Arwen, la bici di Beatrice

Tempo di lettura: 2 minuti

Dalle parti di Padova non se ne fanno capaci: stanno ricreando la mitologia di Tolkien a forma di biciclette…Già, perché in principio fu sua maestà Elessar, poi arrivarono la magia di Gandalf e Galadriel, una affilata Maegnar, poteva mancare un tributo ad Arwen? No, e ci ha pensato Beatrice con la sua nuova bici.

Mi chiedo sempre che succederebbe tra la mia Elessar e la sua Arwen incontrandosi da vicino. Scoccherebbe la scintilla e le vedremo sparire insieme? Spero di no…

E’ stato un bel progetto, mi ha fatto piacere seguirlo e come al solito Beatrice mi attribuisce più meriti di quanti ne abbia. Il mio intervento è stato marginale, Arwen era già nella mente della sua compagna, aspettava solo che qualcuno la risvegliasse. A darle forma hanno pensato Antonio Taverna per il telaio e Beatrice per tutto il resto. Io ho solo fatto in modo che tutto funzionasse, non occupandomi del montaggio ma limitandomi alle linee guida per le compatibilità.

E’ una bella bici, Beatrice pedala contenta e a me fa piacere mostrarla qui. Lascio la parola alla ideatrice. 

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di Beatrice Canato.

In una calda serata di quattro anni fà, si tentava di decidere dove andare in vacanza portandoci appresso la nostra bici; mai il mio compagno avrebbe pensato che quella frase detta per caso, avrebbe cambiato la nostra vita e i nostri progetti.

La bici è diventata la nostra casa, carica di ogni cosa, ogni qualvolta decidevamo di sfuggire alla quotidianità e passare del tempo solo noi quattro.

L’ esigenza di un nuovo mezzo si è fatta sentire e in pochi mesi quello che sembrava un sogno è diventata realtà, a pochi giorni da Natale è arrivata Arwen.

Non è un’ibrida, non è una mtb, né una bici da corsa io la definisco una bici da turismo o gravel.

Tutto ha avuto inizio in una mattina invernale, in bici raggiungiamo l’officina Vetta di Antonio Taverna, lui è occupato così ci perdiamo ad osservare i telai appesi, le macchine, i tubi; sembra di esser tornati indietro nel tempo, qui non ci sono robot ma solo la maestria della mani di un’ artigiano.

In un attimo ci catapulta nel suo mondo ci spiega i materiali, la sua idea per il mio progetto dopo quasi un’ora uscendo ho già deciso tutto, sarà lui il mio telaista, il signor Taverna.

Esattamente un mese dopo, il 23 Dicembre posso portare a casa la mia nuova bici.

Oggi, nonostante sia passato qualche mese, mi fermo ancora in garage a guardarla e non posso davvero fare a meno di sorridere.

Per molti una bici è solo un pezzo di ferro per me è emozione, quella felicità immensa che mi dà ogni volta che ci pedalo sopra.

La bici nella composizione attuale è composta da un telaio in alluminio su misura Vetta, il tubo obliquo piuttosto slooping è stata una scelta quasi obbligata, essendo io piccola di statura.

Ho optato per una forcella in acciaio che mi ha consentito di poter montare sia i freni a disco ed avere tutte le predisposizione che volevo, inoltre regala un tocco in più di eleganza.

La verniciatura è rosso traffico mentre le scritte bianche, la scelta non è casuale sono i miei preferiti e i colori della squadra della mia città, di cui sono tifosa.

Ho copiato l’ idea di ricercare il suo nome tra i libri dei miei autori preferiti, scartando tutti quelli attuali e senza nessun significato, la trilogia di Tolkien ha centrato in pieno l’ obiettivo.

Arwen, un’ elfa bellissima, che vuole combattere per il suo popolo e per il suo amore per Aragorn, un umano per il quale rinuncia perfino all’ immortalità.

L’altra piccola scritta è un riferimento alla mia vita, Ufettini è il soprannome che usiamo io e il mio compagno, un segno di amore e di unione presente in entrambe le nostre bici.

I componenti sono stati scelti in base all’ uso, viaggi lunghi e corti ma anche giri giornalieri senza precludere strade sterrate, mi servivano quindi sia rapporti lunghi che rapporti piuttosto leggeri.

Ho quindi preferito mettere una tripla 48/36/26 con un pacco 11-32, assicurandomi così un ampio range di rapporti.

Le ruote sono delle bellissime Spada Alexrims da 29” da 36 raggi, leggere e dichiarate indistruttibili che si abbinano perfettamente ai colori del telaio che si completano con gli Schwalbe Marathon da 32 mm.

L’ impianto frenante è un Avid bb7 road con dischi da 160 mm.

