Le forze che agiscono sulle ruote e tipi di raggiatura

Tempo di lettura: 6 minuti

Siamo quasi al momento di imbastire una ruota; montare cioè tutti i raggi.

Ho ripetuto fino alla noia: è operazione più difficile descrivere che eseguire. E ho ripetuto spesso che nell’assemblaggio di una ruota il divario tra la relativa semplicità e la necessaria esperienza, che si acquisisce solo con l’esercizio, è più marcato che in qualunque altra operazione compiamo su una bici.

Prima di prendere gli attrezzi devo però affrontare qualche argomento teorico, apportando modifiche all’ impostazione solita degli articoli. E con tanti “devo”.

Devo abbandonare il tono colloquiale a cui tengo molto per adottare uno stile didattico, manualistico, che non mi piace; ma è male necessario.

Devo ricorrere alla distinzione in paragrafi, altrimenti si capisce nulla.

Devo introdurre alcuni concetti e spiegare il significato della terminologia che sarà adottata all’atto pratico.

Devo non divagare: sarà dura.

Devo dividere l’imbastitura della ruota in un due capitoli, uno teorico, questo, e l’altro pratico, il prossimo.

Devo ricorrere a disegni non miei ma estratti dalla “bibbia” dell’assemblatore di ruote: “The art of wheel building”. Li ho però tradotti e rimaneggiati per renderli più chiari.

Io vi consiglio non saltare la lettura di questa parte teorica che, seppur noiosa, è importante.

E’ come regolare un cambio: una volta compreso qual’è il meccanismo di funzionamento, metterlo a punto sarà semplice.

Posizionare i raggi in modo corretto avendo chiara quale funzione svolgono e quali forze agiscono su di essi renderà naturale la loro collocazione, sarà più facile capire perché li si orienta in un senso piuttosto che un altro o li si incrocia e quanto volte con gli altri.

Vi dico la verità: mai come questa volta non ho alcun interesse a leggere ringraziamenti o complimenti vari, che fanno sempre piacere, ovvio. Quello che mi preme e mi farebbe felice ottenere è che chiunque leggerà questi articoli, e ha sempre avuto timore di cimentarsi nell’assemblaggio di una ruota, venga colto dal sacro fuoco della meccanica e si lanci nell’operazione.

Ecco, se riesco a trasmettere come assemblare una ruota anche a uno solo, tutto questo mio sforzo avrà un senso.

Mi concedo una sola divagazione iniziale, poi prometto sarò didattico.

Saper scrivere non è solo talento; parafrasando uno scrittore autentico, non un semplice artigiano della parola come me, un poco di talento ci vuole: da solo non basta. Ci vogliono disciplina, costante applicazione, studio. Ogni singolo successo è costruito su fondamenta di segreti (e necessari) fallimenti.

Quando ho creato il blog non mi sono curato molto di tanti  aspetti, non ho applicato quel metodo necessario che invece usavo quando scrivevo articoli per la carta stampata. Un poco perché, come ho detto in precedenti articoli, non sapevo se l’avventura sarebbe proseguita. Un poco perché a scrivere per i giornali mi pagavano e bene, quindi fermare il mio lavoro per dedicarmi solo a una inchiesta per più giorni potevo permettermelo, senza trovarmi in difficoltà a fine mese.

Da qualche tempo ho alzato il tiro e credo ve ne siate accorti.

Ho alcune scatole dove conservo appunti vari, l’etichetta recita “Spunti per futuri articoli”. All’interno sono riposti anche i taccuini che portavo sempre con me, dove appuntare idee, frasi a effetto, costruzioni retoriche nel timore mi sfuggissero prima di poterle trasferire in un articolo. Ho recuperato uno di questi taccuini e non è stato indolore. Credevo di aver superato l’abbandono di un mondo che amo, sfogliare quelle pagine piene di notazioni comprensibili solo a me ha riportato alla memoria gli sforzi, le nottate in bianco, lo scambio serrato di idee, la puntigliosità dell’entomologo nel sezionare un periodo per scoprire ogni difetto, l’orgoglio alla fine di aver fatto un buon lavoro.

Ne ho trovato uno nuovo e l’ho preso, un gesto simbolico a significare che con quel mondo ho chiuso, dedicandolo solo a questo blog.

E’ il mio modo di ribadire un impegno che ho con voi che leggete. Non sono il più bravo, preciso e completo: ma non vi trascuro.

Fine della divagazione, cominciamo.

Solo un consiglio; non posso agire sul formato delle immagine pubblicate, le miniature che vedete sono ridimensionate direttamente dalla piattaforma. Se però ci cliccate sopra si apriranno a tutto schermo, rendendone facile la consultazione.

Cos’è la raggiatura.

Con raggiatura o imbastitura di una ruota si intende il montaggio di tutti i raggi su mozzo e cerchio; solo questo, perché centratura e campanatura sono operazioni successive.

I raggi non hanno il solo scopo di rendere mozzo e cerchio solidali, ma svolgono la fondamentale funzione di trasferire la potenza a terra e smorzare quello che da terra ci arriva, a causa di dossi, imperfezioni e buche.

L’ aspetto più importante della raggiatura è che le forze interessate lavorano tutte in senso opposto.

L’esempio classico è il tiro alla fune. Se i contendenti esercitano pari forza ma in senso contrario, la fune non si sposta. Con i raggi è lo stesso, bisogna montarli e regolarli in modo che esercitino forze in direzioni opposte senza che una prevalga sull’altra. I raggi devono sempre lavorare in armonia.

Numero dei raggi.

Il numero dei raggi è variabile e dipende dall’uso cui è destinata la ruota. Il principio di massima è che minore è il loro numero, più rigida (e leggera) sarà la ruota. Sembra un controsenso, perché in realtà un minor numero di raggi dovrebbe garantire (e la garantisce, in effetti) maggiore elasticità. Nella pratica è però il contrario, perché una minima raggiatura è adottata su cerchi da corsa ad alto profilo o da fuoristrada molto rigidi. Questo significa che se vi imbattete in una ruota a 18 raggi ad alto profilo, vi trovate al cospetto di una ruota che nel suo insieme è decisamente più rigida di una basso profilo da turismo a 36 raggi.

La rigidità del cerchio compensa l’elasticità della raggiatura, il tutto per inseguire un unico risultato che è il contenimento del peso. Meno raggi ci sono, più la ruota è leggera. E offre anche meno resistenza all’aria.

Parametri importantissimi per il ciclismo agonistico, meno per quello amatoriale, dove è preferibile sacrificare qualche grammo in favore di comodità e longevità della ruota.

Le forze che agiscono sui raggi.

Ho scritto sopra che i raggi sono sottoposti a forze contrarie. Sono forze comandate per trazione, con il tensionamento ottenuto avvitando i nippli e le indichiamo col termine tensione statica.

Non sono però le uniche forze in gioco.

Accanto a quella statica abbiamo infatti la tensione dinamica che, facilmente intuibile, entra in gioco con la ruota in movimento, sotto la spinta esercitata dalla pedalata e dal peso del ciclista.

La tensione dinamica lavora in sincrono con la compressione. L’insieme delle due forze è definito tensione radiale.

Semplificando: ruota in movimento, i raggi che in quel momento sono perpendicolari o quasi al terreno sono soggetti alla compressione dovuta al carico della forza esercitata dall’insieme ciclista/pedalata. Maggiori sono il peso del ciclista e la forza del rapporto usato (e quindi la spinta sui pedali) maggiore sarà la compressione. Nello stesso tempo i raggi speculari a quelli “a contatto” col suolo saranno sottoposti al (pari o quasi) tensionamento dinamico. Questa combinazione di forze fa si che la ruota non sia mai perfettamente tonda. Come estremizzato graficamente nel disegno in basso.

