Una corona per ogni occasione?

Tempo di lettura: 3 minuti

Il monocorona sembra essere diventata scelta tecnica imprescindibile; prima in Mtb, poi nel gravel, traslocata anche su bici da turismo e infine approdata nel ciclismo sportivo.

I vantaggi tecnici? Semplicità d’uso e leggerezza, mi dicono. Non hai il deragliatore e quindi non devi pensare più di tanto che rapporto usare o temere incroci pericolosi. Elimini un comando, una corona e un deragliatore perdendo qualche grammo.

Non so a voi, a me sembrano argomentazioni debolucce.

Non mi pronuncio sulla Mtb: sapete non è il mio mondo e non ho elementi sufficienti a farmi una opinione, condivisibile o meno ma almeno frutto dell’esperienza diretta.

Così rivolgo le mie attenzioni agli altri modi di vivere la bici, partendo da quello sportivo.

E con una premessa: questo breve articolo è nella sezione “Pensieri su due ruote”. Che, come sanno i lettori di più vecchia data, ospita le chiacchierate informali, quelle dove la tecnica è trattata di sfuggita. Se avessi voluto scrivere un articolo su come scegliere correttamente i rapporti l’avrei pubblicato in altra sezione; e ovviamente l’articolo avrebbe avuto contenuto tecnico.

Proseguiamo.

Al momento il monocorona non ha grande spazio. Le case che lo offrono di serie si contano sulle dita di una mano. Per fortuna.

Già, perché in tutta franchezza la vedo una colossale sciocchezza. La varietà di rapporti è fondamentale nel ciclismo sportivo ed eliminare una corona significa limitare l’uso.

A nulla valgono le considerazioni sull’irrisorio risparmio di peso (qui come in qualunque altra pratica ciclistica) e sul fatto che delle 22 velocità disponibili nelle più diffuse trasmissioni odierne non tutti i rapporti sono realmente sfruttabili.

Non è vero: sostenerlo significa non aver mai pedalato. Il rapporto non è solo il suo sviluppo metrico. Tralasciamo il discorso del rapporto di leva, da qualche parte sul blog ne ho parlato se non in un articolo almeno in qualche commento e comunque prima o poi ne scriverò in modo dettagliato, e pensiamo a un lungo giro variegato, come i nostri e di tantissimi ciclisti.

Il salto di denti da una corona all’altra è sempre piuttosto fastidioso, lo sappiamo bene. In un senso o nell’altro perdiamo cadenza, slancio, andiamo a vuoto o ci piantiamo. Usando in sincrono cambio e deragliatore eliminiamo la maggior parte di questi inconvenienti.

Però mi ribattono che col monocorona il problema è risolto alla radice perché non c’è il salto avanti. Giusto, ma dietro? Pignoni con due denti di differenza non si sentono? Mi riferisco ai rapporti veloci, non quelli agili. In tanti non digeriscono il passaggio da 19 a 17 e vorrebbero il 18 per regolarizzare la cadenza (il vero toccasana per fare tanti chilometri in velocità) senza forzatura e noi piazziamo cassette con salti a due a due nei denti sui pignoni piccoli?

E le salite dure? Davanti la corona usata nei pochi modelli sportivi disponibili arriva fino a 48 denti. Per permettere al nostro ciclista di salire, dietro si monta dal 36 al 42 finale; in alcuni casi il 40. Quindi, appunto, salti enormi tra un pignone e l’altro.

Però se ne sono accorti ed ecco la soluzione: kit di corone, così al mattino uno decide quale montare in base al percorso da affrontare.

Ora, cari miei ingegneri, lo sapete che buona parte dei ciclisti con bici da migliaia di euro lubrifica la catena ogni sei mesi e si dimentica persino di gonfiare le gomme prima di uscire: e secondo voi può star lì a cambiare corone quattro volte a settimana? E se vede una deviazione che lo intriga e vuole scoprire dove conduce che deve fare? Cercare una mappa per capire se potrà farla? Portarsi le corone dietro?

