Bicycle Line, maglia Cortina DT e salopette Squadra

La prova su strada

Tempo di lettura: 9 minuti

La prova su strada

Vi confesso un segreto: l’abbigliamento Bicycle Line, almeno questa linea qui a vestibilità comfort, mi camuffa la pancetta. E io già solo per questo, lo amo…

Ma lasciamo da parte le mie preferenze personali. E’ vero che per questa tornata di test che ci sta tenendo compagnia e proseguirà sino a estate inoltrata in molti casi ho selezionato marchi e materiale di cui già conosco la bontà, e voi perdonerete questo escamotage per riuscire a chiudere i lavori in tempi più brevi visto il gran ritardo con cui mi sono mosso quest’anno; ma è pur sempre vero che conosciuto o no, ogni oggetto che finisce su queste pagine è analizzato in ogni dettaglio.

Mai dato nulla per scontato; e poi lo sappiamo: una quantità di recensioni pubblicate in questi anni, tutti avete sempre ritrovato fedele riscontro alle mie parole, ne sbagli una sola e ti giochi anni di lavoro.

Quindi anche se ho una certa predilezione per l’abbigliamento Bicycle Line perché dopo i test ho continuato a usarlo e mi ci sono trovato benissimo, la verifica è stata certosina.

Molte e diverse le situazioni d’uso come molte e diverse le bici; le prime mi hanno visto pedalare su strada e fuoristrada, col caldo e il fresco, è mancata solo la pioggia perché inutile nel nostro caso; le seconde sono state quattro e sebbene accomunate dall’avere tutte la piega da corsa, l’assetto in sella è differente per ognuna, con conseguente pressione sulla sella scaricata in modo differente.

Se qualche problema c’è, con tante prove così diverse sarebbe emerso.

Invece, anticipo, nulla è saltato fuori; tranne la mia solita sbadataggine per cui mi sono perso una banconota da 10 euro sfilando al volo qualcosa da mangiare, mio vizio di tenere troppe cose nelle tasche (ma dovete capire, esco per i test, servono notes, macchina fotografica compatta perché non puoi mai sapere ecc): capito adesso perché cerco sempre la quarta tasca con cerniera? 😀 😀 

Vediamo cosa è emerso da questo lungo test.

L’abbigliamento Bicycle Line ha diverse famiglie, che si differenziano per uso e di conseguenza per “taglio”. 

Anche stavolta nella scelta mentre sfogliavo il catalogo 2019 ho puntato sul massimo comfort.

E così la maglia si è rivelata perfetta, aderente ma non costrittiva, leggermente ampia sui fianchi per assecondare forme non più giovanili. 

Il tessuto, anzi i tessuti, traforati hanno rivelato grande freschezza col caldo forte e ottima traspirabilità. Nelle uscite di primo mattino, quando la temperatura è ancora bassina, ho usato una maglia intima. Buon segno per l’arrivo del solleone, la maglia viene proposta per uscite dai 20 gradi a salire, quindi che con il termometro assai più basso abbia sentito l’esigenza di proteggermi ulteriormente significa che poi starò bene con clima più focoso.

E così è stato, in alcune giornate si sono sfiorati i 26 gradi, dove freschezza e traspirabilità mi hanno aiutato. E io, lo sapete, soffro molto il caldo, a 20 gradi boccheggio alla ricerca di un climatizzatore.

La cerniera a tutta lunghezza scorre bene, si riesce a chiuderla agevolmente con una mano sola senza che incontri ostacoli lungo il cammino, non ci sono bordi di tessuto mal rifiniti che vanno a incepparla. Per aprirla velocemente quando è tutta tirata su servono ovviamente due mani; oppure, pratico e più sicuro perché non abbandoni la presa al manubrio, il classico “morso” al colletto. Manovra poco elegante, lo so, ma chi si ferma in salita per aprirsi la maglia?

 

Che poi aprirla del tutto quando strada e colonnina di mercurio si impennano è controproducente.

E’ più una esigenza psicologica che reale, perché se il filato della maglia è buono è preferibile lasciarla chiusa a tre quarti. Facendo lavorare così il tessuto.

Che proteggerà dal caldo e dai raggi del sole.

