Pirelli PZero Velo TT

Tempo di lettura: 8 minuti

Terzo test in programma per la gamma Pirelli PZero Velo; è il turno della versione TT, sicuramente una delle più leggere coperture per camera d’aria sul mercato. Una slick che rinuncia persino alla protezione antiforatura in fibre aramidiche per contenere al massimo il peso: ho rilevato appena 160 grammi, ancora una volta i fatidici 5 grammi in meno di quanto dichiarato dalla casa.

Copertoncino estremamente specialistico, con destinazione d’uso specifica e che richiede le giuste condizioni ambientali per esprimersi al massimo. Non è la gomma che monti su e ti tieni tutto l’anno, quindi non pensate subito “ok, la voglio”.

E’ una gomma da tempo e non mi riferisco solo a quello atmosferico: è proprio una gomma da cronometro. Resistenza al rotolamento e all’aria bassissimi e leggerezza record la pongono ai vertici di categoria a patto la si sfrutti nel suo habitat.

Per questo state leggendo il loro test solo adesso, malgrado io abbia ricevuto l’intera gamma Pirelli PZero Velo a febbraio. Dovevo aspettare il caldo: una uscita ai primi di marzo con temperatura esterna intorno ai 10 gradi e cielo coperto, quindi asfalto freddino, e ogni frenata più decisa si trasformava in bloccaggio delle ruote; così come tentare curve a palla era piuttosto rischioso.

Salite le temperature è stata tutta una altra musica: comunicativa ai massimi livelli, grip perfetto, scorrevolezza commovente e una leggerezza che nelle salite più dure ha fatto la differenza. Ho rischiato anche la pedalata sotto la pioggia profittando di un pomeriggio caldo infastidito dall’improvviso temporale che di questi tempi arriva e passa via senza preavviso.

Rischiato sia perché è comunque una slick e sia perché queste sono piogge cariche di sabbia (dopo le auto parcheggiate sembrano aver affrontato un deserto) e anche se al momento non la vediamo lei è lì e rende il lastricato ancor più viscido.

Delle tre versioni previste da Pirelli è stata la più semplice da decifrare; più un componente è estremo minore l’ambito di utilizzo e quindi le prove da fare. Però è stato il più faticoso per le gambe, perché è gomma che ti invoglia a spingere. Bisogna pedalarci per comprenderlo, non è facile spiegarlo.

Però quando sei lì in piano a tirare un rapporto duro, tutto proteso in avanti per offrire la minima resistenza all’aria e senti le gomme scivolare, planare anzi, sull’asfalto, tiri giù un altro pignone e ci dai dentro.

Lo stesso in salita, quando la leggerezza ti fa credere di aver lasciato le ruote a casa e tu anche qui tiri giù un altro pignone, ti alzi sui pedali e trasformi l’uscita in una cronoscalata.

Bello, entusiasmante, coinvolgente: faticoso, perché poi alla fine la gamba quella è e non c’è copertoncino o altro artifizio che possa camuffare il mio pessimo stato di forma.

Ma quando sei un appassionato, quando la tua bici sportiva l’hai ottimizzata per un solo scopo ed è affrontare le salite a tutta, non riesci a non farti rapire da questa versione TT.

Un copertoncino specialistico che ha richiesto prove, bici e ruote conseguenti. La bici è stata la mia solita Rose X-Lite Team, sportiva estrema che fa di leggerezza e reattività i suoi punti forti. Le ruote sono state due coppie: le Spada Oxygeno, leggerissime e perfette in salita; a cui ho affiancato le Spada Breva versione 2108, ottime in salita ma soprattutto perfette per tenere alto il ritmo in piano quando con le più leggere sorelle di marca devi invece rilanciare spesso e, soprattutto in modello year 2018, capaci di garantire una incredibile solidità all’avantreno in discesa.

Per meglio riuscire a ricreare le giuste condizioni ho trasformato la bici in una valida crono, ricorrendo al kit messo a punto da Redshift Sport e che rimase qui dopo la sua recensione. Mi spiace solo che in queste uscite in assetto crono non è stato possibile farmi accompagnare per le foto: a specchiarmi nelle auto che superavo (eh si… 😀 ) mi vedevo molto scenografico…

Si lo so, sono diventato vanesio anche se non ho argomenti a sostegno; vabbè, chiamatela crisi della terza età.

Ok, vi ho tediato abbastanza con le mie chiacchiere iniziali, diamo fuoco alle polveri e partiamo col test.

Solito paragrafo per mostrare come è fatta questa gomma e spendere qualche parola sulla sua tecnologia.

Andiamo.

COMMENTS

  • <cite class="fn">Samuele Gaggioli</cite>

    Bellissima recensione (scusami per quel che sai), completa e chiara come al solito.
    Una domanda: avendo i cerchi con canale interno da 17mm non saresti fuori specifiche montando dei copertoncini da 23mm secondo le tabelle standard? Se non erro i 17mm vengono “dati” per un uso con copertoni da 25 a 50mm.
    Poi presumo che ogni costruttore faccia i suoi test per indicare le coperture adatte alla ruota…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Samuele, nulla di cui scusarti; il tuo rilievo era sensato e infatti come puoi vedere l’ho seguito 😀

      Da qualche parte credo di averne parlato nel blog o forse no, non sempre sono ordinato come vorrei. Comunque si, tabelle alla mano è così.
      Di fatto sono anni che io e tanti usiamo le 23 su cerchi da 17. L’unica accortezza che uso è sfruttare camere 23/25, un pelo più grandi delle 21/23 solite.
      Secondo me non serve a niente, ma aiuta psicologicamente…
      In ogni caso in tanti anni mai stallonato: e ora non me la tirate, mi raccomando 😛

      Fabio

  • <cite class="fn">Adriano</cite>

    Sono abbastanza tardo e quindi, solo dopo questo articolo, immagino che le coperture vengano decise la mattina della partenza di una tappa del Giro (o di qualsiasi altra competizione importante) in base al clima, strade, temperature et cetera…come altri dettagli vari, e ogni squadra magari in modo diverso, o diversamente per atleti, appunto, diversi….

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