Una giornata con la Pinarello FP4

Tempo di lettura: 2 minuti

Tra le fauci della microfficina in questi giorni è capitata una Pinarello FP4 per alcuni problemi di trasmissione.

E poiché le regolazioni sul cavalletto non sempre rispondono bene quando poi la bici è sotto carico, eccomi servita sul classico piatto d’argento la scusa per passare una mattinata in sella alla Pina.

Pinarello Fp4

Iniziamo dalla dotazione tecnica.

Telaio FP4 in carbonio 30HM-12K, materiale impiegato anche per la forcella; che condivide con il carro il caratteristico sistema Onda.

Differenziata la serie sterzo, secondo la standard 1 e 1/8 e 1 e1/2.

L’allestimento della bici provata prevede una coppia di Fulcrum 3 calzate da copertoncini Vittoria Diamante pro light, un comparto trasmissione che è una miscellanea di diversi componenti Shimano, ossia comandi Dura-Ace 7800 a cavi esterni, guarnitura e pacco pignoni Ultegra 6700 (con alcune commistioni Miche per personalizzare i rapporti), cambio, deragliatore e freni 105 5700.

Dopo alcune tribolazioni (mie) dovute a un assemblaggio un poco frettoloso (non mio), il mix funziona bene. Con solo una lieve incertezza nel passaggio tra pignoni Shimano e Miche, abbastanza normale con una cassetta mista.

Completano la dotazione il trittico FSA Slk e la sella San Marco Aspide.

Peso della bici così configurata, 7,8 kg senza pedali ma con i portaborraccia.

Altino, senza dubbio. Ma non traete conclusioni affrettate, catalogando la bici come un “cancello” solo per il suo peso, ha molte frecce al suo arco.

Dopo aver lavorato un paio di sere a sistemare alcuni danni creati dall’assemblatore, ho montato una coppia di pedali spd (oramai uso solo questo standard di aggancio), una borsetta con una camera di scorta, la borraccia e sono uscito sul mio solito circuito di prova. Percorsi circa 110km, poco meno di 1000m di dislivello complessivo diviso su varie salite, un buon tratto in pavé, una discesa larga e veloce e una di misto stretto, poca pianura tranne le vasche finali al ritorno sul lungomare, con sosta per le foto.

I telai da corsa si dividono in due grandi famiglie. Ci sono quelli specialistici, dove cioè una determinata caratteristica (solitamente la rigidità) viene messa in primo piano sacrificando tutto il resto; e quelli di compromesso, sportivi ma che strizzano un occhio alla comodità.

Questi ultimi sono i più difficili da progettare, perché devono conciliare due esigenze tra loro contrapposte. Senza che una caratteristica annulli l’altra o prevalga in modo smaccato, se non per precisa scelta progettuale.

Il telaio FP4 appartiene senza dubbio alla seconda famiglia, e il comfort è davvero notevole. Paga però il suo prezzo, con un comportamento dinamico in alcuni casi contraddittorio, soprattutto nell’uso più spinto.

La sensazione è come se il telaio fosse diviso in due lungo un piano diagonale, dal cannotto di sterzo ai forcellini posteriori.

Grande rigidità della scatola movimento, nettamente avvertibile sotto la spinta della pedalata, stessa rigidità nella zona sterzo, che dona una notevole precisione di guida alle alte velocità (meno alle basse andature e in discesa nello stretto, dove lo sterzo diventa nervoso) e una sensazione di morbidezza nella parte alta del telaio, che rende si la bici comoda, ma meno pronta e gestibile in fase di rilancio.

Double-face il comportamento nelle variazioni di velocità: a bassa andatura il ritardo di risposta è evidente, non avverti subito la spinta in avanti di telai più rigidi e scattanti. Come se la bici avesse bisogno prima di “caricarsi” per poi scattare. Molto pronta invece se si precede già ad andatura elevata, dove la variazione di velocità è istantanea, con una reazione tipicamente corsaiola. Che è il leit-motiv di questa bici, la sua doppia anima: paciosa e comoda andando leggeri, pronta ad aggredire la strada se si pesta forte sui pedali.

Senza però la “cattiveria” di telai più specialistici, che d’altro canto non appartengono alla stessa famiglia, come per esempio il Dogma per restare in casa Pinarello.

Ma anche senza la reattività di altri telai appartenenti invece alla sua stessa famiglia, che sanno essere altrettanto comodi pur restando molto più reattivi nell’uso spinto.

Sportiva si, quindi: però è indubbio che qualcosa il telaio, nella trasmissione della energia, se lo mangi.

Ovviamente, per quanto detto fin qui, il comportamento sul pavé e lo sconnesso in genere non poteva che essere dei migliori. Molto fastidioso però, in questi frangenti, il rumore dello sbattimento dei cavi interni.

Il peso elevato della bici così come configurata può rappresentare un handicap, ma con ruote più leggere e un gruppo di gamma alta, il divario di peso con la concorrenza si abbassa.