Vabbè, si è capito che su una bici da corsa il monocorona è per me una colossale sciocchezza. Per me, mio punto di vista e mio modo di vivere il ciclismo sportivo.

Da quello sportivo passiamo al ciclismo turistico.

Bici solitamente più pesanti; accessoriate; e con ovviamente il bagaglio al seguito.

Metti un 36 davanti, un 42 dietro e ti arrampichi ovunque.

Beh, si, effettivamente l’agilità non manca. Ma a parte questo?

Si ripropone ancor più il problema della spaziatura nel pacco pignoni. E sempre perché non dobbiamo guardare al solo sviluppo metrico: la spinta sotto i piedi è una altra cosa.

Se con una leggera bici sportiva il salto nella dentatura si fa sentire, figuriamoci quando pedaliamo con 25kg di bagaglio: praticamente ti arriva una botta nei polpacci ogni volta.

Inutile dire che parlare di risparmio di peso, dei pochi grammi sottratti da seconda corona, deragliatore e relativo comando quando abbiamo a che fare con bici stracariche è superfluo.

Facilità d’uso? Perdonate, ma ritengo i ciclisti più intelligenti di quanto vorrebbero farci credere, non penso siano incapaci a gestire due comandi. Comunque, anche se convinto che una agile trasmissione a tripla corona, assemblata ricorrendo a guarniture da Mtb e pacchi pignone pure sia la soluzione più adatta al cicloturismo a largo raggio, studiando bene come configurare il monocorona si può accontentare qualche ciclista.

Serve una corona assai agile e montarla nella consapevolezza che in discesa sarà impossibile pedalare.

E infine eccoci alle Gravel. Fenomeno esploso, rincorsa delle case a proporre ognuno una sua interpretazione.

Molte con trasmissione stradale, tante col monocorona.

Ecco, qui inizia ad avere un senso, a patto di conoscere l’uso che della bici faremo.

Perché uno dei problemi maggiori delle Gravel montate con trasmissione stradale (2×11 intendo) è che pure avendo a disposizione il 32 finale è spesso troppo duro. In combinazione 34 avanti e 32 dietro sarà trasmessa ancora eccessiva potenza alla ruota motrice: nel superare i muri di terra cedevole, tipici dei boschi, la ruota posteriore girerà a vuoto. Impossibile alzarsi sui pedali perché serve tenere il retrotreno carico e alla fine l’unica è mettere la bici in spalla.

Qui i 36 e 42 finali, abbinati a corona piccolina (36 denti è perfetta) permettono di avere l’agilità necessaria a pedalare seduti; ossia caricare peso per conservare trazione e non trasmettere troppa potenza che farebbe slittare le gomme. Supponendo gomme gravel, mai provviste di tassellatura molto pronunciata.

Certo, poi significa che su strada useremo solo la metà inferiore della scala pignoni (col 36 avanti e 10 dietro in discesa andavo a vuoto) ma per chi ha una bici gravel e la sfrutta per lo più in fuoristrada allora il monocorona potrebbe avere utilità.

Chi invece alterna strada e fuoristrada, in off road percorrerà quasi sempre strade bianche e sentieri battuti si troverà più a suo agio con una tradizionale trasmissione stradale. Col 32 finale, sempre utile.

In ogni caso, comunque la si voglia mettere, trovo il monocorona un passo indietro. Cerco sempre il buono nelle cose e mi sforzo (mi sono sforzato) a trovargli un senso. Ma che sia una scelta immatura lo dimostra il continuo accavallarsi di cassette pignoni sempre diverse, segno evidente che si cerca di sopperire alle mancanze.

Un poco quello che è successo con la doppia compact, che ha purtroppo fatto sparire la tripla.

Tripla che, non me ne vogliano i puristi, resta una delle soluzioni tecniche più pratiche in assoluto. Una trasmissione ben fatta 3×9 permette il ciclismo totale a chiunque. Basterebbero tre guarniture e quattro o cinque pacchi pignoni e si potrebbe equipaggiare qualunque bici per qualunque disciplina. Invece di inseguire le 12 v, sia per le sportive che per le Mtb: aumentano i costi, diminuisce la durata. E’ il progresso, l’evoluzione non si ferma: ma siamo sicuri che ogni novità sia davvero utile?

