La bici che sarà

Tempo di lettura: 7 minuti

Mettetevi comodi, c’è parecchio da leggere.

Come anticipato il progetto della creazione di una bici da proporre voglio condividerlo con voi perché a voi mi indirizzo. Prima vi beccate un bella dose delle mie chiacchiere pseudo-filosofiche, poi vedremo insieme come sarà montata. In barba a ogni regola del marketing, perché nulla vieta a chi legge queste note, se riesce a sopravvivere sino in fondo, di crearsi il suo bel carello della spesa e farsela da solo. Fa nulla, il marketing sarà anche una ottima cosa; ma io sono un brontolone e resto dell’idea che serve solo a far credere utili cose inutili.

In questi anni da che il blog è online le occasioni di confronto con i vostri desideri sono aumentate a dismisura. Un prezioso serbatoio di spunti per me, dal quale attingo spesso per decidere su cosa scrivere. Moltissimi i quesiti tecnici, parecchi fin troppo specifici e questo mi dimostra che siete non solo un pubblico attento ma soprattutto molto competente; con mio egocentrico piacere ancor di più i messaggi di complimenti: e tante, ma proprio tante le richieste di una bici capace di ben comportarsi in differenti usi, gradevole alla vista e montata con cura certosina.

Pensare, progettare, creare una bici perfetta per ogni ciclista che me lo chiede è la mia passione. Non tutte le assemblo io e non tutte quelle che assemblo io sono le bici che avrei costruito: la scelta finale è sempre del ciclista, deve piacere a lui e non a me. Mi riservo l’enorme soddisfazione di vederlo sorridere felice quando salta in sella a quella bici che ha desiderato e io tradotto in realtà.

Costruire la bici perfetta per un singolo ciclista è un processo lungo e affascinante. La fredda tecnica arriva alla fine. Prima ci sono settimane, a volte mesi, di serrato confronto filosofico. Per me il progetto di una bici personale non si riduce a una semplice bicicletta su misura: è il modo di vivere la bici di quel ciclista che cerco di soddisfare, creando la sua ideale compagna.

Per quanto difficile è comunque un processo con limiti ben precisi che circoscrivono il campo d’azione. Perché una volta chiari tipo di utilizzo, modo di viverla e spesa massima sostenibile le possibilità si riducono di molto. Per semplificare, se un ciclista mi dice che mai affronterebbe una strada bianca o la pioggia o la città e così via, vuol dire che non devo preoccuparmi se quella bici in fuoristrada non si guida bene, non protegge dall’acqua schizzata dalla strada o ha un assetto scomodo in uso urbano.

Questo significa che accontentare un singolo ciclista è difficile ma non impossibile. Impossibile è accontentare tutti i ciclisti con una sola bici.

Qualunque bicicletta destinata a un numero di ciclisti superiore a uno dovrà per forza ricorrere a qualche compromesso. E su questo c’è da discuterne.

Il termine compromesso da noi ha sempre avuto una accezione negativa, rimanda a un gioco al ribasso, un fine losco, accordi sottobanco. E c’è da dire che la storia patria dal dopoguerra ad oggi ha fornito più di occasione per corroborare questa visione.

Io invece ribalto la questione: lo chiamo compromesso ma lo traduco ottimizzazione. Svestendo la toga oratoria semplifico: scegliendo ruote o gruppo cercherò quelli che mi garantiranno il risultato finale, non costeranno uno sproposito e svolgeranno egregiamente il loro dovere. Senza inseguire prodotti esotici o finiture particolari. Voglio sostanza, voglio che il ciclista non abbia problemi, voglio che la bici sia piacevole da guidare. E se per raggiungere questo risultato devo ricorrere a prodotti di serie e di grande diffusione lo faccio, senza scrupoli.

Tutto questo mi avvicina pericolosamente a una idea di bici a cui nessuno è riuscito a dar forma: la bici universale. Ma sono attento a tenermi a debita distanza per non bruciarmi. Non la bici universale quindi, per quella ci vorrebbe un mago e pare siano solo leggenda, tutti gli altri semplici illusionisti. Una bici di nicchia e per una nicchia ben delineata. Voi.

Non mi interessa che la bici non piaccia a chi giudica solo il colore o a chi passa più tempo a depilarsi le gambe invece di pedalare o è ossessionato dal peso. Anzi, poiché con ciclisti così mi sono confrontato il fatto che a loro non piacesse è stata la conferma che sono sulla strada giusta. Il mercato offre già bici in tutti gli abbinamenti cromatici possibili o leggere come i palloncini della festa. Oltre a decine di sistemi di epilazione su cui però non ho mai indagato, non è argomento che mi appassiona.

Ma nella creazione di questa chimerica bici di nicchia ho dei limiti da rispettare e quello che tarpa ogni velleità è il costo finale. Ormai i ciclisti hanno capito che la qualità si paga cara anche se spesso a un prezzo alto non è associata proporzionale qualità. Però non basta, una bici che costasse 4/5000 euro non avrebbe senso. Almeno non con un telaio di serie.