In ogni caso, come scritto all’inizio, sarebbe fuorviante farsi guidare solo dalla bilancia. Il telaio ha una indubbia qualità, che è quello di essere adatto a fare molta strada. Pinarello lo ha omologato UCI, quindi la casa madre lo ritiene adatto alle competizioni. Io lo ritengo adatto soprattutto a quei ciclisti che non fanno tantissimi chilometri all’anno e si curano poco della media complessiva, privilegiando il gusto della pedalata e dell’uscita. Un telaio molto adatto a chi non vanta una forma atletica smagliante, che mal digerirebbe una eccessiva rigidità. Ma che in sella a questa Pina viene messo in condizioni di rendere al meglio, passare diverse ore in sella, divertirsi ed essere discretamente veloce. Non lo consiglierei invece a ciclisti dalle ottime prestazioni atletiche, che vedrebbero la loro potenza frustrata da alcune reazioni troppo blande e che sicuramente si troverebbero più a loro agio sul Dogma, per rimanere sulla stessa marca.

Non mi soffermo invece sui componenti, perché la qualità Shimano è universalmente conosciuta. Le sue caratteristiche di dolcezza e silenziosità possono piacere o non piacere (e infatti a me non piacciono, come non amo il sistema di cambiata) ma qui si entra nel campo dei gusti personali e non metto becco.

Due righe di elogio le meritano però le ruote, le inaffondabili Fulcrum 3; che si confermano, se mai ve ne fosse bisogno, delle ottime ruote tuttofare. Non leggerissime, ma robuste, dalla ottima scorrevolezza e sincere nel comportamento.

Una novità per me, che pure uso Vittoria da anni sulle mie bici, i copertoncini Diamante pro light. Qualche problema di tenuta sul pavé e sull’umido, ma del resto sono slick e sarebbe stato strano il contrario; di elevato livello scorrevolezza e comodità.

Buone pedalate


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COMMENTS

  • <cite class="fn">Roberto</cite>

    una sola di bici

  • <cite class="fn">fabiolora</cite>

    Commento lapidario, il tuo.
    Poiché lo scopo di questo blog è la condivisione delle conoscenze, se vorrai spiegarci perché la ritieni una cattiva bici, sono sicuro che a molti interesserà.
    Fabio

  • <cite class="fn">luca</cite>

    Salve,vorrei acquistare una fp4 usata. Come faccio a verificare se il telaio e stato riparato? Se avesse avuto delle lesioni, si vedrebbero?? Grazie

    • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

      Ciao Luca, si te ne accorgeresti perché il telaio è un elemento portante, non puoi stuccarlo e verniciarlo, cederebbe subito di nuovo.
      Basta una semplice ispezione visiva, ogni riparazione fatta così risalterebbe.
      Riparare un telaio in fibra significherebbe nuove pelli di carbonio, resina, poi in autoclave (stampo originale: come fai?) e infine la riverniciatura completa. Si fa prima a cambiarlo…

      Fabio

      • <cite class="fn">luca</cite>

        Grazie Fabio!
        Grazie Fabio!
        approfitto per farti qualche altra domanda…posso?
        Se la ruota posteriore fa gioco nell’asse, bascula leggermente, cosa potrebbe essere? i cuscinetti? è un problema risolvibile?
        Che tipo di guarnitura consigleresti?
        Grazie

        • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

          Prego Luca, ma io lo scrivo una volta sola 🙂
          Gioco ruota; al 99% sono i cuscinetti. Se è un mozzo a coni e sfere si registra e magari si cambiano le sfere se usurate. Se a cuscinetti sigillati si sostituiscono i cuscinetti.
          Se sono le piste interne del mozzo a essere andate, si cambia il mozzo. A distanza posso solo formulare ipotesi, i problemi tecnici si valutano dal vivo.
          Guarnitura; non so cosa intendi, se la dentatura delle corone o la marca/modello. Nel primo caso la compact 50-34 (poiché mi sembra che sei interessato a una bici da corsa); nel secondo caso sul blog, in pubblico, evito di indicare un modello specifico, per non creare involontaria pubblicità occulta.
          Comunque c’è l’indirizzo di posta del blog, qualche indicazione più mirata la fornisco da lì.

          Fabio

  • <cite class="fn">luca</cite>

    Grazie fabio, scusa per il ritardo….il tuo aiuto è stato molto prezioso.
    luca

  • <cite class="fn">Cristian</cite>

    Il comfort apporta riposo continuo , e quindi la teoria della reattività mancante a basse velocità e sottomessa alla forza delle gambe , perciò rimane solo un ombra dell’ imperfezione del telaio.
    Sono un appassionato anch’io.

    • <cite class="fn">Cristian</cite>

      Aggiungo anche che il carratere ben inteso tra una buona rotolata delle ruote versatili per effetto dell’ aderenza, in salita (discorso di copertoni ) e aerodinmico in discesa (disocorso di larghezza ed altezza cerchi ) annullerebbe il disacordo presunto portando ad ottime prestazioni la bicicletta soprattutto se alleggerita giusto un po’. Probabilmente a un livello di gara ma dell’ 3 posto , non primo , e come giudizio,
      la bicicletta è ottima per escursionismo appunto ma può esserlo anche per disciplina sportiva, per percorsi nuovi (sconosciuti). Ottima per osservare un po’ di più .

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