Buone pedalate

COMMENTS

  • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

    Io odio il monocorona! (da leggere col tono cantilenante di Puffo Brontolone, per capirsi)
    Questo trend di ridurre il numero di corone (per ridurre peso… ma stiamo scherzando?) è una cosa che a me sembra assai idiota. Per chi fa gare può forse avere un senso, anche in termini di praticità/evitare guasti/ecc. Ma per il mio modo di vedere la bici un bel 3×9 o 3×10 rimane imbattibile in termini di versatilità, per poter mantenere una cadenza ragionevole in tutte le situazioni.
    Capisco in generale il 2x sulle stradali, ma avere la possibilità di scegliere una gravel con una una bella tripla non farebbe così schifo… per una schiappa come me avere un rapporto più agile del 34/32, soprattutto se carico, rimane essenziale. E senza buchi enormi nella cassetta, grazie 😀
    (Ma sono l’unico a pensarla così? Ditemi di no per favore, non voglio fare il don Chisciotte di turno…)

  • <cite class="fn">FabioA</cite>

    Sono d’accordissimo: anche dal mio punto di vista il monocorona limita parecchio la flessibilità di una bicicletta, qualunque sia la destinazione duso (sia essa stradale o MTB). L’unica motivazione plausibile, parlando però del mondo mtb, sta nel fatto che in uso trail/enduro/DH si abbassa drasticamente il rischio di caduta della catena…

  • <cite class="fn">edo</cite>

    Pur di introdurre novità per spingere verso nuovi acquisti le società produttrici si inventano anche cose poco utili; la monocorona per me fa parte di queste. Alle cose che hai detto te io aggiungerei anche il fatto che con la monocorona la catena può lavorare più storta. Trovo invece utile l’introduzione recente di un pignone con 34 denti per bici da corsa: Shimano ultegra 11-34 11v. Per me, anziano ciclista amante delle salite può essere molto comodo e ne ho appena ordinato uno (lo monterò su una ruota con corpetto Shimano accoppiata ad una bici con tutto il resto Campagnolo; i pignoni 11 v sembrano essere compatibili). Invero di pignoni col 34 finale vi erano già da anni quelli di IRD ma a prezzi molto più alti e di più difficile reperibilità.
    Ciao.
    Edoardo

  • <cite class="fn">valentino</cite>

    mah, vedo anch’io il monocorona come una trovata più commerciale che effettivamente utile. Sulla MTB sono dovuti arrivare al 10-50 (con 12v) per accontentare tutti, e in questo modo può avere un senso. Su strada io sono uno di quelli “a cui manca il 18”, come dice Fabio, figuriamoci i salti di un monocorona. Per il viaggio, poi, magari in una settimana ti capita una tappa in pianura con il vento a favore, pensa non poterne approfittare perché “fa figo” il monocorona…ma dai !! Venticinque anni fa avevo una tripla, quando i pacchi pignoni erano a 7 velocità, oggi francamente con 11v la doppia (adattata per l’uso che se ne vuole fare) è sufficiente per qualsiasi condizione, imprevisti compresi.
    Unica eccezione, che non fa testo e farà sorridere molti, sulla MTB (che in realtà è una FAT bike rigida in carbonio, ma che io uso come una MTB a 360°) ho eliminato il deragliatore anteriore e il relativo comando. Ho due corone davanti (22 e 32) e un pacco pignoni 11-42. Se devo affrontare una salita lunga, 5 secondi e sposto a mano la catena sulla corona da 22. Se devo fare 2000 mt di dislivello in salita, di cui 800 con la bici a spinta o a spalle, anche rinunciare ai 300 grammi del deragliatore mi fanno comodo. Però è un uso molto particolare della bicicletta, ma come si è capito non sono uno che segue le mode….