 

0440 Tensione radiale 01

Una ruota giustamente tensionata non farà avvertire assolutamente l’effetto di schiacciamento al ciclista. Senza dimenticare che tra cerchio e strada c’è il copertoncino.

Inoltre il carico maggiore non è, come si potrebbe pensare, quello dei raggi in compressione bensì quello dei raggi in tensione.

Nella immagine in basso possiamo apprezzare i raggi che “lavorano” durante la pedalata, quelli che sono sottoposti a sforzo parziale e quelli che “riposano”. Se la tensionatura è sbagliata, a ogni rotazione i raggi mal tensionati potranno essere soggetti allo svitamento del nipplo.

 

0441 Tensione radiale 02

Ma il lavoro di questi poveri raggi non è finito.

C’è il carico laterale, quello determinato a bici inclinata, con i raggi di sinistra sottoposti a stress maggiore se la bici è angolata da quel lato e viceversa.

C’è la compressione dovuta alla frenata.

C’è la torsione, dovuta anch’essa alla frenata, maggiore se il freno è a disco e quindi lavora al centro e non nella periferia della ruota. Torsione laterale sempre presente alla ruota posteriore, lato trasmissione, impressa dalla pedalata.

Pensate a un ciclista potente che pedala in salita con un rapporto duro, in piedi sui pedali ondeggiando la bici a destra e sinistra. Ne ammiriamo lo sforzo atletico; dovremmo ammirare pure i raggi, che in quel momento sono sottoposti a un insieme di forze di trazione, compressione, schiacciamento e torsione che ce li fanno guardare con affetto.

Nella immagine in basso la rappresentazione grafica delle forze applicate sulla ruota durante la pedalata:

a) Forza radiale.

b) Forza laterale.

c) Forza torsionale.

 

0442 Le forze che agiscono sulla ruota

Anche qui se la ruota è giustamente tensionata, se cioè l’assemblatore è stato bravo a non portare la tensione oltre il punto di rottura (definito punto di snervamento) con l’ingresso in campo delle forze di cui parliamo, e non ha ceduto a una eccessiva morbidezza per privilegiare la comodità, la ruota girerà bene e il ciclista dovrà solo preoccuparsi di pedalare.

Una ruota assemblata alla corretta tensionatura non sarà soggetta a frequenti allentamenti dei raggi, perché nessun raggio entrerà in trazione (o compressione) eccessiva determinando un diminuzione della tensione sul raggio opposto, che è la principale causa dell’allentamento dei nippli.

La tensionatura.

Tutto quello appena scritto ci porta naturalmente alla tensionatura della ruota.

Esistono strumenti appositi che la misurano, usando come parametro i kg esercitati in trazione statica: i tensiometri.

Il funzionamento è semplice. L’attrezzo blocca il raggio tra due riferimenti fissi alle estremità ed applica pressione al centro. La forza necessaria a flettere il raggio per una profondità definita ci rimanda i kg di pressione esercitata.

 

0443 Funzione tensiometro

Purtroppo è un attrezzo che non possiedo ma che acquisterò. Aggiunta successiva: me lo sono regalato 🙂

Qui, estratta dal sito ufficiale, una immagine del tensiometro Park Tool.

 

0444 Tensiometro Park Tool

Grazie alla rete è facile reperire le tabelle di tensionamento, dove i costruttori indicano per quelle ruote o raggi qual’è il valore di tensione ottimale, anche in base al peso del ciclista. Le ruote moderne, soprattutto quelle da corsa, hanno raggiunto pesi, anzi, alleggerimenti tali che la valutazione della tensione non può essere empirica: l’attrezzo ci vuole.

La tensionatura inoltre deve essere anche parametrata alla resilienza del cerchio; la sua capacità di resistere alle forze esercitate. Ho scritto più di una volta che la ruota è armonia. Riuscire a combinare tutte queste forze per farle lavorare insieme senza che una annulli l’altra non può avere altra definizione.

La tensionatura posteriore.

Come si può vedere nell’immagine in basso, i raggi seguono un angolo diverso per ruota anteriore e posteriore, perché il centro del mozzo, l’off-set affrontato nel precedente capitolo, è differente sulle due ruote.

 

0445 Tensionatura 010446 Tensionatura 02

Questo influenza la tensionatura, che è uguale sia a destra che a sinistra per la ruota anteriore classica, mentre è differente per la ruota posteriore e per l’anteriore se a disco, dove, ricordo, c’è un leggero sfasamento dell’off-set dovuto all’attacco del rotore.

Nella immagine in basso una indicazione della proporzione di tensionatura.

 

0447 Tensionatura 03

Tipi di raggiatura.

Esistono diversi schemi di raggiatura, ognuno con peculiarità che lo rendono adatto a un certo utilizzo.

Distinguiamo due modalità: raggiatura radiale e raggiatura tangenziale. Quest’ultima si divide in tante sottocategorie quanti sono gli incroci.

La raggiatura radiale è quella dove i raggi puntano dritti dal mozzo al cerchio, senza incontrarne altri, incrociarli diciamo, lungo il percorso.

 

0448 Raggiatura radiale

Si usa solo per la ruota anteriore, perché al posteriore, almeno lato cassetta un minimo di incrocio è necessario. Ci sono ruote posteriore che usano il doppio sistema, da un lato radiale e dall’altro incrociata.

E’ un sistema con pro e contra. La ruota pesa meno perché i raggi sono corti, è molto rigida e gradevole esteticamente, che male non fa. Però la rigidità si paga in termini di robustezza, perché l’assorbimento delle asperità è quasi nullo e il cerchio si può deformare più facilmente. Molto limitata, se non del tutto assente, la resistenza alle torsioni, motivo per cui non si usa al posteriore e con freni a disco.

I mozzi per raggiatura radiale sono solitamente mozzi specifici. Questo perché la forza superiore che è esercitata sulla flangia vuole un dimensionamento adeguato. Poi certo, in tanti montano radialmente anche mozzi non specificatamente predisposti, ma il pericolo di rottura è concreto.

La raggiatura tangenziale è quella classica, dove i raggi sono disposti in modo, appunto, tangenziale rispetto alla flangia e si incrociano tra loro.

 

0449 Raggiatura tangenziale

Il numero di raggi incrociati lungo il tragitto verso il cerchio determina il comportamento della ruota e codifica la denominazione del tipo di raggiatura tangenziale.

La definiamo incrociata in prima se incrocia un solo raggio, in seconda se sono due, in terza se sono tre, in quarta se sono quattro.

Più in dettaglio, in rosso il raggio campione e in blu i raggi incrociati lungo il cammino. Come potete vedere, l’ultimo raggio incrociato passa sempre sotto quello campione, che ho scelto in tutte le immagini con testa esterna alla flangia.

 

0450 Incrocio in prima0451 Incrocio in seconda0452 Incrocio in terza0453 Incrocio in quarta

La regola è che il raggio con testa esterna alla flangia incrocia l’ultimo raggio sempre sopra; con testa interna incrocia l’ultimo raggio sempre sotto.

Malgrado le mille verifiche, qualcosa sempre sfugge; una immagine è sbagliata, quella della raggiatura in seconda. Ho provato a correggerla, ma a volte la visualizzo bene, cioè col raggio rosso che passa sopra, a volte no, la visualizzo con il raggio blu che passa sopra.

Non so se è un problema della piattaforma o del mio pc o cosa. Purtroppo i miei margini di intervento sono limitati, posso solo caricare una immagine, poi fa tutto il programma del blog.

Comunque la posizione corretta è il raggio rosso sopra quello blu.

Nel caso della raggiatura in prima nessun errore, in prima non si sovrappongono i raggi.