Per fortuna non è necessario spendere una fortuna per avere ottimi prodotti, basta non lasciarsi influenzare dai pregiudizi. E dal marketing, che oltre a farci supporre indispensabili le cose inutili vuole classificare in scala gerarchica. Quanto male ha fatto e continua a fare ai ciclisti quella maledetta definizione di “entry level”.

Letteralmente dovrebbe indicare la gamma di accesso per prezzo, praticamente i ciclisti l’associano a prodotti scarsi ed economici. Bella fesseria.

Il settore che vede più vittime di questa distorta interpretazione è quello del comparto trasmissione. Attingo ancora all’esperienza dei nostri scambi epistolari: ogni 10 messaggi almeno 2 sono per chiedere se un tale gruppo è meglio dell’altro, nell’ambito dello stesso produttore. E se quel tale gruppo, poiché definito da qualche burocrate del marketing un entry level, non si perde la catena a ogni cambiata. Scherziamo?

Su questa battaglia dei livelli ci sarebbe di che comporre un corposo poema epico; più modestamente ridurrò a scaramuccia tentando una sintesi.

Oltre la soglia dei gruppi da pochi centesimi montati su bici da supermercato ed entrando nelle famiglie dei grandi produttori, che non sono solo Shimano, Sram e Campagnolo ma ne possiamo aggiungere altri come Sunrace e Microshift, i gruppi si differenziano per materiali e numero di velocità. Attenzione, perché i gruppi che costano meno non sono costruiti con materiali di cattiva qualità: non sono costruiti con materiali nobili, cosa affatto diversa.

E del resto che senso avrebbe spendere una fortuna per avere un cambio in carbonio su un gruppo a 8 velocità?

Si, qualche differenza nel funzionamento c’è, la rapidità di cambiata di un Dura Ace di ultima generazione non sarà quella del Tiagra o del Sora dello stesso anno. Ma la precisione è identica, ve lo assicuro. Quando un gruppo non funziona bene è perché è stato montato male. E purtroppo questo accade, purtroppo accade in fabbrica e sempre purtroppo la colpa se la porta addosso il gruppo. Ma non è così. Si tratta di gruppi installati  su bici dal costo totale più basso, spesso montati da assemblatori e non costruttori e le maestranze non sono sufficientemente preparate. Non potete immaginare il Sora 9v montato sulla mia Schwinn in che condizioni era, di fabbrica. E’ bastato metterci mano, regolarlo e adesso gira preciso malgrado gli abbia piazzato una guarnitura da Mtb con linea catena differente senza cambiare il movimento o altro.

Paradossalmente sono proprio i gruppi top di gamma (maledetto marketing, ci sono appena cascato pure io…) ad avere i maggiori problemi. Non per loro oggettivi difetti, non esageriamo. Ma l’esasperata ricerca di pesi minimi e della velocità di esecuzione qualche magagna la creano. Per esempio la gabbia di un deragliatore che dopo un anno è deformata, troppo sottili le pareti. Oppure, per restare in casa Shimano con gli esempi, posso montare un pacco pignoni Dura Ace, che pesa un niente ed è perfetto ma dopo 7000 km mostra evidenti segni di usura e devo investire qualche centinaio di euro per cambiarlo; oppure montare un onesto pacco pignoni Shimano 105, che pesa di più, funziona bene uguale, mi dura quattro volte il blasonato fratello e al momento della sostituzione mi costa quattro volte meno.

Dovessi creare una bici sportiva, esasperata dove il peso è un parametro fondamentale, anche se la leggerezza costa e va a scapito della durata, non avrei dubbi: cercherei il comparto trasmissione più leggero. Dovendo invece mettere in strada una bici fatta per durare, che richieda poca manutenzione e non soffrire di usura precoce è naturale cercare una trasmissione ingiustamente definita entry level; ma che invece ha tanto da offrire e soprattutto offre ciò che mi serve.

Ed è lo stesso ragionamento che ho seguito per un altro componente fondamentale: le ruote. Robuste, sicure, un pelo sportive per mia scelta e di facilissima manutenzione. Non nascondo che è stata la scelta più difficile, perché, ancor più che per la trasmissione, anche qui i luoghi comuni giocano in mio sfavore. Si, perché ho deciso di ricorrere a ruote con raggiatura bassa, 24 su ogni ruota. Ma, vi assicuro, sono ruote tutt’altro che delicate e meno raggi non significa né ruota debole né scomoda. In versione non per freni a disco le ho abbondantemente maltrattate e mai un problema.

Se una ruota deve essere armonia ancor di più lo deve essere la bici nel suo complesso. Prendere in esame un singolo componente non ha senso: guardiamolo nell’amalgama col resto. Ho un telaio che ha nel comfort di marcia la sua migliore caratteristica; ho scelto coperture dall’ottimo grip, scorrevolezza eccellente e un livello di comodità altissimo. Posso ben dare un tocco di sportività scegliendo due ruote più leggere, rigide il giusto per affrontare ogni strada, precise nella guida e grazie a tutto il resto perdere nulla della comodità che mi sto costruendo. Anzi, aumento la poliedricità della bici.

