Al festival

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In giro per l’Italia si svolgono sempre più spesso eventi in cui i produttori permettono ai ciclisti di toccare con mano l’oggetto dei loro sogni. Brevi prese di contatto, spesso sufficienti a farsi una idea. E se anche non dovessero bastare, conta l’essersi divertiti.

Pochi giorni fa c’è stata una tappa in Piemonte (a questo link altre date), Daniele mi aveva detto che forse sarebbe andato, io poi mi sono dimenticato altrimenti organizzavamo meglio e lo spacciavo per mio “inviato”. 

Quando a sera è rientrato e mi ha raccontato la giornata (la bici provata più che la giornata…) l’ho invitato a buttar giù due righe, per renderci partecipi. Peccato per le immagini, Daniele è uno che con la macchina fotografica ci sa fare ma non abbiamo pianificato questo articolo e alla fine abbiamo recuperato qualcosa. Ma forse è meglio così, c’è una spontaneità in testo e foto che se si fosse trattato di un “servizio” sarebbe stato difficile tirar fuori. 

Da qui in poi la parola è sua.

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di Daniele Cirasola

Per un ciclista della domenica, come il sottoscritto, ogni momento ritagliato agli impegni familiari per  pedalare spensierato sulla propria bici è sacrosanto. Ancor più vero in un anno insolito come questo, che ha strappato via mesi importanti alle nostre scorribande in sella, regalandoci al massimo qualche “rullata” tra le mura di un appartamento sognando lo Stelvio, il Nivolet, la Marmolada.

Certo ormai la stagione è andata e si possono soltanto raccogliere i cocci, ma spesso l’autunno (almeno qui in Piemonte) ci regala giornate incantevoli, quanto se non più di quelle primaverili. Proprio quest’anno, nel weekend del 10-11 Ottobre, ha fatto tappa in Valle di Susa lo SHIMANO ITALIAN BIKE TEST, evento dove è possibile vedere, toccare ma soprattutto provare le novità dei brand che vi partecipano.

Ma devo resistere: non dovrò comprare nessuna bici a breve, con gli accessori sono a posto e soprattutto, voglio pedalare!

Esco di casa la mattina di buon ora travestito da ciclista, salto in sella alla mia bici da corsa. Lei mi aspetta lì, un po’ offesa perchè quest’anno è stata trascurata, ingiustamente. “Oggi tocca a te”, le lascio intendere con lo sguardo.

Dopo un paio d’ore, mentre arranco sull’ultimo strappo al 12%, controllo l’orologio. Non è troppo tardi, forse potrei provare a fare un salto alla fiera. Dopotutto (quasi) per combinazione, la discesa finisce esattamente a 5 km da S.Ambrogio… proprio in Valle di Susa. Guarda caso…

Correggo la mia rotta verso il luogo della perdizione ciclistica che rappresenta invece una grossa opportunità per l’appassionato. Quante volte ci siamo trovati alla deriva nel mare magnum di possibilità che ci offre l’attuale mercato e ci siamo lasciati guidare dal solo gusto estetico? O peggio ancora, ci siamo fatti plagiare dalle chiacchiere dei soliti espertoni “da BAR”?

Chiaro che, non avendo in programma nessuna acquisto, il mio è solo il puerile desiderio di cavalcare un modello nuovo; la Trek Domane SL. Questa bicicletta mi incuriosisce per l’originalità delle soluzioni tecniche che ho scoperto (sulla carta, o meglio, online) e sulle quali ho maturato sentimenti contrastanti. Insomma, un modello innovativo che si discosta parecchio da quanto visto e provato finora, e sul quale non ho riferimenti. L’unica possibilità di scoprirla e dunque capirla, è provarla.

Arrivo nei pressi della manifestazione e, nel pieno rispetto delle vigenti normative sanitarie, l’obbligo di indossare mascherina e di effettuare la registrazione online è perentorio.

Poco male, mi metto in coda, gente ce n’è ma l’organizzazione rende l’attesa sopportabile. Nel frattempo mi viene proposto di lasciare la bici in una rastrelliera appositamente pensata per chi ha avuto la mia stessa idea di presentarsi in sella. “Non si preoccupi, le forniamo un catenaccio così può girare più comodamente; la chiave la tiene lei” aggiunge la gentile signorina, che avrà letto il malcelato terrore sul mio volto all’idea di lasciare incustodita la mia amata due ruote.