Tutte cose che la nostra maglia Cortina DT svolge molto bene. 

L’isolamento dall’ambiente è di buon livello, la protezione dai raggi UV non è quella massima ma col suo grado 30 è comunque nella zona alta della classifica.

Il colletto a mezza altezza si rivela utile in discesa e col fresco, creando efficace barriera al vento senza essere mai costrittivo.

La maglia non si sposta durante l’azione, a volte quel minimo salire dietro la schiena che non è demerito della striscia in silicone quanto piuttosto da attribuire al taglio votato al comfort, più largo sui fianchi e in assoluto meno aderente di una maglia slim.

Ma, siccome io slim non sono (e lo stop forzato per infortunio ha peggiorato la situazione) apprezzo più la forma della maglia che qualche lieve arricciamento in basso. Che nelle immagini è più accentuato perché mentre scattavamo le immagini la temperatura è scesa parecchio, anche col sole, obbligandomi a indossare una maglia intima.

Le tasche sono ampie, ci fai entrare anche più del necessario per una uscita lunga e hanno una altezza corretta, senza obbligarti a pericolosi contorsionismi per recuperare la barretta finita sul fondo.

Molto piacevole il contatto con la pelle ed efficace l’afflusso di aria in petto a rinfrescare la pedalata. Non hai lo “spiffero” come accade con alcune maglie troppo sottili e/o forate, cosa che può far comodo con 35 gradi ma a temperature più umane (anche perché a 35 gradi io vivo abbracciato al climatizzatore, non mi metto in bici…) è fastidioso.

No, avverti l’aria lambirti, sfiorarti, carezzarti direi.

La schiena ha esigenze diverse, non è investita dall’aria della corsa quindi serve tramatura più ampia e la Cortina DT ne è provvista; serve soprattutto che sia ampiamente traspirabile, non faccia sudare più di quanto sforzo e caldo impongono e asciughi rapidamente, anzi subito: e il tessuto usato per la zona posteriore adempie perfettamente ai suoi obblighi.

Le maniche penso si sia capito è il settore che mi è piaciuto di più.

Temevo avrei avvertito il caldo, il filato è diverso e non è traforato; no, niente caldo.

Col fresco più che il caldo avverti la differenza tra petto e braccia, con queste più protette. E siccome quando ho iniziato il test l’inverno ha deciso di irrompere nella primavera appena sbocciata, ero preoccupato di trovarmi con le spalle poco arieggiate passata l’incursione del cattivo tempo.

Invece se ho avvertito come il tessuto facesse da barriera con l’aria frizzante, non ho avvertito sostanziali differenze col caldo. Forse isola più che fare da barriera e probabilmente la differenza la senti col fresco perché il tessuto forato lascia passare il vento della corsa.

Quindi promossa col caldo e col fresco.

E promosso il fondo della manica, col suo netto taglio laser che elimina bordi e cuciture; con la sua elasticità che offre aderenza senza costrizione; col suo interno in silicone che non la fa spostare.

Taglio, vestibilità, tessuto, traspirabilità, areazione (perché di fatto questa è con i filati traforati) si sono fatti apprezzare su strada, sia nella guida tranquilla che in quella concitata.

In fuoristrada non c’è motivo per non usarla. Anzi, la forma votata al comfort che lascia ampia libertà di movimento la rende ottima nel gravel così come la sua generale freschezza.

Il tessuto asciuga subito e questo è stato provvidenziale non tanto per il sudore ma attraversando le tante pozze che ho trovato piene durante una uscita di prova. Era piovuto tutta la notte, la mia schiena si è beccata tutto, senza risparmio. Peccato che il tessuto non è pure autopulente, sarebbe stato il massimo 😀

Ora tocca alla salopette Squadra.

Che è senza dubbio una salopette sportiva, per materiali, taglio e soluzioni tecniche.

E che altrettanto senza dubbio conserva quel taglio votato al comfort che la rende piacevole da indossare e usare.

Parto dalle bretelle, fresche e piacevoli nel contatto con la pelle ed elastiche quanto serve per non scivolare e al tempo stesso non lasciarti segni.