  • <cite class="fn">valentino</cite>

    Edo, se può interessare esistono delle “prolunghe” da montare sul forcellino del cambio per poter utilizzare pacchi pignoni più grandi. Sulla bici della moglie (11 velocità, guarnitura 50-34) ho in questo modo sostituito l’11-32 di serie con un 11-42, e addio problemi in salita. In ogni caso senza questa prolunga almeno lo shimano 105 regge anche il pignone da 36, provato di persona.
    Mi scuso con Fabio per l’ O.T. ma forse può essere utile.

    • <cite class="fn">edoardo</cite>

      Mi scuso per continuare questo OT. In effetti su salite ostiche (ostiche per me) uso anche io un RoadLink su un gruppo Campagnolo così composto: comandi Chorus 11v pre 2015, cambio posteriore a gabbia lunga Chorus 10v su RoadLink, cassetta Sram 11-36 11v,
      Il tutto funziona bene ma attenzione, i comandi Campagnolo debbono necessariamente essere prima del 2015 perchè così possono lavorare bene con i cambi 10v che gestiscono senza problemi anche le 11v. I comandi Campagnolo dal 2015 hanno invece un tiraggio differente e non possono essere usati con i cambi 10v. Ultima nota sulle compatibilità: le distanza tra i singoli pignoni 11v Campagnolo, Shimano, Sram in pratica sono coincidenti.
      Ciao

      • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

        Ciao Edoardo, nulla di cui scusarsi. Sono informazioni utili. Anche la compatibilità pignoni, richiesta anni fa dall’UCI per i cambi ruote in gara: non si poteva impazzire con pacchi pignoni distanziati diversi obbligando l’assistenza neutra a dotarsi di ruote tutte diverse. Una delle rare volte in cui l’UCI ha acceso il cervello prima di decidere…

        Fabio

  • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

    Intervengo per scusarmi. Avevo impostato la pubblicazione automatica a calendario; per motivi a me ignoti l’ultima parte non è comparsa. Mancavano quindi le poche righe conclusive, me ne sono accorto solo ora.
    Scusate il disguido.

    Fabio

  • <cite class="fn">Guybrush Threepwood</cite>

    Fabio se non sbaglio trattasti il discorso del rapporto di leva in un capitolo del tuo libro. A parte questo volevo aggiungere che il risparmio di peso ė ancora più discutibile se si ragiona che gruppi monocorona perdono deragliatore, corona e comando ma il cambio posteriore è generalmente più complesso (gabbia e pulegge maggiorate, frizione…) e le cassette stesse sono enormi. A conti fatti il risparmio è meno di quello che sembra.
    Per quanto riguarda il gravel, molti danno per scontata (in caso di trasmissione 2×11 ad esempio) la compact stradale all’anteriore. Ma in realtà esistono guarniture “ridotte” come ad esempio, la 48/32 che ho montato sulla mia Passione Hunter. Certo in fuoristrada non mi permette certo passaggi da MTB ma il rapporto 1:1 qualche siddisoddisfazione in più la conxede. In strada fili comunque via come un razzo e mi sono mancati i rapporti lunghissimi solo in un occasione in cui mi ero lanciato in discesa (lunga e ripida)su asfalto, ma parliamo di velocità elevate che raggiungo (personalmente) di rado con la Pass Hunter scegliendo di solito, la bici da corsa per quei percorsi.
    Per quanto riguarda la MTB invece sono combattuto: nei giri esplorativi, quelli dove si sta in giro tutta la giornata, avere un bel ventaglio di rapporti si è sempre rivelato utile. Ma sono fermo al 3×9 sulla mia MTB e di acqua sotto i ponti ne e passata tanta in quasi 10 anni che la uso. In effetti i problemi di caduta catena, nei percorsi più veloci e accidentati, ne ho avuti.
    Forse dovrei comprarmi una MTB 1×12 per capire meglio…
    Daniele

  • <cite class="fn">Omar</cite>

    Devo ammettere che rimasi affascinato dal monocorona nel momento della sua comparsa in quanto personalmente trovo che le complicanze su una bicicletta non siano cosa buona e giusta. Caspita! Si toglie addirittura il deragliatore! Wow!
    Cambiai giudizio in fretta. Ok semplificare la macchina ma solo se questa manovra non complica la vita a chi la utilizza; il salto di pignoni dice tutto.

