La ciclabile di Milano finisce in Procura

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Presentato un esposto alla Procura di Milano sulla nuova ciclabile (provvisoria) di Corso Buenos Aires.

Ad allarmarsi per eventuali irregolarità è l’assessore alla sicurezza della giunta regionale lombarda.

Ad insaputa del suo presidente (sai la novità…) come ha da poco dichiarato. E pare anche della sua collega con assessorato alla mobilità sostenibile. Non posso immaginare fosse d’accordo… 

Il capo del partito in cui milita l’assessore preoccupato per i commercianti che, afferma, subirebbero danno dalla ciclabile ha dichiarato: “Viva le biciclette e monopattini ma non complichiamo la vita a chi vuole lavorare: qui siamo di fronte all’ambientalismo radical chic da salotto. L’emergenza degli italiani è il lavoro.”

Perché, se al lavoro ci vado in bici ma attéchetefrega? Ah già, solo gli sfaccendati vanno in bici.

Ecco l’ennesima prova di come considerano bici e ciclisti gli esponenti del partito che piange da mesi per tornare al governo, anche se già c’era, faceva quello che voleva ma un cocktail di troppo in spiaggia e il patatrac.

Ovviamente non sono i soli, a far degna compagnia provvede quella signorina (sono vecchia maniera, se non sei sposata ti chiamo signorina, anche se manifesti a favore della famiglia) che urla contro il bonus perché “ma davvero esistono italiani che vanno al lavoro in bici? Ma siamo scemi?”

Noi no, per te fai tu.

Ora se questa ciclabile provvisoria sia legittima (nella sua accezione giuridica, cioè legittima uguale corrispondente alla legge) lo stabilirà un magistrato. Prevedo l’archiviazione giacché legittima.

E allora perché presentare l’esposto? Per propaganda? Per far vedere a possibili elettori che si hanno a cuore le loro istanze?

Per atavica idiosincrasia ai ciclisti, visti appunto come radical chic?

E poi, un assessore compie un atto così importante, unico credo nella storia giudiziaria nazionale, senza informare il suo presidente? Vabbè, manco la moglie gli dice che fa.

Io credo per tutti questi motivi insieme, ma alla fine il movente conta nulla, conta l’azione.

Che è l’ennesimo attacco a chi si sposta in bici (non è un caso che Trenord sia gestita da uomini dello stesso entourage) in un momento felice per il ciclismo, difficile per il pianeta.

Chiudo con una comunicazione a chi mi accusa di raccontare senza mai fare i nomi. Tranquilli, non sono pavido.

Se scrivo i nomi i motori di ricerca indicizzano e hanno (ulteriore) visibiità invece dell’oblio che meriterebbero.

Buone pedalate, rigorosamente sfaccendate radical chic

COMMENTS

  • <cite class="fn">roberto</cite>

    Io quella vaccata non l’avrei mai fatta in quella via questo da ciclista troppo pericolosa chi fale cose poi in bici neanche ci va come pista ciclabile che ho davanti casa e finisce nel nulla usata come parcheggio

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Roberto, il punto non è la ciclabile, che se malfatta non mi vede d’accordo e la voglio fatta bene (come testimoniano i vari articoli già pubblicati, per esempio quelli sulla finta ciclabile della mia città) ma un attegiamento concreto di un ceto politico che ritiene la bici nel migliore dei casi un passatempo, nel peggiore strumento preferito per lo spaccio (anche questo, già pubblicato).

      Fabio

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