La piega è stata scelta leggermente aperta e fin’ora ne ho apprezzato la forma, la presa bassa è molto comoda e si ha davvero un maggior controllo della bici.

Seguiranno ulteriori upgrade come il portapacchi davanti e un cavalletto.

Le temperature sono clementi, niente neve che c’è di meglio che partire per testare la nuova bici?

Una sola uscita e poi un piccolo viaggio, il pretesto è andare a trovare una mia amica a Milano, l’ allenamento è scarso ma tre giorni in sella è quello che mi serve per prendere conoscere e capire il mio nuovo mezzo.

La bici è esattamente come me non primeggio in nulla, ma me la cavo ovunque.

Il telaio creato sulle mie misure dimostra subito i suoi pregi, la posizione è molto più rilassata, riesco ad arrivare ai comandi e ad utilizzare quella che per me era una zona sconosciuta la presa bassa.

Le coperture così larghe assicurano un’ ottimo confort a discapito però di una maggiore resistenza al rotolamento, ma appena ci si infila tra lo sterrato, danno il meglio di se, proseguono nella sua traiettoria anche nei tratti più ghiaiosi.

E’ proprio nel off road che dimostra la sua vera anima, la sua comodità ti spinge a pedalare più veloce, facendoti dimenticare il terreno accidentato.

Mi è capitato di finire all’ interno di una pineta, in un circuito fatto di curve, sali e scendi e rimanerne estasiata, la bici ha risposto perfettamente, mai un’ esitazione, anzi mi ha trasmesso sicurezza; quella che di solito non ho.

La bici carica (anche se solamente al posteriore) si dimostra stabile, finalmente posso pedalare senza dover essere un’ equilibrista non essendoci più nessun tipo di “sbandamento” laterale.

In conclusione, grazie all’ aiuto di tante persone ma soprattutto di Fabio, ho potuto realizzare quella che per le mie esigenze attuali è la mia bici perfetta.

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Ringrazio Beatrice per la citazione in questa ultima frase che richiama il titolo del mio libro; ma a parte questa mia piccola debolezza, sono contento del risultato. Per me quando una ciclista o un ciclista riesce a trovare la sua bici perfetta, beh, è una soddisfazione.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Damiano</cite>

    Bella realizzazione e mi piace perchè adattata particolarmente alle tue esigenze! Una curiosità: lo sloping dell’orizzontale è stato deciso per una questione di altezza della seduta o per ergonomia?
    Per le coperture non preoccuparti, io per le ruote da strada ormai uso i 32!! E non vado più lento per niente. Forse fa più la differenza il tipo di pneumatico che la dimensione (fino ad un certo punto naturalmente). Si veda anche la serie di articoli di Bycicle Quarterly

    • <cite class="fn">pedalandocontrovento</cite>

      Ciao, Grazie mille! lo slooping è stata una scelta dettata dalla posizione in sella. Sono bassa e ho le braccia corte quindi per non essere troppo distesa è stata l ‘unica scelta. darò sicuramente un’occhiata agli articoli da te indicati.

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Complimenti, bellissima bicicletta. Che bella emozione si sente leggendo come un sogno , un’idea sia diventata realtà.

  • <cite class="fn">Francesco Vigotti</cite>

    Ciao Beatrice,
    bella bici, anche se amo poco lo slooping.
    Un paio di domande:
    1)Perchè il portapacchi sullo sgancio rapido e con dei distanziali?
    2)L’hai assemblata tu o un tuo meccanico di fiducia?

    CIao Francesco
    Ps Bellissimi i mozzi spada.

    • <cite class="fn">pedalandocontrovento</cite>

      Grazie mille, anch’ io lo amavo poco ma alla fine è stata una scelta quasi obbligata ed ora il risultato non mi dispiace.
      1)Il portapacchi semplicemente era stato preso per un altra bici e mai utilizzato ed avendone avuto uno simile nella precedente ho notato come sembri più stabile. I distanziali sono parte integrante del portapacchi difatti viene fornito con uno sgancio rapido più lungo.
      2) L’ ha assemblata il meccanico di fiducia, io non sarei in grado di farlo.

  • <cite class="fn">Omar</cite>

    Ciao Beatrice, complimenti per Arwen ed ottima la scelta della tripla che ha solo vantaggi su bici multiuso.
    Mentre a riguardo del telaio Taverna solo tantissima invidia!