Ma dove voglio arrivare? Ve lo scrissi, voglio una bici comoda, piacevole da guidare, accessoriabile con parafanghi e portapacchi, che non richieda costante manutenzione, che non venga ansia si rovini usandola, che possa affrontare turismo, città, strada e fuoristrada così come lo affrontiamo noi. Nel senso che se dico fuoristrada non penso al downhill ma a boschi e sentieri. Chi vuole lanciarsi in discesa lungo i versanti sceglierà una bici specialistica, quindi perché preoccuparmi? E se dico città non posso pensare a come collocare un seggiolino per portare il pupo a scuola, chi ha questa unica esigenza prende una altro tipo di bici e via; su questo blog manco ci viene, ci ritiene dei maniaci e basta. Se penso al turismo non mi rivolgo a chi tenta l’ascesa dell’Himalaya su due ruote portandosi dietro pure il peso delle bombole di ossigeno ma a chi parte con moderato bagaglio in giro per i continenti si, ma su strade transitabili.

Penso allora a chi come noi ama pedalare per il gusto di stare in bici, non vuole preoccuparsi del tipo di strada che incontrerà e se ha l’abbigliamento giusto; vuole poterci andare al lavoro, in vacanza per un paio di settimane in zone che non siano per forza la remota Terra del Fuoco, uscire la domenica per una sana sgroppata e trovarsi ogni volta col sorriso: spero troverà in questo progetto la sua bici.

Come ho detto all’inizio nulla vieta a chi legge (arrivato fin qui? Complimenti!) di copiare quello che più in basso vedremo e far da sé. Benissimo. Se vi ho sempre spinto a creare da voi le vostre bici, se ho inondato il blog di articoli per aiutarvi nelle operazioni, se non lesino mai risposte (tranne a chi viene meno alla buona educazione) volete che proprio adesso stia qui a dirvi: “Fermi! Posate gli attrezzi!”. Ma no, ovvio.

Non posso giocare la carta del prezzo, quando sarà e farete la somma dei componenti vedrete che siamo lì. Non come le case che propongono la bici montata o il kit telaio e dove la bici montata è sempre più economica della somma dei costi dei singoli componenti. Prendete una bici qualunque, per esempio la Surly Straggler. La trovate completa o solo telaio. Acquistate il telaio e poi a parte tutti i componenti uguali a come è montata la bici completa, tirate la riga e scoprite di aver speso di più. Senza calcolare il costo dell’attrezzatura necessaria.

E’ normale, le aziende lavorano su numeri altissimi, i prezzi OEM sono ben diversi da quelli al pubblico e variano anche in rapporto a quanto ordini.  Io che grandi numeri non ne farò e mi interrogo se almeno una la venderò, pagherò i componenti come voi; spero qualcosina in meno grazie a contatti e rapporti di favore, ma non certo perché potrò ordinare in un colpo cento telai.

Quindi devo cercare altre strade. E quelle che secondo me possono condurmi alla meta si incrociano se scelgo un allestimento buono da subito (niente sella economica e scomoda, da cambiare dopo una settimana) e se curo l’assemblaggio come altri non fanno.

L’allestimento in dettaglio lo stiamo per vedere, ultime due parole sull’assemblaggio.

Oltre la normale mia cura, la stessa che avete conosciuto nei tanti articoli presenti sul blog e che significa una bici a cui dovete gonfiare solo le ruote e lubrificare la catena, escluso un normale assestamento fisiologico dopo le prime settimane di utilizzo, intendo proporre due lavorazioni raramente proposte: la fresatura della scatola movimento con ripasso anche della filettatura, in modo che i cuscinetti del movimento centrale lavorino perfettamente e per lungo tempo. E la fresatura dei supporti al telaio per le pinze freno, per averle sempre perfettamente allineate, rimediando a quelle microscopiche imperfezioni sempre possibili su un telaio di produzione. Euro più euro meno siamo oltre quota 800 per acquistare gli attrezzi. Non potrei, come fatto finora, farmi prestare la fresa movimento quando necessario; una cosa è chiedere a un negoziante amico un attrezzo per un lavoro saltuario e gratuito in microfficina, altra su una bici destinata alla vendita. E se anche me lo prestasse comunque la fresa per i supporti pinza dovrei comprarla, qui manco sanno esiste questa lavorazione, figuriamoci se hanno l’attrezzo.

Ma c’è un altro punto fondamentale: fin qui la bici è sulla carta, ho provato il telaio ma in una configurazione diversa da quella che ho elaborato. Ho ricevuto le conferme che mi attendevo ma non mi basta.

Sono deciso, e su questo non transigo, a sottoporre un prototipo a un serrato ritmo di test; nei quali intendo coinvolgere ciclisti di diversa estrazione e gusti. Questo significa costruire una bici in perdita, perché per recuperare le spese del prototipo ne dovrei vendere una ventina di nuove. Non importa.