La location è lo stabilimento del birrificio S. Michele, che sorge all’ombra dell’omonima e sempre suggestiva Sacra di S. Michele, abbazia di fine millennio scorso e tappa di una via di pellegrinaggio lunga oltre 2000 km che va da Mont Saint-Michel, in Francia, a Monte Sant’Angelo, in Puglia.

Come dire, le bici ci sono, la birra pure, mancherebbero gli amici. Mentre ci penso scorgo più in là nella fila facce conosciute.

Sono proprio loro loro, gli amici di sempre, quelli con cui condividi le uscite a pedali e che, guidati dalla stessa passione, vengono calamitati in eventi come questo.

Lo sguardo si incrocia, la risata scoppia incurante della censura delle mascherine.

Ma ecco che arriva il mio turno; uno zap sulla fronte per vedere se sono abbastanza “caldo”, uno sguardo al biglietto e: “Benvenuto!”

L’addetto mi assegna il braccialetto lasciapassare che mi permetterà di gironzolare a piacimento.

Una volta dentro, lo sguardo si perde come quello di un bambino all’interno di un mega negozio di giocattoli. Trek, Cipollini, Scott, Atala, Whistle per citarne qualcuno tra i costruttori di bici, ma anche brand di accessori e componentistica, come Rotor, Selle SMP,CST, Bollè e tanti altri. Che meraviglia! Incredibile, con le bici torno (resto?) bambino!

 

Se mi lasciassi andare, spenderei l’intero weekend tra uno stand e l’altro, e dopo aver rotto le acque dell’entusiasmo, decido di raccogliere le emozioni e mettermi in coda allo stand della Trek. Quest’ultimo, molto ben fornito di biciclette (è presente buona parte dei modelli strada, gravel, mtb e E-mtb e un’ottima disponibilità di taglie) è uno dei più ambiti e di conseguenza quello con più coda. Ovviamente, data la notorietà del marchio, l’ampiezza della gamma e, passatemelo, il grande valore aggiunto che rappresenta in termini di innovazione e qualità dei prodotti, c’era da aspettarselo. D’altra parte la curiosità per queste bici non sarà certo venuta solo a me!

Scelgo modello, taglia e dopo veloce registrazione del documento d’identità e rapido assetto, è mia! Si, ma solo per 50 minuti. Peccato.

 

Una volta in sella, subito fuori dall’area espositiva, dei cartelli indicano un percorso “suggerito” per poter sfociare subito in zone adeguate a quel tipo di bici (valido specialmente per le Mtb), senza cercarsi sentieri chissà dove. Molto utile a chi ad esempio non è del luogo e non saprebbe come raggiungerli in tempi utili.

Ho scelto una stradale e conoscendo a bene la zona ho preferito pedalare su un anello di una quindicina di km su strade note, sia per raffrontare con le bici che uso abitualmente, sia per eliminare variabili e concentrarmi sulle “sensazioni” trasmesse dal mezzo.

Finito il giro, viene il momento di riconsegnare il giocattolo: davvero un peccato, le cose belle finiscono subito. Mentre mi avvicino allo stand, uno sconosciuto mi chiede un parere sulla bici che ancora tengo tra le mani.

Cerco di spiegargliela nel migliore dei modi e nel farlo mi rendo conto di “recensirla” contemporaneamente a me stesso. Incredibile quanto si possa apprendere da un breve, ma diretto test su strada come questo. Altro che leggere i test di Elessarbicycle… 😀

Nel frattempo, gli amici di Gravel Bike Torino, anche loro lì, mi sfottono con in mano Hamburger e boccale di Birra: “Senti che bravo il prescelto di Fabio Sergio!!!”

Decido di scendere dal piedistallo e passare anche io al lato oscuro della…birra!
Afferro boccale e Hamburger e affogo nelle risate il dispiacere di dover restituire un così bell’oggetto.

Si conclude così, (beh no, rimangono i 20 km da fare in bici per tornare a casa col carico di birra) una giornata all’insegna del divertimento e della passione per le due ruote.

Diciamoci la verità, quando acquistiamo una nuova bicicletta, noi appassionati mettiamo in campo sempre un bel numero di soldini. Il mercato è ampio, i costruttori tanti e le novità sempre incalzanti: anche il ciclista navigato spesso ha dei dubbi. Perchè dei dubbi è naturale (e lecito) averne quando una cosa non la si conosce. Credo però che un’esperienza simile possa realmente aiutare chi è indeciso, o semplicemente vuole togliersi una curiosità.

