Ruote Grand Cru Raid con mozzi a flangia alta

Tempo di lettura: 3 minuti

Dopo la guarnitura Grand Cru Drillium è la volta di presentare una coppia di ruote della stessa casa: le Grand Cru Raid a flangia alta.

Presentazione anch’essa statica, quando saranno montate sulla bici in progettazione vedremo come si comporteranno su strada.

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Nel nome specifico a flangia alta perché le ruote sono assemblate dagli americani di Velo Orange usando i mozzi appunto a flangia alta della serie Touring su cerchi Velo Orange Raid. I raggi usati sono Dt Swiss.

Iniziamo proprio dai mozzi, sfruttando anche qualche immagine prelevata dal sito ufficiale altrimenti avrei dovuto smontare le ruote per fare le foto e non mi è sembrato il caso…

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I mozzi sono in alluminio con una brillante finitura a specchio. I cuscinetti sono sigillati ed è possibile avere il corpetto compatibile Shimano/Sram o Campagnolo ma solo fino a 10 velocità per tutti e tre i produttori; e con battuta da 130 o 135 millimetri al posteriore mentre all’anteriore è sempre 100mm. Possono avere 32 o 36 fori. Chiacchierando lo scorso autunno con uno dei titolari mi disse che entro la prossima estate dovrebbero arrivare anche le versioni per freno a disco con attacco a sei fori.

Qualche dato, prelevato dalla scheda tecnica ufficiale.

Il mozzo anteriore pesa 250g compreso di QR, 180g senza. La battuta è 100mm, la distanza tra flangia e centro (off-set) 32mm sia a destra che a sinistra. Il diametro della flangia (ossia la circonferenza che passa per il centro dei fori di inserimento dei raggi) è 61mm.

 

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Il mozzo posteriore in versione da 130mm pesa 325g senza QR, appena sotto i 400g con questo montato. La distanza flangia-centro è 40mm a sinistra e 17,5mm a destra mentre il diametro flangia è 60mm. La versione con battuta di 135mm pesa circa 20g in più, conserva analogo diametro flangia ma varia la distanza flangia-centro che è di 36,5mm a sinistra e 19,5mm a destra. Apprezzabile che il produttore fornisca questi dati in modo da poter calcolare, conoscendo l’Erd del cerchio, la giusta lunghezza dei raggi per chi preferisse procedere ad assemblare personalmente le ruote.

Nel nostro caso abbiamo scelto le ruote già assemblate, montate su cerchio Velo Orange Raid, per ragioni puramente economiche. Acquistando gli stessi mozzi, cerchi e raggi sfusi avremmo speso di più. Non per la manodopera, nel caso avrei assemblato io le ruote, ma proprio calcolando la somma dei singoli pezzi. E poiché le spese di spedizione sono determinate anche dalle dimensioni dell’imballo, che è condizionato dal diametro dei cerchi, anche qui avremmo speso la stessa alta cifra per l’invio, che le ruote fossero già assemblate o no.

Avendole tra le mani e dopo averle passate su centraruote e dima nonché controllato la tensione dei raggi con l’apposito tensiometro Park Tool e sinceratomi che il lavoro è stato ben eseguito, alla fine consiglio l’acquisto della ruota completa a meno che qualcuno non preferisca un cerchio differente; proprio perché a conti fatti si risparmia, e risparmiano di più coloro che la ruota devono farla assemblare a terzi.

Continuiamo a vedere come sono fatte queste ruote e spostiamoci sui cerchi.

Tra i vari disponibili la scelta è andata ai Velo Orange Raid da 28″, versione a 36 fori.

I cerchi sono in alluminio a doppia parete e anche loro vantano una brillante finitura a specchio, con il plus del doppio occhiello, soluzione caduta purtroppo in disuso ma garante di maggiore robustezza.

 

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Il peso dichiarato è 530 grammi, non lontano dai 490g dei Mavic Open Sport montati sulla mia Elessar. Il costruttore indica una portata massima di 90-110kg per bici più ciclista e in ogni caso sconsiglia di superare i 115kg. L’Erd è 607mm.

Il canale è largo 22mm, misura che colloca questi cerchi tra quelli adatti a coperture dai 25 ai 38mm, giusti per le nostre esigenze di progetto.

Bene, fin qui i singoli componenti, vediamo adesso la ruota montata.

All’anteriore abbiamo il mozzo a flangia alta con ben visibili le fresature di alleggerimento, presenti su ambo i lati.

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L’incrocio dei raggi è in terza.

 

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Sul corpo del mozzo è inciso il marchio del produttore.

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Malgrado la presenza di ingaggi per chiavi per i mozzi, la tecnologia è a cuscinetti sigillati; i finti coni sono da intendersi come fermo per i cuscinetti e per regolare la pressione su di essi.

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Qui in basso un dettaglio della foratura della flangia.

