Shimano MT7

La prova su strada

Tempo di lettura: 9 minuti

La prova su strada.

Parto dalla calzata, perché con Shimano bisogna sempre prendere un numero in più delle scarpe civili.

Io infatti calzo il 42, ma di Shimano ho sempre usato il 43. Comunque è difficile sbagliare, perché, saggiamente, i giapponesi indicano la taglia anche in cm, sempre il sistema più affidabile. C’è anche la conversione in taglia US.

Trovato il numero giusto, indossarle è un piacere: comodissime, da subito. Il sistema di chiusura BOA è preciso e veloce, la caviglia è ben fasciata ma non costretta e il tallone assicurato stretto, senza giochi e senza costrizioni. Punta larga, tanto spazio per chi come me ha gli alluci cicciotti 😀

Fin qui tutto bene quindi; ma sui pedali? Beh, come detto la mia precedente esperienza con scarpe da trekking della casa giapponese non fu felicissima. Soprattutto la suola mi piacque assai poco.

Qui abbiamo una suola di grado 4, quindi morbida considerando che il massimo è 12 secondo la scala Shimano; il valore più alto è ovviamente riservato alle scarpe sportive con suola in carbonio.

Se volete approfondire il concetto, eccovi la pagina ufficiale Shimano, in italiano, che fornisce la panoramica delle rigidità dei diversi modelli.

E poi la scarpa si presenta come ottimizzata per trekking e uso disimpegnato, come specificato dalle icone ufficiali.

Insomma, lette così, le premessa per ritrovarmi dopo poco con fastidiosi formicolii e la pressione delle tacchette nettamente avvertibile c’erano tutte.

Ma tra teoria e pratica, o tra ciò che crediamo di interpretare e ciò che in realtà è, c’è una bella differenza. Che in questo caso ha significato che i miei timori iniziali erano del tutto ingiustificati.

Ma andiamo per ordine e dedichiamo poche righe alla metodologia di svolgimento del test; così vi rendete pure conto di quanto mi sono dovuto sbattere 😀

Quattro bici e cinque differenti pedali sono stati precettati per questa prova su strada.

Alla Peugeot Passepartout montata solo coi sui pedali Maillard il compito di fornirmi dati nell’uso urbano e pedalando senza attacchi. La London Road si è sorbita parte dell’urban e tutto il fuoristrada, nel quale ha mostrato di sapersi difendere (se giustamente gommata) portandomi a spasso coi pedali Spd Deore, quindi nudi, e con i doppia funzione Rose Duo Plus che dopo la loro recensione sono entrati a far parte della scuderia di materiale sempre utile per i test. Sua maestà Elessar ha smesso da tempo di darsi arie e lavora pure lei nei test; però stavolta le ho riservato le uscite turistiche perché lavarla (e lucidarne poi le cromature…) dopo i tragitti in off road porta via tanto di quel tempo che è rimasta solo su asfalto. Profittando dell’arrivo della B’Twin Triban 520 per un test, ho coinvolto pure lei; sia usando i suoi pedali flat di serie che degli Spd miei. Oltre ai test frullando le zampe non potevo far mancare quello a piedi, e così è stato. Insomma, credo di aver coperto l’intero ampio spettro di utilizzo.

L’aggancio è sempre immediato, come detto il battistrada non crea fastidiose interferenza. Con pedali Spd nudi è di solito scontato; con pedali Spd con gabbia (Shimano PD 545) e doppia funzione non sempre è detto. Ma problemi rilevati nessuno. Buono l’appoggio anche con pedali flat. Che tra l’altro, ho usato con tacchette montate, per rendere le cose più movimentate. Durante un test devi provarle tutte, compresa la possibilità di chi ha più bici con diversi pedali e non ha voglia di mettere e togliere le tacchette.

Abbigliamento casual ma ugualmente tecnico (i denim Vaude Larvik da poco recensiti) per le prime pedalate in ambito urbano, sia agganciato che flat.

Tragitti brevi, cadenza bassa, quindi quello che conta in questo frangente sono comodità e tenuta nelle rapide “zampate” a cui si è sovente costretti nel traffico caotico.

In questi ultimi pericolosi frangenti sia l’assenza di ostacoli che potrebbero rallentare lo sgancio che l’ottima tenuta del battistrada, che non scivola nemmeno su superfici umide, mi hanno fatto promuovere le MT7 a pieni voti.

La presenza della tacchetta Spd, malgrado la suola morbida, non si avverte. Nessuna fastidiosa pressione per capirci.

Ottimo il lavoro svolto dagli inserti in tessuto 3D, e te accorgi anche andando piano. Forse di più proprio perché non hai il vento della corsa a rinfrescarti e quindi la traspirabilità diventa più problematica. Non è successo.