Se ci aggiungete l’ottima birra, il calore degli appassionati e magari una bella giornata di sole, beh come mancare?

Buoni test-ride a tutti!

COMMENTS

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Bel report e tutto, ma… la recensione della bici? 😀

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Colpa mia, ho deciso io di non far scrivere nulla sulla bici ma concentrarsi solo sulle emozioni di partecipare a questi eventi.
      Del resto, per quanto Daniele sia ciclista esperto e competente, in appena 50 minuti non riesci a decifrare in toto una bici, soprattutto se ha Isospeed anteriore e posteriore e un assetto che si limita alla altezza sella.
      Comunque, se Daniele vorrà, qualche nota potrà prepararla.

      Fabio

      • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

        Ah beh, allora é stato bravo 🙂
        Più che altro l’articolo lascia insoddisfatta la mia inutile curiosità sui motivi per cui ha scelto quel modello (per l’Isospeed o altor?) e se in meno di un’ora si riesce a cogliere qualcosa di interessante… Se hai voglia, Daniele, di aggiungere nei commenti due righe in merito, io le leggo volentieri 😀

        • <cite class="fn">Guybrush Threepwood</cite>

          Ciao Paolo.
          Innanzitutto ti ringrazio per la fiducia che mi concedi, ma devo dare ragione a Fabio: serve più tempo e più km per capire bene una bici. Proverò comunque a rispondere a qualche tua domanda e curiosità nel limite della mia esperienza.
          Perchè la Domane? Perchè da possessore di bici da corsa “da salita”, dove leggerezza e scatto non cedono grandi spazi a comfort e “usabilità”, avevo voglia di capire quanto avrei dovuto sacrificare passando ad una bici Endurance.
          Inoltre, grazie ai sistemi Isospeed che hai giustamente citato, ho avuto l’impressione che Trek stesse cercando non solo di interpretare il settore delle bici da Endurance/Granfondo, bensì di spingersi oltre. A ragion veduta, aggiungerei.
          Questo spingersi oltre però, ha instaurato nel sottoscritto delle perplessità sul risultato finale. Cominciavano a vagarmi per la testa pensieri del tipo: “Un sistema di smorzamento, potrebbe ridurre la spinta sui pedali? In uno scatto, sentirò la bicicletta bobbare come su una mtb?”. “Le ruote così larghe mi sembreranno quelle della mia gravel?”
          Capisci bene che l’unica soluzione ai miei dubbi era il test ride.
          Ecco i motivi che mi hanno indirizzato esattamente su quel modello.
          Ora, dopo averla provata, posso dire con buona certezza che le mie erano paure totalmente infondate. Ti spiego perché, dividendo nella maniera più ordinata possibile:
          -Posizione in sella tipica da bici endurance, ossia Reach leggermente ridotto (il manubrio è più vicino dunque) e stack maggiorato (il manubrio, è posizionato più in alto, tralasciando i distanziali). Questo, in raffronto alla mia personale bici da corsa, regala una posizione più eretta. Lo sguardo si alza all’orizzonte, la schiena è ad angolazione più umana e torna utile a chi vuole godersi il paesaggio, chi viene da mtb, chi non ha ventre super-piatto o chi, semplicemente preferisce così. Questo è un aspetto molto importante, per questo lo annovero per primo. La posizione in sella è fattore fondamentale da valutare su una bici in cui si sta tante ore. Ottima, dunque.
          -Tecnologia ISOSPEED anteriore e posteriore mi hanno sorpreso per funzionamento e discrezione. Il mio terrore come detto, era di veder “bobbare” come in mtb questi due sistemi ad ogni scatto o accelerazione sui pedali. Niente di tutto ciò. Il loro funzionamento è, oltre che invisibile, totalmente integrato con una netta risposta del telaio alla spinta del ciclista. Però la riduzione di sollecitazioni c’è eccome: ho provato a sollecitare la bici passando volutamente in un centro storico medievale in discesa, con pavimentazione a pietre incassate. Ok, ho fatto finta di essere su una gravel, e la Madone me l’ha ricordato: “uè Ciccio, ricordati che sono una bici da corsa, che ti credi?”. e allora ho capito di essere fuori luogo (anche per via della velocità che tenevo, in effetti). A freddo però poi ho pensato come avrei affrontato lo stesso tratto con la mia bici personale con copertoni da 23mm: a 5 km/h in discesa, in piedi sui pedali, cercando si sopravvivere e senza rovinare cerchi. Ben diverso.