    Personalmente trovo l’idea malsana quando applicata ad una Gravel. Questa tipologia di bicicletta consente di uscire di casa spensierati e magari di scegliere deviazioni “on tour” incontrando fondi ed altimetrie variegate, certo l’ampiezza forbice è data dalle capacità fisico-tecniche, facendo si che il monocorona sia limitante.

    In concerto con le mie doti, e le strade a portata di gamba, ho scelto una via di mezzo con 46-34 e pacco pignoni 12-30, per cerchi con coperture stradali, e 12-32 per la coppia di ruote montate con pneumatici a bassi tasselli. Con questo settaggio ho avuto raramente problemi ma il più ricorrente è stare nel gruppo con bdc pure su discese molto lunghe. Il 46/12 in coppia con la mia risicata cadenza non può far miracoli.

  • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

    Evito di rispondere a ogni singolo commento, vedo che fin qui siamo tutti sulla stessa lunghezza d’onda.

    Aggiungo qualche notazione.

    La scelta dei rapporti è strettamente personale; conosco ciclisti che vivono felici con una sola corona e un solo pignone, altri che potrebbero essere felici con tre rapporti ma non lo sanno, altri che con 30 a disposizione stanno lì a sperimentare nuove combinazioni.

    In tanta varietà di ciclisti, perché ognuno è diverso dall’altro, anche il monocorona sicuramente incontra favori. Ed è giusto così.
    Quello che non trovo giusto è l’imposizione: la bici XXX deve avere PER FORZA il monocorona, altrimenti non va bene.
    Ecco, è soprattutto questo, anzi essenzialmente questo che proprio non digerisco.
    Il monocorona è una possibilità, non la soluzione universale o quasi. Ha parecchi limiti di utilizzo, alla fine può andar bene a una cerchia di ciclisti, non a tutti.
    Invece, al solito, assistiamo a bici così montate perché così devono essere montate.

    E’ più o meno quello che sta avvenendo coi dischi in bdc, soluzione verso la quale all’inizio ero profondamente contrario per tutta una serie di motivazioni tecniche; che in buona parte col tempo sono state risolte come auspicavo e che adesso rendono la scelta un poco più matura. Ma da qui a dire che la bdc deve avere i freni a disco ancora ce ne corre. Ci tornerò.

    Fabio

  • <cite class="fn">Damiano</cite>

    Probabilmente, non me ne intendo, un senso il mono corona per l’enduro o il downhill lo ha: vai su in salita e in discesa pedali poco, a quel che posso capire. Ed effettivamente una caduta si catena in meno fa la differenza. Per gravel e strada non penso abbia molto senso in effetti. Io uso il mix cosiddetto srampagnolo con cassetta sram, road link e deragliatore a gabbia lunga Athena, così dietro monto il 36. A bassa voce ammetto di averlo usato anche per il grappa ed il crostis, in realtà… la tripla, che ho usato fino a qualche anno fa, andava più che bene, anche se in effetti era molto più complicato stare attenti agli incroci, struscia menti di catena sulle corone etc… Questo magari anche per le evoluzioni tecniche dei modelli, che ho visto solo nelle versioni più recenti sulle doppie…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Damiano, probabilmente invece te ne intendi e probabilmente più di me se parliamo di Mtb. Che ho appunto tenuto fuori proprio perché non usandole se non di rado, non ho elementi sufficienti a farmi una opinione.

      Fabio

  • <cite class="fn">Giulio</cite>

    Devo fare il bastian contrario stavolta. Non ho il monocorona sulla mia bdc ma l’ho provata e devo dire che mi ha convinto. Certo, la questione salti è innegabile ma davvero volete farmi credere che pedalare a 85 rpm piuttosto che 80 vi cambia la vita? Per campare riparo bici: ogni giorno devo spiegare a decine di clienti che gli incroci vanno evitati. Alle 19.50 poi entra in negozio il fenomeno di turno che si lamenta che gli abbiamo regolato male il cambio in quanto la catena sfiora la gabbia del deragliatore quando viaggia col 50×28. Anch’io sono diffidente su molte delle novità introdotte di recente (ne dico una, la serie sterzo conica mi pare una puttanata. Però, ripeto, mi pare) ma un buon monocorona mi sembra offra tutta la gamma di rapporti di cui il ciclista medio ha bisogno. Vi saluto : sono le 7.15 e ne ho di cambi da regolare prima di arrivare a sera!

    • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

      Può essere che per il ciclista medio sia una buona idea, ma per un ciclista sotto la media sicuramente no.
      Una bella tripla 24/32/44 (o simili) con cassetta 11-34 ha un’estensione ben maggiore, soprattutto verso il basso, di un monocorona 38 con cassetta 11-42. O mettiamo una corona da 28 denti, perdendo però troppo in velocità massima… è interessante giocare con il “gear calculator” di Sheldon Brown.
      Sono sicuro che ci siano utenti per cui il monocorona ha senso, ma che una gravel/adventure bike con una tripla e dei rapporti tali da non dover morire sulle salite sterrate sia praticamente introvabile è frustrante… bisogna rassegnarsi ad usare una mtb o intervenire pesantemente dopo l’acquisto, aggiungendo costi. Si può essere poco performanti e saper usare una tripla, le cose non si escludono per forza a vicenda 😀
      Se per rimediare alle doppie compact devi montare una doppia 30/46 o 28/42, allora tanto vale una tripla 26/36/48 e ancora si guadagna sia in agilità che in velocità di punta.
      Per enduro/downhill è tutto un altro discorso, quelli mica pedalano XD

      Buon lavoro e perdonali perchè non sanno quello che fanno 🙂

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giulio, tu non sei un ciclista medio 😀
      Io lo sono, tu invece ti fai la 36 e passa ore fino alla Capitale: non fai testo 😀
      Scherzi a parte, il punto è altro: è la scelta imposta.
      Ciclicamente le aziende propongono soluzioni tecniche e per un dato periodo sembrano essere irrinunciabili. Le bici vengono fuori tutte così.
      Pedalare a 80 o a 85 non cambia la vita, ma forse su una bdc si; almeno per chi si allena con impegno. Per questo ho distinto gli ambiti di utilizzo.
      Che poi buona parte dei pedalatori (di qualunque disciplina) andrebbe bene pure sulla SS è altro discorso. Se avessi voluto affrontare la questione rapporti dal lato tecnico avrei scritto un articolo tecnico, non uno spunto di riflessione e condivisione dei pensieri come questo.
      E poi alla fine, come ripete sempre un mio carissimo amico, pedalatore vero e non da tastiera come me, alla fine quello che tieni, quello usi; e se non ce la fai, stringi i denti a vai su comunque.

      Fabio

    • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

      A distanza di tempo e dopo aver girato un po’ in gruppo con persone nuove posso capire le ragioni di questo commento. Non che non fosse chiaro in linea teorica, ma vedere di persona fa un altro effetto. Io sono ancora dell’idea che la mia bici il deragliatore anteriore lo avrà sempre (salvo dovessi mai darmi alle gare di ciclocross o in mtb), ma capisco perché il monocorona viene visto come antidoto alla “pigrizia” di tanti ciclisti. Vedere gente pedalare ininterrottamente con combinazioni estreme (corona piccola con pignone piccolo, o grande-grande) mi ha segnato più di quanto sarebbe lecito aspettarsi… XD