Questo mio impuntarmi sulla necessità dei test ha generato qualche perplessità. Ma come, mi è stato rivoltato contro, tu sostieni sempre che quando progetti una bici per qualche ciclista sai già in anticipo quale sarà il risultato finale, perché sprecare soldi in una bici test?

Per un motivo fondamentale. Quando progetto una bici sono ragionevolmente sicuro del risultato finale, almeno nelle qualità dinamiche. Ma se il costruttore del telaio mi assicura che i suoi occhielli per il portapacchi possono reggere, la sparo a caso per amore degli esempi, un peso complessivo di 40kg io devo fidarmi. Se il ciclista a cui ho progettato e assemblato gratis la bici carica 5kg e gli occhielli saltano, naturalmente se la prenderà col produttore, non con me.

Se invece io vi vendo una bici e dico che potrà sopportare 40kg e gli occhielli saltano, è con me che giustamente ve la prenderete. E poiché quegli occhielli non li ho saldati io, prima di assicurarvi che potete caricarci 40 kg voglio caricarceli io, zompettare a destra e a manca sui pedali, assicurarmi che sia tutto perfetto e poi dirvi: ok, caricate questi benedetti 40 kg. Che poi dove dovete andare con questi chili appresso? In bici si viaggia leggeri, spartani…

In questo progetto bisogna investire denari; ma i denari vanno e vengono, più spesso vanno, raramente vengono. Eppure restano foglietti di carta stampati, tutti uguali tra loro.

In questo progetto, se mai riuscirò a renderlo concreto, io investo molto di più: metto in gioco la mia credibilità. Quella che, passatemi l’autocelebrazione, mi sono costruito in anni di duro impegno e che non intendo perdere in un soffio o barattarla per alcuni effimeri pezzi di carta a cui diamo un valore troppo spesso superiore a quanto meriterebbero.

Mi avete seguito nella lettura fino a qui, solo per questo meritereste una bici gratis. Bene, per farmi perdonare d’ora in avanti sarò didascalico. Vedremo con immagini prelevate dai siti dei produttori (anche per quei componenti che ho già) e link diretti a loro come sarà assemblata questa bici.

Tenendo sempre presente che non vuole essere la bici capace di far felice qualunque pedalatore; e che si, può fare quasi tutto ma nulla portato ai limiti estremi.

Partiamo dal telaio, sapete già che è il Pass Hunter Disc proposto da Velo Orange; e conoscete già anche perché ho deciso di servirmi di un telaio di serie; almeno per ora perché in cantiere ho anche un progetto per telaio su misura, ma è presto, davvero presto per parlarne. Non so nemmeno se alla fine riuscirò a chiudere questo di progetto…

Immagini prese dal sito dal produttore, una presentazione c’è comunque sul blog.

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L’attacco manubrio è sempre Velo Orange, modello Tall stack. Il perché di questa scelta l’ho spiegato in questo articolo, comunque riassumo: ne apprezzo la facilità di variare l’altezza della piega senza trovarsi con la torre di spessori sopra l’attacco manubrio a cui si rimedia solo tagliando. Ma il taglio non è reversibile, quindi ben venga una soluzione tecnica semplice ed efficace.

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Ovviamente serie sterzo stessa linea; c’è, è carina e ben fatta sarebbe stupido cercare altrove.

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L’approvvigionamento Velo Orange termina, almeno per i componenti essenziali ma mi concederò qualche dettaglio, con il reggisella a offset zero; soluzione che meglio si concilia con l’assetto e gli angoli di questo telaio, montando una piega.

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A fare bella mostra di sé su questo reggisella dovrebbe andarci una Brooks Cambium; il condizionale non tanto per il modello quanto per la versione. Sono ancora indeciso tra Cambium C15, di cui ho parlato in questo articolo, o la più turistica Cambium C17. Costano un patrimonio entrambe, quindi la scelta è solo tecnica…

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La bilancia pende per la versione più sportiva, sportività in salsa Brooks, quindi comoda e basta.

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Continuo l’allestimento delle “infrastrutture” con la piega; la mia scelta andrebbe alla Ritchey Comp Evomax.

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Una piega moderatamente aperta senza arrivare agli eccessi di Salsa et similia, e con contenuti valori di reach e drop, secondo me ideali.

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Però paga lo scotto che non l’ho mai provata (è da poco uscita) e prima di decidere se usarla o meno la dovrò toccare con mano. Mai perifrasi fu più indicata.

Capitolo freni, spinoso. Trovo che gli Avid BB7 siano i freni a disco meccanici con il miglior rapporto qualità prezzo. Problema: non montano su questo telaio, per l’esattezza non montano su questa forcella. Per quante prove abbia fatto non c’è stato verso. E, credetemi, quando decido di fare prove non mi arrendo facilmente. Il problema nasce dalla piastra di sostegno pinza che presenta uno scalino che a sua volta urta la staffa della pinza mandando i fori fuori linea.

