Sella Gyes GS 06 Eroica

Tempo di lettura: 2 minuti

Dici sella in cuoio e ti viene in mente un solo marchio; a me però piace parlare anche di prodotti meno conosciuti, per capire se vale la pena dargli seguito. E’ il caso della Gyes, azienda di Taiwan specializzata in selle e borse in cuoio e che non disdegna qualche incursione nel mondo delle selle in nylon.

Ha un catalogo molto fornito che però non è integralmente distribuito in Italia. E tra i modelli disponibili mi ha incuriosito questa versione in cuoio anticato che, per non sbagliare, si richiama all’Eroica. E’ stato il prezzo medio di vendita, più o meno la metà e a volte anche meno rispetto alla blasonata rivale inglese, a farmi chiedere se paghiamo troppo una o troppo poco l’altra.

Ma non andiamo subito alle conclusioni, facciamo prima conoscenza con questa Gyes Eroica, partendo al solito dalla confezione.

La sella mi è arrivata in un sacchetto di morbida tela ma senza alcuna scatola esterna, ed è impossibile non fare il confronto con le complete confezioni delle Brooks. Comunque non mancano un piccolo foglio di istruzioni e gli attrezzi per la regolazione della tensione.

La forma è quella classica, sportiva; per quanto possano essere sportive le selle in cuoio. Dimensioni abbondanti: 280mm in lunghezza e 150 mm in massima larghezza. La foto dall’alto evidenzia come l’estensione della zona più larga sia ampia con riferimento alla lunghezza complessiva.

Il design non è certo innovativo e mostra chiara ispirazione alla Brooks B15, che però è più rastremata al posteriore.

Il prominente naso nasconde parzialmente il sistema per regolare la tensione del cuoio; anche stavolta sono costretto al paragone con la rivale inglese: è efficace ma più laborioso da usare e non altrettanto sensibile.

Il suo meccanismo basato su una brugola e un dado di fermo balla troppo durante la prima fase di rodaggio, quando è indispensabile lasciare la sella molto lenta per favorire il processo di ammorbidimento/adattamento, rimandando un continuo e fastidioso rumore di ferraglia. Comunque basta dare un minimo di tensione che la confusione zittisce.

Capovolgendo la sella una buona scoperta: la “fascia” rivettata per evitare che col tempo e l’uso lo scafo assuma la tipica forma a barchetta.

 

E visto che stiamo sottosopra un dettaglio che ancora non ho capito se approvo o meno: la parte inferiore è rivestita in tessuto, con una trama a ricordare il broccato.

Sono indeciso su coma valutare questa soluzione. Da un lato impreziosisce la finitura, dall’altro rende impossibile la, secondo me fondamentale, operazione di ingrassaggio della parte inferiore.

Il carrello in questa versione è in acciaio, un unico pezzo con integrati gli occhielli per la borsetta. Si notano i rivetti che lo assicurano allo scafo. La finitura brunita si intona perfettamente con quella del cuoio anticato.

La zona sfruttabile dal reggisella per regolare l’arretramento non è molto ampia; in alcuni casi potrebbe essere necessario usare un reggisella a offset zero. La fascia di chiusura, quella per evitare la forma a barchetta di cui ho parlato prima, è sufficientemente avanzata da scongiurare il contatto con la testa del reggisella. Rischio concreto con questa soluzione e il reggisella a offset zero.

Quattro i rivetti di tenuta al posteriore e tre all’anteriore.

La finitura anticata è gradevole nella vista d’insieme; in dettaglio invece rimanda una impressione di “verniciato” che non è proprio bellissima.

In ogni caso c’è da dire che una volta montata, con un reggisella silver e su una bici di chiara impostazione retrò, fa la sua figura.

Bene, fin qui la sella prima di usarla: e una volta seduti? Beh, il giudizio non è semplice. Tengo conto del basso prezzo di acquisto rispetto alla concorrenza e questo rende accettabili il grado di finitura e il sistema di tensionatura non proprio perfetto. Tengo conto della presenza della fascia di unione dello scafo per non farlo imbarcare, una finezza che dovrebbe far supporre una intrinseca morbidezza. Tengo conto che una sella in cuoio necessita del suo tempo di rodaggio per rendere al meglio e diventare comoda.

Ma tener conto di tutto questo non mi ha preparato all’esperienza imbarazzante del primo utilizzo: un pezzo di legno. Il bello è che a tocchettarla suona pure come un pezzo di legno, tanto che all’inizio non sapevo se fosse il caso di usare il grasso o la cera d’api.

Comunque passato il trauma, non solo psicologico, e date una corposa ingrassata nonché la completa svitata al sistema di tensione, dopo qualche giorno la situazione è migliorata. Ma il tempo di rodaggio è lungo, molto lungo.

D’altro canto, guardo al bicchiere mezzo pieno, meglio così perché la sella durerà più a lungo.

Rigidità a parte, il naso non è troppo pronunciato da infastidire e la parte sottile non preme con decisione. Avrei preferito che l’estensione della zona posteriore partisse un pelo dopo, perché cercando il suo appoggio è inevitabile lo sfregamento con l’interno coscia.

Col passare dei chilometri la rigidità si è rivelata solo in appoggio, perché poi la sella ha mostrato di assorbire bene, più di quanto mi aspettassi, le asperità della strada. Ha quel suo momento di cedevolezza, ben frenato sia in compressione che in estensione, che non da mai l’impressione di pedalare su qualcosa di molleggiato. E che, almeno a me, ha sempre dato fastidio con sella in cuoio troppo morbide.

