Scorrevolezza: trucco o realtà?

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L’eliminazione di ogni attrito è da sempre una delle tante fisime di cui son vittime i ciclisti. Non solo gli sportivi come sarebbe quasi normale aspettarsi.

Sui forum è una gara continua a chi crea in cantina la ricetta miracolosa per lubrificare la catena o i cuscinetti, nella balzana convinzione che i prodotti specifici sul mercato, che giova ricordare costan fior di quattrini in test scientifici alle case, siano alla stregua di abrasivi e non lubrificanti.

Immaginate un top team, uno di quelli che spende qualche milione di euro a stagione, così pollo da usare un olio e un grasso del tutto inefficaci; e invece qualche guru da forum sciogliendo vari ingredienti nel calderone è riuscito a tirar fuori il lubrificante perfetto, capace di donare scorrevolezza, silenziosità e watt in abbondanza: sai come si mangiano le mani i direttori sportivi?

Come sempre quando ci sono in giro i creduloni compaiono anche quelli che ne approfittano. Da anni a cadenza periodica e con nomi ogni volta diversi spunta fuori un prodotto miracoloso. Sempre lo stesso, sempre e solo un normale lubrificante. Di buona qualità, senza dubbio: ma non miracoloso come sperano di far credere, anche se spesso ci riescono.

Per nostra fortuna esistono anche progressi reali, ma più che nei lubrificanti il vero terreno di ricerca è nei materiali e nella loro accuratissima lavorazione. Persino io nel piccolo antro della microfficina riesco a ottenere qualche risultato semplicemente rifinendo meglio i componenti. Una lucidata ai coni o una ripassata alle pulegge o una finitura alle piste dei mozzi riescono a eliminare le inevitabili rugosità di lavorazione industriale che creano, loro si, attrito.

Su una mia moto destinata all’uso in circuito prima di ogni altra modifica aprimmo il motore e lavorammo di flessibile e mola, eliminando ogni imperfezione nelle fusioni: al banco ottenemmo circa 9 cavalli in più, solo con questa operazione.

Le aziende serie, grandi o piccole, hanno una serie di test di laboratorio a suffragio della bontà dei loro prodotti; quelle che improvvisano, imitando quegli ambulanti che giravano il Far West con i loro elisir curativi per ogni malanno, attirano i ciclisti con filmati dimostrativi.

Una delle situazioni più abusate è mostrare una trasmissione che gira da sola: dato un certo numero di pedalate si rilascia e lei continua bellamente a girare, trascinando con se anche la guarnitura. Segno, secondo loro, della estrema efficacia della lubrificazione capace di eliminare ogni minimo attrito.

Così ho voluto replicare questa condizione girando un brevissimo filmato dove potete vedere come la trasmissione intera continui il suo moto perpetuo.

Che prodotto ho usato? Quale miracolo della chimica mi ha consentito tutto questo? Quale prodigio è maturato nell’oscuro cubicolo della microfficina?

Nessuno.

Semplicemente stufo del ronzio eccessivo del corpetto ruota libera di una bici che ho prova, invece di usare olio denso ho usato del grasso per silenziarlo. Che nuovo non ha ancora potuto “sciogliersi” a dovere e quindi impedisce la immediata apertura dei cani; di conseguenza se lasciate a loro stesse le pedivelle continueranno a girare, un poco come fosse una fixed.

E’ un trucco vecchio, spesso usato da chi spaccia prodotti miracolosi. Ma se invece vi avessi detto che la trasmissione continua a girare perché ho scoperto un prodotto o una lavorazione, ci avreste creduto? Purtroppo si, e non per vostra colpa o ignoranza. Semplicemente questa illusione è talmente efficace che anche i più esperti possono cascarci con facilità.

Bene, ma non è successo e se è successo ora, sono certo non succederà. Perché sapete che è facile ottenere questo effetto. Quindi se questa è l’unica prova presentata per magnificare qualche nuovo lubrificante, voi scivolate via…

Chiudo con una notazione: il grasso non andrebbe mai usato sui corpetti: in questo caso, trovandomi a corpetto smontato, ne ho usato uno più denso e in maggiore quantità solo per creare il filmato. Poi ho ripulito e dato un velo di grasso, ma proprio invisibile, e usato olio denso. In alcuni casi e con alcuni corpetti è un operazione accettabile, se ben fatta addirittura consigliata. Ma solo su alcuni corpetti e in questo caso il produttore lo specifica; la regola generale è sempre: olio molto denso.