Quindi mi sono rivolto ad altro impianto meccanico, il performante ma più costoso TRP Spyre.

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Perché un impianto meccanico e non idraulico? Praticità, manutenzione ridotta e semplificata e costi inferiori dei comandi. Oltre la possibilità di installare leve freno supplementari, particolarmente indicate su bici di questo tipo. Ma forse non sulla piega vista sopra, profilo ovale. Rimando per i dettagli a quando la vedrò.

Che ruote dovranno frenare i dischi TRP da 160mm? Una coppia di Mavic Aksium disc.

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E qui mi aspetto perplessità, come ho scritto sopra. Basteranno 24 raggi incrociati in seconda? Si, basteranno.

Sono ruote robuste, comode e precise nella guida. Il produttore indica un limite di peso di 120 kg bici inclusa. Ora, se mi arriva un ciclista che pesa di suo 110kg che faccio? Suggerisco guardare altrove, tutti non posso accontentare. Questa bici è rivolta a un certo tipo di ciclisti e a un dato uso, quindi nemmeno è pensata per trasportare 60 kg di masserizie. E poi se pedalare non ci rende più intelligenti almeno ci rende più magri. Obiezione respinta.

Coperture? Panaracer Pasela, in misura 700×32. Scorrevoli, gran grip, comodissime e molto leggere in rapporto alle dimensioni. Ahimè, nemmeno loro a buon mercato. ma soldi ben spesi, vi assicuro. Andranno anche su Elessar 2 🙂

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Chiudo con quello che tutti stavate aspettando di sapere, la trasmissione: SRAM Apex.

E questo spiega il mio pistolotto sulla sciocchezza della definizione entry level. Un ottimo gruppo, dieci velocità e non undici perché abbiamo meno usura e più semplicità, i comandi cambio col sistema Duoble Tap che garantisce una ottima cambiata in qualunque posizione siano le mani frenata compresa, il WiFli che mi consente di montare fino al pignone 32 senza impazzire con le compatibilità (anche altre case si sono convertite, vero) e una guarnitura 48/34 che altri invece non propongono. Inoltre tutto il sistema è compatibile con la guarnitura Sram X9, una doppia da Mtb che può far comodo ai più turistici/fuoristradisti. Basta cambiare/spessorare movimento centrale e scendere il deragliatore.

Quindi, ricapitolando. Guarnitura 48/34, pacco pignoni 12/32 (12-13-14-15-16-17-19-22-25-28, 12-32: 12-13-14-15-17-19-22-25-28-32), cambio adeguato, deragliatore a saldare per doppia, comandi integrati Double Tap, catena Sram. Tutto ciò che serve per divertirsi.

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Per pura estetica mi piacerebbe rifinire con guaine in treccia metallica, ma è qualcosa che andrà valutato. Costano, non poco.

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I kit stradali in vendita sono insufficienti, troppo corte le guaine per arrivare ai dischi. Acquistarla a metro? I rotoli da 30 metri? Non lo so, datemi modo di studiare meglio questo aspetto.

Come vedete ho cercato di offrirvi una panoramica esaustiva, senza celarmi dietro improbabili segreti industriali. Un boomerang? Qualcuno ruba l’idea? Corro il rischio.

A me interessa mettere in strada una bici che incontrerà i vostri gusti, che vi piacerà usare. Io spero di guadagnare la cosa più importante per me, quella che mi spinge a tenere questo blog e la microfficina comunque in piedi: vedere i ciclisti felici.