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Complimenti Beatrice,
    la famiglia delle bici con telaio Taverna si allarga sempre più
    se non erro è la quarta nel blog

  • <cite class="fn">claudio</cite>

    Ora che la vedo la riconosco. A metà gennaio sono andato con mia moglie dal buon Taverna per prendere le misure. Nel mezzo della discussione sui materiali e le soluzioni da adottare è uscita la foto della tua bici sul cellulare di Antonio.
    Domani, con sensibile ritardo sui programmi, debutterà anche la bici della consorte: molto simile alla tua a partire la colore e, parzialmente, anche nelle geometrie e nella trasmissione. I tuoi commenti felici sull’ottima confidenza con il mezzo confezionato da Vetta mi fanno ben sperare. Ti chiedo lumi sulla piega (marca e modello). Per mia moglie ho, per ora, riciclato la vecchia piega compact che però, so già, non raccoglie il gradimento della ciclista. La tua ha i corni bassi più tondi e dovrebbe essere vicina a ciò che cerco.

    Buone pedalate, Claudio.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Claudio, in attesa delle valutazioni di Beatrice posso dare io il primo indizio: è la Ritchey Evomax, con flare di 12°.

      Oggi il battesimo dell’asinella mater? Sono curioso 😀

      Fabio

    • <cite class="fn">pedalandocontrovento</cite>

      Ciao, scusa il ritardo, vedrai che tua moglie sarà sicuramente soddisfatta del lavoro di Antonio, non c’è niente da dire una bici su misura ha un’ immediato feeling positivo.
      Bè a questo punto sono curiosa di vedere il risultato e di sapere come si trova.
      La piega, come indicata da Fabio, è la Ritchey Comp Evo Max, la trovo perfetta riesco a stare in tutte le posizioni arrivando ai comando (ho le mani piccole) inoltre è leggermente aperta ma non al livello estremo della cowbell.

      Buone pedalate
      Beatrice

      • <cite class="fn">claudio</cite>

        Il debutto è andato bene. La bici funziona meccanicamente e le geometrie non hanno evidenziato problemi.
        La signora ha recepito bene il passaggio alla tripla che ha fortemente voluto: io resto per la doppia cicloturistica.
        Riusciremo a fare qualche chilometro in più nei giorni di pasqua.
        Più avanti farò avere qualche foto dell’assetto definitivo al buon Fabio.

        c.

        PS pedalo da quattro anni con la Cowbell e la trovo sempre ottima.

        • <cite class="fn">pedalandocontrovento</cite>

          Ne sono felice si trovi bene! non dubito ti possa trovare bene con il cowbell per il mio gusto personale è troppo aperto, migliaia di persone la pensano diversamente. Buone pedalate e buona Pasqua!

          • <cite class="fn">claudio</cite>

            Perdonami Beatrice ma non è la prima volta che sento commenti come se la Cowbell fosse una piega estrema, cosa che non mi pare.
            Ha una svasatura di 12° verso l’esterno come la tua Ritchey Comp Evo Max (stando a quanto scritto sopra da Fabio).
            Senz’altro la EvoMax ha una curva più ad “U” classica (quello che m’interessa x mia moglie) mentre la Cowbell deriva più da un profilo tipico delle pieghe “compact”.
            Le pieghe Salsa con flare decisamente più marcato solo la Woodchipper (26°) e la Cowchipper (24°).

            Magari Fabio mi corregge subito.

            saluti e buone pedate.

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ciao Claudio, nulla da correggere, e chi si permette 😀
              Intervengo, lo faccio raramente in articoli non miei, solo perché mi sono imbattuto pure io spesso in questo equivoco. Equivoco perché Salsa ha diverse versioni a catalogo, con nomi simili tra loro ed è facile fare confusione.
              Credo, ma su questo non sono sicurissimo perché il sito ufficiale Salsa non ha mai brillato per precisione sui cataloghi, che la Cowbell 3 sia andata fuori listino, lasciando spazio solo a Cowchipper e Woodchipper (vedi la questione dei nomi?) che effettivamente possono essere definite più estreme coi loro 24 e 26 gradi.

              Fabio

  • <cite class="fn">claudio</cite>

    Anch’io son curioso.
    Parto con una borsa di attrezzi …. sperando non me ne serva neanche uno.
    Ho avuto problemi con il cambio, la posizione d’installazione sul telaio vetta è molto più disassata del solito rispetto all’asse del mozzo posteriore. Ora – sul cavalletto – pare funzionare.

