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Ciò che vuoi sentirti dire…
…o ciò che penso dovresti sapere?
Bel dilemma quando hai da pianificare il calendario di pubblicazione.
Mi ha fatto riflettere una dichiarazione di Brian Brokaw, ex campaign manager di Kamala Harris che suona più o meno: “Ehi, forse ci siamo concentrati non necessariamente sulle questioni che interessano alla gente ma su quelle che pensiamo debbano interessare alla gente”.
Sicuramente è il motivo della sconfitta elettorale, altrettanto sicuramente non significa che dall’altra parte abbiano ragione.
Il fatto che una maggioranza si sia espressa non è automaticamente fonte di verità, perché la maggioranza non ha sempre ragione così come nemmeno essere minoranza comporta automaticamente essere nel giusto.
Come vedete la contraddizione è insita nel pensiero stesso, difficile uscirne se tutto è sempre ricondotto a scontri tra tifoserie, partigianerie, disinformazione, analfabetismo funzionale.
Serve uscire fuori da questo circolo e ancorarsi a un elemento terzo, oggettivo, incontrovertibile.
Sostenere che una cosa è sbagliata o inutile solo perché non è di mio gusto, non mi serve, non mi interessa, significa ridurre la complessa realtà a un unico soggetto. E se quell’unico soggetto ha seguito, abbiamo una moltitudine che sostiene la stessa cosa ma non per questo ha ragione.
Se pubblicassero un sondaggio da cui emerge che il 95% della popolazione sostiene che la Terra è piatta, questo non modificherebbe la forma della palluccella su cui viviamo. E, aggiungo per quelli che sono no-tutto: sappiate che di Galileo non ne nascono tutti i giorni…
D’altro canto è sotto gli occhi di tutti come parlare alla pancia, a usare espressione abusata ma d’effetto, sia una strategia vincente. Che fa leva spesso sui peggiori istinti e sfrutta a tornaconto proprio l’ignoranza, ma diviene facilmente maggioranza in tempi di crisi.
Che c’entra tutto questo col blog e con le bici?
C’entra perché i ciclisti sono persone come tutti, né migliori né peggiori degli altri. Tra le fila dei pedalatori c’è di tutto, per istruzione, conoscenza, credo politico, sesso: siamo uno spaccato della realtà.
Questo significa che se nella vita sei una capra ignorante, una volta in sella resti la stessa capra ignorante.
Se nella tua quotidianità non sei capace di distinguere una notizia vera da una falsa, una foto reale da una generata con l’AI, se sei razzista, omofobo, suprematista, delinquente, insomma mettete voi il peggio del peggio, quando vai in bici sei la stessa persona che pedala: al più potresti essere più magro.
L’analfabetismo funzionale, lo ripeto da anni, è una piaga assai pericolosa e assai sfruttata da chi cerca facile consenso.
Portando chi invece prova a diradare la nebbia facendo brillare l’oggettività dei fatti a essere deriso, escluso, emarginato.
Lampante ed emblematico l’astio verso chi ha competenza.
Non sempre: e se ve lo state chiedendo, non è il mio caso. Questo blog è da tempo riconosciuto come fonte autorevole, il mio non inseguire i click a tutti i costi, l’approfondimento sempre presente e una sufficiente competenza hanno fatto si che in questi anni mi sia ritagliato il mio spazio.
Che è e deve restare di nicchia, i grandi numeri non posso e non voglio gestirli (quando è successo ho ridimensionato il tutto) perché imporrebbe rinunciare a ciò che faccio e a come lo faccio.
Che significa anche la libertà di spaziare su più temi, senza dovermi preoccupare dell’audience o dei like.
Pubblicando un lungo articolo di analisi sulla COP29 che ha aperto ieri, sono perfettamente consapevole che avrà basso riscontro.
Ma è un fatto incontrovertibile che il repentino cambiamento climatico ci sta avvicinando al baratro.
Sostenendo la falsità del costo spropositato delle top di gamma, sono perfettamente consapevole di inimicarmi una maggioranza che pensa il contrario.
Ma è un fatto incontrovertibile che le top sono sempre state carissime.
E giusto per confermarlo, nel 2014, ultimo anno in cui ho acquistato una bici da corsa personale (poi è partito il blog, esigenze mutate), una top blasonata viaggiava oltre i 7000 euro: con una dotazione tecnica inferiore a ciò che troviamo oggi.