Aggiungo una comunicazione di servizio; forse ho risolto il problema con l’immagine della raggiatura in seconda. Invece di tirare la linea rossa, ho colorato (e il risultato è un poco posticcio) il punto di incrocio. Sembra però funzionare, non mi compare più a volte blu a volte rosso. Se vi capita di visualizzare ancora la versione sbagliata (di questa, ma potrebbe succedere anche con altri immagini che ho rimaneggiato), vi sarei grato se mi avvisaste tramite l’indirizzo e-mail del blog elessarbicycle@gmail.com

Maggiore il numero di incroci, maggiore la lunghezza del raggio. Maggiore però anche la robustezza della ruota, la sua elasticità, intesa come capacità di assorbire gli urti e la resistenza alla torsione.

Ed è anche più semplice la centratura. Lo dico sfatando una leggenda metropolitana che vorrebbe le ruote con pochi raggi più facili da centrare. Non è vero, perché in una ruota a 18 raggi ogni raggio agisce su una porzione maggiore di cerchio, quindi ogni suo minimo tensionamento si ripercuote lungo una linea maggiore.

Con 36 raggi, invece, ogni raggio agisce su una porzione minima, che ti consente regolazioni di fino potendo contare sul maggior numero di tensioni da applicare.

Ci sono dei limiti tecnici al numero di incroci.

Una ruota a 36 raggi può essere incrociata fino in quarta; una a 32 raggi fino in terza, perché se provassimo a raggiarla in quarta i raggi si sovrapporrebbero tra loro o entrerebbero in conflitto col mozzo; per lo stesso motivo una ruota a 28 raggi non può essere incrociata in terza e la si incrocia in seconda; una ruota a 24 raggi può essere incrociata in seconda o in prima; infine, al di sotto, si incrocia solo in prima o si ricorre alla raggiatura radiale. Anche perché un basso numero di raggi è riservato solo alle ruote anteriori.

La scelta del numero di incroci è determinata anche dal diametro della flangia. Come regola generale possiamo dire che la giusta inclinazione del raggio si ottiene quando non è coperto l’occhiello inferiore e il raggio forma un angolo di 90° con la linea virtuale che passa per l’asse.

L’immagine pubblicata sotto chiarisce meglio della mia spiegazione.

0454 Angolo raggio asse

Cito per pura accademia la raggiatura Crow’s foot, applicabile solo con mozzi multipli di sei, quindi 24, 32 e 36. Due raggi incrociano tra loro e quello centrale montato radialmente.

0455 Incrocio ibrido crow's foot

Non ho mai usato né provato a costruire una ruota secondo questo schema. Se abbia mai avuto una sua utilità o sia stato solo un gioco, non lo so.

Raggiatura simmetrica e asimmetrica

I raggi posti sullo stesso lato della flangia sono innestati in modo alternato e in direzione opposta.

In parole semplici, modo alternato significa che un raggio ha la testa interna alla flangia, quello successivo esterna e così via lungo tutta la circonferenza. Direzione opposta significa che un raggio viaggia verso il cerchio in senso orario, quello successivo in senso antiorario, e così via pure qui lungo tutta la circonferenza.

La raggiatura simmetrica significa che tutti i raggi con testa interna alla flangia, sia a destra che a sinistra, viaggiano nello stesso verso. In quella asimmetrica tutti i raggi che viaggiano nello stesso verso sono installati sulla flangia da un lato con la testa interna e dall’altro con la testa esterna.

Nella immagine in basso potete vedere come nella raggiatura simmetrica i raggi (che abbiamo detto hanno stesso orientamento) siano ambedue con ingresso esterno alla flangia.

In quella asimmetrica un raggio è interno alla flangia, quello speculare è esterno.

 

0456 Incrocio simmetrico asimmetrico

La raggiatura simmetrica determina uguale comportamento della ruota durante l’applicazione della forza torsionale, sia a destra che a sinistra.

La raggiatura asimmetrica la si usa solo al posteriore, per meglio adattarsi a cerchi asimmetrici anch’essi, studiati per distribuire meglio le forze che arrivano dalla pedalata, ossia dal lato trasmissione.

In caso di raggiatura simmetrica i raggi con testa interna alla flangia viaggiano tutti in senso orario. Partendo dal lato destro della ruota il raggio avrà una compressione ottimale una volta in movimento e, come vedremo all’atto pratico, si rispetta la sequenza di montaggio.

Lo spessore dei raggi.

Una volta esistevano solo i raggi a sezione tonda, costante e in acciaio.

Il progresso ci ha portato i raggi a spessore differenziato, quelli piatti, quelli dritti, quelli in carbonio e i nippli al mozzo.

Lo standard più usato continua ad essere il raggio a sezione tonda di 2mm di spessore, in acciaio.

Poiché la zona centrale è quella meno soggetta a stress, diversamente dalla curvatura e dal punto di ingaggio col nipplo, per risparmiare qualche grammo alcuni produttori propongono raggi differenziati, ossia 2mm alle estremità e 1,8mm (anche 1,5mm) per quasi tutta la lunghezza. Il risparmio di peso, su una ruota a 32 raggi, è stato quantificato dai produttori in circa 30 grammi per ruota. Mai verificato di persona, comunque lo riporto.

Nell’immagine in basso alcuni tipi di raggio.

Partendo da sinistra, vediamo

a) Un raggio a sezione costante.

b) Un raggio double-butted, cioè a doppio spessore differenziato.

c) Un raggio triple-butted, cioè con tre sezioni di differente spessore.

d) Un raggio piatto.

0457 Tipi di raggio

L’occhiello per i raggi.

Può accadere che la testa del raggio abbia un leggero gioco sulla flangia oppure la diversità dei materiali, più tenero per il mozzo più duro per il raggio, determini col tempo l’anomala usura dell’occhiello.

Il sistema per ovviare a questo inconveniente è l’interposizione di una rondella apposita, in ottone, tra testa del raggio e flangia.

0458 Rondella per raggi

La legatura dei raggi.

E’ pratica oramai desueta, non si usa più nemmeno nelle grandi classiche del Nord e serve ad evitare l’allentamento dei raggi e dare maggiore solidità all’insieme.

Si lega l’incrocio con sottile cavo metallico che viene poi saldato con un cannello.

Lo schema di legatura nell’immagine in basso.

0459 Legatura raggi

Tipi di nipplo.

I nippli, oltre che per la lunghezza come abbiamo visto nel precedente capitolo, si dividono anche per il tipo di testa.

Che può essere tonda, con intaglio per giravite piatto, adatto a quasi tutti i profili di cerchio.

 

0460 Tipi di nipplo

Oppure esagonale, particolarmente indicata per i cerchi a sezione a V stretta

 

0461 Tipi di nipplo 02

Bene, fine della parte teorica. Non proprio una lettura piacevole, ma tutte queste nozioni si riveleranno preziose nei prossimi capitoli, quando, finalmente, inizieremo a montare questa benedetta ruota.

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COMMENTS

  • <cite class="fn">fabrizio ippolito</cite>

    Ciao Fabio,
    complimenti e grazie.
    Solo questo.
    Buon fine settimana.

    • <cite class="fn">fabiolora</cite>

      Beh Fabrizio, ho scritto che mai come stavolta non mi interessava leggere complimenti e ringraziamenti.
      Ho mentito spudoratamente 🙂
      Grazie, fa sempre piacere ricevere apprezzamenti per il proprio lavoro.

      Fabio

  • <cite class="fn">pietro</cite>

    Da quanto ho capito con l’incrocio in prima e in seconda il raggio campione passa sotto all’ultimo raggio incrociato mentre in terza e in quarta e il contrario? Oppure c’è una contraddizione?

    • <cite class="fn">fabiolora</cite>

      Ciao Pietro, grazie per il commento.
      C’è un errore nella immagine della raggiatura in seconda, strano perché in quella salvata sul mio pc (la colorazione l’ho fatta io) invece il raggio rosso passa giusto.
      Proverò a ricolorare, forse un problema durante i vari salvataggi o nel caricamento dal mio pc alla memoria di archiviazione della piattaforma.
      In prima invece non c’è incrocio nel senso di sovrapposizione. Perché di fatto quello in prima non è un vero e proprio incrocio, a quel punto di solito si preferisce la radiale.
      In seconda si incrocia, cioè si sovrappone, tranne nel caso di raggi dritti.