In qualche uscita urbana di primo mattino e dopocena (si sfrutta ogni momento…), quindi nelle ore più fredde perché alla fine siamo in inverno persino qui, un poco di freschetto arriva. Mai fastidioso in ogni caso.

Un inverno strano però, già ve l’ho detto nel corso di altri test svolti in queste settimane; e mi sono ritrovato a pedalare anche con temperature tipicamente primaverili: senza che i piedi soffrissero.

Però non tutti pedalano agganciati in città, anzi forse siamo una minoranza. Quindi era necessario capire come sarebbero stati appoggio e tenuta con pedali flat.

L’associazione è stata perfetta. Merito dell’ampia spaziatura del battistrada, che non “incastra” il pedale. Lo poggi, la tenuta è sicura ma non stai lì a cercare l’angolazione giusta per evitare che i bordi dei pedali facciano ruotare i piedi perché si infilano nello spazio tra una tacchetta e l’altra del battistrada. Una cosa che odio, che mi succede con normali scarponcini da trekking. Non con queste Shimano MT7 che saranno pure da trekking ma sempre interpretato in chiave ciclistica.

Senza la mediazione della tacchetta Spd e del relativo aggancio si apprezza ancor più la comodità della suola. Morbida ma non cedevole, ammortizza in modo efficace le asperità. Non ti accorgi che sta lavorando, per sentire davvero quanto assorba devi alzarti sui pedali. E questo è un merito, perché le cose migliori funzionano bene quando non ti rendi conto che stanno, appunto, funzionando, come fosse tutto naturale.

Però la città da sola non basta a decifrare una scarpa come questa, con tante altre buone qualità. Comodità e tenuta piede a terra, di più non puoi scoprire. Ah no, una altra cosa c’è da aggiungere: si abbinano benissimo con l’abbigliamento casual, soprattutto questa versione verde. L’arancio è un colore impegnativo da indossare tutti i giorni…

Sappiamo allora che è una valida scarpa urban: ma se ampliamo il raggio d’azione? Se decidiamo di passare la giornata in sella? Tanta comodità, di cui è artefice la suola morbida, nell’uso prolungato si trasformerà in sofferenza?

Per scoprirlo ho fatto scendere Elessar dal trono e me ne sono andato a zonzo in diversi lunghi; usando pedali Spd, gli Shimano Pd-M545, e tenendo un passo turistico. Lunghi quindi da intendere più per le ore passate in sella che per i chilometri in quel tempo percorsi.

Confesso era la prova che attendevo di più. E, aggiungo, per quanto lo scopo e il passo dovevano essere rilassati, io quando sono in sella ad Elessar ogni tanto perdo l’aplomb e inizio a pestare forsennato sui pedali.

Togliamoci subito il primo dubbio, quello relativo alla morbidezza della suola. Che pedalando su strada è sempre un limite. Non solo per la trasmissione della potenza, almeno per quei ciclisti che potenza ne hanno, quindi io mi tiro fuori; ma perché, come per le selle, troppa morbidezza alla lunga stanca.

E qui è successo; però dopo molto tempo. Le quattro/cinque ore sono facilmente alla loro portata. Solo verso la fine inizi a sentire la tacchetta e il relativo pedale che spingono e tendi a farci caso quando ti alzi a rilanciare. Finché ti tieni tranquillo e regolare si fila via che è un piacere.

Molto in questo frangente contribuisce il fattore forma. Anzitutto il sostegno dell’arco plantare, davvero molto ben studiato. Non ti entra in tensione con l’arrivo della stanchezza (vi è mai capitata quella sensazione di sentire il piede tirare? Ecco, quella) e la calzata comoda, mai compressa, elimina il rischio formicolii. Se sotto sforzo il piede ingrossa un poco bastano un click e una rotazione al comando del sistema BOA e subito si ripristina il corretto comfort.

Ma sia la libertà garantita alla caviglia, libera di ruotare sulla sua ellissi, che l’andamento della suola permettono una efficace pedalata rotonda. Che si rivela utile non tanto per la prestazioni, che in uscite turistiche passano in secondo piano, quanto perché consentendo al piede di tirare su il pedale senza difficoltà si da respiro alla pianta tutta e alla zona del metatarso, scevra da pressioni. Pedalare solo tirando, cioè limitando al massimo la fase di spinta, è pratica che uso spesso. Sia per tenere allenata la gamba e sia proprio per lasciar riposare un poco il piede; soprattutto nelle lunghe uscite stradali con pedali Spd, non proprio l’ideale nella guida sportiva su strada. Forse questa mia abitudine, diventata gesto naturale che a volte applico senza nemmeno più badarci, ha contribuito all’eccellente risultato. Ben superiore a quello di altre scarpe da trekking con le quali faticavo a raggiungere le due ore senza fastidi. Oppure, più probabilmente, i tecnici giapponesi hanno fatto un ottimo lavoro.

