Alle Cop più lobbisti che scienziati

L’ex segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e la segretaria della Convenzione Christiana Figueres, che ha dato vita alle COP criticano l’attuale organizzazione delle conferenze climatiche in una lettera aperta firmata da esperti, attivisti e leader.
Per loro “Le COP non sono più in grado di perseguire l’obiettivo per cui sono nate”.
Un messaggio chiaro e diretto, accolto e condiviso da scienziati, attivisti, leader politici secondo i quali l’attuale struttura e svolgimento delle COP non riuscirà a mantenere il riscaldamento globale “ben al di sotto dei 2°C” rispetto al periodo preindustriale
Desta preoccupazione che un simile proclama arrivi proprio da chi le COP le volle, segno che probabilmente siamo sulla strada sbagliata.
Io la volta scorsa mi sono detto cautamente ottimista. Un ottimismo dettato dalla speranza.
A spegnere il mio già minimo entusiasmo le dichiarazioni ascoltate in questi giorni.
Tranne la decisa presa di posizione in apertura, poi è stato tutto un susseguirsi di “pensiamoci bene, forse non è così grave, non dobbiamo avere un approccio ideologico, pensiamo all’industria, non è una priorità”. Fino a interventi ridicoli, come quello della nostra Presidente del Consiglio che ha sostenuto di guardare alla fusione nucleare, tecnologia che non esiste e di cui non si vede un orizzonte.
La prima COP si è tenuta 28 anni fa, nel 1995 a Berlino. Da allora la diplomazia climatica ha fatto progressi normativi ma non sono stati veloci e non sempre ad essi sono seguite azioni concrete. Alla COP3 è stato redatto il Protocollo di Kyoto, che rappresenta di fatto il primo strumento attuativo della convenzione quadro dell’Onu. Alla COP15 di Copenaghen è stato fissato l’obiettivo, in gran parte disatteso, di stanziare 100 miliardi di dollari ogni anno per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare la crisi climatica. Alla COP21 di Parigi è stato raggiunto invece un accordo per impegnarsi a limitare l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2°C – e possibilmente entro il grado e mezzo – rispetto all’era pre-industriale (1850-1900). All’ultima COP, dopo ben 27 anni di negoziati, è stata messa nero su bianco la necessità di abbandonare i combustibili fossili.
Decisioni e intenti presi in questi anni, ora è il momento di agire.
Ed è proprio la mancanza dell’azione che denunciano i firmatari della lettera.
Secondo il loro (autorevole) punto di vista “Il quadro normativo è ormai completo […] ha dei difetti ma è comunque rigoroso ed economicamente solido e completo [quindi] è ormai chiaro che la COP non è più adatta allo scopo. Abbiamo bisogno di un passaggio dalla negoziazione all’attuazione”.
E mentre la diplomazia si muove a rilento, coi Paesi a guida sovranista a remare contro, gli scienziati avvertono che senza interventi rapidi e decisi il mondo si scalderà di circa 3°C.
Ma se alla COP ci tocca ascoltare leader che dichiarano come petrolio e gas “sono un dono di Dio”, l’allarme lanciato nella lettera va preso decisamente sul serio.
Soprattutto quando chiede di riformare l’intero sistema delle COP, dove ormai “i lobbisti dei combustibili fossili sono più degli scienziati”. E il primo dei sette punti necessari a portare a termine il cambiamento sembra proprio diretto al sistema che ha portato le ultime conferenze a tenersi in Paesi la cui economia si fonda sul petrolio. Oggi l’Azerbaigian, un anno fa gli Emirati Arabi Uniti.
Forse sono stato troppo ottimista.
Buone pedalate
Sono Fabio Sergio, giornalista, avvocato e autore.
Vivo e lavoro a Napoli e ho dato vita a questo blog per condividere la passione per la bici e la sua meccanica, senza dogmi e pregiudizi: solo la ricerca delle felicità sui pedali. Tutti i contenuti del sito sono gratuiti ma un tuo aiuto è importante e varrebbe doppio: per l’offerta in sé e come segno di apprezzamento per quanto hai trovato qui. Puoi cliccare qui. E se l’articolo che stai leggendo ti piace, condividilo sui tuoi social usando i pulsanti in basso. E’ facile e aiuti il blog a crescere.