          Altro test: manto stradale “grattato” in attesa di essere riasfaltato. Situazione in cui si viaggia su una specie di ghiaione stabile. Tendenzialmente da evitare per le vibrazioni e rischio di bucare pizzicare. Ecco anche in questo caso la bici anziché indietreggiare, accelera e va. Stupenda
          Asfalto crepato, sbricciolato o odulato per via dei continui rattoppi fatti senza spianare: in questi frangenti dà il meglio di se. Veramente un comportamento esemplare specialmente se non perdiamo di vista il fatto che si parli di un sistema di smorzamento delle sollecitazioni (compliance, come dicono gli anglosassoni) e non di un sistema di sospensioni, come potrebbe essere quello di una mountain bike. Concetto fondamentale da acquisire, secondo me.
          -Su strada, la bici scorre come su una nuvola. Date le precedenti annotazioni ci sarebbe da aspettarselo, ma tengo comunque a sottolineare che la progressività e la souplesse con cui prende (e mantiene) la velocità, è notevole. Merito anche dei cerchi in fibra di carbonio della versione provata, la SL7. A volerla spremere in uno sprint in salita, si percepisce qualche lieve ritardo, se paragonata a mezzi più racing e scattanti. Questo non è legato agli ISOSPEED però, più che altro (credo) ad un peso leggermente superiore. Tengo a precisare però che la mia bici da corsa con freni caliper, non arriva a 7kg. Fai le dovute considerazioni…
          La maneggevolezza è pure ottima, senza però avere quel carattere nervoso nelle curve e nei cambi di direzione. Oltre alle geometrie, qui entrano in campo la larghezza di cerchi e gomme. La stabilità è ottima e mi sarebbe (molto) piaciuto sfruttarla in qualche bella discesa ripida piena curve, dove sono certo potrebbe regalare grandi soddisfazioni.
          La trasmissione shimano Di2 Ultegra è un prodigio di precisione e facilità d’uso. Se non pesa il sovrapprezzo, è davvero godibile.
          -L’estetica è giudizio soggettivo. Ognuno valuta per se, ma vorrei accompagnare l’attenzione verso dettagli a mio avviso molto ben riusciti, come zona ISO speed posteriore, davvero molto ben integrata nella linea e svelata solo dalla piccola targhetta (suppongo per coprire viti di smontaggio) con scritta; zona serie sterzo anteriore, con l’ordinato ma non inutilmente complicato passaggio cavi, il reggisella dall’aspetto “integrato” e verniciato; e non scordiamo il pratico sportellino nell’obliquo che consente di trasportare kit anti-foratura e altri accessori nel tubo telaio.
          Anche la verniciatura e la cura del dettaglio la pongono sempre su livelli molto alti. Tinte sobrie per lo più, ma non mancano versioni dai colori più accesi, in ogni caso l’aspetto è sempre elegante.
          Ottima pure l’integrazione con gli accessori, a partire dalle luci flare RT (che ho anche sulla mia bici e che ADORO!) e degli attacchi per i parafanghi. Eheheee si, non si vedono ma ci sono. Fantastico! Pensiamo a chi usa la bici tutto l’anno o nei paesi molto piovosi del nord..

          Ok credo di non aver dimenticato nulla di ciò che ho rilevato e spero di essere stato d’aiuto. E’ una bici solida, ben costruita e sopratutto ben differenziata dalle altre proposte della casa. Vale la pena esaminarla a fondo perché sarebbe sbagliato considerarla la “sorellastra” della Emonda. Le strade sono purtroppo in condizioni sempre meno compatibili con una regolare e sicura conduzione di una specialissima da corsa. Ritengo sciocco fossilizzarsi sempre e solo più modelli più estremi quando magari poi, non siamo noi stessi davvero così estremi. Ognuno faccia la propria scelta, per carità. Meglio se consapevole però!