COMMENTS

  • <cite class="fn">michele</cite>

    grazie fabio… interessante. Mi ricordo infatti che quando parlammo di questo argomento tu mi dicesti proprio queste cose…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      ehm, e secondo te mi ricordo? Mi conosci ormai, il verbo ricordare non mi si può applicare in nessun modo 😀

      Fabio

  • <cite class="fn">Omerissimo</cite>

    Ciao Fabio. Scrivo poco ma ti leggo sempre attentamente, con calma, sul blog in quanto il tuo libro ha il solo difetto di non essere cartaceo… e l’aggeggio su cui è caricato ha il difetto di essere di mia moglie.
    Purtroppo i “miracoli” li san fare in tanti: ricordo che un saggio una volta enunciò: “…Qualsiasi cosa tu dica, anche la più balzana, almeno il cinquanta per cento di chi l’ascolta la crederà vera”.

    P.S. Sono riuscito a montare un copertone senza usare i levagomme e senza invocare Dei di alcuni tipo. Peccato che ero solo e non ho potuto pavoneggiarmi con nessuno.

    Ah no, non era un saggio. Mi pare fosse Noel Gallagher in un’intervista. Vabbè comunque mi pare che funzioni.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Beh Omar, potrebbe anche ritorcermi contro: chi vi da la certezza che non sia io in torto? 😀

      Bravo, copertoncino senza leve e fa nulla non avevi pubblico, resta la soddisfazione.
      Fabio

  • <cite class="fn">Andrea</cite>

    Effettivamente…se esistesse un metodo migliore, perché non farne una formula commerciale e farci dei bei quattrini?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Andrea, a giudicare da alcuni messaggi privati e da come sono stato citato a sproposito (qualcuno pare si sia sentito tirato in ballo e sembra essersi offeso, ma io manco sapevo della sua esistenza) il fine del mio breve scritto non è stato del tutto compreso. Sfrutto quindi questa occasione di risponderti a beneficio di quelli che sono stati troppo frettolosi nel leggere.
      La tua osservazione è giusta, e infatti ci provano a farci quattrini ma visto che ci provano con prodotti ingannevoli alla fine le cose non gli vanno bene. Una delle dimostrazioni spesso usate per magnificare i prodotti è quella della trasmissione che gira da solo, e il mio scopo era mostrare quanto è semplice ottenere questo effetto ottico.
      La nuova frontiera però non è tanto nei lubrificanti quanto nei materiali e nella loro lavorazione, settori dove alcune aziende stanno lavorando con risultati molto interessanti.
      Per i lubrificanti ormai il progresso, all’attuale stato della chimica, non può evolversi più di tanto. E bisogna considerare anche gli aspetti pratici: una boccetta d’olio e in trenta secondi hai fatto. Altre soluzioni si scontrerebbero coi tempi richiesti per l’applicazione e quasi nessuno è disposto a passare una ora per pulire e lubrificare una catena, meglio pedalare…

      Fabio

      • <cite class="fn">Andrea</cite>

        Il punto cruciale, a mio avviso e come tu scrivi, è che il singolo utente non ha la possibilità di fare test per dimostrare di aver davvero migliorato la scorrevolezza e diminuito l’usura delle parti sottoposte ad attrito. A volte poi ci si convince di ciò di cui ci si vuole convincere, finiscono per essere delle prove non esattamente oggettive. Magari la catena resta pulita ma…come si fa a sapere che dentro i rullini il lubrificante sia effettivamente penetrato e aderisca alle pareti e riduca effettivamente l’attrito? Una boccetta dura una vita ed è piuttosto comoda…magari tanto vale usare un lubrificante dry che lascia pulita la catena e lubrifica allo stesso modo (quindi forse non tanto?)
        Sacrosanto comunque: i ciclisti spesso spendono tempo in fisime che sarebbe speso meglio a pedalare 😀

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Andrea, hai colto un punto fondamentale. Una cosa sono i test su strada per determinati componenti o bici, una altra i test di “scorrevolezza” diciamo così. Servono test di laboratorio, gli unici che eliminano ogni variabile esterne e si basano sulla ripetitività delle azioni e delle condizioni. Nulla alla portata di un normale ciclista come noi.
          Per questo scrivo sempre che l’unica soluzione è rivolgersi a prodotti di marche consolidate e fidarsi: i test li fanno loro e non sono così stupidi da proporre al mercato lubrificanti scadenti.
          Comunque torno a ribadire che lo scopo del mio breve articolo non era contestare chi vuol giocare al piccolo chimico ma mostrare come sia facile ottenere un ingannevole risultato, ossia una trasmissione che gira da sola spacciato come frutto dell’applicazione di questo o quel lubrificante.
          Il vero progresso lo stiamo vedendo nei materiali e nelle lavorazioni, argomento in scaletta del blog da tempo; tempo che manca sempre però…

          Fabio

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