Non ti senti tirare, non sei costretto alla posizione raccolta della guida sportiva per avere comodità. Anche pedalando più eretti, in presa alta o su bici con minor dislivello sella manubrio, hai sempre questa piacevole sensazione di essere fasciato a mai tirato verso il basso.

Resta da vedere la durata nel lungo periodo, la trama a rete stampata quanto resisterà all’uso e ai lavaggi? Vista la qualità globale, credo un tempo lungo. In queste settimane di utilizzo non si è mostrato alcun cedimento.

Il tessuto sulla schiena è, o almeno a me sembra, identico a quello usato per la maglia Cortina DT, quindi ne ho ricevuto analoghe impressioni.

I gambali sono conformati in modo accurato. Nessuna cucitura a irritare, il tessuto che fascia operando una leggera compressione che lungi dall’essere fastidiosa aumenta il comfort e molto piacevole è la fascia con interno in silicone a tenere saldo il tutto.

Ottima traspirabilità, protezione UV alta (50), ampia libertà di movimento.

Solo la zona superiore, ad altezzza reni dove sono collegate le bretelle, non mi ha del tutto convinto.

E’ comoda, fascia bene come tutta la salopette ma impiega più tempo ad asciugare col caldo forte, resta una sensazione di umido sudando molto in salita per quel minuto in più.

Di contro l’ho apprezzata molto nelle uscite fresche, sotto i 20 gradi (sui 13/15) perché si è rivelata efficace barriera contro il vento.

Fin qui, comunque, una salopette di ottimo livello in assoluto; che sale se rapportato al prezzo.

Ma per me un calzoncino da bici è anzitutto il fondello. Posso sacrificare qualcosa sulle bretelle, sul tessuto, sulle finiture ma mai sul fondello.

Ritrovarsi dopo un paio d’ore (a volte anche meno) con dolori forti o anche solo il fastidioso intorpidimento delle zone strategiche è qualcosa che elimina ogni piacere di una uscita in bici. E rovina anche il dopo uscita, ma questa non ve la spiego, arrivateci da soli…

Abbiamo visto il fondello installato sulla salopette Squadra da ogni angolazione, ne abbiamo scoperto insieme i più reconditi dettagli tecnici ma adesso è il momento di rispondere alla fatidica domanda: è efficace?

Certo che lo è.

Fondello da lunghe distanze che non si misura in chilometri ma in ore trascorse in sella.

Sette ore, che sono tante e che io diligente mi sono accollato. Ad andatura bradipo, tanto si misura in ore 😀

Ora che il fondello sia importante, l’ho detto; che debba lavorare nella giusta posizione, pure.

Quello che non ho detto, e lo scrivo a beneficio dei nuovi appassionati, è che per pedalare a lungo mai commettere l’errore di scegliere un fondello subito morbido.

Troppi confondono quell’immediato comfort appena balzati in sella come indice di futura comodità. E’ esattamente il contrario. Dopo mezz’ora saremo tutto un dolore. 

La metto in linguaggio poco tecnico sperando non me ne vorranno in Elastic Interface.

Un buon fondello deve cedere quel poco per adattarsi alla nostra conformazione, restare più rigido nelle zone di maggior pressione (cioè non afflosciarsi durante l’uso) avere zone di scarico dove necessario, deve essere rivestito in tessuto che non irriti (l’antibatterico lo do per scontato) e non presentare cuciture nelle zone mobili.

Più le ore che dovrà passare in nostra compagnia più queste caratteristiche devono essere prive di sbavature.

E il fondello Road Performance Space supera l’esame a pieni voti.

Merito di Cytech, merito anche di Bicycle Line nell’aver deciso di usarlo.

Ho usato diverse bici, quindi assetti differenti; ma a un certo punto ho deciso anche di cambiare sella, di montarne una economica, di quelle che troviamo di serie su bici da 7/800 euro per capirci.

Più di così non potevo fare…

La sensazione appena saliti in sella è di solidità: non cede, piuttosto si conforma. Si adatta, ecco.

La prima ora scorre liscia e così le successive.

Nessun decadimento della prestazione, nessuna sensazione di calore, nessuno sfregamento, nessun indolenzimento.