      Fabio

      • <cite class="fn">Pietro</cite>

        ah! ok ora ho capito era il disegno sbagliato. quindi è da correggere anche la frase:
        con sotto.
        complimenti comunque articolo ben fatto. Molte cose adesso mi son più chiare, ho costruito delle ruote seguendo un’altra bibbia http://sheldonbrown.com/ ma finora non avevo capito così bene cos’è una ruota.
        per quanto riguarda la rondella in ottone tu sei favorevole al suo utilizzo? perché tempo fa su bdc forum ci fu una discussione molto accesa tra gattonero favorevole al suo utilizzo e ciclista statunitense che invece era contrario.
        http://www.bdc-forum.it/showthread.php?t=50854

      • <cite class="fn">fabiolora</cite>

        Ciao Pietro, non ho idea del perché il tuo commento non sia stato subito pubblicato ma abbia richiesto la mia approvazione; l’ho trovato adesso nella casella di posta. Strano, perché ho controllato e ho attiva l’opzione dei commenti liberi, senza necessaria moderazione da parte mia. Non lo so, a volte ho l’impressione che WP faccia un poco quello che gli pare.
        Ti faccio i miei complimenti per l’attenzione nella lettura e ti ringrazio per avermi segnalato il refuso, che o scopri subito oppure potrai leggere pure 1000 volte, ti sfuggirà sempre; e che deve sempre scovare qualcun altro, mai l’autore. Motivo per cui cerco sempre qualcuno che legga prima della pubblicazione. Non ho voluto tormentare Claudio nel fine settimana e ho pubblicato senza chiedergli una lettura, e ho sbagliato.
        A mia scusante posso solo dire che avevo la testa altrove sabato, distratto da molte inconbenze. Scusante, ma non giustificazione.
        Ho aggiunto che in prima non si incrocia. Per scrupolo, perché in effetti questi capitoli sono dedicati a chi ha già una certa confidenza con gli argomenti, quindi credo alcune cose le sappia già. Ma è ingiusto, taglia fuori chi invece vuole conoscere un argomento di cui ha poche nozioni. Per questo pubblicherò a breve un altro articolo, che si frappone tra questo e quello “pratico” in cui approfondirò alcuni temi che qui ho solo accennato o saltato del tutto. Ossia la misura dei cerchi e, visto che le cose sono legate, dei copertoncini, i nippli e i raggi. I mozzi sono talmente tanti che ci vorrebbe una sezione solo per loro, ma ci arriveremo più avanti. Il limite maggiore è, come sempre, quello delle immagini. Non dispongo di cerchi di ogni foggia, mozzi di tutte le tipologie ecc da poter fotografare e devo ricorrere alla rete. Ma una cosa è pubblicare una immagine di un attrezzo prelevata dal sito del produttore, altra “rubare” una immagine privata, che non posso fare. Quindi alcuni argomenti, non potendo efficaciamente documentarli con foto idonee, sono costretto a saltarli o affrontarli di sfuggita.

        Per quanto riguarda la rondella, io si, sono favorevole. Conosco Andrea (gattonero), che è stato tra l’altro il primo a iscriversi a questo blog, e ne ho grande stima, non posso che essere d’accordo con lui. Mai parla per sentito dire ma sempre perché “si sporca le mani di grasso” e questo fa la differenza.

        Sheldon Brown è, come giustamente affermi, la bibbia del meccanico fai da te; anche se il suo sistema di raggiatura non è quello che uso io. Il punto è che nella raggiatura non esiste una sola tecnica e, finora, nessuno ha stabilito scientificamente se una metodolgia sia superiore all’altra. Esistono alcuni punti fermi e passaggi in comune, ma è possibile arrivare al risultato finale seguendo strade diverse. Sheldon usa il metodo Dt swiss, molto intuitivo nel primo posizionamento dei raggi, impossibile sbagliare. Ma vedremo che esiste anche un altro sistema, ugualmente molto usato, che semplifica alcuni passaggi ed evita colcoli e conteggi di fori e occhielli, che forniscono valori diversi a seconda se il mozzo è da 36 o 32 fori e così via, se l’incrocio è in terza o quarta ecc: insomma, è facile lo stesso. Pensavo però di proporre ugualmente anche il metodo DT swiss, solo non so se farlo in contemporanea con l’altro sistema, nel timore di creare troppa confusione nello stesso articolo. Sempre che riesca a girare i filmati, dovevo farli la scorsa settimana ma poi impegni di lavoro hanno fatto saltare la cosa. Spero di riuscire a trovare un paio d’ore libere al più presto.
        Senza filmati è proprio inutile affrontare l’argomento, si capirebbe nulla.

        Fabio

  • <cite class="fn">saverio de ceglia</cite>

    articolo chiaro e molto interessante. Volevo sapere cosa ne pensi di ruote posteriori costruite (radiali – in terza) con incrocio ma senza scavalcamenti. Io ne ho una da mtb 26 pollici e mi ci sono trovato sempre benissimo ma quando ho montato una ruota 32 fori per la mia bici da corsa i professionisti del tiraraggi mi hanno preso per pazzo…

  • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

    Ciao Saverio, non ho mai usato questa tecnica, alla fine non la ritengo proficua. La mancanza di incrocio al posteriore, in linea teorica, impedisce al raggio il mantenimento della giusta tensione.
    Ma poiché non l’ho mai provata personalmente non ho riferimenti pratici, il mio rifiuto è, appunto, teorico.
    Sconsiglio invece, perché invece l’ho sperimentato, di installare radialmente i raggi su mozzi che non hanno la flangia adeguatamente dimensionato per questo tipo di raggiatura, che comporta un stress superiore in questa zona.

    Fabio

  • <cite class="fn">Mario</cite>

    Grazie ritengo interessante quello che fate e sicuramente molto istruttivo per noi appassionati

  • <cite class="fn">Diego Beltramo</cite>

    Articolo molto utile e ben fatto. Ho preso coraggio e dopo anni mi son deciso e ho creato le mie ruote da strada. Due cerchi in carbonio per tubolare a 24 fori, raggi Dt Swiss Aerolite incrociati in seconda, mozzi WR in ergal/carbonio. Risultato…due ruote tirate alla perfezione e un peso totale di 1204gr. Ora non mi resta che provarle! Credo sia stata l’esperienza pratica più soddisfacente che io abbia mai avuto nel mondo meccanico/ciclistico! Saluti e grazie per le nozioni tecniche!!

    Diego

    • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

      Ciao Diego, complimenti; hai assemblato due belle ruote e ti sei scelto per l’esordio (mi sembra capire sono le tue prime ruote che assembli) una raggiatura non semplice da accordare.

      Sono contento per te, c’è nulla da fare ma pedalare sulle proprie ruote è sempre una soddisfazione. Non so se gli articoli sulla tecnica di raggiatura ti sono stati utili o li hai letti solo dopo. Nel primo caso raddoppio la contentezza. 🙂

      Fabio

      • <cite class="fn">Diego Beltramo</cite>

        Si sono state le mie prime ruote…ma credo non saranno le ultime perché l’attività mi ha entusiasmato parecchio! Pensare di aver creato un qualcosa che poi mi accompagnerà nelle mie fatiche sportive è qualcosa di veramente unico! Premetto che sono un atleta Elite della Mtb, ma prima di tutto per questo sport è presente una forte passione e dedizione in ogni suo aspetto. Mi faccio tutto in casa…manutenzioni di ogni genere, fino alla revisione della forcella….e da oggi mi sento preparato anche sul mondo delle ruote! 🙂
        Buona serata

        Diego

        • <cite class="fn">elessar bicycle</cite>

          Già, ti capisco perfettamente.
          E’ l’ultima barriera, una volta che assembli le ruote sai che hai raggiunto il pieno controllo, ti senti in grado di affrontare qualunque operazione.
          A me rilassano, è una delle cose che più mi piace costruire.