L’assetto migliore è su bici con moderato o nullo dislivello con il manubrio. A dispetto della foggia sportiva infatti, se montata su bici con posizione più corsaiola emerge più chiaramente l’ampiezza della zona mediana; e il naso inizia a diventare fastidioso. Siamo ben lontani in questo frangente da comfort e prestazione di una Brooks B15; che costa più del doppio, è vero, e non lo dimentico.

Però il prezzo basso può anche non essere sempre un affare. Mi spiego. Compro una sella, la pago la metà di una di marca solida e comprovata affidabilità. La uso ma dopo un mese la butto perché si è rotta, è scomoda o qualunque altro motivo. Alla fine ho fatto un affare o buttato i soldi?

Ecco, non posso dire che comprare questa Gyes sia buttare i soldi, questo no. Ma deve anche essere un acquisto consapevole. La paghiamo la metà e anche meno di una Brooks, un quarto o un quinto di altre selle come le Gilles Berthoud, a qualcosa dobbiamo rinunciare. Pretendere di avere lo stesse caratteristiche delle sorelle più costose è impossibile.

Vale la pena allora acquistare? Se si tiene conto dei limiti e cioè la durezza davvero eccessiva (ma migliorabile nel tempo), il sistema di tensionatura poco sensibile e il carrello poco sfruttabile e, soprattutto, non andrà ad equipaggiare una bici sulla quale passeremo molte ore consecutive a pedalare, allora vale la pena puntare al risparmio. Dalla sua ha un aspetto gradevole, fa la sua bella figura e resta in ogni caso una sella in cuoio.

Se invece pensiamo di montarla sulla bici destinata ai viaggi o alle rando beh, meglio non prenderla in considerazione e puntare a modelli si più costosi ma anche molto più efficaci.

Buone pedalate.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Ti vogliamo al governo !
    Sei consapevole ed imparziale sempre.
    Sempre così Fabio.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Impossibile, sono troppo onesto per fare il politico… 😀

      Scherzi a parte, ormai è difficile che un produttore lanci sul mercato qualcosa di completamente sbagliato. Però il fattore prezzo deve sempre essere tenuto in considerazione. Se paghi meno hai meno: ma quel che hai vale i soldi spesi? Non è un raffronto facile, devi sempre collegarti a cosa altro esiste di altri marchi, non valutare allo stesso modo due analoghi prodotti con abissali differenze di prezzo ecc e cercare di mettere il ciclista in condizione di farsi una idea propria e decidere se procedere o meno a comprare.
      L’unica certezza è che l’affarone non esiste. Prodotti dall’ottimo rapporto qualità prezzo si, per esempio il casco che sto provando in questi giorni: mai però un prodotto che costa la metà e vale il doppio di un concorrente.

      Fabio

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Fabio, una curiosità da neofita. Ma selle di queste tipo possono dare problemi di infiammazione o arrossamenti se usate con vestiario quotidiano? Certo una sella moderna stona un bel pò su biciclette vintange ma non credo di essere riuscito a fare più di un chilometro con la vecchia sella San Marco che montava la mia bicicletta retrò. I dolori me li ricordo ancora oggi.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Giovanni, le vecchie San Marco sono inutilizzabili senza fondello.
      Però dolore è una cosa, arrossamento altra.
      Il dolore può avere tante cause e non sempre la colpa è della sella: un assetto sbagliato nulla può anche se la sella è perfetta.
      Gli arrossamenti sono causati dall’attrito. Se si presentano usando abbigliamento ciclistico vuol dire che è un cattivo abbigliamento o di taglia sbagliata (per esempio fondello che si sposta per taglia troppo grande); con abbigliamento civile è fisiologico, c’è un attrito notevole. Per questo in città tengo sempre una bassa cadenza, prova a frullare le gambe coi jeans…

      Fabio

  • <cite class="fn">Giovanni</cite>

    Ho provato già….hihiihh
    Fabio, una volta lessi che la forma di queste vecchie selle poteva dare a lungo andare problemi di prostatiti, è così oppure come sempre dipende da vari fattori?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Oibò, il problema si fa pressante, è il caso di dire, se si passano molte ore in sella tutti i giorni. Quindi… 😀 😀 😀

      Fabio

  • <cite class="fn">rickyfant</cite>

    L’ho avuta (nera) montata su una scatto fisso quando ‘sta moda mi aveva preso. E’ durata poco, la mia passione fixie e la Gyes. La bici l’ho ancora, ma la sella è stata smontata quasi subito perché…era veramente un pezzo di legno! Detto questo, se si cerca un aspetto gradevolissimo a un costo più che abbordabile, può anche andare. Ma se devi fare più dei 2 km che ti separano dal bar…auguri! L’ho rivenduta, pressoché nuova a un wannabe fixed che spero abbia avuto più pazienza di me nel “rodarla”…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Ricky, diciamo che le Gyes fanno la loro figura; belle, ben rifinite e in tante versioni che è difficile non trovare quella che si adatta allo stile della propria bici. Poi arriva il momento di usarle e il dubbio che forse era meglio sacrificare qualcosa all’estetica viene…
      Comunque dopo un lungo rodaggio (più lungo di una Brooks) non sono così malvage. Ci vogliono tanta pazienza e tanto grasso 😀

      Fabio

  • <cite class="fn">Lam Brompton</cite>

    Ciao Fabio, hai mai avuto modo di provare, pur senza recensirle, qualche modello della Gusti Leadher?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao, purtroppo mai messo le mani sopra, anzi le terga. Le tengo d’occhio da tempo, anche una loro borsa ma poi tra mille cose diverse rimando sempre il contatto.

      Fabio

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