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Ormai messa in cantina ma, anche io credo che la tripla con 8-9 rapporti dietro fosse una delle soluzioni meccaniche più valide. Stesso discorso per il famoso pignone da 18 denti che infatti ho voluto sulle nuove ruote e grazie a Campagnolo col suo 12-25 11v ho trovato la progressione quasi ideale.Già come detto ampiamente da Fabio un salto di due – tre denti si avverte figuriamoci di più. io credo che ogni tanto in cerca di vitalizzare il settore tirino fuori soluzioni “futuristiche” se così vogliamo dire. Mi viene il dubbio che chi le propone non pedali un granchè.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giovanni, anche io continuo a ritenere la tripla una validissima soluzione per il ciclista globale.
      Globale in ogni senso, sia per uso che tutte le possibili graduazioni nello stato di forma.
      Ingiustamente ritenuta roba da principianti, in realtà usarla bene non è facile. Ricordo con affetto la bellissima 3×10 campy che avevo quando ripresi a pedalare. Trenta velocità, spaziate con intelligenza ma se volevi usarla al meglio c’era da lavorare parecchio di deragliatore; che non era nemmeno uno dei più in forma, c’era da metterci le mani ogni mese. Però com’era divertente innestare una 53 a filare veloci e poi riposare la gamba in agilità. Con nessuna compact si riesce ad avere la stessa poliedricità: si avvicina sulla carta, ma lo sviluppo metrico non ti racconterà mai che significa spingere quel tale rapporto.

      Fabio

  • <cite class="fn">carlodondero</cite>

    Bellissimo, come sempre, anche questo articolo.
    Condivido in pieno i contenuti dell’articolo.
    Parlavamo proprio domenica, durante un’escursione in mtb, di quanto il marketing influenzi le scelte del consumatore. Ti senti dire che, giustamente, quello che non c’è non si rompe, bene io non ho conosciuto un mountain biker a cui si è rotto il deragliatore durante una caduta; nel caso è più probabile si rompa il forcellino posteriore ma….. dobbiamo eliminare il deragliatore perché i cervelloni vorrebbero farci creder che è così.
    Non sono un professionista, non sono neppure un ciclista esperto ma voglio portare la mia esperienza: uso mtb (Yt Jeffsy 29 1×11) una bici da trekking (Cube Touring Exc 3×9) bene in salita col mono, nonostante fossi prevenuto, non mi trovo male (percorsi mtb ben inteso) però devi sottostare a dei compromessi. La corona anteriore è da 28 denti, ed in discesa forse potrebbe esser corta, in salita, tuttavia, non ho notato grossi problemi per l’eccessivo salto da un rapporto all’altro.
    Sulla bici da trekking il 3×9 va bene ma preferirei una gamma più ampia tipo 3×10 o 2×11
    Per le evoluzioni delle trasmissioni, se non vado errato, shimano in ambito mtb ha presentato il 12 velocità che si potrà avere sia 1×12 che 2×12: questa forse sarebbe, a mio avviso, la soluzione che mette tutti d’accordo.

    Grazie ancoraa Fabio per il fantastico sito!!!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Carlo, il discorso che ho voluto stimolare non è se il monocorona è valido o meno: ma se è valido per tutti, come alcune aziende vogliono farci credere.
      Le 12 v sono, al solito, una soluzione costosa e complessa a un problema semplice: emergono i limiti nell’uso, aggiungiamo un pignone. Riducendo spessori e durata dei componenti.
      Una doppia stradale 12 v costa un rene (campy) e ti ritrovi con una gamma di rapporti che avresti risolto con una banale tripla a 8v che, tutta la trasmissione, ti costa meno del solo cambio. E dura una vita.
      Ecco, è su queste scelte delle aziende che spesso mi interrogo…

      Fabio

      • <cite class="fn">carlodondero</cite>

        Certo sono pienamente d’accordo con te, il monocorona non è la panacea per tutte le trasmissioni, e soprattutto non deve esser l’unica opzione che ti propongono, quanto meno per le motivazioni che ti da il marketing (magari ce ne sono anche di più convincenti ma a noi ignote). Pensa che io sono in procinto di risistemare la mia vecchia e gloriosa mtb:una specialized Rockhopper del 1988 su cui avevo 18 rapporti. la usavo quando avevo 14/18 anni e francamente non ricordo di essermi fermato in salta a causa della trasmissione…
        Sul costo delle trasmisioni 12v, essendo la novità (da qualche anno ormai) sono partiti con prezzi imbarazzanti ed ora, piano piano, stanno ridimensionando. In ambito mtb (pardo di questo solo perchè sono un pò più informato rispetto agli altri settori) ora sono usciti o sono in dirittura di arrivo gruppi a prezzi abbordabili: in casa sram è uscito il gx poi l’nx eagle che costa, cambio, trigger, corono e cassetta pignoni; intorno ai 200 euro, ma finora va valutata l’affidabilità.