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Analoga foratura è presente anche al posteriore, ma solo sul lato sinistro perché a destra, a causa della presenza del corpetto in acciaio, non c’è spazio sufficiente e l’intera struttura ne sarebbe risultata indebolita. Incrocio in terza anche qui.

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Mozzo posteriore anch’esso inciso col marchio del produttore.

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La ruota scelta è la versione con corpetto compatibile Campagnolo 8, 9 e 10v.

Molto brillante la finitura dei cerchi…

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…con il minimale logo arancione Velo Orange a dare uno spruzzo di colore.

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In dettaglio l’occhiellatura.

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Corredati alle ruote arrivano due sacchetti in panno scuro chiusi da un cordoncino.

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All’interno gli sganci rapidi, anch’essi con finitura lucida e con fresatura sulla leva.

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E’ presente anche una discreta serigrafia con il logo dell’azienda.

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L’aspetto più interessante di questo mozzo posteriore, dotato di tecnologia a cuscinetti sigillati, è il fatto che può essere completamente smontato senza l’ausilio di alcun attrezzo.

La procedura è semplicissima, vediamo quale.

Per prima cosa lavoriamo sul lato sinistro, rimuovendo il “cappuccio” che protegge il cuscinetto e fa da distanziale.

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Eccolo sfilato.

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Giriamo la ruota e lavoriamo sul lato destro, sfilando l’altro “cappuccio”, anch’esso inserito a pressione.

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A questo punto possiamo decidere o di sfilare tutto l’insieme corpetto/asse; oppure, come ho fatto io in questa sequenza fotografica, mantenere l’asse fermo dal lato sinistro con una mano e con l’altra togliere via il corpetto.

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Adesso che non resta che sfilare via pure l’asse.

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Ed ecco i componenti rimossi…

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… e la sede dentellata per l’ingaggio dei cani.

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Cani (è questo il nome dei dentini di apertura e chiusura presenti sul corpetto) che non possono fuggire via perché tenuti al guinzaglio (su, passatemela questa…) da una molla esterna che ne comanda il movimento bloccandoli al contempo in sede, secondo un sistema molto usato soprattutto su mozzi Shimano. Per la periodica lubrificazione sconsiglio l’uso di grasso; meglio olio minerale o al teflon.

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Oltre ai due cuscinetti sigillati all’interno del mozzo ne abbiamo un terzo nel corpetto, trattenuto in sede da un anello seeger.

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Due i vantaggi pratici di questa soluzione. Il primo è la rapidità di intervento, ho impiegato meno di 20 secondi a smontare tutto e se li confronto ai tempi infiniti di un corpetto Campagnolo 8v non c’è storia.

Il secondo è poter usare le stesse ruote su due bici con trasmissione di marca differente. Come?

E’ semplice, basta procurarsi un altro corpetto. Installiamo il pacco pignoni specifico su ogni corpetto, uno Campagnolo e l’altro Shimano.

Ricordo che il pacco pignoni resta sempre solidale al corpetto perché assicurato dalla sua ghiera di chiusura.

A questo punto basterà sfilare il corpetto con il pacco pignoni Campagnolo e inserire quello Shimano o viceversa e in cinque minuti scarsi tra rimozione, sostituzione corpetto e rimontaggio potremmo adoperare la stessa ruota su qualunque nostra bici.

Comodo, che dite?

Chiudo con il peso, rilevato alla mia bilancia per ruota completa ma priva di sgancio rapido e nastro paranippli: 1030 grammi all’anteriore e 1130 grammi al posteriore.

Non un peso da ruote sportive ma ruote sportive non sono e in linea con analoghi prodotti sul mercato.

Una ulteriore carrellata di immagini, dove è possibile apprezzare il grado di finitura, la campanatura posteriore, i piccoli adesivi che recano i dati di chi ha provveduto ad assemblaggio e controllo delle ruote e il profilo interno del cerchio.

 

COMMENTS

  • <cite class="fn">parkerken</cite>

    Ciao Fabio, grazie per questa ulteriore interessante presentazione; visto che siamo in tema di prodotti Velo Orange, mi chiedevo se potessi darmi qualche info sulla loro Grand Cru Rando Handlebar: la conosci ? È davvero sensibilmente più comoda di una piega tradizionale o anatomica!? Come si compara la misura con quella di una piega tradizionale?

    • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

      Oibò, queste ruote sono talmente belle (dal vivo rendono molto meglio che in foto) che non mostrarle sarebbe stato un peccato. Se potrò permettermi la spesa è probabile finiranno anche sotto Elessar.
      Piega; penso intendi la Chris’s Rando.
      Beh, qui entriamo molto nel campo delle preferenza personali. Considerando che non è una piega sportiva la moderata inclinazione verso l’esterno è comoda, anche guidando in presa sui comandi. E non infastidisce usando comandi corsa integrati con leve molto sporgenti (come le Sram o le ultime versioni Shimano) come invece altre dalla apertura più accentuata, tipo le Salsa per capirci.
      Ne ho montata una sola, la bici era grande (una 60) improponibile per me anche solo provare a mettermi in sella (uso 53) e quindi l’unica cosa che ho potuto toccare con mano è stata appunto la presa ai comandi.
      Però non mi sono piaciuti il reach così elevato (il drop è alto ma perde senso, non si guida mai o quasi mai in presa finale su bici sulle quali montare questa piega; parte finale molto allungata, perfetta per comandi bar-end) e il profilo alare della parte alta.
      Complice la curvatura i polsi assumevano una posizione innaturale in presa alta. Mi sentivo troppa pressione sull’esterno dei palmi.
      Sarebbe da vedere in sella pedalando per qualche ora, questa l’impressione avuta durante il montaggio e qualche prova statica di impugnatura, però non mi ha trasmesso alla fine questa grande idea di comodità.
      Da montare sempre con attacco più corto di 1cm rispetto a quanto sarebbe giusto, altrimenti i comandi sono troppo lontani.

      Fabio

      • <cite class="fn">parkerken</cite>

        Grazie davvero Fabio! Sto montando una touring vintage (comandi a frizione telaio o pipa, non ho ancora deciso) e sono davvero indeciso su che piega usare.
        Gaetano

        • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

          Touring stile vintage, ossia telaio moderno ma con soluzioni da te scelte vecchio stile oppure proprio un telaio d’antàn?
          Nel secondo caso ci sono alcuni parametri da tener presente come ben sai, a iniziare dalla battuta del carro che preclude l’uso di moderne ruote a meno che non si decida di intervenire con gli appositi strumenti, dando per scontato sia acciaio.
          Mandami qualche foto all’indirizzo mail del blog, se serve un “consulto”.

          Fabio

  • <cite class="fn">Stefanino</cite>

    ciao, complimenti per il Blog, scoperto da poco e letto con entusiasmo! Pensavo di montarmi una bici da “città” usando un telaio tipo il Surly CrossCheck da te recensito. IN tema di ruote e soprattutto di sganci rapidi: volendo lasciare incustodita la bici (shopping in centro), il mio pensiero va a sella e ruote. La sella ok, il collarino a brugola è più difficile da asportare (e magari aggiungo un elegante gilo d’acciaio a collegare carro posteriore con telaio sella), ma per le ruote? E’ fattibile e come, secondo te, sostituire il perno con uno filettato per usare dadi di bloccaggio? Grazie e complimenti ancora!

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Stefanino, invece di filo d’acciaio e perno pieni, puoi ricorrere ai kit già in vendita che usano una sorta di chiave “proprietaria” e fungono appunto da antifurto.
      I migliori non sono molto a buon mercato, ma considerando quanto costano i componenti, valgono la spesa.
      Non rendono ruote e sella impossibili da rubare: come tutti gli antifurto lo scopo è dare filo da torcere e far perdere tempo ai ladri, aumentando per loro il rischio di essere scoperti.
      Una ricerca in rete usando come chiave “quick release anti theft” ti fornirà tutti i risultati, poi a te la scelta.
      Non consiglio un modello piuttosto che un altro per non regalare pubblicità, ma diffida di quelli da pochi spiccioli, ovviamente…

      Fabio

  • <cite class="fn">adriano</cite>

    Fabio,
    noto, anche per ruote non proprio sportivissime, un limite di peso ciclista+bici che di fatto mi “taglia fuori” da alcuni acquisti (sono 90kg svestito) e contemporaneamente mi orienta verso ruote che, credo, siano una minoranza. Questo aspetto(peso totale),per la sicurezza e la durabilità, è così critico oppure la tollerenza è ampiamente in zona sicurezza? Con l’età poi si tende ad ingrassare… 🙂

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Adriano, questa del limite di peso è questione su cui aleggiano non poche leggende.

      Bisogna operare due distinzioni: la prima è tra ruote sportive (soprattutto le ultraleggere) e la seconda è se il dato dichiarato è per ruota singola.
      E non dobbiamo dimenticare, soprattutto per prodotti che vengono da Paesi con una tutela del consumatore al limite della paranoia e conseguenti risarcimenti milionari, che le indicazioni fornite dai produttori sono un eccesso di prudenza. E’ facile leggere frasi del tipo “Non stirare il capo mentre lo si indossa” riferito a un ferro da stiro oppure “Non mangiare le parti di carena” riferito a una moto.

      In linea di massima per ruote turistiche il dato è sempre riferito alla singola ruota, per le sportive a tutte e due. ma questo in linea di massima, poi bisognerebbe vedere a te che ruote interessano e leggere la documentazione.
      E poi 90kg non sono un peso spropositato; è ovvio che su ruote molto sportive il limite è più basso, ma bisogna anche considerare che sono ruote da gara, i ciclisti in questo caso sono leggerini.

      Se vuoi mandami una mail e vediamo di che ruote parliamo, giusto per proseguire con la mia politica di evitare gratuita pubblicità…

      Fabio

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