COMMENTS

  • <cite class="fn">eurotoni1961</cite>

    Progetto, ricerca, costruzione.
    Il progetto nasce dall’idea di costruire qualcosa di unico, funzionale e bello.
    La ricerca dei materiali curata per trovare prodotti adatti.
    La costruzione della bicicletta, ultima fase, la più semplice, la più aggradante.
    Tre fasi che escono dalla testa e dalle mani dell’inventore, non è importante che il risultato piaccia a noi ciclisti ma che piaccia a chi crea la bicicletta.
    Personalmente ho sempre trovato difficoltà nel condividere la gioia e contentezza delle mie costruzioni con altri ciclisti sebbene quest’ultima nata sia uscita con soluzioni assai innovative e molto prestante rispetto alla produzione di serie attuale.
    Il 99% di chi va in bicicletta riesce a ripararsi una foratura e questo è il limite dei ciclisti.
    La soddisfazione che abbiamo quando in fase di costruzione aggiungiamo pezzo per pezzo in maniera maniacale alla nostra creatura non ha paragoni.
    E’ proprio vero, “ogne scarrafone è bell’ a mamma soja”
    Ho provato entrambi le soluzioni freni sopra descritte e a mio parere le pinze TRP Spyre con il doppio pistoncino flottante sono migliori rispetto agli Avid BB7 facili da registrare e usurano le pastiglie in maniera uniforme. Sono un sostenitore del marchio Brooks e sulle mie biciclette per ora vengono montate solo selle in cuoio e per questo ho voluto acquistare la nuova Cambium C13 per vedere le differenze fra i due prodotti. Ho solo provato la seduta senza fare strada per adesso ma la differenza la sento notevole, molto più rigida. Questa sella andrò a montarla sulla prossima bicicletta che andrà in costruzione verso fine anno appena la Sram metterà in vendita il nuovo gruppo Etap idraulico e sarà una bicicletta prettamente corsaiola e reattiva pertanto non sarà una bicicletta da corse lunghissime. Dalla prima bicicletta che ho costruito ho sempre montato freni a disco e non ho mai usato ruote di serie. Le ruote adesso me le faccio costruire da un artigiano assemblatore che lavorava per Campagnolo quando le ruote le faceva costruire in Italia, lui acquista cerchi e raggi ma si fa costruire i mozzi su disegno proprio. Da poco su richiesta di mercato ha iniziato a costruire ruote per freni disco anteriore 24 raggi e posteriore 28 ma a suo dire la sicurezza, comodità e prestazione che da una 32 raggi non ha paragoni. Le guaine anziché prendere i kit stradali prendi quelli da MTB che sono lunghe a sufficienza nate per disco e di molti colori, acquistata e non usata per problemi di compatibilità idraulica con i freni Sram basta e avanza per passarla all’interno del telaio.
    Buon lavoro, aspetto per vedere il prodotto finito pronto uso 😉

    .

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Eurotoni, condivido e sottoscrivo tutto. Però c’è una differenza. Stavolta non parliamo di una bici per un ciclista ma di una bici per più ciclisti. Se piace solo a uno non è che va tanto bene…
      Sulle ruote hai ragione, e sarebbe bella cosa assemblarle apposta. Ma questi alzerebbe troppo i costi. Non avrebbe senso assemblare due ruote usando mozzi e cerchi di fascia più economica. Lo fai se usi mozzi particolari. Ma non è una idea accantonata, solo destinata a un telaio diverso da questo. Prima però voglio tentare di mettere in strada questa bici e al momento la priorità sono i fondi da reperire.

      Fabio

  • <cite class="fn">gianluigi</cite>

    Ciao Fabio.
    E’ molto bello che tu non abbia perso il tuo entusiasmo dopo il furto di Elessar, io sinceramente ci avrei messo un po’ a metabolizzare.
    E complimenti anche per questa scelta “imprenditoriale”, affrontata però con il piglio e la decisione di chi ha in testa un prodotto/funzione, e in quello si impegna, a prescindere da cosa il “mercato” chieda.
    Su scala diversa Jobs mi pare abbia fatto lo stesso, no? 🙂
    Non ti so dare commenti utili al tuo progetto: sono un ciclista per modo di dire, e mi limito al mondo delle bici da corsa propriamente dette. Ma sono certo che il tuo lavoro troverà un pubblico. Lo dico, credo, a ragion veduta (i motivi professionali che mi spingono a dire questo ci porterebbero molto lontano, sarebbero interessanti ma non è questo il luogo).

    Condivido con te il piacere di partire da un telaio nudo e di montarlo pezzo pezzo. Dopo aver montato la mia terza (e meglio riuscita) bdc, mi sto decidendo a farmene fare una partendo dal foglio bianco (le altre partivano dall’infatuazione per un telaio esistente, rigorosamente usato e d’acciaio). Se lo farò sarà una Barco, su questo non si discute. E sarà una Spirit.
    Tutto il resto è da decidere. Magari ti verrò a tirare la giacca per sciogliere qualche dubbio, se vorrai.

    Per ora resto in attesa del prossimo post, certo che sarà interessante come sempre.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Gianluigi, diciamo che è molto facile farmi incazzare, soprattutto quando vedo intorno a me tanta mancanza di professionalità, ma molto, molto difficile abbattermi. E se qualcosa va storto non mi giro a guardare indietro, punto subito all’obiettivo successivo.
      Se vuoi, questo è il luogo in cui puoi tranquillamente dirmi perché credi possa avere successo questo progetto. Anzi, mi faresti cosa assai gradita perché le mie capacità imprenditoriali sono prossime a quelle informatiche: viaggio a livello zero, più o meno.

      Barco è una ottima scelta, ma se pensi a un telaio partendo dal foglio bianco dovrai pensarlo anche in virtù di cosa monterai. Dovrà essere un tutt’uno e, se vorrai, io sarò qui.

