Pedalare bene

Tempo di lettura: 3 minuti

Stamattina causa pioggia ho dovuto rinunciare a uscire in bici; visto che fermo non so stare, me ne sono andato in palestra. Una antica palestra, a un tiro di schioppo da casa mia. Anzi, la più antica di Napoli, fondata nel 1866. Tra il serio e il faceto rammento spesso al suo presidente come anche gli attrezzi  siano appena più giovani dell’Italia unita… E’ una palestra in cui mi trovo bene, la frequentavo sporadicamente da studente, visto che è a due passi dal vecchio polo universitario, fulcro del mio mondo all’epoca. Ci iscrissi mia figlia qualche anno fa, ché si era stufata di fare il pesciolino in vasca (giustamente secondo me, ma la madre aveva deciso per il nuoto…), lasciando lei a scegliere la disciplina. A me basta faccia sport, non importa quale. Scelse ginnastica artistica e, a furia di passare le ore ad aspettare i suoi lunghi allenamenti, visto che era entrata a far parte della squadra agonistica malgrado non fossi del tutto propenso, un paio di anni fa decisi di ritornare in palestra pure io. Almeno mettevo a frutto le ore di attesa. Adesso la signorina è cresciuta e in palestra ci va da sola; e quindi pure io. La palestra mi piace per la storia che ti avvolge tra le sue mura, per gli anni orgogliosamente mostrati senza ricorrere al belletto di corsi sportivi alla moda. Mi piace più di tutto perché si respira la disciplina dello sport, quella fatta di lavoro, sudore e tenacia. E sacrificio, termine desueto oppure citato a sproposito o, peggio, invocato solo per imporlo agli altri. Guardo mia figlia cadere dalla trave e risalirci subito, determinata. Ecco, è questa forza di carattere che mi rende orgoglioso di lei. Più di una volta le ho chiesto se volesse smettere di gareggiare, ma lei niente, le piace. A me un poco meno, ho vissuto l’agonismo e so che non è sempre bello come si crede. Però sono riuscito a trasmetterle che non è il risultato in gara che conta: ma impegnarsi. Sembrerò cattivo, eppure dopo una ottima serie di podii, alla prima gara senza alcuna medaglia sono stato più contento di tutti gli ori che ha portato a casa. Perché ha imparato un lezione importante, ha imparato che i risultati non arrivano senza impegno. E a volte non arrivano malgrado questo. Nello sport come nella vita. Perché l’impegno nello sport è quello che ti insegna a non demordere mai, anche fuori dal tappeto di gara. Anche quando non sei sui pedali. Si lo so, ancora non avete capito il nesso col titolo e dove voglio andare a parare. Sto divagando, ma fa nulla. Ho voglia di chiacchierare; e poi oggi è giorno di festa, si può perdere un poco di tempo. Dicevo, stamattina visto che di pedalare non era cosa, ho optato per un paio d’ore in palestra. Mentre ero a fare il criceto sulla ruota, ossia correre sul tapis, riflettevo. Non solo con la testa, mi riflettevo pure io nello specchio mentre correvo e constatavo che corro una vera schifezza. La postura è pessima, le braccia vanno per conto loro, ogni tanto punto in avanti con la testa o incurvo le spalle, insomma, non ottimizzo i movimenti. Spreco energia perché non so correre. Come quelli che sprecano energia perché stanno male in sella o non sanno pedalare o che rapporto usare. Mentre ci riflettevo, sempre sia con la testa che con lo specchio, mi è venuta l’illuminazione: ma perché ancora non ho parlato sul blog di quanto sono importanti la postura e la tecnica in bicicletta? Insomma, rispondo a decine di mail che mi chiedono consigli di posizionamento o di rapporti, in vent’anni avrò messo qualche centinaio di ciclisti in sella, possibile che non mi è mai venuto in mente di parlarne? Si, possibile, è successo. Ma si può rimediare. Infatti il titolo dell’articolo che state leggendo sarà il nome di una nuova sezione che tratterà proprio lo stare bene in bicicletta. Perché in bici non si pedala solo con le gambe; perché in bici non esiste una unica posizione in sella; perché in bici non si pedala in un solo modo. Tutto varia a seconda dello stato di forma, dello stile di pedalata, del tipo di allenamento, dell’età, di eventuali patologie e così via. Troppo spesso devo rimediare a posizionamenti virtuali, fatti cioè da biomeccanici improvvisati che inseriscono i dati in un foglio di calcolo e danno i numeri, in tutti i sensi. Ci vuole l’occhio umano, non il computer. Per lo stesso motivo non aspettatevi tabelle, numeri e quant’altro. Posso assicurarvi che due ciclisti alti uguale non avranno la stessa posizione in sella; a volte nemmeno lo stesso telaio. Vedremo allora come prendere le proprie misure e calcolare la giusta (teorica) taglia del telaio, lunghezza dell’attacco e altezza sella; proveremo a capire la migliore posizione del corpo, quella preferibile per imprimere la spinta sui pedali o per fare tanti chilometri, come stare in sella, ma anche come sfruttare i rapporti, capire quali sono quelli giusti per ognuno, l’importanza della cadenza, i trucchi per salvare la gamba, come leggere le geometrie e le quote di un telaio ecc. Tutto quello che serve, appunto, per pedalare bene. Nessuno meglio di noi stessi ci sa mettere in sella e poi farci pedalare bene. Basta seguire alcune regole, conoscere qualche rudimento di anatomia, un poco di tecnica della bicicletta e saper interpretare i messaggi che ci invia il nostro corpo. Non pensate che siano argomenti solo per fanatici della piega da corsa. Pedalare è uno sport: che lo si faccia per andare a fare la spesa, per scalare il Mortirolo o per percorrere la Via della Seta, bisogna pedalare bene per godersi in pieno la bici. Per correre a piedi non basta calzare un paio di scarpette e partire, altrimenti il risultato sarà lo sgorbio che mi rimandava stamattina lo specchio; anche in bici non basta saltare in sella e far frullare le gambe se la bici ce la vogliamo gustare per davvero. La rubrica “L’officina in casa” mi sta insegnando che se il lavoro voglio farlo bene devo pianificare con attenzione e dedicargli il giusto tempo. Quindi non so dirvi adesso quando la nuova sezione partirà. So che la farò, l’ho deciso. Il progetto è ben più ambizioso de “L’officina in casa” perché il posizionamento (in senso ampio) è un terreno minato da pregiudizi sotto un cielo di incertezze e false credenze. Non posso garantire che qualcuna non abbia infettato pure me senza che me ne sia reso conto. Certo, qualche ciclista sarebbe tornato lamentando dolori vari e non è mai successo. A parte dopo la prima uscita, quella che serve proprio a questo, a far emergere i problemi, ovvio. Bene, ho divagato, ma ci tenevo a farvi sapere cosa troverete in futuro. ……………………………………………………………………………………………………………………………… Quello che avete appena letto è un articolo, seppure rimaneggiato, che pubblicai oltre dodici mesi fa sul vecchio blog. Come scrissi lì, pochi giorni dopo questo proclama di buone intenzioni mi arrivò la proposta di Mondadori, che fagocitò tutto il mio tempo per i mesi che seguirono. Adesso, sia pure con i limiti dovuti al fatto che parecchi argomenti li ho inseriti proprio nel libro pubblicato e quindi non ripetibili qui se non per sommi capi (ricordo sempre che il libro è di chi lo edita, che ne detiene i diritti; non di chi lo scrive) e con il nuovo blog ormai partito, potrò dedicarmici. Con quale cadenza non lo so, l’impegno è gravoso. Ma lo manterrò, di questo potete essere certi.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">Daniele</cite>