          Mi spiace solo che il blog non ti sarà di grande aiuto, come avrai notato qui le mtb non hanno grandi attenzioni. Anzi, di fatto non ci sono.
          Ne capisco più di quel che dico ma molto meno di quanto sarebbe necessario. E tra scrivere un articolo mediocre e non scrivere, preferisco star zitto.
          Per tutto il resto, siamo qui.

          Fabio

          • <cite class="fn">mirko</cite>

            ciao e complimenti per la guida, te li meriti. ti volevo chiedere un chiarimento sulla differenza fra ruota simmetrica e asimmetrica. la foto pubblicata sulla guida presente su mtb forum http://www.mtb-mag.com/31514/ indica chiaramente la differenza di inserimento raggi ma la ruota simmetrica ha i raggi esterni che vanno in senso anti orario anzichè orario. quindi è sbagliata? sentendo altri pareri e guardando tante ruote ho visto che poche hanno la differenza anteriore – posteriore e che non essendoci uno studio scientifico dietro, qualsiasi direzione dei raggi va bene. sai qualcosa di più specifico a riguardo? grazie.

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ciao Mirko, come ho già detto l’altro giorno, rispondendo sempre a un quesito sulla raggiatura, quando decidi (quando ho deciso) di scrivere una guida comprensibile a tutti su come raggiare una ruota ho necessariamente dovuto scegliere una procedura e mostrare solo quella, per evitare confusione.
              Questa serie di articoli è infatti destinata, nelle mie intenzioni, a chi mai ha raggiato una ruota e ne è spaventato.
              Ho dato una occhiata all’articolo che hai indicato e non ne condivido l’inizio; raggiare una ruota è fattibile, la vera difficoltà è spiegare a parole come fare.
              Detto questo, non esiste una sola tecnica e non esistono seri studi che possono stabilire oggettivamente quale raggiatura sia superiore a una altra: vince solo l’esperienza dell’assemblatore.
              Il fatto che vedi poche ruote con posteriore asimmetrica è dovuto al fatto che pochi sono i cerchi asimmetrici, sui quali è preferibile (preferibile, non obbligatorio) eseguire anche la raggiatura asimmetrica, in modo da scaricare meglio le forze torsionali sfruttando il profilo differente del cerchio.
              Non ho capito invece cosa intendi per direzione dei raggi: la direzione è unica, forse confondi i versi perché consideri dal lato opposto non il raggio speculare ma l’altro. Difficile a parole, ci vorrebbe una immagine o un breve filmato e qui, tra i commenti, non saprei nemmeno come inserirla.
              In ogni caso, per semplificare, dopo aver imbastito un lato della ruota, il primo raggio da montare sul lato opposto avrà la stessa direzione del raggio preso a riferimento; quindi la direzione sarà uguale. E’ tutta una questione di riferimenti, forse è lì che hai confuso.
              Oppure sono io che proprio non ho capito, ma resti qui disponibile a farmelo rispiegare 🙂

              Fabio

  • <cite class="fn">Raffaele Puglia</cite>

    gli articoli sulla raggiatura hanno fatto venir voglia di farla ..per ora mi cimenterò a centrare quelle che ho …in un film cartoon ho visto che si centrava una ruota usando il diapason per sentirne forse l’armonia ,,, non so … tu che ne dici?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Bene, lo scopo di questi articoli è proprio invogliare 🙂

      Il diapason per la tensionatura, ma a parte che il mio orecchio musicale è pessimo preferisco un tensiometro…

      Fabio

  • <cite class="fn">mirko</cite>

    grazie della risposta. allora non ho capito quali sono i cerchi asimmetrici? per caso quelli con i fori dei raggi aventi un certo off-set?
    ok provo a spiegarmi meglio. nella ruota asimmetrica essendo che i raggi hanno stessa direzione ma diverso senso di inserimento (interno ed esterno), quando io passerò alla seconda flangia vuol dire che comincerò con i raggi tesi (quindi esterni) anziche compressi (quindi interni), perchè se no non potrei cominciare col raggio vicino al foro valvolare che in questo caso sarà inserito contrariamente rispetto all’altra flangia e non come le raggiature simmetriche?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Si, la procedura è giusta, solo non mi è chiaro perché parli di raggi tesi e compressi, trattandosi di forze che agiscono sempre sulla ruota, indipendentemente dal raggio impegnato.
      Comunque, un esempio di cerchio asimmetrico è lo Shimano C24 7900, però alla fine conta poco perché tanto ormai si montano raggi a testa dritta. Motivo per cui tutta la questione della raggiatura simmetrica e asimmetrica ha perso di attualità.

      In ogni caso, sulla raggiatura della ruota si è detto e scritto tanto, sono stati provati sistemi alternativi (come la crow) ma alla fine il metodo classico resta il migliore. Garantisce armonia, robustezza e la giusta risposta alle molteplici forze che agiscono sulla ruota. In un mondo dove l’esasperazione tecnica ha raggiunto livelli di difficile comprensione il fatto che le ruote continuino a essere assemblate allo stesso modo qualcosa vorrà significare.
      Diciamo che è rimasto ben poco da inventare, ormai la frontiera sono i materiali non le soluzioni tecniche. Compreso quelle che ci appaiono modernissime ma che poi, a ben vedere, altro non sono che vecchi progetti che all’epoca non ebbero successo o perché troppo rivoluzionari e il mercato non era pronto (i ciclisti sono molto tradizionalisti, le novità le accettano ma gli ci vuole tempo) o perché i materiali dell’epoca non garantivano risultati decenti.
      Tornando alle ruote, più che simmetrica e asimmetrica è importante, su ruote di alta gamma e molto sportive, curare disposizione e numero dei raggi tra destra e sinistra, questo si capace di fornire concreti risultati.
      Per esempio una posteriore a 24 raggi scegliere di raggiarla invece che 12+12 incrociati, optare per 12 radiali a sinistra e 12 incrociati a destra, dove agisce la trasmissione. Oppure un numero di raggi inferiore a sinistra (nel caso di una 24 raggi fare una 16+8; a proposito, molti manuali in questo caso parlano di ruota asimmetrica, anche se la disposizione dei raggi è tradizionali: non è che alla fine stiamo parlando di due cose diverse? 🙂 ), ma è discorso non affrontabile qui, in una risposta; molte variabili, a iniziare dalla struttura del cerchio, poi del mozzo, peso del ciclista, geometrie del telaio, tipo di percorsi ecc.

      Fabio

  • <cite class="fn">mirko</cite>

    quello è un cerchio asimmetrico? che strano. sembra quasi che il raggio lo attraversa il mozzo. ma col freno a disco deve essere incrociato anche il lato freno giusto? solo in bdc si potrebbe montare radiale il lato sinistro. comunque mi hai risolto tutti i dubbi. grazie mille. ora posso raggiare in pace. … ah no, ultima cosa. come si inseriscono i nipple nelle ruote tubeless? quindi completamente chiuse.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      ah ecco, adesso inizio a comprendere dove era l’incomprensione di fondo: tu fai riferimento a ruote da mtb, giusto? ma, come avrai notato, il fuoristrada qui non è trattato, la mia passione sono le stradali ed è a loro che dedico attenzioni.
      Non che molti concetti non siano travasabili, ma a volte cambia anche il modo di chiamare le cose tra i due mondi.
      Comunque, si, con freno a disco raggiatura incrociata, tra l’altro la radiale non è sempre consigliabile se il mozzo non è adeguato.
      I nippli per i tubeless nativi si avvitano dal cerchio; ti metto la prima immagine trovata in rete, comunque basta cercare “nippli per cerchi tubeless nativi” e trovi tutto.
      nippli

      Mia personale preferenza ai cerchi tubeless senza la gola “piena”, ma con sistema tradizionale di aggancio dei nippli; tanto un buon nastro non crea problemi e i ricambi tra raggi e nippli sono sempre più semplici da trovare.