          A disposizione!
          Ciao

          Daniele

          • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

            Apperò, alla faccia delle due righe 😀
            In ogni caso non posso che iniziare la mia risposta con un “Usa la carrucola con il pollo”, che non si sa mai 🙂

            Per me sarebbero bastate le prime 10-15 righe, più che altro capire le motivazioni per inquadrare di cosa si sta parlando, visto che in pratica non saprei distinguere tra loro Emonda, Madone e Domane se non cercando sul sito, e non solo a causa dei nomi che si assomigliano. Non per nulla l’avevo definita una curiosità inutile…
            Sono sicuro che altri lettori potranno apprezzare meglio di me i dettagli e le finezze del resoconto. Io sono ancora al livello che mi stupisco e non riesco a darmi conto delle differenze che si avvertono cambiando la posizione della sella o delle tacchette per pedali clipless (ci sono arrivato da poco, e non sono ancora sicuro che mi piacciano davvero…).

            Al di là di tutto, è interessante leggere e capire la prospettiva “dall’altro lato”, di voi dinosauri che ancora avete copertoncini da 23 mm e i freni al cerchio (si scherza, eh). La cosa che mi ha sorpreso di più nell’andare a curiosare le specifiche tecniche, per quello che ci capisco, è il passaggio per gomme fino a 38 mm: giusto il minimo che prenderei in considerazione, a prescindere dall’uso… e adesso ci sono arrivate anche le bici da corsa “di serie”, se mi passi il termine. Potrei pensare di andare a provarla pure io, se non fosse che adesso so il prezzo e mi fa male solo a pensarci 😀
            Per quanto riguarda l’aspetto pratico, con me sfondi una porta aperta: parafanghi fissi tutto l’anno e dinamo a mozzo, che si possa pedalare sempre e comunque.

            Grazie comunque per l’impegno, era una lettura interessante.

            • <cite class="fn">Guybrush Threepwood</cite>

              Paolo, purtroppo (o per fortuna), in pochi anni, il mondo del ciclismo su strada si è stravolto ai limiti della contraddizione. Nel lontano “Jurassico” 😀 , quando acquistai la mi attuale bici da strada, i dischi erano una novità, il peso e la scorrevolezza erano fattori di fondamentale importanza, la riduzione delle vibrazioni concetti da approfondire sino ad un certo punto. L’aerodinamica poi, quasi a completo appannaggio delle bici da crono o spiccatamente aero. Correva il lontano 2017 e alla luce di queste considerazioni, acquistai il meglio che potessi permettermi con la convinzione che conquistare al meglio la vetta, fosse la mia unica motivazione a salire in sella ad una bici da corsa. Ruote profilo basso, telaio superleggero, dotazione ai mini termini per un peso dichiarato di 6.3kg in taglia 56. Io uso una 53…
              Anno 2020, freni a disco sulla quasi totalità dei modelli, ruote medio alto profilo anche per le bici considerate da salita, deciso incremento delle “feature” aerodinamiche praticamente su tutti i modelli. Il peso perde terreno rispetto ad altri “selling point”.
              Con il modello in questione, addirittura dispositivi per lo smorzamento delle vibrazioni su seduta e manubrio. Capisci che è cambiato talmente tanto, da lasciare senza riferimenti. In questo caso o si rimane nel dubbio o bisogna provare. Con buona pace del terribile Le Chuck, che si vedrà sottratto da un buon numero di dobloni d’oro in caso d’acquisto…
              😀

              Mi fa comunque piacere tu abbia apprezzato il parere di un appassionato.
              Daniele

              • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

                Ti dirò, non ho la tendenza a voler seguire mode o tendenze del momento, ma la recente spinta del mercato verso il gravel (o all-road o qualunque nome gli si voglia dare) ha la mia attenzione e spero che tante novità – o forse dovrei dire riscoperte – siano qui per restare. Tra tutto, il trend verso gomme di maggiori dimensioni per bici da strada è stato la rivoluzione per me. E anche se tante cose non mi toccano direttamente, capire in che direzione si sta andando è sempre utile.

                Poi vabbè, alcune tendenze diventano inutilmente universali: la spinta a mettere dischi ovunque è un po’ estrema… i freni al cerchio hanno fatto il loro lavoro per un secolo e non sono da buttare, in tanti probabilmente non vediamo alcuna differenza nell’uso pratico. Dopo i dischi, adesso siamo all’aerodinamica e dall’anno prossimo chissà. Dopotutto i produttori devono vendere, da lì non si sfugge. Ma se non altro mi pare che si sia aperto uno spiraglio, passando dalle bici grossomodo identiche a quelle dei pro a modelli pensati per l’uso degli appassionati: che sia per giocare a chi va più veloce o per chi cerca qualcosa di più pratico ma comunque ben progettato e di qualità, mi sembra comunque un miglioramento.

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