Kryptonite U lock Evolution Series 4 Standard

Come è fatto

Tempo di lettura: 4 minuti

Come è fatto

Il catalogo della statunitense Kryptonite è assai vasto; ampia la famiglia dei lucchetti ad arco o detti anche a U.

Vasta scelta di misure, dimensioni e usi. Io uno potevo recensirne e ho cercato qualcosa di utilizzabile anche con pali poco più spessi di quelli solitamente usati per la segnaletica stradale e con le rastrelliere che, rare, ornano le nostre città.

Così ho scelto la versione Evolution Series 4 Standard, che misura 10,2×22,9 cm, pesa circa 1,7 kg, ha grado 8 su 10 di sicurezza e un sistema per poterlo attaccare alla bici e trasportarlo agevolmente. Quest’ultimo requisito è ben lontano dall’universalità, la sua lunghezza non permette una facile collocazione, ma tant’è, più piccolo non avrei potuto assicurarlo a nessun palo a mia disposizione, diciamo così.

Tre chiavi in dotazione; una targhetta riporta il codice identificativo per poterne chiedere altre copie all’azienda. Prima è necessario registrarsi, compilando una dettagliata scheda. Ed è giusto così, altrimenti chiunque potrebbe fornirsi delle repliche delle nostre chiavi dopo aver dato una sbirciata al codice.

Una delle tre chiavi ha comoda lucetta a led per poter essere usata al buio.

La serratura si trova in basso, protetta da uno sportellino per impedire l’ingresso ad acqua e sporco; il mio consiglio è tenere comunque sempre bel lubrificato il meccanismo. Olio fluido, mai grasso in pasta.

Come qualunque lucchetto ad arco il sistema è composto da due parti: l’arco vero e proprio con le sue estremità sagomate e la base a cui si innesta, chiudendosi.

Il cilindro argentato che stiamo vedendo fare capolino nelle immagini è uno degli elementi che compongono il Transit Flexframe-U: ossia il sistema che serve per assicurarlo alla bici durante il trasporto.

Le altre parti del Flexframe-U sono la base da collegare alla bici e la cinghietta necessaria.

Di serie una chiave a brugola per il fissaggio.

Vale la pena spendere due parole su questo sistema, perché è sicuramente comodo e altrettanto sicuramente non sempre sfruttabile.

Non per il sistema in sé ma per il connubio tra dimensioni del telaio e quelle del lucchetto. Con questa versione in prova, per esempio, mi è stato impossibile inserirlo all’interno del trapezio della Planet X London Road in taglia M (510×540), quindi con moderato sloping; con qualche difficoltà e rinunciando alla utilizzabilità di ambedue i portaborraccia sulla Peugeot Anjou, taglia 54 (540×560, geometrie touring) e rinunciando anche alla possibilità di sfruttare l’attacco pompa posto sotto l’orizzontale.

Insomma, tante, troppe rinunce. Un modello del lucchetto più piccolo avrebbe risolto il problema; ma mi avrebbe reso impossibile attaccare la bici al palo, almeno a quelli che posso sfruttare e che trovo in giro.

Quindi per scegliere il modello più adatto è bene misurare con attenzione lo spazio disponibile sulla bici e, nel caso, optare per qualcosa di più piccolo se possibile.

Come si può vedere nelle immagini in basso, solo rinunciando al portaborraccia anteriore e all’attacco pompa ho potuto trovare spazio per il Flexframe-U all’interno del telaio.

Resta comunque un sistema interessante e solido, nonché pratico e veloce; quindi vale la pena spendere due parole per mostralo in dettaglio.

Una cinghietta in robusto nylon e una, più interna, in morbida gomma, partono dalla fibbia in metallo con foro filettato al centro.

La cinghia deve essere avvolta intorno al telaio, con la gomma a contatto. Una volta presa la misura l’eccesso va tagliato, cosa che io in questo caso non ho fatto per salvaguardare l’integrità del lucchetto in prova.

Una volta ben tesata (e rimosso, ripeto, l’eccesso) andremo ad avvitare la base in plastica; sfruttando la piccola brugola all’interno.

 

La base, stringendosi sulla fibbia, bloccherà tenacemente anche la cinghia. Due gommini impediscono al telaio di segnarsi.

L’aggancio è incastro. Basta infilare la slitta in metallo nell’alloggiamento.

La piccola levetta grigia serve a sbloccare il meccanismo.

Una volta infilato l’arco ed essersi accertati del click di blocco basterà chiudere la base del lucchetto e saremo certi di non perderlo.

Sistema semplice, veloce ed efficace.

Dettaglio utile: la base in plastica è in due parti, con la sede di attacco che può ruotare per adattarsi facilmente ad ogni possibile collocazione.

Per esempio possiamo scegliere di sfruttare un tubo del carro, se però non usiamo portapacchi.

Oppure la piega o ovunque abbiamo spazio e non intralci la pedalata.

Nessuna prova su strada, non avrebbe senso. Quindi stavolta il prossimo paragrafo sarà dedicato direttamente alle conclusioni, con qualche valutazione nell’uso pratico.

Voltiamo pagina.