      Trattandosi di una tecnologia ancora poco usata su strada, ma negli ultimi tempi sta avendo notevole diffusione, ancora non ne ho parlato; oltre al fatto che la caratteristica di questo blog è affrontare gli argomenti tecnici solo quando posso toccare con mano i componenti di cui parlo, mai scrivo per sentito dire e finora in microfficina per un motivo o per un altro tutte le bici da corsa transitate con gomme tubeless non le ho sfruttate per scattare le necessarie immagini.
      La prossima che ne passa una la blocco, sempre se non me la portano con qualche granfondo da correre il giorno dopo…

  • <cite class="fn">Italo Alberti</cite>

    Ciao,
    ho una situazione che non riesco a capire: sto tentando di centrare la ruota anteriore (quella dietro l’ho sistemata). I raggi “scroccano” bene, ho fissato il cerchio sul centraruote, ho fatto girare la ruota ed ho segnato il punto sul cerchio che tocca il tampone di ferro del centraruote. Ho fatto girare la ruota lentamente, ma tornato al punto segnato, non toccava più, il cerchio si è spostato di 2-3 millimetri. E sempre così ad ogni giro, non ho un dato stabile per tirare i raggi.
    Come mai il cerchio si sposta ad ogni giro? Ho controllato il mozzo, ma non ha gioco sul perno interno.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Italo, se non c’è gioco nel mozzo allora c’è gioco nel centraruote oppure la ruota è mal fissata o i supporti sono sfasati. Senza vedere dal vivo è impossibile capire, ma di sicuro da qualche parte la ruota gira storta. Altrimenti non accadrebbe quello che descrivi. Smonta la ruota e falla girare sul telaio, assicurati con le tacchette freno se le zone su cui lavorare sono quelle e poi verifica bene il centraruote nonché il fissaggio della ruota su esso prima di riprovare.

      Fabio

      • <cite class="fn">Italo Alberti</cite>

        Non ho capito l’ultima parte quella di farla girare sul telaio, che telaio? Come freni ho il disco. Sul centraruote l’ho fissata tirando i dadi come quando è montata nelle forcelle. Io di giochi non ne ho trovati e non mi spiego come mai ad ogni giro, il perno centrature tocca sempre in punti diversi.

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Il telaio non può che essere quello della bici, raffrontando se il punto in cui tocca è lo stesso del centraruote. Si usano le tacchette freno come riferimento, che tu non hai ma io non potevo saperlo perché non lo hai specificato; ma basta una fascetta.
          Adesso mi parli di punti diversi, prima hai scritto che avevi segnato un solo punto in cui toccava e poi ti sei trovato un solo punto diverso di contatto, segno inequivocabile che l’asse ruota gira su una ellisse.
          Ma a questo punto è tutto troppo confuso per come la esponi. Non hai specificato se è la prima volta che usi questo centraruote, se lo usi da tempo ma è la prima volta che avverti un problema simile, è utile capire il modello perché se è un PT o un DT è praticamente impossibile siano fallati, ma se è quello da pochi euro flette talmente tanto che è inutile o ha i supporti lavorati male ecc. Poi una cosa è la ruota che tocca in più punti ma sempre uguali e tutt’altra in più punti sempre diversi, mai gli stessi. Nel primo caso è una ruota da centrare, nel secondo è un centraruote malfatto o la ruota malfissata o un mozzo storto.
          Insomma, io vorrei pure aiutare, ma poiché non ho né ruota né centraruota davanti a me e nemmeno la sfera di cristallo, essere comprensibili e completi nei quesiti è fondamentale per ottenere una risposta valida.

          Fabio

          • <cite class="fn">Italo Alberti</cite>

            Il centraruote è il Bicisupport art. 070, lo usano anche i meccanici di bici.
            Riguardo al cerchio: il perno di ferro tocca un punto, poi faccio girare il cerchio e non tocca più li ma in un altro punto, sempre così.

            Ho tirato un po’ il cono che c’è nel mozzo, è bel fisso, ma facendo girare il cerchio, in vari punti non è ben fluido, ma frenato contro le sfere.

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ok, ma non hai chiarito se è la prima volta che lo usi; perché quasi sicuramente il problema è proprio nel centraruote che non riesce a tenere la ruota in asse. Fatto prova sulla bici? Non credo, lo avresti scritto. Falla, perché lo 070 è molto scarso. Leggero, pesa poco più di 2kg (immagina metterci su una ruota da mtb gommata, pesa più del centraruote…) non ha un sistema di regolazione della ampiezza dei bracci per centrare la posizione e lo usi a morsa oppure balla. Ho visto una sola officina che lo aveva, montato al contrario perché non sapevano né come si usasse né come si centrasse una ruota, figuriamoci raggiarla.
              Ora, senza andare avanti come fossimo in chat, ti rinnovo l’invito a provare le ruote sulla bici, perché dubito il telaio sia storto. Escluso ogni problema al mozzo, allora resta il centraruote. Prendi una ruota già centrata, segna un raggio, allentalo e poi provala sul centraruote. Vedi se ti indica solo il punto col raggio lento oppure va a casaccio.
              Di più a distanza, senza vedere la ruota e l’attrezzo, non posso andare.

              Fabio

              • <cite class="fn">Italo Alberti</cite>

                Escluderei il centraruote perché una volta che il perno del mozzo ha i dadi tirati, il cerchio rimane ben fisso sul centraruote. E’ la prima volta che lo uso e ho notato lo stesso problema su entrambe le ruote.
                Secondo me è il cono del mozzo che come ti dicevo non gira bel burroso, ma in certi funti è frenato, qui è qualcosa che ha ha che fare con le sfere interne. Avrà fatto circa 100 km.

                • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

                  Ma scusa, ora tiri in ballo il mozzo quando prima hai scritto che non ha problemi. Il fatto resti fisso non significa non resti fisso storto o non fletta. basandomi sempre sul fatto che conosco quel pessimo centraruote e che hai detto prima che il mozzo era ok. Francamente faccio fatica a seguirti, sicuramente per miei limiti ma ogni volta è una cosa diversa. Mi spiace ma temo dovrai chiedere a qualcuno più bravo di me, la rete ne abbonda.

                  Fabio

                  • <cite class="fn">Italo Alberti</cite>

                    Il mozzo non mi sembra ok, perché come ti dicevo, non gira burroso. Forse è storto dalla nascita, perché le sfere non sono fluide sul cono. Per me è il mozzo.

                    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

                      Un mozzo che gratta non provoca uno scostamento di 3mm, come hai indicato tu. Uno scostamento di tre mm il mozzo ti resta in mano. Un mozzo non esce storto di fabbrica, esiste il controllo qualità. E se fosse così storto da dare 3mm di scostamento persino un operaio alle prime armi lo avrebbe notato in fase di assemblaggio.
                      Hai montato due ruote sullo stesso centraruote e hai lo stesso problema: qualche domanda dovresti portela sulla bontà di un prodotto che già ti ho detto è scarso assai.
                      Comunque, ripeto, fai tu; tu hai chiesto, io ho risposto, tu hai offerto troppe versioni e io non posso seguirti. Siamo andati troppo oltre ciò che potevo fare, quindi la cosa migliore è cercare altri che potranno aiutarti meglio di come potrei fare io.
                      Qui non è un forum ma un blog, io non applico moderazione ai commenti ma tutti si attengono ai temi degli articoli. Per i quesiti extra articolo c’è un indirizzo mail, e di fatto qui si parla di forze che agiscono su una ruota, che è cosa ben diversa da una centratura.