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Carlo, Mtb per fortuna su tante cose ha prezzi più umani; non fosse altro che per i numeri decisamente superiori.
          Io facevo riferimento alla trasmissione stradale Campagnolo, che già di suo costa un botto. Se guardi il prezzo della 12v ti viene un colpo…

          Fabio

  • <cite class="fn">xtanatos</cite>

    Io riporto la mia esperienza personale sia come utilizzo che come informazioni lette sui vari forum MTB in cui questa discussione è costantemente presente.
    Sulla MTB sono passato dalle 2 corone al monocorona: devo dire che in questo caso i vantaggi sono stati tangibili in quanto il manubrio di una MTB è più affollato di quello di una BDC.
    PRO
    – sulla SX al posto del comando del deragliatore ho montato quello dell reggisella telescopico ed è di più facile e immediato utilizzo.
    – è indubbiamente più comodo trovare il giusto rapporto scalando in su o giù con un solo comando velocemente.

    CONTRO
    – il monocorona necessità una gamba allenata; se non si è costanti si soffre e i vantaggi diventano uno svantaggio.

    NEUTRO
    – la mancanza del deragliatore non incide così tanto sulla manutenzione.

    Sulla BDC non vedo un vantaggi che possano spingere verso questa soluzione. Forse in una gara di Ciclocross potrebbe portare vantaggi.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Massi, come ho scritto in apertura ho volutamente lasciato fuori la Mtb; ma ripeto ancora una volta, il punto non è tanto stabilire se il monocorona abbia o meno vantaggi: il problema è che sta diventando scelta obbligata su troppe bici, nel senso che le trovi solo così. Ecco, è questa “imposizione” che proprio non mi giù.

      Ciclocross: sarebbe un assai gradito ritorno. Prima infatti erano tutte monocorona e io cerco da anni una gipiemme NOS con doppio bash anticaduta: nisba. Se vi capita…

      Fabio

  • <cite class="fn">Giacomo</cite>

    Ciao, cosa ne pensi di questo recente articolo a proposito del mono-corona per le bici da corsa?

    “Prospettive e futuro del monocorona per le bici da strada”
    https://90rpm.blogspot.com/2019/03/prospettive-e-futuro-del-monocorona-per.html

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giacomo, non sarebbe corretto da parte mia pronunciarmi su quanto scrivono altri sui loro spazi.
      E comunque sono tornato spesso sull’argomento, compresa la corsa ad aggiungere pignoni, e quindi il mio pensiero è già noto.

      Fabio

      • <cite class="fn">Paolo Mori</cite>

        Sono sicuro che Fabio stia aspettando con impazienza un nuovo sistema 1×14 per farci subito la recensione (13 pignoni sono ancora pochi) 😀

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Driiin driiin
          “Si?”
          “Uè Fabio, non riesco a trovare la corona xy, sai chi è l’importatore?”
          “Ma è la quarta corona che cambi in due mesi, a 90 euro l’una, ma sei scemo?”
          “Eh lo so (non che sono scemo) ma poi le salite non riesco a farle, mi serve qualcosa di più piccolo”
          “Ti avevo detto di lasciar perdere ‘stò monocorona, a te serve la doppia, col suo 24 avanti e sei a posto. L’avevi, ti trovavi bene, perché l’hai tolta?”
          “Già, mi trovavo proprio bene, ma poi sai com’è, esco con questo gruppo, hanno tutti il monocorona, quando avevo la doppia mi guardavano male, mi trattavano come un dilettante, uno che non capisce niente di bici…”

          Ecco, credo che se ci fosse più sincerità, scavando scopriremmo che il ciclista che mi ha telefonato (e che non è immaginario) non è l’unica vittima…

          Fabio

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