      Fabio

      • <cite class="fn">gianluigi</cite>

        Molto brevemente, dal mio “osservatorio aziendale” (lavoro per una società di una certa dimensione, che si deve porre problemi di questo tenore) penso di aver capito che di questi tempi la dimensione non è più un prerequisito per creare prodotti in economia, o meglio per produrre con margini profittevoli: le tecnologie produttive si sono evolute in modo tale da permettere di realizzare anche piccole serie a prezzi relativamente competitivi, soprattutto considerando il rapporto qualità/prezzo. Ma sopratutto ora più che mai è possibile rivolgersi praticamente al mondo, che non è più da considerare un mercato di massa ma una massa di nicchie di dimensioni talvolta anche ragguardevoli.
        Proprio nel settore delle bici mi pare che si possa testimoniare un ritorno (a livello mondiale) dei piccoli produttori, che magari singolarmente presi non intaccano in modo sensibile gli spazi delle multinazionali, ma che riescono a trovare lo spazio necessario per vendere il loro prodotto e restare quindi sul mercato.
        Mi pare quindi che nel vostro casi gli ingredienti per provarci correndo rischi “ragionevolI” ci siano tutti!
        Per quel che invece riguarda le mie paturnie di progettazione, ti coinvolgo molto volentieri, ma magari in privato, per non tediare gli altri competenti lettori del tuo blog.

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Gianluigi, grazie per il tuo intervento. Le tecnologie produttive aiutano, la burocrazia tarpa le ali. Non è semplice, per esempio, rifornirsi da un produttore. A parte le mille licenze viarie persino l’indirizzo di spedizione diventa un problema se non coincide con quello di registrazione. Sembra una sciocchezza, ma vedi invece quando hai un margine ridotto quei 60 euro in più per far viaggiare la roba da un posto all’altro come incidono…

          Coinvolgi pure, il blog a questo serve.

          Fabio

  • <cite class="fn">Simone</cite>

    Complimenti per il progetto Fabio 😉

    Per la parte imprenditoriale se pensi possa essere utile un parere esterno quando vuoi possiamo sentirci per telefono.

    Per quanto riguarda la bici, nel caso in cui si voglia mettere una guarnitura SRAM da MTB sarebbe meglio mettere anche il deragliatore da MTB oppure è indifferente?

    Un saluto

    Simone

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Simone, si il deragliatore supporta alcune dentature della X9, diventa poi una questioni di regolazioni.
      Se mai la farò, pubblicherò anche articoli dettagliati su come eseguire queste operazioni.

      Grazie per il supporto, se il caso ne approfitterò

      Fabio

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Buonasera Fabio,
    letto tutto stamani (quindi mi spetta la bici gratis) ma riesco a scrivere solo ora.

    Onestamente mi aspettavo qualcosa di più ricercato o lezioso visto alcune bici da te allestite, vedi la KM, la Surly di Antonello o la stessa Elessar invece come hai ben esposto sei andato alla sostanza, bici se mi passi il termine, Francescana.
    Francescana per me sta per schietta, onesta, senza fronzoli modaioli che piacciono a molte persone
    (me compreso, vittima anch’io dell’apparire più dell’essere)
    Questo progetto denota la tua conoscenza a 360° del mondo della bicicletta, te ne devo dare atto.

    Orange e Noir dunque cromaticamente sportiva e non classica vintage come me l’aspettavo.
    mi verrebbe da dire se si può fare cromata e luccicante come una donnina della notte o con un Campagnolo Veloce e invece decido di resettarmi e vado a guardarmi nei dettagli la componentistica che hai elencato.
    ……. anzi no, prima devo andare a giocare con i Lego con mio figlio, poi stanotte me la studio per bene.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Lorenzo, in realtà ci avevo pensato ma poi mi sono reso conto che non avrebbe avuto senso, almeno non su un telaio di serie.
      Vorrei riuscire a portare avanti questa idea che mi servirà anche per mettere a punto una più ambiziosa e che nascerà dalla nuova Elessar.
      Ecco, su un telaio come quello allora si che vale la pena andare oltre; qui preferisco prima una bici godibile e soprattutto economica. Solo il telaio ispirata a Elessar costerebbe il doppio di questo. Che è sempre meno delle 2000 sterline o 3000 dollari che chiedono inglesi e americani, ma sono comunque denari. Comunque nemmeno questa VO verrà brutta, avrà carattere e sarà graziosa. E con il vantaggio di poter essere usata senza patemi, che non è mai male.

      Fabio

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Fabio, scusa l’ot
    ma non riesco a cambiare quel tristissimo avatar ciccandoci sopra e seguendo le istruzioni, puoi far qualcosa ?
    Uno non triste mi basterebbe

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    … questo tristissimo
    …. cliccandoci

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Lorenzo, purtroppo non saprei come fare né se mi è possibile farlo visto che riguarda, credo, impostazioni tue da gestire con un tuo account WP.
      Da quel poco che ho capito WP li assegna a casaccio in mancanza di un account.
      Purtroppo queste settimane sono trascorse invano, nel senso che ora ho più problemi di prima e ho rimesso online il blog malgrado sia quasi ingestibile per me perché ero stufo di attendere che venisse sistemato. Ci sto lavorando svariate ore al giorno, con ben miseri risultati perché non ho alcuna competenza in materia. Ma se trovo un sistema per cambiarti l’avatar lo faccio, promesso.