  • <cite class="fn">Andrea</cite>

    Approfitto per fare i complimenti ad una concittadina (più o meno, abito piuttosto fuori dal capoluogo) per la sua nuova compagna di viaggio!
    Per la tripla…beh, la mia esperienza è stata positiva, l’avere una corona intermedia per poter affrontare comodamente la pianura e i vallonati e una corona piccola per andare ovunque (però, si fa presto a dire ovunque, anche se hai il rapporto corto devi comunque mulinare, un po’ di fiato ci vuole sempre :D) per me è un plus
    Molti invece sostengono che sia solo un inutile moltiplicazione di rapporti che una guarnitura doppia già permette. Tu che ne pensi Fabio? Da scegliere a seconda dell’utilizzo che se ne fa?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Andrea, segui il blog praticamente da quando è nato e sai quindi che ritengo la tripla una ottima soluzione. I
      I rapporti sono questione personale; dipendono da allenamento, percorsi, carico ecc e ciò che è duro per uno non lo è per un altro e viceversa.
      Però anche la gamba migliore se il carico è tanto un aiuto lo vorrebbe. Nel test del portapacchi BacMilano ho scritto che avrei voluto usare per le prove di guida col carico la mia Peugeot proprio perché ha una tripla salvagamba. Non sono riuscito ad andare a recuperarla, ho usato la London Road ma ho caricato meno peso, sono davvero stanco in questo periodo e devo recuperare.
      Su una bici da corsa la tripla ha perso interesse, perché ormai tutti offrono gruppi col 32 finale e si suppone che chi usi una bdc lo faccia in modo sportivo, allenandosi e senza caricarci peso.
      Ma resta a mio avviso una opzione valida, perché non tutti possono avere tempo per allenarsi con regolarità e non tutti scelgono una bici da corsa solo per tirate pancia a terra.
      Però alla fine è discordo ozioso nell’attuale situazione di mercato: le triple sono scomparse, una sola opzione presente (Shimano Tiagra, perché del campy si sono perse le tracce anche se continua a essere indicato a listino) o bisogna crearsi il gruppo da soli.

      Fabio

      • <cite class="fn">Andrea</cite>

        È vero, mi piace il tuo approccio che non snobba alcune soluzioni per partito preso, così come sulla diatriba sui gruppi c.d. “entry level” 🙂

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Andrea, ho le mie preferenze, e del resto la bici per me è un divertimento non una religione, ma non mi ritengo il depositario delle verità del ciclismo. Tutti abbiamo i nostri gusti, troppi credono che ciò che piace a loro sia l’essenza dell’andare in bici. Io no, credo che la cosa più importante sia che il ciclista salga in sella e sia felice. L’esempio classico di questo mio approccio è la Mtb. A me non diverte (e infatti qui non ne vedete…) ma mica pretendo che tutti pedalino solo su asfalto e con la piega tra le mani oppure dico che andare in Mtb non è vero ciclismo.
          Quante volte assistiamo alle guerre di religione, ciclisti che ne snobbano altri perché “il carbonio è meglio”, “no, l’acciaio è superiore” “ah, se non usi le alto profilo non sai che vuol dire andare in bici” e via concionando.
          A ma di tutto questo importa nulla. Che sia la specialissima da mutuo casa per acquistarla o quella presa coi bollini del supermercato (attenzione: non significa dire che sono bici uguali, una vale l’altra insomma…), l’unica cosa che conta è salire in sella e pedalare col sorriso. Ognuno sulla sua personale strada per la felicità.

          Fabio

    • <cite class="fn">pedalandocontrovento</cite>

      Grazie mille! Nonostante in tanti me la sconsigliassero io rimango dell’ avviso che su una bici del genere è essenziale, bastano solo i Colli Euganei per vederne l’ utiltà.

      • <cite class="fn">Andrea</cite>

        È vero, considerando che le salite degli Euganei non sono di certo lunghissime, domenica dopo un giro a tutta con il gruppo, le famose “Grate” mi hanno messo in difficoltà. Ho arrancato col 36×28, lì la tripla non mi sarebbe dispiaciuta…

  • <cite class="fn">Ernesto</cite>

    Ciao, mi associo ai complimenti per la bella Arwen, vi auguro di vivere tante epiche avventure insieme! Aggiungo i complimenti per il blog, su cui tante volte ho trovato articoli interessantissimi! Senza sapere che da quelle parti state ricreando la terra di mezzo a pedali, ho chiamato la mia nuova due ruote rossa “Narya”. È ancora in allestimento nella fucina di Maestro Carlà nel selvaggio sudest, ma siamo in dirittura d’arrivo, e quando sarà pronta mi piacerebbe presentarvela. A presto

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Ernesto, sul blog c’è sempre spazio per le vostre creazioni. In alto a sx in home page trovi le indicazioni da seguire per testo e immagini. Se ti ci attieni mi risparmi lavoro durante l’impaginazione, non è che se non lo fai non pubblico. Prenditi il tempo che vuoi, nessuna fretta.

      Fabio

    • <cite class="fn">pedalandocontrovento</cite>

      Grazie mille! Ormai Tolkien ha invaso il mondo delle bici! Buone pedalate

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