    Ciao Fabio,
    sono in procinto di cambiare bici (ammesso che riesca a vendere l’attuale) e questa sezione capita a “cecio”.
    Aspetto con ansia quindi “tue indicazioni” in proposito, per poter essere consapevole di quello che scegliero’ (la bici “perfetta” per me !).
    Al momento mi intriga la Canyon Endurance CF …

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Daniele, questa sezione sarebbe dovuta esistere già da tempo ma non è mai troppo tardi per rimediare.
      Alcune cose le riprenderò da quanto già pubblicato nel libro “La bici perfetta”; le notizie quelle sono, non posso inventarne di nuove per evitare un conflitto con i i diritti di pubblicazione.
      Altre no, saranno argomenti nuovi perché nel libro ho voluto tenere meno specialistico in alcuni settori.

      Oltre Canyon guarda sempre in terra crucca, non mancano buone bici… 🙂

      Fabio

  • <cite class="fn">Raffaele Puglia</cite>

    era proprio cio che pensavo ieri farmi una foto in bici e scoprire da li cosa cambiare tra postura e elementi … ho scoperto con piacere che la piega non è cosi ostica come credevo il mio primo approccio con una con piega era da corsa e l’unica posizione per toccare i comandi era mettermi al limite .. non c’erano doppi comandi e come quando salii su una 600cbr capii che i miei limiti sulla velocità erano pari ..per cui leggendo le tue nozioni sulla piega mi ha fatto capire quando invece e vasto il suo uso .. avendo i comandi al posto giusto…

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Raffaele, vedo dal pannello di amministrazione (che mi fornisce l’ora in cui hai pubblicato i commenti) che hai fatto le ore piccole sul blog 🙂
      Una foto serve a poco, giusto una indicazione di massima e sempre a patto che chi la guarda sappia interpretarla; perché in assetto statico la postura è differente da quella della pedalata.
      Leggo dai tuoi altri interventi che anche tu vivi all’ombra del Vesuvio (e credo di capire chi sia il negozio a cui fai riferimento a Pozzuoli) quindi puoi sempre contattarmi in privato e vediamo se ci sono problemi da risolvere per il tuo assetto.

      Fabio

  • <cite class="fn">Raffaele Puglia</cite>

    ora sono a cagliari e sto rimettendo a nuovo una bici che mi hanno regalato … ti ho gia mandato un email come oggetto , complimenti –

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