                      Fabio

                    • <cite class="fn">Italo Alberti</cite>

                      Ti scrivo ancora questo: mi sono informato in rete e sono sempre più convinto che è il mozzo di bassa qualità. Tieni presente che la MTB l’ho pagata 140 euro nuova, perciò puoi capire i componenti. In rete ho trovato che i mozzi essendo di bassa qualità non sono ratificati, quindi è sufficiente che le sfere interne si spostino di un qualche millimetro e mi sballa la centratura.
                      Ho visto anche 2 video su YouTube che con il mio stesso centraruote centravano le ruote.
                      Quindi sono giunto alla conclusione che sono i mozzi di bassa qualità e per la bici che è e per l’uso che ne faccio, non mi conviene cambiarli.

                    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

                      Sarebbe ben strano un mozzo “ratificato”, che è strumento previsto sia dal diritto civile che internazionale nonché prerogativa degli organi costituzionali.

                      I mozzi si rettificano al più; ma un mozzo che crea, come tu hai detto, 3mm di scostamento (e chi le ruote le fa per davvero considera lo 0,3mm una enormità) non è un mozzo da rettificare. Non girerebbe nemmeno. Mi sa che non hai chiaro su quali misure si basa una bici.

                      Sfere che si spostano di qualche millimetro? Ma scherziamo? Le sfere lavorano sui centesimi di millimetro, praticamente a contatto e una sfera che si sposta di qualche millimetro uscirebbe fuori dai coni e avresti una ruota che urta la forcella. Immagino sia la prima volta che ti cimenti su una ruota. Beh, buon lavoro

                      Fabio

  • <cite class="fn">Andrea</cite>

    Salve Fabio,
    non bazzicavo da un po’, volevo farlo alla sera ma non avevo mai ricezione sullo smartphone. Pensa che devo ancora finire il tuo libro perché la connessione dove mi trovo durante la settimana è così lenta che non riesco ad aprirlo! Ma rimedierò 🙂

    Ho trovato l’articolo sulle ruote molto interessante. Oggi mi sei venuto in mente per antitesi, dopo aver visitato due negozi dove i titolari non sapevano neanche quello che vendevano, dovevano leggere le brochure del produttore…e riuscivano comunque a sbagliarsi 😀 Ho pensato: se avesse un negozio chissà quante bici venderebbe! O forse no, sarebbe troppo disponibile e schietto 🙂

    Un giorno mi piacerebbe costruire una ruota, ma un principiante credo affronti qualche centinaio di crisi di nervi prima di riuscire nell’intento 😀 Certo il capirne il funzionamento aiuta anche nella tensionatura, almeno credo e comunque è interessante di per sé.

    Non nego di aver letto alcuni pareri online di persone che consigliavano ruote costruite ad hoc da negozi “specializzati”, in modo da poter scegliere il mozzo, da poter mettere raggi facilmente reperibili in caso di sostituzione, ecc. e sembravano pure aver raggiunto un ottimo peso a cifre non siderali. È possibile o l’assemblaggio delle singole parti, come quasi sempre accade per la bici stessa, finisce per costare più del già pronto? (Questo ovviamente senza considerare che se uno si assembla una ruota se la fa come vuole)

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Andrea, nella attuale situazione di mercato, con migliaia di modelli belli e pronti e a prezzi non esorbitanti, l’assemblaggio personalizzato ha perso senso. Lo riguadagna per applicazioni particolari oppure quando si vuole usare mozzi venduti singolarmente, per esempio i White industries o i Chris King. Ma sono mozzi di altissima gamma, non avrebbe senso spendere di più per assemblare una ruota con mozzo Deore e cerchio Mavic: lo compri bello e fatto e paghi meno.
      Io stesso per la seconda Elessar sono ricorso al “già pronto”: quelli i mozzi che volevo, quelli i cerchi, quelli i raggi che avrei usato e quando ho tirato le somme ho visto che il totale era superiore alla ruota già completa. Ho pensato la portafoglio.
      Però la raggiatura resta l’operazione più affascinante che possiamo compiere su una bici e credimi alla fine è più semplice di quanto sembri. Basta agire con metodo e pazienza. L’errore che fanno tutti la prima volta è volere il risultato subito. Invece la ruota deve crescere poco alla volta. Ma non pensare ci voglia una eternità. Una volta imparata la tecnica e preso confidenza, raggi e centri una ruota da 36 in 30/40 minuti, se è ruota turistica. Le leggere sportive vogliono più tempo, anche perché minore il numero di raggi più delicata l’operazione.
      Io consiglio sempre di imparare, potrebbe tornare utile. E iniziare a impratichirsi con una vecchia ruota economica, una da buttare. Basta che il cerchio sia dritto. Nessuna crisi di nervi: raggiare le ruote è in assoluto la pratica più rilassante su una bici.

      Fabio

  • <cite class="fn">Mario Milliaccio</cite>

    Ciao Fabio
    riconosco subito il tuo impegno nel divulgare un argomento così complicato. Purtroppo hai commesso un errore che io ritengo molto grave: affermi, se non mi sbaglio, che con un peso applicato alla ruota i raggi a contatto con il suolo perdono la tensione di riposo mentre quelli opposti aumentano la tensione in maniera che la risultante si pareggia. I raggi opposti a quelli sui quali grava il peso (bici più ciclista) NON variano assolutamente la loro tensione. Per capire questo concetto ti faccio un esempio: il peso di bici e ciclista grava sul perno del mozzo e quindi viene scaricato al suolo causando l’afflosciamento dei raggi a contatto con il suolo stesso. Il suolo in questo caso è fisso e non si muove. La stessa cosa accade se immobilizzo il mozzo e sollevo il suolo. In questo caso i raggi inferiori si afflosciano ma perchè quelli opposti dovrebbero aumentare la tensione? Un esempio più pratico è il seguente: sollevo la ruota in maniera che su di essa non gravi alcun peso; batto con un metallo sia i raggi che poi andranno a contatto con il suolo sia quelli opposti. Otterrò lo stesso suono. Appoggio poi la ruota al suolo con il peso della bici e quello del ciclista. A questo punto vedrai che i raggi sottostanti emetteranno un suono più basso mentre quelli opposti emetteranno lo stesso suono di prima, MAI più acuto.
    Un secondo errore, questa volta veniale, lo commetti quando affermi che una ruota con raggiatura tangenziale (es. in quarta), assorbe meglio le asperità rispetto ad una a configurazione radiale. Maggiore è la tangenza dei raggi maggiore è la rigidità torsionale (la ruota trasmette meglio la forza propulsiva) ma la rigidità radiale rimane invariata. Più è incrociata maggiore è l’effetto ottico che ricorda gli ammortizzatori a balestra ma nulla di piùTi ringrazio per avermi sopportato
    Mario Milliaccio

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Mario, ti ringrazio per le tue precisazioni. Però, alcune cose: la prima è che una ruota non è rigida ma elastica. E questo spiega la differenza di tensione durante l’uso.
      La seconda è che, ne sono certo, hai riconosciuto i disegni pubblicati e che ho prelevato da quella che è ritenuta la bibbia nella costruzione di una ruota.
      E’ normale che le teorie esposte non sono mie ma frutto dello studio e dell’esperienza universalmente riconosciuta agli autori. Io sono solo il semplice giornalista che rende comprensibile il tutto. Quindi nel caso avrebbero sbagliato loro, ma comprenderai che non è ipotesi credibile.
      Ti suggerisco comunque la lettura, la troverai interessante e capace di chiarirti ogni dubbio.