COMMENTS

  • <cite class="fn">michele</cite>

    Ciao Fabio, anche io possiedo un u-lock di questa marca, il modello Newjork. Ottimo rapporto qualità prezzo, l’unica differenza sostanziale con il modello recensito è che l’anima di ferro del Newjork è ben 16 mm contro i 14 mm dell’evolution. Questi 2 mm in più rendono in pratica immune il newyok al taglio di qualunque cesoia manuale. Quindi occhio sempre allo spessore interno degli u-lock…

    Qualora ce ne fosse bisogno ricordo di non posizionare l’ u-lock a terra quando si fissa la bici al palo, sarebbe un formidabile assist al ladro perchè avrebbe la grande comodità di lavorare a terra. Infine quando posizionate l’u-lock ricordate di lasciare internamente il minor spazio possibile.
    L’ideale sarebbe riempire il più possibile l’arco interno in modo da non lasciare lo spazio per poter inserire un crick manuale. Questo tipo di antifurto è molto vulnerabile a questo ti po di attacco. Esistono crick piccoli come questo:

    https://www.sgs-engineering.com/9105a-5-ton-power-team-miniature-bottle-jack
    Tenetelo presente quando scegliete la grandezza dell’arco.

    Quindi a mio avviso un u-lock avente spessore di 16mm, posizionato sollevato da terra senza lasciare spazi per inserire crick rimane un ottimo modo per prevenire il furto della bici. Forse il miglior modo…. E’ vero che rimarrebbe sempre il pericolo del flessibile, ma che rumore e quante scintille….

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Michele, preziosi consigli i tuoi.
      Rumore e scintille è vero, ma ormai i flex a batteria hanno tale potenza che davvero basta pochissimo. Io stesso ho fatto una prova e in 30 secondi ho aperto uno delle migliori catene a lame sul mercato…
      Alla fine qualunque sistema è violabile, è solo questione di tempo: per questo dico sempre che oltre al lucchetto e tutti i suggerimenti utili come i tuoi, la miglior difesa resta sempre lasciare la bici dove c’è controllo.
      In tribunale non ho problemi, la lego al palo davanti all’ingresso che è presidiato h24; ma per esempio quando vado al supermercato la lascio poco lontano, davanti a una banca dove stazione sempre una macchina della polizia o dell’esercito per controllare l’accesso all’area pedonale; e così quando sono in giro per commissioni: sempre zone di ampio passaggio e guardate a vista dalle forze dell’ordine. Anche se poi devo fare qualche metro in più a piedi, che è sempre meglio del restare a piedi del tutto…

      Fabio

      • <cite class="fn">michele</cite>

        Esatto Fabio. La migliore soluzione è quella che dici tu oppure fare una polizza antifurto che comprenda anche la bici lasciata in garage/cantina. A bologna molte bici le rubano nel garage!!!

        Infine aggiungo che una catena a lame deve essere tagliata con iul flex solo una volta… un u-lock buono invece deve essere tagliato due volte con il flex

        • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

          Ciao Michele, la polizza, se te la fanno, è una idea. Ma considerando i costi può andar bene per una o due bici. Se dovessi accenderne per ogni mia bici a fine anno sarei messo male…

          Fabio

  • <cite class="fn">Luca</cite>

    Io, per le mie bici più costose, che abbandono raramente e per poco tempo, ho scelto una catena segmentata Abus Bordo X-Plus 6500 livello di sicurezza 15 (scala Abus). Sembra che dal livello 15 in poi, se accendi una polizza assicurativa contro il furto, hai diritto ad uno sconto, ma mi piacerebbe avere una conferma di questo aspetto, forse Fabio ne sa qualcosa.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Luca, purtroppo non sono informato sulla questione polizza. E, fai scongiuri, il tuo è un ottimo antifurto. Però io l’ho tagliato col flex e disco cinese da pochi spiccioli in meno di un minuto. Avevano rotto la serratura, la chiave non entrava più e l’unica per riportare la bici a casa era tagliare.
      Mi ha impressionato la velocità con cui ha tagliato, malgrado fosse un disco da taglio economico e io lavorassi piano per timore mi sfuggisse il flex e danneggiasse la bici.

      Fabio

  • <cite class="fn">Stefano</cite>

    Segnalo un video interessante della polizia di Londra su vari antifurti e come tagliarli; le marche sono oscurate, ma non è difficile riconoscerle…
    https://youtu.be/pywN558dJaU

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ciao Stefano, purtroppo conoscevo già (purtroppo perché è una inquietante realtà) quel video e mi ha sempre lasciato basito. E’ proprio facile…

      Fabio

  • <cite class="fn">Luca</cite>

    Ciao Fabio, i tuoi ladri, alla fine, sono rimasti a mani vuote, e questo è quello che conta. 🙂

    Ladri che girano con la flex, mi riesce difficile immaginarli: i ladri, di solito, non amano il chiasso.

    • <cite class="fn">Elessarbicycle</cite>

      Ah si, questo è sicuro, alla fine la bici non l’hanno presa.
      Ladri col flex purtroppo ce ne sono; pochi mesi fa proprio qui, nella mia città, ne hanno arrestato uno che girava con questo flex a batteria (nota marca di utensili a batteria professionali: è una potenza pazzesca quel cosino) e zot! via bici. Alla fine l’hanno beccato perché ha scelto di fregare una bici davanti al consolato USA, zona presidiata. Ecco perché suggerisco sempre prima di tutto di scegliere bene dove parcheggiare

      Fabio

  • <cite class="fn">Luca</cite>

    Eh sì, comprendo benissimo Fabio, basta ricordare l’episodio, credo più triste, della tua carriera di ciclista, la rapina di Elessar1.
    C’è un bel saggio di Benedetto Croce sulla tua città, il cui titolo, rivisto, potrebbe essere: un paradiso abitato da un pò di diavoli. 🙂

  • <cite class="fn">Luca</cite>

    Ehhhh, ipse dixit. 🙂

Commenta anche tu!