Città prova superata; turismo prova superata; resta il fuoristrada.

Che è il mio fuoristrada, la mia interpretazione dell’off-road. Niente Mtb in nessuna delle sue infinite declinazioni ma sentieri, strade bianche, boschi. Quello che adesso tutti chiamano gravel e che io ho sempre chiamato zingarate a pedali. I tempi cambiano, il vocabolario pure ma il ciclismo è, passatemi il gioco di parole, ciclico. Il gravel, come disciplina, non ha inventato nulla se non una nuova fetta di mercato. In bici per sentieri e strade bianche con bici con la piega da corsa ci andiamo da decenni 😀

Ma va bene così; se un poco di sano marketing aiuta a tenere in salute il nostro mondo e far uscire i ciclisti dalla limitata visione bdc vs mtb, allora ben venga.

D’accordo, smetto di fare il vecchio brontolone e proseguo con le scarpe.

Il fuoristrada è toccato all’inglesina London Road, gommata per l’occasione con le Kenda Small block di cui vi proporrò il test completo. Quando non so, calendario assai fitto e corposo ritardo accumulato. Come sempre direi. Meno male che a settembre scorso vi dissi che non avrei pubblicato più di un test al mese. Siamo a uno settimana, anche più. Ottimo…

Tre gli aspetti che mi premeva verificare nella guida fuoristrada: il comfort, la tenuta sganciando o premendo di pianta nei passaggi scabrosi e le ripide salite bici al fianco. Ach, sono quattro, mi sono sbagliato. Ok, la stanchezza inizia a farsi sentire. Non la vostra però, giusto? Vi state appassionando alla lettura? Bravi!

Urban e touring il comfort sempre di alto livello, quindi, ho pensato, lo sarebbe stato pure in fuoristrada. Invece proprio dove meno me lo aspettavo, un pelo in meno di comodità c’è stata. Passando in velocità sul moderato sconnesso, quello dei sentieri battuti ma non troppo con le tante piccole asperità che ti fanno saltellare di continuo (e dove è meglio pedalare a filo sella altrimenti non c’è fondello che ti salvi) la morbidezza della suola ha mostrato dei limiti, facendomi avvertire la pressione delle tacchette e dei pedali.

E’ una situazione particolare, una condotta limite lo riconosco. Si applica parecchia pressione sui pedali proprio perché si evita di poggiare pienamente sul sellino per evitare dolorosi (molto dolorosi…) contraccolpi. E sicuramente una situazione che va oltre l’uso cui la scarpa è destinata, per cui è stata progettata. Infatti percorrendo lo stesso sentiero, affrontato ad uguale andatura a con identici pedali e bici ma con le Shimano XC5 , quindi scarpe più orientata al fuoristrada puro, non solo non ho avuto problemi ma anzi ne ho apprezzato l’efficacia. Però questo è il test delle MT7, quindi su loro dobbiamo restare.

Nel fuoristrada leggero queste Shimano MT7 hanno mantenuto tutti gli alti punteggi accumulati nel frattempo sul mio notes e che sto convertendo in parole in questa recensione.

Però io sono pignolo e situazione limite o no ne ho voluto provare una altra: l’arrampicata del muro bici al fianco, con l’aggravante del terreno reso pesante dalle piogge dei giorni precedenti. La prospettiva della foto in basso inganna, la pendenza è assai più elevata di quanto sembra. Non mi sono fatto mancare nemmeno lo scatto felino 😀

Sono cattivo? Un poco si, lo ammetto. Non sarebbe giusto travalicare i confini entro cui hanno progettato queste scarpe. Però, alla fine, il ciclista normale tante domande non se le pone: salta in bici e parte e se acchiappa il monticello dove la ruota scivola senza trazione non è che torna a casa e cambia scarpe: si arrampica. E farà bene a farlo premendo forte in punta, perché il battistrada poco sviluppato in altezza non uncina con efficacia il terreno.

Non è la prima volta che durante un test mi faccio prendere la mano e vado oltre; in realtà, cattiveria a parte, decidere manovre “fuori concorso” va sempre a merito di ciò che sto testando. Significa che in tutte le normali e previste condizioni di utilizzo si comporta talmente bene che mi spinge a chiedere sempre di più.