Superata la quarta ora, quando la stanchezza, cioè la mia stanchezza, inizia a chiedere il suo tributo facendomi smaniare in sella cambiando spesso presa e posizione per dare respiro alle gambe, il fondello continua imperterrito il suo lavoro, accettando anche qualche postura più particolare.

All’approssimarsi della sesta ora, quando ormai sono vicino al mio disfacimento e pedalo steso sul manubrio e molto avanzato, quindi con pressione arretrata, questo fondello continua a sostenermi. Ed è rimasto l’unico… 

Allo scadere della settima ora, per l’esattezza 7h e 18 minuti e finalmente sono rientrato, lui finisce in lavatrice e io sotto la doccia, stanco ma senza dolori e indolenzimenti o intorpidimenti. Solo alle gambe ma finora un fondello a pedalata assistita non l’hanno inventato.

Una salopette quindi che per sue caratteristiche costruttive e per dotazione tecnica è perfetta nell’uso sportivo.

E in fuoristrada? Sempre declinato in salsa gravel, of course.

Beh, ampia libertà di movimento, traspirabilità, foggia e materiale delle bretelle e fondello che accetta i continui spostamenti senza scomporsi (come tutta la salopette – non stai lì a sistemarti ogni due e tre) ne fanno una perfetta candidata all’uso fuori dall’asfalto.

Dove però avrei apprezzato un taglio leggermente più alto dei cosciali, mi trovo meglio con più gamba scoperta quando sono per campi e sentieri. Ma è più una preferenza personale, tanti mie amici pedalatori che da anni ho convertito alle zingarate con bici dotate di piega da corsa usano addirittura il 3/4 pure col caldo per sentirsi più protetti dalla vegetazione.

Bene, ne sappiamo quanto serve e forse pure qualcosa in più, tracciamo il solito bilancio conclusivo.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Grazie, bell’articolo. Utile. Approfitto dell’argomento per una domanda relativa al fondello: l’utilizzo di una crema specifica è sempre consigliato? Personalmente non la ho mai usata ma è stata una mia negligenza? L’utilizzo aumenterebbe il comfort in sella comunque?
    Adirano

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Adriano, i tempi del fondello in daino che manco i vetri ci asciugavi per fortuna sono passati.
      A meno di allergie/debolezze dell’epidermide più di una semplice crema idratante non serve ormai.
      Certo, se uno pedala 8 ore al giorno tutti i giorni, allora qualcosa serve. E in questo caso occorre chiedere al dermatologo, altrimenti si rischia di far danni.
      Per noi normali operai del pedale una passata di nivea se fa caldo e si prevedono 3/4 h in sella, ma se si è delicati. Coi fondelli di qualità attuali serve nulla

      Fabio

      • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

        I miei due cent: sarà che non ho dei pantaloncini con davvero un buon fondello (ma sono in lista), sarà che sudo tanto o la mia pelle che si irrita facilmente, ma per me la crema idratante non basta. Ho iniziato di recente a usare una crema specifica e la differenza è comunque evidente anche su giri non molto lunghi (2-3 ore max, fin’ora)

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Paolo, è come in spiaggia: c’è chi si spalma di crema 50 e dopo 10 minuti è un gambero uguale e chi non ha mai fatto uso di creme solari e problemi zero.
          Il fattore soggettivo è determinante.
          Col progresso (notevole) dei tessuti anche chi è (poco) più delicato adesso può fare a meno di creme varie.
          Ma una ricetta universale non esiste. L’unica certezza è che una volta erano indipensabili per tutti, senza distinzione. Ora bisogna valutare caso per caso , sulla propria pelle è il caso di dire 😀

          Fabio

  • <cite class="fn">Guybrush Threepwood</cite>

    Ottimo articolo è bellissimi i capi
    Quelli che indossi nelle foto che taglie sono?

    Daniele

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Tutto tg M.
      Fai riferimento alla tabella taglie sul sito, è molto precisa.
      Comunque la vestibilità è comoda, tieni presente che nelle immagini in esterno ho dovuto indossare una spessa maglia termica sotto perché quel giorno la temperatura era invernale.
      Vabbè, lo sai, hai visto le foto del backstage… 😀 😀

      Fabio

Commenta anche tu!