      Fabio

  • <cite class="fn">mamolato</cite>

    Ciao Fabio, complimenti per il progetto……
    volevo solo dirti che le leve supplementari dei freni montano tranquillamente sulla Comp EvoMax come pure sulla Wcs Evomax, provato di persona…
    saluti, Salvatore

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Salvatore, grazie per la preziosa notizia. Mi puoi dare altre impressioni su questa piega? Pregi e difetti?

      Fabio

      • <cite class="fn">mamolato</cite>

        Pregi: facilità di scendere in presa bassa senza le esagerazioni estetico/funzionali delle pieghe Salsa e/o OnOne, prezzo (versione comp)
        Difetti: solo il peso, forse, per la versione comp….
        Poi la leggera piega all’indietro della parte alta fa tenere i polsi in una posizione comoda e naturale

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Salvatore, indicazioni preziose, grazie.
          Non avendola mai usata sono andato ad “occhio” leggendo le misure, ma vedo che le tue impressioni mi danno conferma.
          Concordo sulla gran comodità della curvatura all’indietro quando si pedala in presa alta, ho la stessa foggia sulla mia Superlogic Evo ed è comodissima. E se ci penso mi rendo conto che da sola costa quasi mezzo telaio Pass Hunter: ne buttiamo di soldi in cose inutili è? Ma non ero io quello che scriveva del marketing, le cose utili e inutili? Bah…

          Fabio

  • <cite class="fn">Giuseppe Zambotti</cite>

    Quando scendi il deragliatore, esci anche il cane? 😉

  • <cite class="fn">Giuseppe Zambotti</cite>

    Scendere è un verbo intransitivo: “far scendere il deragliatore”, non “scenderlo” 😛

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ah ecco Giuseppe, ora comprendo.
      Ma noterai nel blog più di una concessione a quelli che l’Accademia della Crusca chiama meridionalismi linguistici. E l’uso transitivo del verbo scendere l’ha sfruttato pure Ariosto, potete perdonarmi questi piccoli riferimenti disseminati qui e là. 🙂

      Fabio

  • <cite class="fn">Andrea Battistin</cite>

    Ciao Fabio , oggi mi rendo conto di essere alla mia prima giornata dell’università della bicicletta. Complimenti ,la tua competenza è indubbia ma la cosa che più mi entusiasma è la tua passione e lo spirito di condivisione delle tue ampie competenze . Senza dubbio uno dei migliori articoli di questo blog.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Andrea, non esageriamo. Va a finire che qualcuno poi crede che di bici capisco qualcosa, non sarebbe il caso 🙂

      Fabio

  • <cite class="fn">Lorenzo</cite>

    Buonasera Fabio,
    mi son studiato un po’ tutta la componentistica.
    Ben scelta ed equilibrata, anche se esteticamente per me la guarnitura è inguardabile………
    dopo che ho visto la VO Drillium.
    Per curiosità con la sopracitata funzionerebbe la trasmissione?

    Ho cercato in rete ma non ho trovato foto della Apex 48-34;
    Alcune sono come quella da te postata altre invece più leggere esteticamente tipo le Campagnolo ma non riesco a trovarla nella dentatura da te proposta.

    Sei riuscito poi a dare un prezzo a questa bici che sarà…………………?

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Lorenzo, la Drillium funzionerebbe senza problemi; ma oltre a un costo notevole ha una estetica troppo impegnativa, spezzerebbe l’armonia.
      Come sai, una bici gradevole non è la somma di singoli componenti belli, ma l’amalgama senza che qualcosa stagli sul resto. Se l’occhio subito si posa su un punto qualunque della bici e non sulla bici nel suo complesso allora ho sbagliato.
      Poi, ovvio, c’è chi alcune cose proprio non le digerisce e chi invece le trova belle; ma qui, come ho detto nell’articolo, non sto pensando una singola bici per un singolo ciclista e quindi è naturale non a tutti piacerà.

      La guarnitura Apex 48/34 è proposta solo con le corone in nuova versione, quelle piene per capirci.

      Un prezzo esatto non lo conosco, per ora conosco solo quanto pagherei alcuni componenti. Il tentativo è non salire oltre la soglia dei 2000 euro, ma quando inizi a mettere una Brooks Cambium o ruote che trovi di serie solo su bici che costano molto, ma molto di più diventa difficile esserci almeno in pari. Giusto per farti un esempio: in versione per freni a cerchio le Aksium sono di serie su una top bike come la Cannondale Supersix. E Cannondale le ruote le paga una frazione di quanto le pago io.

      Avatar: ho guardato e io da qui posso solo decidere un generico gruppo di immagini che poi WP associa a sua discrezione (dice in base all’indirizzo mail, che significa? Boh) a ogni singolo utente non accede direttamente con un suo account WP. Non posso io da pannello personalizzare, anche perché significherebbe creare io un account per voi. Via mail mi mandi che errore hai? Perché se hai un account WP te lo dovrebbe prendere, se accedi al blog con quello.

      Fabio

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