Che se ti fai due conti tra potere d’acquisto e inflazione arriva a essere persino più dei 10 o 12mila chiesti oggi.
Nel 2014 un litro di extra vergine d’oliva lo prendevi a 3 euro, oggi in offerta a 12 se sei fortunato: eppure non vedo mandrie scatenate sui social contro i frantoi.
Provando a ribattere che alle soglie del 2025 è assurdo dover ancora sentire persone sostenere che il telaio in alluminio è più rigido, sono perfettamente consapevole che è tempo perso spiegargli che le geometrie contano.
Ma è un fatto incontrovertibile che una trekking, ossia una bici turistica, è in alluminio ed è comodissima e morbida.
Affermando che l’elettronico e i dischi non sono il demonio sono perfettamente consapevole che tanti detestano sia l’uno che gli altri.
Ma è una fatto incontrovertibile che possiamo scegliere, che possiamo acquistare bici a trasmissione meccanica e freni a cerchio.
Spiegando che la classificazione entry level è solo una colossale sciocchezza sono perfettamente consapevole che moltissimi vanno in tilt e non l’accettano.
Ma è una fatto incontrovertibile che entry level riguarda solo la fascia di prezzo e non le qualità del prodotto; se proposto da azienda seria, ovvio.
Raccontando che quella dei ciclisti come bella famiglia tutta unita è solo una favoletta sono consapevole di deludere quelli che alla favoletta ci credono.
Ma è un fatto incontrovertibile che non esiste unità, non siamo corpo unico, derisione e disprezzo viaggiano sui pedali come ovunque nel mondo.
Potrei pubblicare articoli acchiappaclick contro i freni a disco, citazioni inventate su quanto i ciclisti siano migliori o un danno per l’economia, attaccare a testa bassa le aziende per i prezzi delle bici al vertice, titillare con mille sciocchezze i più bassi istinti o propalare falsità tecniche e sono sicuro l’audience schizzerebbe.
Come vedo sui social, su YT, con fringuelli che comprano iscritti e scappati di casa che smontano i movimenti centrali col pennarello.
Oppure potrei, con una mia certa presunzione ma è necessaria, arrogarmi il dovere di separare il grano dei fatti dalla pula dalle sciocchezze, costringendo voi a ragionare con la vostra testa sulla base di fatti concreti, oggettivi, reali. Senza che una nullità calata dall’alto vi dica cosa fare.
E comunque, nel dubbio: pedalare, sempre.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.
Come ho già avuto modo di scrivere un paio di volte nei commenti, pur apprezzando generalmente quello che scrivi e il taglio che dai a certi interventi, uno degli aspetti che mi lasciano un po’ basito è il narcisismo che pervade ogni tua proposta comunicativa. Che sia la recensione (per quello che mi riguarda, talvolta superflua), il consiglio tecnico (quasi sempre utile) o l’espressione delle tue opinioni (rigorose e ben argomentate), dovresti fare uno sforzo di sintesi e d’essenzialità. D’altra parte, come ormai sostieni giustamente da un certo tempo, il plotone dei ciclisti è affetto (come del resto l’intera società civile) dall’analfabetismo funzionale e dalla grettezza morale (dicendo questo non ho nessuna pretesa di escludermi da quelle categorie e accetto che qualcuno possa attribuirmi l’appartenenza a un siffatto gremio) e non deve stupire che, scegliendo di rendersi pubblici come hai fatto tu con il tuo utile blog, una maggioranza dei lettori amino accanirsi contro quello che dici, per puro impulso polemico. D’altra parte, la storia è colma di scontri tra coloro che si oppongono a chi non si conforma alle proprie convinzioni (lo scontro per gli interessi è un’altra cosa e, sotto certi punti di vista, non può essere sempre evitato) e non ci si deve stupire più di tanto di confrontarsi con questo sbavare d’aggressività. Per concludere dunque ti invito a continuare a trasmetterci la tua passione e il tuo rigore espositivo ma, ti supplico, epuralo dal narcisismo!
Ciao Michele, pensa che strano: tutti quelli che si occupano di comunicazione non fanno che rimproverarmi il mio essere troppo dietro le quinte, invitandomi a presenziare di più, raccontare me stesso. Quando non addirittura sminuire apertamente il lavoro svolto.
Mah, misteri del marketing, materia che mi è ignota.
Fabio