Ultime note sul fuoristrada prima di andare alle conclusioni. Ho apprezzato tanto la caviglia ben protetta, e devo dire che di botte stavolta ne ho prese non poche visto che il mio solito circuito di prova fuoristrada è stato chiuso per pericolo smottamenti (non il circuito, io lo chiamo così, in realtà è un bosco su terreno vulcanico a nord della città) e quindi ho scelto altri percorsi; resi infidi dalle piogge e, visto che le gomme i terreni pesanti non li digeriscono, sono scivolato più di una volta. Nessun danno né a me né alla bici, ma tanto qualche scivolata negli slalom tra gli alberi è pure divertente. Finché eviti gli alberi però.

Non solo le caviglie sono protette; punta e tallone sono ugualmente ben custoditi, al riparo durante i tanti dolorosi contatti. Che non hanno scalfito la tomaia, per questo all’inizio ho citato la sua robustezza.

Bene, c’è altro? Ah si, la prova a piedi. Potevo farmela mancare, vista la vocazione anche casual di queste scarpe? Ovvio che no. E potevo farmi mancare la prova regina, ossia la camminata su marmo e vetro temperato? Ovvio che no pure qui.

Esame anche qui superato con un dieci netto. Esattamente come una qualunque scarpa urban. E mi riferisco all’esame con tacchette montate, mica senza. Altrimenti era facile 😀

Già, le tacchette. Dove sono? Ma davvero le ho lasciate montate? Eh si, le tacchette ci sono ma non le senti. Merito, detto nel precedente paragrafo, del disegno del battistrada e dei due cuscini laterali. Sono loro a toccare per primi il suolo, quindi non c’è contatto tra pavimento e tacchetta. Ottimo.

Una bella e lunga passeggiata, sempre con tacchette montate, mi ha confermato l’alto comfort. Tanto da renderle utilizzabili, secondo me ma non ho provato, anche come e vere e proprie scarpe per un trekking leggero. Magari rimuovendo le tacchette.

Ok, ora posso dire che la prova su strada è davvero completa. Possiamo chiuderla qui e voltare pagina per le conclusioni.

COMMENTS

  • <cite class="fn">michele</cite>

    ciao Fabio, vado sempre alla ricerca di questi prodotti ibridi perchè uso prevalentemente la bici per dei tour.
    Il biomeccanico mi consigliò di non prendere scarpe con suole troppo morbide , quindi optai per una shimano con indicatore rigidità suola pari a 5.
    La differenza si sente quando si cammina.
    Mi sono abituato ma se avessi letto la tua recensione avrei optato per una scarpa di durezza 4.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Michele, il tuo biomeccanico avrà avuto le sue ragioni. Può darsi che avesse a riferimento modelli più vecchi, coi quali nemmeno io mi trovai bene.
      In ogni caso è sempre bene tener presente l’uso prevalente quando si ha che fare con prodotti dalle molte sfaccettature. Per esempio fra un paio di settimane leggerete il test di altre calzature Shimano, le XC5, che pure non disdegnano due passi. Ma son fatte per pedalare e la camminata, appunto, te la fanno pure fare, però…

      Fabio

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Ciao Fabio, queste scarpe sono classificate da Shimano (insieme a qualcun’altra) come 3E, cioè sono più larghe e ‘spaziose’ di circa un 10% per chi avesse la pianta larga del piede (come nel mio caso). Dalle tue sensazioni, a occhio (a piede), ti risulta?
    Grazie

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Adriano, come scritto nel test sono si comode ma non ho rilevato maggior spazio; e vale la regola del numero in più, sempre

      Fabio

  • <cite class="fn">prospero58</cite>

    Alla fine lo ho prese, approfittando di una offerta per le color arancione. Le ho trovate piú comode rispetto alla “tradizione” Shimano (ho tutte scarpe di questa marca) e soprattutto rispetto alle ME5 che sto usando da un anno. Mi permettono di usare una calza più spessa per l’inverno e meglio accolgono una pianta larga. Il BOA poi é una cosa che ti vizia…
    Grazie per l’utilissima e completa recensione.Adriano.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ottima scelta; io le sto usando spesso (l’abbigliamento dopo un test non lo riprende nessuno, se sono scarpe poi…) e ne apprezzo la comodità nell’uso quotidiano. Sono comode, cammini bene e il Boa, effettivamente, è comodo.
      Per mia fortuna mi diedero le verdi: le arancioni sarebbero state impegnative per me 😀

      Fabio

  • <cite class="fn">Alessandro</cite>

    Alla faccia del test. Questo è un romanzo. Ho queste scarpe da 2 anni e concordo su quasi tutto quello che ha scritto, eccezion fatta per l’appoggio a terra senza sentire le tacchette, anche le mie spd. Io con appoggio sul pari le sento ed anche bene. Comunque sono scarpe ottime, che sarebbero perfette se avessero la suola appena appena più rigida.

Commenta anche tu!