. C’è invece chi usa il suo computerino come un utilissimo navigatore per scoprire con facilità le stradine che si è proposto di percorrere nella pianificazione dell’uscita o della vacanza realizzata a computer. Allora sì che la scoperta di zone sconosciute può essere considerata veramente piacevole poiché interrotta solo per realizzare le proprie belle foto e non per tirare fuori mappe cartacee o virtuali e domandarsi esasperato: «Dove mi trovo?». L’uso del mio Garmin mi ha consentito di scoprire fantastiche regioni, magari seguendo il gpx di avventurieri che avevano già percorso quelle strade o quei sentieri. E qualche altra persona potrà farlo con i miei gpx, se caso mai fosse interessato a scoprire i miei percorsi. Poi, se prima e durante una salita, vengo informato dal Garmin sulla sua lunghezza e sulla sua pendenza, perché non approfittare di queste informazioni per gestire al meglio il dispendio energetico? Come avrai capito, io apprezzo questa tecnologia che si integra perfettamente nella propria esperienza ciclistica!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Però, devo riconoscere, è bello che a causa di un errore mio sia partita una mail agli iscritti per avvisare di un articolo online che in realtà è del 2013, che pensavo di cancellare e che invece viene letto e vi vede partecipi.

      Però, purtroppo, il database sta per scoppiare e serve fare ordine e pulizia. Dovrò cancellare articoli non più attuali e mettere mano a quelli troppo confusi.
      Del resto questo blog nacque per caso, su una piattaforma gratuita con quasi più limiti di me. E’ normale che gli articoli composti a quell’epoca (già, epoca…) ne risentano e serva una revisione.

      Fabio

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Ottima occasione invece per (ri) leggere un articolo piacevole! 🙂

  • <cite class="fn">Gian Giacomo Pittaluga</cite>

    Commento, perchè comunque il tema è attuale … e si vede. Personalmente utilizzo un Garmin di cui la parte che riveste interesse per me è il GPS. Mi da l’opportunità di caricare percorsi non conosciuti o scoperti da altri che in questo modo faccio miei. Le mie uscite sono sempre in solitaria e prevalentemente gravel. Lo reputo quindi fondamentale.

    • <cite class="fn">Michele Bernardi</cite>

      Vedo con piacere che anche tu hai la mia medesima attitudine esplorativa con la gravel! Mi fa molto piacere.

      • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

        Oh capperi, ma vedi te se a distanza di 7 anni…

        Sono cambiate tante cose, quando pubblicai queste brevi note non esisteva il blog che conoscete, non mi passava manco per la testa di impegolarmi in questa avventura e soprattutto andavo in bici solo per mio gusto. E se avevo qualcosa da provare era solo per capire come progettare una bici.
        Adesso è cambiato tutto, la più rilevante è che non esco in bici per fatti miei.
        Ogni pedalata è per un test e questo significa che raccolgo dati a ogni uscita. Anche con l’ausilio della tecnologia.
        Uso due ciclocomputer (uno semplice più che altro con funzione di cronometro/distanze), l’altro molto evoluto e sfrutto pure lo smartphone. Su alcuni percorsi attacco persino una action cam puntata sugli schermi, così vedo a casa le variazioni senza distrarmi dalla strada mentre pedalo.
        La piega non si può guardare dalla roba che c’è sopra e infatti nelle trasferte dedicate alle foto smonto sempre tutto. Una mia fissa mantenere la linea della bici pulita per le foto, spesso tolgo anche borracce, portaborracce, borsino.
        E poi devo conservare questa aurea di snobismo… 😀

        Fabio

        • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

          Hai appena trovato un modo per risparmiarti un sacco di lavoro: ripubblica articoli ciclicamente, dopo 5/6 anni, alternandoli magari a test nuovi per confondere le acque. Click gratis!
          Ogni argomento o passatempo sembra avere i suoi “punti fissi”, questioni su cui si discute all’infinito senza mai arrivare da nessuna parte… ora penso di poter aggiungere questo alla lista 🙂

          • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

            mica male come pensata…
            Comunque si, riproporrò alcuni articoli ma perché li sto revisionando.
            E’ lavoro lungo, serve più tempo a modificare un articolo che a scriverne uno nuovo.
            Test e officina ovviamente, non le mie chiacchiere.

            Fabio

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