A Milano circolano più auto ma…

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…non è come sembra.

Certo, la situazione attuale non è rosea, considerando anche i tanti sforzi fatti e in divenire.

Metropoli di levatura internazionale, contraddittoria come tutte le grandi città, sta cercando in tutti i modi (non sempre efficaci) di disincentivare l’uso dell’auto privata.

Ciclabili o almeno percorsi protetti, nuove linee di metropolitana, potenziamento del trasporto pubblico di superficie per offrire l’alternativa al veicolo privato.

Parcheggi a pagamento, per nulla economici, per (tentare di) dissuadere gli irriducibili dell’auto a tutti i costi.

Eppure il parco auto è aumentato rispetto a dieci anni fa.

Nel 2013 tra auto e moto/scooter all’ombra del Duomo si censivano 945.000 veicoli.

Nel 2023 ne abbiamo 993.496, ossia un aumento del 5% circa.

Messa così e, ripeto, visto lo sforzo messo in campo dalla consiliatura Pisapia in poi (e ripeto ancora: non tutto è realmente efficace) il quadro è poco lusinghiero.

Tanto da indurre i soliti a parlare di politiche sulla mobilità del tutto fallimentari.

Però.

Però a me insegnarono ad andare alla fonte delle notizie, verificarle e soprattutto mai cedere alla tentazione del facile sensazionalismo. 

E se c’è una cosa che ho imparato in oltre trent’anni dacché scribacchio è che i numeri possono raccontare tante storie diverse.

Così mi sono andato a guardare il tasso di motorizzazione di Milano, ossia il numero di auto (e intendo anche moto e scooter) ogni 100 abitanti.

Nel 2008 era pari a 56 auto ogni 100 abitanti. Ho scelto il 2008 perché rilevo da miei vecchi appunti che la Sindaca Moratti iniziò con timidi tentativi a impostare una mobilità che adesso definiremmo più sostenibile. Con scarsi esiti ma gliene rendo atto.

Il tasso di motorizzazione nel 2023 è pari a 51 auto ogni 100 abitanti.

Quindi è più basso ma circolano comunque più veicoli a motore.

Allora mi sono andato a cercare un altro dato: dal 2008 al 2023 la popolazione meneghina è aumentata del 7,5%.

Più persone, quindi più auto ma l’indice di motorizzazione è più basso.

Ecco, se guardiamo la realtà senza inseguire tesi precostituite, non possiamo parlare di successo ma sicuramente definire le politiche sulla mobilità degli ultimi anni un fallimento è a dir poco ingeneroso.

Se guardiamo sempre all’indice di motorizzazione, da sempre usato nelle statistiche per fotografare la mobilità, è uno dei più bassi tra le grandi città italiane.

Lontano, troppo lontano, dall’indice delle metropoli europee, pensiamo che Parigi, Madrid, Berlino, Londra hanno indice di motorizzazione in una forbice di 30-35 ogni 100 abitanti.

Cosa hanno fatto e stanno facendo meglio di Milano? Offrono maggiori alternative e servizi, cioè rendono l’auto poco appetibile, inutile quasi senza lasciare i cittadini a piedi.  

Devo però ricordare che i fondi destinati ai Comuni sono bloccati da oltre 10 anni dal Governo centrale e quelli destinati a tanti progetti sulla mobilità dolce cancellati il giorno stesso del suo insediamento dall’attuale ministro delle Infrastrutture.

Però resta il dato di un maggior “traffico” veicolare, quindi qualcosa non torna.

Fedele alla mia strategia di cercare fonti e cause, ecco che emergono alcune situazioni prevedibili e imprevedibili.

Tra le prime posso annoverare la disastrosa gestione di Trenord, quindi trasporto regionale e suburbano del tutto insufficiente. Nota a margine: da tempo è in atto una sfida tra Trenord e la Circumvesuviana, tutta ironica seppure basata su fatti reali, per chi sta peggio. E siccome noto il disappunto dei fan della Circumvesuviana nel vedersi spesso sconfitti e io so cos’è la Circum, beh, mi spiace per gli amici lombardi.

Tra le seconde annovero il boom dell’e-commerce che significa un netto aumento dei veicoli destinati alle consegne a domicilio.

Quindi è presumibile che lavorando su un miglior trasporto dall’hinterland e dalla provincia (ovviamente fornendo poi quanto serve per spostarsi in città) ed elaborando strategie sostenibili per l’ultimo miglio delle consegne (veicoli a basso impatto, cargo bike ecc.) Milano ne trarrebbe giovamento, allineandosi alle metropoli europee con le quali può rivaleggiare.

Perché se guardiamo la storia recente delle grandi città europee vediamo che tutte hanno ottenuto successo lavorando su più fronti e creando le condizioni per rendere l’auto superflua.

Limitarla e basta, senza presentare alternative alla mobilità, è sempre fallimentare.

Però tutte le grandi città europee hanno potuto contare sulla sinergia col proprio governo centrale, senza badare al colore politico di ognuno.

In Italia invece assistiamo al netto discrimine a seconda di chi amministra; e la continua e pervicace opera dell’attuale Governo nostrano nello smantellare o rendere impossibile qualunque politica a favore della mobilità sostenibile. Dal taglio di fondi fino al recente blocco di fatto delle Zone 30.

C’è infine un ultimo dato statistico in cui mi sono imbattuto nelle mie ricerche: almeno un terzo delle auto di chi risiede a Milano è ferma per quasi tutta la settimana. Uno studio ha rilevato infatti che vengono usate solo nei fine settimane per lasciare la città. C’entra poco o nulla col discorso sin qui affrontato ma lo pongo come ulteriore elemento di riflessione: uno sharing competitivo e fruibile quanto inciderebbe nell’eliminare auto? Non lo so.

Ah, se vi sembra strano che un napoletano affronti una realtà a lui distante, almeno in chilometri, vi assicuro che tra i miei tanti difetti non c’è il campanilismo.

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Samuele Gaggioli</cite>

    È sempre un piacere leggere le tue analisi puntuali e la descrizione del percorso fatto per giungervi.
    Abitando a Firenze e vedendo come ogni volta che si prova a fare qualcosa ci siamo mezze sommosse (da fiorentino devo ammettere che il problema principale di Firenze sono proprio i fiorentini con la loro tendenza a non vedere più in là del loro giardinetto) con ciclabili fantasiose (a parte rari casi) e lavori abbandonati a mezzo, con zone 30 viste come limitazione alla libertà e con parcheggi nei giorni delle partite di calcio su qualsiasi pezzo di prato / asfalto / marciapiede disponibile perché è un diritto parcheggiare vicino allo stadio mu rendo conto di quanto siamo distanti mentalmente dal desiderio di migliorare.
    Sul discorso delle auto utilizzate solo il fine settimana ci sarebbe da scrivere un’enciclopedia (mezzi con costi d’acquisto e di mantenimento anche da fermi che richiedono sacrifici che potrebbero essere indirizzati meglio ma il celolunghismo imperante non sente discorsi).
    E parlo essendo “costretto” ad utilizzare la macchina quotidianamente (i 15km per arrivare in ufficio la mattina sono troppo pericolosi da affrontare in bici e spesso mi capita di dover fare spostamenti improvviso anche di centinaia di km), quindi non sono uno che non si rende conto dell’impatto di certe logiche sull’uso delle automobili, ma quando provo a parlare con gli altri di queste cose – come nel caso di presenza di ciclisti – alla fine lascio cadere il discorso per non finire a litigare…
    Scusa, discorso probabilmente inconcludente…

    Buone pedalate.

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