      Fabio

      • <cite class="fn">Mario Milliaccio</cite>

        Fabio io non ho alcun dubbio. Sono anni che mi occupo di ruote e sono anni che continuo a leggere cavolate da parte di sedicenti esperti. E’ difficile capire il funzionamento di una ruota perchè presuppone conoscenze approfondite di fisica non sempre alla portata di tutti. Esiste una sola bibbia : “The Bicyle Wheel” di Jobst Brand. Leggilo e ne sarai illuminato
        Mario

  • <cite class="fn">Dario</cite>

    Ciao, ti seguo sempre con interesse e pochi giorno fà ho raggiato e centrato la mia prima ruota grazie alle tue istruzioni.
    Ho però notato confrontando le altre mie ruote (e in seguito anche qualche manuale di raggiatura online) che te suggerisci di mettere i raggi trazione (senso antiorario rispetto al rotolamento) con la testa fuori, mentre praticamente tutti suggeriscono il contrario. Raggi trazione (quelli che tirano la ruota) con testa dentro.
    Mi potresti dare delucidazioni in merito?
    Grazie

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Dario, come puoi vedere nel disegno pubblicato in questo stesso articolo, la direzione delle teste è interno/esterno per compressione/trazione.
      Se mi indichi il punto incriminato mi aiuti, può essere che quando trasferì il blog su nuovo dominio alcune parti non corrispondano. Mi spiego: in parecchi casi dovetti operare un copia e incolla di parti di articoli, e nei più vecchi come questo può esserci sfasamento.

      O forse, a volte succede, non ci si intende per quali siano raggi compressione (senso di marcia, orario) e trazione (senso opposto, antiorario).
      Ho scattato al volo questa foto di una mia ruota, era già sul banco foto per altro. A disco, così subito si identifica il senso di marcia.

      raggi

      Testa interna per i raggi nel senso di marcia; testa interna quelli opposti: cioè quelli in senso antiorario rispetto la marcia. Secondo me la confusione nasce da qui, dal non intendersi sulla direzione di lavoro dei raggi. Anche perché alla fine la ruota gira, e lo stesso raggio una volta lavora in compressione, una volta in trazione.

      Fabio

  • <cite class="fn">Dario</cite>

    Grazie fabio per la celere risposta.
    Perfetta la foto, anche la mia nuova ruota è raggiata in quel modo…..vuol dire che ho seguito bene le tue istruzioni 🙂

    Ma tutte le altre che ho sono montate al contrario, cioè con i raggiancon testa interna montati al contrario cioè che guardano la ruota posteriore.

    Se vai a vedere ad esempio la guida dtswiss oppure il libro l'”arte di montare la ruota” li inverte.

    C’è un motivo tecnico?

    Se avessi possibilità di mettere una foto lo farei.

    A questo link puoi vedere la foto del manuale dtswiss se copi il link vedi direttamente la foto.

    https://www.fixedforum.it/forum/uploads/monthly_2017_12/0479-Raggiatura-Dt-Swiss-01.jpg.05527014ebacdc1921f46c83666ec9ce.jpg

    Colgo l’occasione per farti i complimenti per il sito

  • <cite class="fn">carlo sitzia</cite>

    Grazie per l’interessantissimo articolo !

    Ho una domanda: per una bici da usare come gravel, sterrati veloci, una raggiatura radiale anteriore è raccomandabile ??
    Ho trovato una coppia di ruote americane Ritchey Pro fatte così per mtb….
    Grazie per l’attenzione

    Carlo Sitzia

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Carlo, più che radiale o meno servirebbe conoscere numero e dimensione dei raggi.
      Non ci sono particolari controindicazioni a usare il radiale in offroad ma tutto dipende dai componenti usati e come.

      Fabio

  • <cite class="fn">Mario Milliaccio</cite>

    Caro Fabio se non sbaglio tu affermi che sotto il peso del ciclista e delle forze della pedalata alcuni raggi a contatto con il suolo perdono tensione mentre quelli opposti ne acquistano, cioè quelli in basso diventano meno tesi mentre gli opposti in alto diventano più tesi. Se affermi questo significa che non hai compreso bene il funzionamento di una ruota. Non arrabbiarti, il 90% degli appassionati di meccanica incorre nel tuo errore. Stai bene attento: applichi sulla ruota il peso della bicicletta e quello del ciclista e questo peso complessivo si scarica al suolo facendo perdere tensione ai raggi (3 o 4) in contatto con esso. Il suolo è fisso mentre la bici è mobile.
    Per una legge fisica io posso ottenere lo stesso risultato bloccando la bici ed innalzando il suolo. Se innalzo il suolo sulla bici fissa i raggi a contatto con esso perdono tensione mentre quelli opposti perchè dovrebbero aumentarla? Non sei convinto? Tieni la bici sollevata e percuoti i raggi; tutti emetteranno lo stesso suono perchè la tensione è uguale per tutti. Ora appoggial a bici al suolo e sali in sella; percuoti i raggi a contatto con il suolo e vedrai che emetteranno un suono più grave perchè hanno perso tensione. Percuoti ora i raggi opposti: avranno lo stesso suono di quando la bici era sollevata e NON più acuto perchè la tensione NON è aumentata. Ti consiglio caldamente di leggere “THe Bycicle Wheel” di Jobst Brant, la vera Bibbia dell’argomento.
    Cari saluti
    Mario

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Mario, vedo che a distanza di oltre tre anni decidi di riproporre lo stesso commento, identico in quasi tutto come puoi notare scorrendo quanto scrivesti nel 2018.
      Complimenti per la costanza.
      Per la risposta, puoi far riferimento a quello che ti dissi anni fa, cambia nulla

      Fabio

      • <cite class="fn">Mario Milliaccio</cite>

        Ciao Fabio, devi scusarmi se ti ho riproposto l’argomento, ma è un articolo che spedisco a tutti i sedicenti esperti di ruote e capita di fare dei doppioni. Ti complimenti per la mia costanza; io mi complimento per la tua ignoranza visto che mi rispondi nella stessa maniera. Prima di pubblicare un articolo ti consiglio di studiare e di documentarti; il fatto di essere soltanto un giornalista non ti assolve dal scrivere cose inesatte, fai soltanto brutte figure!
        Mario

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          No, aspé…mi stai dicendo che hai una risposta bella e pronta da anni, setacci la rete alla caccia di (a tuo dire) sedicenti esperti e poi li castighi rifilando questo cumulo di baggianate?
          Guarda, qui non è più questione di tecnica, ruote, fisica: qui hai bisogno di farti qualche domanda.
          Che vita triste, anche se non mi crederai, sono sinceramente dispiaciuto per te.

          Fabio

          • <cite class="fn">Mario Milliaccio</cite>

            Caro Fabio purtroppo per te io faccio una vita piuttosto brillante. Tu sei soltanto un giornalista che rifila sciocchezze ai suoi lettori ma che di ruote capisce ben poco. L’ignoranza è una piaga sociale difficilmente sradicabile. Non faccio commenti su di te, li lascio ad un tuo collega che è spesso chiamato in causa in TV. Chiudo ogni colloquio successivo perchè dialogare con te, senza offesa, è frustrante.

            • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

              Ma no, figurati, hai ragione. Pure io trovo frustrante parlare con me stesso.
              Se hai pochi secondi ti consiglio la visione di questo brevissimo video, dove la ruota è volutamente lenta per enfatizzare ma spiega in modo chiaro come mille parole non riuscirebbero

              https://youtu.be/wEj00HTvkYQ

              Chissà, forse alla fine ci arrivi. Oppure se vuoi posso provare a metterti in contatto con le decine di tecnici ed ingegneri che lavorano nel settore e che hanno letto prima della pubblicazione, senza rilevare alcuna imprecisione. Ma chissà, forse ne capiscono nulla manco loro, saranno al soldo di qualche lobby della disinformazione.
              Ci risentiamo fra tre anni.

              fabio

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